Personaggi del passato che si sono distinti nel campo delle arti, delle scienze, della fede e finora del tutto ignorati, Mons. Giovanni Battista Capuano di Vallata Vescovo di Belcastro (CZ)- A cura di Rocco De Paola.

Nei meandri della memoria
Illustri sconosciuti

Personaggi del passato che si sono distinti
nel campo delle arti, delle scienze, della fede e finora del tutto ignorati


Mons. Giovanni Battista Capuano di Vallata
Vescovo di Belcastro (CZ)
Chi era costui?
di Rocco De Paola

________________________________________________________

        Giova, talvolta, rammemorare ai contemporanei, traendoli fuori da polverosi scaffali, tanti sconosciuti personaggi del passato, confinati in remote plaghe della memoria collettiva, che tuttavia si distinsero nel campo delle scienze umane o divine, contribuendo in tal modo ad arricchire di qualche prezioso lapislazzulo il modesto mosaico di cui è intessuta la nostra storia recente o passata. Mosso da vergiliana pietas, reco una tantum un barlume di consapevolezza che sia di ausilio nel diradare le dense tenebre della dotta ignoranza 1 che offusca le menti di tanti. In tale contesto si inquadra la vicenda religiosa ed umana di un nostro concittadino, vissuto tra il XVII e il XVIII secolo, che resse per alcuni anni la cattedra della diocesi di Belcastro, in Calabria, in un ambiente estremamente difficile, per le precarie condizioni socio-economiche ed ambientali, e per molti versi ostile verso la figura stessa del “pastore”.
       Giovanni Battista Capuano nacque a Vallata da Giovanni Pietro e da Lavinia Ciufrà il 20 Maggio 1669 2. Nel libro quinto del Registro dei battesimi dell’Archivio Parrocchiale, che comprende gli anni 1660-1705, sfortunatamente manca proprio la pagina relativa a G. B. Capuani. Con molta probabilità il sacro rito fu amministrato da don Bartolomeo Caruso, che fu nominalmente arciprete della Chiesa Matrice di San Bartolomeo Apostolo dal 1660, ma che aveva preso possesso della carica solo il 4 Ottobre 1668, come si rileva da una nota di suo pugno vergata nel foglio 64. In calce alla medesima, tra l’altro, vi è anche una postilla del successore che ci rende edotti del suo decesso avvenuto il 4 Novembre 1675 3.
       Bartolomeo Caruso era stato primicerio ed economo nel 1656, “tempore pestis” che decimò la popolazione vallatese 4. Nella annotazione a piè di pagina del foglio n° 88, in cui per la prima volta si firmava con le suddette qualifiche, egli ci fornisce una succinta ma comunque drammatica documentazione della epidemia di peste, nella cruda realtà delle fredde cifre ivi esposte. La pestilenza ebbe inizio nel mese di Agosto 1656 ed infuriò fino al principio di Dicembre, facendo più di milleduecento vittime, di cui diciassette sacerdoti, due diaconi ed un suddiacono, diciassette chierici, cinque dottori, senza specificare se dottori fisici o dottori in utroque jure, con un numero imprecisato di altri morti, donne e uomini, senza distinzione di età. Nel 1657 conseguì la carica di primicerio e sostituto e successivamente quella di primicerio e vice curato, per approdare poi all’arcipretura.
       Giovanni Battista Capuano fu avviato alla carriera ecclesiastica, seguendo le orme dello zio sacerdote Giuseppe Antonio Capuano, che fu vicario generale della diocesi di Bisaccia nel 1719 5. Dopo aver conseguito il chiericato nel 1683 6, fu ordinato sacerdote il 16 Giugno 1696 7. Si recò, quindi, a Roma per completare gli studi, che rappresentavano un tirocinio formativo essenziale per poter aspirare ad un prestigioso cursus honorum nelle alte gerarchie ecclesiastiche. Nel 1700 conseguì la laurea in utroque jure presso l’archiginnasio della Sapienza e fece ritorno nel Regno di Napoli, in attesa di vedersi conferire un vicariato vescovile, primo passo verso l’agognata consacrazione episcopale che all’epoca consentiva un agiato tenore di vita per tutti coloro che vi aspiravano 8. Finalmente, dopo quattro anni fu prescelto come vicario da mons. Pier Paolo Mastrilli, vescovo di Mottola, e ricoprì questa carica per quasi dieci anni, fino al 1713, anno del decesso di quel presule. Dimostrò il proprio zelo soprattutto quando resse per diciotto mesi la diocesi in vece del titolare, amministrando la giustizia in modo imparziale e propugnando con estrema fermezza l’immunità ecclesiastica. Si distinse anche per l’esemplare sobrietà e semplicità di vita 9. Il 3 Agosto del 1713, il Rev/mo Giovanni Battista Capuano, vicarius generalis Mothulen(sis), è