- Catasto onciario (breve sunto)- A cura del Prof Severino Ragazzo

- Catasto onciario -
-
(breve sunto)-

A cura del Prof Severino Ragazzo.
____________________________________

    Il catasto generale del regno di Napoli di cui faceva parte anche il comune di Vallata è chiamato ‘onciario’ in quanto la rendita da cui ricavare la tassa era espressa in once, unità di misura monetaria.
    Il catasto fu deciso a seguito di un dispaccio della segreteria di azienda del 4 ottobre 1740 dietro la volontà di Carlo dei Borboni, ma a Vallata fu compilato solo nel 1753 perché i comuni inadempienti subivano una specie di commissariamento qualora non l’avessero redatto.
    La rivela era una vera e propria dichiarazione di redditi comprensiva anche dello stato di famiglia.
    Il capo famiglia era chiamato il capo fuoco che era obbligato a dichiarare la casa di abitazione, gli altri beni immobili, i beni mobili, i pesi e i beni posseduti anche dai propri familiari.
    Si faceva l’apprezzo dei beni e alla fine si compilava una mappa generale detta anche ‘collettiva’.
    Venivano descritti i cittadini laici in ordine alfabetico che pagavano la tassa come capi fuoco,la tassa sull’industria da tutti i maschi a partire dai 14 anni.
    Venivano esonerati chi viveva di reddito proprio o esercitava professioni nobili,gli ecclesiastici, le chiese, i luoghi pii.
    La popolazione ,stando all’età delle persone,era molto giovane con una media di circa cinque persone per nucleo familiare.
    Un solo nucleo aveva 15 componenti.
    Le attività prevalenti erano quelle dell’agricoltura e della pastorizia (composte prevalentemente da bracciali, massari e pastori).
    Poi c’era una parvenza di artigianato dato da scarpai,tessitori e falegnami.
    Esigua era l’edilizia data da lavoratori,faticatori e fabbricatori.
    A Vallata c’erano 3 dottori in legge,2 medici e 1 speziale di medicina chiamato M. Carlo Silla.
    Solo cinque erano gli studenti che frequentavano gli studi presso l’università di Napoli ‘Federico Secondo’.
    Gli ecclesiastici erano del numero di 34 e non compaiono perché scapoli e facenti parte delle famiglie di appartenenza.
    Solo cinque venivano tassati:don Angelo Antonio Nantarella, d. Antonio Zimarra,d. Bartolomeo Sauro,d. Bartolomeo Zimarra e d. Giuseppe Crincoli.
    Circa un 25% di persone erano completamente nullatenenti.
    Per i fabbricati il 79,76% erano case di abitazione, il 7,92% masserie e il 15,85% grotte e pagliai.
    La maggior parte delle famiglie possedeva vigne, orti e terreni.
    L’agricoltura era basata sulla monocoltura cerealicola e sulla viticoltura oltre agli orti e i pascoli.
    Nelle classi di reddito si andava dai più poveri con qualche ducato ai ricchi di cui Patetta Francesco Antonio da solo possedeva un reddito di 2061,86 ducati.
    Dal patrimonio rappresentato dagli animali veniva ricavato un reddito del 31% del totale.
    Gli animali posseduti erano: bovi, vacche, giumente, porci, scrofe, pecore, capre, somari e muli.
    Non risultano gli animali da cortile perché considerati esenti da reddito.
    Chiaramente esente era il feudatario il cardinale Domenico Orsini pur se i suoi beni venivano denunciati con un rilevamento a parte.

    Ed adesso il riepilogo della collettiva:

    Numero di fuochi (o capi famiglia) 593.
    Popolazione complessiva di 2945.
    Cittadini abitanti redditieri n° 450 per once di beni 950.
    Ecclesiastici redditieri n° 5 per once di beni 117.
    Chiese e luoghi pii(n° 19)per once di beni 402.
    Forestieri abitanti laici per once di beni 210.
    Forestieri non abitanti laici per once di beni 4634.
    Il totale complessivo era di once di beni 14.871.
    Presentiamo adesso la ‘rileva’ dei beni feudali e burgensatici dell’allora feudatario il cardinale Domenico Orsini,padrone della terra di Vallata in provincia di Principato Ultra e sottoscritta dall’erario Giuseppe Novia Orazio:

