L’albero.... Il vento - Italo

Al mio Platano

Questo vuol’ essere un racconto di quando ,io ragazzo sempre sognatore, cercavo di capire e di confortarmi nei vari aspetti della natura, e in particolar modo negli alberi vedevo, con ammirazione, la loro titanica possanza;tanto piu che di fronte alla mia abitazione vi è un platano che fu piantato nel lontano 1946 ( mio coetaneo) insieme a tanti altri lungo tuutto il percorso d’ingresso di ogni piccolo paese della Baronia attraverso la Statale s.s. 91.
L’iniziativa dell’allora Ministero Agricoltura e foreste, fu un’ottima idea di accoglienza per i vari paesi,realizzando l’impressione di una natura florida e romantica, dando una pallida idea dei “”Giardini dei Finzi-Contini”” che Platonicamente conforta l’invito a serene vacanze nelle nostre invidiabili quanto suggestive zone.

L’ albero…. Il vento

Notti di maggio....brividi di freddo,pervadono su per la collina spinta dai chiar’oscuri di incerta luna sin verso la soffice brezza mattutina.
Il platanico albero, preso da uno strano dondolio, si agitava freneticamente;
godendo quei strani profumi che giungevano sotto vento. E nel fruscìo di ricca chioma da virgulte foglie verdi in un’armonica romantica recita i rami avevano quel dolce fremito primaverile che sembrava venire dai nidi più ancora che dal vento, e nel protender gli stessi , incurvati, sembravan ceder all’ impeto, frenati solo dalla titanica forza nel naturale destino.
Cullato tra i primi tepori dai raggi di un sole primaverile in uno scambio di commento: l’uno recitava con compiacimento,dando ritmo alle sue pallette. l’altro,provocando con prudente rispetto, soffiava insistenti profumi delicati e inebrianti dai vicini alberi vivacemente infiorati di mandorlo e di fico ,e apostrofando con beffardo rimprovero,recitava con compiaciuta ironia:
o platano, non soffrire con inutili sogni, gonfiandoti le chiome e irrigidendo le tue pendici; tanto e’ solo profumo soffiato da un mio capriccio. ovvero: a nulla serve illuderti per cosi’ poco, e anche se protendi nel tempo le tue braccia, non capisco a quale emozione potresti mai dare sfogo.
la natura tante volte si diverte con brutti scherzi,e e tuo malgrado, le devi accettare.
L’albero ricomponendosi con discreta dignita’,a mo di ripicca e dispetto,rispondeva:
o vento, niente nella tua natura ti fa’ difetto; riesci a dare persino alle rocce piu dure anche un piacevole aspetto; alimenti fuochi quale tributo agli “ dei,, nel turbinio degli elementi, ne fai di tutti gli umani sforzi, ogni spreco.
rendi perfino violente le onde di un mare tranquillo nel suo letto.
perche’...dunque a me’, a me’ con l’insulto l’ironico dispetto.
Io ti stimo... e ricorda… grazie a quella stessa natura, certo piu’umana e saggia, si capisce la tua esistenza. e solo grazie a quelle leggi ,le nostre funzioni, come ultimi baluardi, frenano le vostre disastrose evoluzioni.
Certo nelle mie ragioni, colgo le tue folate. e musicando con le foglie, accorate melodie a quel tuo fischietto impertinente,le unisco ai profumi, ne faccio dono a tutti gli “ Dei,, a che’ preservino da ogni iattura le innaturali imposture ...e ricorda: che a me, cosi saldo nelle mie radici, nulla mi fa’ girar la testa piu’ di tanto.
A te , per questa incauta leggerezza, auguro migliori sorti : visto che aleggi negli spazi piu dispersi senza mai poter godere, taluna volta un po’ di meritata romantica quiete.
Cosi nel continuo scambio delle loro ironie,si facevano piu’ forti e decisi i loro toni; mortificando quella beata quiete,che tanto avvalora una cosi splendita notte stellata.
Al che’ con curioso inserimento, io irretito, mi affaccio sul prospicente parapetto. e rivolto con decisa e seccata affermazione,rimprovero sia l’albero che il vento...
Scusate.ma perche’ non la fate finita?!!! perche’ non la smettete..?!!!
andate a far baccano da un’altra parte!! per carita’....un po’ di rispetto anche per me; che vivo con umile condizione questa mia esistenza; voi ,che per meriti sacri fate scempio ed oltrggio ai sogni di chi afflitto , non puo fare altro.io, che per ben altri aspetti di vini,son costretto alle vostre insulse provocazioni senza mai capirne sin dove arrivano i vostri confini;quindi, vi prego... po’ di comprensione!!! Smettetela una buona volta,e lasciatemi dormire in questa ovattata illusione.
Al che’ il vento,come un gigante , sbuffando si allontanava spegnendo i suoi clamori. e l’albero quasi annuendo nel darmi ragione, si tacitava con inchino. e con misteriosa nenia, nell’estender l’ultime note coll’andar s’intonava com’ondeggiar di piuma,e romantica coll’’allietarmi… ogni fragor portava via. trascinandomi con dolce cullare in un sacrale fascino onirico sin verso i primi bagliori del mattino.
Al risveglio, per ben piu’ evidenti rumori, quasi spinto fuori con violenza dai confini di un piacevole sogno, mi accorgo con brutale impatto come nella vita seppur sognando quanto sia difficile il suo cammino; e convinto dei meravogliosi doni di una si generosa natura.
ergo con tanta consapevolezza:
basta un po’ di rispetto per la stessa, unita a un pizzico di fantasia che si trova anche nel profondo dell’inconscio, in un umile sogno : tanta,tanta meravigliosa… poesia.

Grazie platano, grazie vento….

Primavera-estate: 1960


Italo Antonio Di Donato
adolescente sognatore

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