Ancora neve. Riflessioni a cura del Dott. Erminio D’Addesa - www.Vallata.org

Ancora neve. Riflessioni
a cura del Dott. Erminio D’Addesa

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     Da stamani su Vallata, come sicuramente sul resto dell’Irpinia, brilla il sole dopo quasi quindici giorni di neve e freddo.
     Ciò fa ben sperare in un miglioramento atmosferico e si spera in un rapido ritorno alla normalità perché effettivamente per quasi due settimane si è vissuti in maniera emergenziale con nevicate continue che hanno imbiancato tutto il paesaggio circostante da renderlo quasi siberiano.
     Dopo tanti anni siamo stati investiti da una nevicata che sarà sicuramente ricordata come quelle del 1956 e del 1985 ed è stata veramente dura per i paesi interni della Campania, sottoposti da sempre all’inclemenza del clima, della natura ed anche degli uomini.
     Siamo stati seppelliti dalla neve in maniera impressionante, ad oggi infatti le scuole del mio paese sono ancora chiuse dal 3 febbraio, ogni attività commerciale è ferma ad eccezione dei negozi di alimentari, di frutta, delle macellerie, dei forni e di quelle legate alla fornitura di materiale per riscaldamento tipo pellets, sansa di olive, legna e gasolio. Anche i ragazzi ed i bambini che tanto speravano in una nevicata per saltare qualche giorno di scuola sono praticamente stanchi e scocciati e si percepisce in loro un desiderio di ritorno alla normalità come può essere quello del ripristino delle attività didattiche. A Vallata il livello della neve è molto alto, grande e forte è stato l’impegno a garantire la viabilità e nonostante tutto intorno al paese si cammina a senso unico; infatti è stata aperta una pista che consente il transito di una sola auto tanta è la neve accatastata ai bordi delle strade e l’incrociarsi con un’altra auto costringe uno dei due conducenti a lunghe retromarce.
     Questa neve e questo gelo hanno modificato le abitudini ed il tran tran di una comunità, infatti non si vede il bucato steso ai balconi, lo si fa e lo si mette ad asciugare sugli stendini nelle vasche da bagno e qualcuno, come da vecchie e sane abitudini, usa stenderlo per l’asciugatura finale, la sera prima di andare a letto, su canne appoggiate sulle spalliere delle sedie nella cucina di casa dove quasi sempre troneggia un caminetto sempre in funzione. Non si possono collocare i rifiuti che sono stoccati nelle cantine, nei garage, sui balconi anche se non manca chi incivilmente se ne libera depositandoli sui bordi delle strade innevati. Questo lungo periodo di freddo e di nevicate è stato comunque l’occasione per tirare fuori tutto l’armamentario culinario delle tradizioni del mio paese che è comune a tutte le altre realtà irpine fatto di pasta preparata a mano, di sughi robusti, di peperoni sott’aceto declinati con spezzatino di maiale, salsicce e/o patate, di ceci o fagioli maritati con la pasta fatta a mano ed insaporiti dal peperoncino piccante, di pizza di granturco che ora si prepara nel forno della cucina di casa ma che una volta si cucinava sulla brace del camino di casa in un tegame di creta, fatto a mano, e quindi sull’ impasto si posava un coperchio di ferro o rame che si cospargeva di carboni ardenti e cenere ed infatti si diceva “cucinato con fuoco sotto e fuoco sopra”. Questa pizza di granturco si coniuga divinamente con un bel piatto di verdura maritata con cotenne, salsicce e pancetta di maiale, che molti da noi, in nome di una modernismo fasullo, hanno accantonato ma che sono una leccornia per i turisti che arrivano o almeno arrivavano, crisi economica permettendo, dalle nostre parti.
     Per non parlare poi della pizza di granturco con le frittole che sono la parte meno nobile della carne del maiale e che erano “una volta” la caratteristica della cucina povera contadina ma ora molto più presente sulla tavola di chi vive in paese che su quelle di vive nelle campagne. Ieri mattina nonostante tutto, dopo oltre otto giorni, ho tirato fuori la macchina dal garage e ben presto, con le strade del paese comunque percorribili, sono partito per un ospedale del Molise per una visita specialistica. Paesaggio imbiancato ovunque, arrivo al casello autostradale di Vallata e via verso la Puglia, le strade sono percorribili, il paesaggio imbiancato mi segue fino a Candela; una volta sulla superstrada Potenza-Foggia il paesaggio diventa quello di sempre e vedo in lontananza sulla sinistra le alture imbiancate; presso Foggia è tutto normale ed una volta imboccata l’autostrada in direzione Termoli sulla destra scorgo il massiccio del Gargano coperto di neve. A Termoli non c’è neve e mentre con l’auto mi inerpico verso Larino noto la piana sottostante senza neve con i colori “di un inverno normale”. Arrivo in ospedale, pago il ticket, faccio l’esame e la visita programmata e ritorno verso Termoli, una sosta, anche qui fa freddo, vedo la tristezza del mare e penso al mese di giugno scorso quando lì ho trascorso una bella giornata di sole e di mare con mio figlio Jacopo. Sulla strada verso Vallata si ripete la spettacolo all’ inverso, noto i cartelloni delle Autostrade SpA che sin da Poggio Imperiale-Lesina avvisano “Nevischio fino a Foggia” ma niente di che e tra Candela e Lacedonia noto Sant’Agata di Puglia, borgo caratteristico pugliese, ammantato di neve: un vero spettacolo…una cartolina e mi riprometto per l’ennesima volta di rendergli visita; chissà quando eppure non dista molto da Vallata. Arrivo a Vallata, nevica ma il viaggio è finito. Nonostante le difficoltà climatiche ed ambientali e tante spese… un viaggio per una visita medica seria e necessaria, poi penso che vogliono chiudere o ridimensionare i tre ospedali del mio territorio e poi rifletto, e qui divento polemico, anche sulla mancanza di proposte per riconvertili (i nosocomi) da parte dei medici che vi lavorano. …..”cicero pro domo sua”-


    Vallata, lì 15/02/2012

Dott. Erminio D’Addesa

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