    -Beni Feudali-

    1) palazzo baronale
    2) la giurisdizione della 1°,2° e 3° istanza
    3) la mastrodattia di dette giurisdizioni
    4) la taverna
    5) il giardino detto alla Fontana Maggiore
    6) annui ducati 250 che l’università di Vallata corrisponde al detto padrone (e successori e suoi eredi) per i corpi feudali della portulania, bagliva e censi e ducati 3 per il buccellatello
    7) lo jus pasculandi (diritto di pascolo) o fida nell’erbaggio della montagna dello statonico.
    8) i forni e i molini con nuova banchiera per essere le acque tutte feudali.
    9) il bosco del Casale.
    10) i terraggi di grano, orzo, fave e granodindia (granturco), miglio e la spiga, per essere tutto il territorio di Vallata di demanio feudale.

    -Jussi Feudali-

    1) il diritto di padronato sulla chiesa matrice di Vallata col titolo di S. Bartolomeo Apostolo con la nomina e presentazione dell’arciprete
    2) il diritto di confermare l’elezione del sindaco e degli eletti che vengono nominati il quindici di agosto di ciascun anno e non stimando buona la prima elezione la possibilità di ordinare una seconda elezione.
    3) il diritto di essere servito da una persona cittadino idoneo come erario nominato ogni anno dai rappresentanti pubblici
    4) il diritto di avere quattro cittadini idonei per granettieri in ogni anno che tengano l’obbligo di esigere i grani e le vettovaglie della camera baronale
    5) il diritto di farsi dare ogni anno dall’università una persona cittadina che deve servire da camerlengo
    6) il diritto di avere da ogni massaro che tiene bestie da soma mezza soma di paglia in ogni anno per uso della camera baronale

    -Beni burgensatici-

    1) fiscali sopra l’università di Vallata di annui ducati 185 per essere il suo principe patrizio napoletano
    2) per l’inferta da corrispondere sempre dall’università annui ducati 100.

    -Affitti di difese e terreni in denari-

    1) per la fida di vacche e giumente nella difesa di Valledonne (o Mezzanella) ducati 34
    2) per la fida dell’erba statonica ed autunnale della stessa difesa ducati 80
    3) da Stefano Rosato per l’affitto del terreno del Vignale di S. Giorgio ducati 4 e 75 carlini
    4) da Giovanni di Marco Strazzella per l’affitto del vignale di Recupo ducati 1
    5) da Giovanni Garruto per la vigna sita al Carmine ducati 1 e 50 carlini
    6) da Ciriaco D’Errico e fratelli per l’affitto della tenuta di Maggiano ducati 577 e 50 carlini

    -Affitti di casamenti-

    1) da Domenico di Adessa per l’affitto della grotta che fu di Berardino de Lillis ducati 37 e 50 c.
    2) da Mastro Giovanni Pelosi per l’affitto della casa sottana nella località detta ‘la doganella’ ducati 3 e 37 c.
    3) da Alessio Lilli per l’affitto della tintiera ducati 25

    Seguono i censi enfiteutici irredimibili con relativi nomi di enfiteuti e località, le compre di annue entrate(prestiti a cittadini), i canoni annui in grano, gli affitti di territorio in grano, i pesi, i possedimenti di animali (pecorini e caprini).
    Nella rivela risulta governatore del feudo Giulio Cesare Gualtieri di Napoli.
    L’erario, a quella data, è Giuseppe Novia Orazio.
    Ricordiamo che l’allora feudatario Domenico Orsini era anche cardinale e quindi insieme ai beni posseduti dal clero locale si può arguire che il paese era grandemente dominato dal potere religioso.
    L’erario è chi cura la parte finanziaria con funzione di esattore ed amministratore.
    I beni feudali sono i beni tipici di un feudo.
    I beni burgensatici sono quelli personali e privati del feudatario
    La giurisdizione del feudatario è analoga a quella di uno Stato moderno in materia di magistratura civile e penale, con una corte vera e propria tanto che a Vallata nella toponomastica stradale persiste ancora via Sotto Corte.
    La mastrodattia corrisponde alla funzione notarile.
    La bagliva corrisponde alla funzione di polizia urbana e rurale.
    La fida è il pagamento del relativo emolumento per la concessione del godimento dell’erbaggio su un determinato terreno.
    Il terraggio (o terratico) è il canone pagato per l’affitto di un fondo.
    Il granettario è chi esige i grani e le vettovaglie.
    Il camerlengo è in questo caso il funzionario addetto all’amministrazione del tesoro del feudatario.
    Il massaro è la figura professionale che presiede e gestisce i lavori, le attività agricole su terreni propri o in affitto.
    Il termine vignale sta per vigna di qui le vie ‘Vignale de Galese, di Recupo, di S. Giorgio ecc…
    La Tintiera a Vallata coincide con la località prospiciente la chiesa della Madonna del Carmine, c’era anche la via omonima e si presuppone la lavorazione e trattamento di tessuti.
    Le taverne, i molini, le grotte anche loro avevano le relative vie.
    Il credenziere era la persona un tempo addetta alla custodia della credenza nella casa del signore.
    Il tomolo era ed è una unità di misura di superficie che corrisponde a 3333,3 metri quadri.
    L’enfiteusi è la concessione di terreno a tempo indeterminato in cambio di un certo compenso.

    -Catasto del periodo napoleonico per il comune di Vallata (1808-1816-1824)-

    Viene introdotto come provvisorio nel 1808 dalla commissione comunale composta dal sindaco Domenico di Netta, dai tre consiglieri eletti dottor Vito Gallicchio,Vincenzo Cataldo,Giuseppe Vito Dalla,dai ripartitori Vito Antonio Quaglia,Raffaele Vitale e Vito d’Albenzio.
    Responsabile del procedimento il notaio Francesco Saverio Crincoli.
    Nella matrice totale i tomoli sono 13.169,7 suddivisi per il 71,4% seminativo, 10,8% pascolo, 5,8% vigneto e 5% incolto.
    Il catasto fu formato otto anni dopo nel 1816 sotto la supervisione di Giambattista De Maria, funzionario dell’ufficio delle contribuzioni dirette di Ariano Irpino.
    La popolazione è di 4340 unità suddivise in 859 contadini, 733 possidenti, 93 artigiani, 35 impiegati, 33 preti.
    Furono misurati molti poderi la maggior parte dei quali fu trovata di estensione maggiore di quella denunciata nel 1808.
    Il clero di Vallata proprietario di fondi di 627 tomoli a Piano Calcato, 1070 a Terzo di mezzo, 1400 a Carosina, a Serrapolla e Cesine.
    L’ex feudatario Orsini proprietario di fondi 1163 tomoli nelle tenute di Maggiano, 224 a c/da Bosco.
    Il comune di Vallata di 1076 tomoli a contrada Valledonne e di 150 a Piano delle rose.
    L’estensione del territorio di Vallata risultò di 372 tomoli in più rispetto al 1808.

    La collettiva generale era composta dalle seguenti rendite:
    rendita dai terreni ducati 22.881,98
    rendita dalle case e dalle taverne ducati 4969,03
    rendita dai mulini ducati 1394,00
    rendita dai forni ducati 198,00
    totale rendita di ducati 29.449,01 con un incremento di 9500 ducati rispetto al 1808.

    Ulteriore modifica nel 1824:
    altri 175 tomoli in più rispetto al 1816.

    Quadro riassuntivo finale:
    969 case di abitazione urbane,16 di campagna,9 mulini,4 taverne,7 forni, 2 neviere, 1 centimolo,3 farmacie 9 grotte
    L’aumento della rendita dei terreni è di 5867,9 ducati.
    Dei 9 mulini tre erano dell’ex-barone a c/da delle Rugne, il quarto di Emiddio Furia a c/da Macchione, il quinto di … Cirillo a c/da Vallescigno, il sesto di Bartolomeo Pelosi a c/da Chiusano, il settimo di Vito Garruto ai confini di Guardia dei L., l’ottavo di Emiddio Furia al Calaggio, il nono della chiesa a c/da Bosco.
    Il centimolo era di Eliodoro Villani.
    A c/da Piano di Montalbi c’erano le due fornaci per la cottura di mattoni ed embrici dei fratelli Strazzella.
    I sette forni erano due dell’ex-barone (il forno di basso e il forno della Teglia), uno di Emiddio Furia alla via Ponente, uno di Giuseppe Gallicchio a S. Giorgio, uno di Mauro Di Gennaro alla Taverna e uno di Domenico Lillo a via Ponente non ancora funzionante.
    Le due neviere erano una di Vito Batta alla via omonima e l’altra di Nicola Netta all’Incoronata.

__________________________________________

Pagina Precedente Home