presente a Vallata come ministro del battesimo di un figlio del mag.co Alessio Patetta e della mag.ca Rachela de Bufalo, ex licentia Archipresbiteri de Bufalo 10. Dal 1714 al 1718 soggiorna a Roma dove conta di stringere importanti relazioni nell’ambito della curia che potessero favorire la sua carriera. Diviene, così, protonotario apostolico e nel 1718 ottiene il vicariato generale dell’arcidiocesi di Bari. Nel 1722 figura come esaminatore e giudice sinodale della diocesi di Sant’Angelo dei Lombardi e, subito dopo, è eletto vicario generale del vescovo di Terracina, Sezze e Priverno, carica che precede finalmente la consacrazione episcopale11. Il 23 Dicembre 1729 è infatti designato vescovo di Belcastro, succedendo a Michelangelo Gentili che vi aveva operato dal 1722 12. La cerimonia di investitura avvenne a Roma il 31 Dicembre e fu presieduta dal cardinale Angelo Maria Guerini, vescovo di Brescia, assistito dall’arcivescovo di Policastro Andrea Roberti e da Francesco Maria Loyero, vescovo di Umbriatico 13. Nel Gennaio del 1730 raggiunge la sede di Belcastro, dove pensava di poter trascorrere in pace i residui anni della sua esistenza 14. Intanto, il 10 Luglio di quello stesso anno è di nuovo nel paese natio per presenziare come officiante al battesimo dei gemelli, un maschio e una femmina, del dottore medico Alessio Patetta e della mag.ca Rachela de Bufalo 15.
       La diocesi di Belcastro contava, all’epoca dell’insediamento di Giovanni Battista Capuano, poco più di duemila abitanti. Il contermine casale di Andali, costituito a partire dal 1442, con la seconda immigrazione albanese favorita da re Alfonso I d’Aragona 16, ed i modesti agglomerati di Cuturella e di Cerva assommavano complessivamente a poche centinaia di individui. Le aspettative di una vita serena e agiata furono ben presto frustrate dalla cruda realtà di un luogo privo di consistenti risorse e il presule, ormai anziano e in precarie condizioni di salute, dovette confrontarsi anche con una situazione pastorale molto degradata, nell’ambito di un contesto sociale dove prevaleva la violenza e le prevaricazioni dei malavitosi e dei feudatari locali 17 non serbavano nessun riguardo nemmeno per i più alti dignitari del clero e per lo stesso pastore. Egli non aveva né la necessaria forza spirituale né il vigore fisico sufficiente per intraprendere una efficace azione pastorale in quella diocesi povera e turbolenta 18. Il novello vescovo “poco o nulla oprò”, se ne stette lontano dalla sede vescovile ed entrò in contrasto con i laici, tanto da essere addirittura minacciato con la pistola 19. Nella relazione “ad limina” del 1735 il presule lamentava l’incapacità dei suoi collaboratori e moveva gravi accuse anche al popolo che “non solum in religione et pietate non proficit, sed potius deficit et impietate crescit” 20. Le medesime lagnanze venivano profferite nella successiva relazione ad limina del 1739, nella quale evidenziava il proprio precario stato di salute, dovuto all’insano clima di Belcastro, tanto che gli era impedito di poterla consegnare personalmente presso il soglio pontificio a Roma 21. Sebbene la Congregazione del Concilio deplorasse le continue querimonie del presule, questi continuava imperterrito a denunciare la scarsità delle rendite e per converso ad esaltare la personale costanza nel risiedere comunque in quella sede, nonostante la insalubrità dell’aria minasse seriamente la sua salute, con pericolo stesso della vita, aduggiata poi da continue tribolazioni, insidie e congiure. Tale precaria situazione si era ulteriormente aggravata quando l’8 Dicembre 1744 tutta quella zona aveva subito un devastante terremoto che tuttora continuava a squassare il territorio circostante, costringendo la popolazione a vivere in capanne 22.
       Tuttavia, le alte gerarchie ecclesiastiche temporeggiavano, dilazionando eventuali interventi, non avendo ancora adottato alcuna iniziativa per accertare la reale situazione della diocesi. Ma nel Novembre del 1745 intervenne la querela del primo ministro del Regno di Napoli José Joaquin de Montealegre duca di Salas. Tramite il proprio ambasciatore a Roma, il cardinale Acquaviva, aveva fatto giungere a papa Benedetto XIV una viva protesta sullo stato di abbandono del seminario di Belcastro, lamentando, inoltre, la violazione del Concordato del 1741 a causa delle ripetute ordinazioni sacerdotali di individui privi dei requisiti canonici, per giunta ignoranti e talora dediti a condotta scandalosa 23. Il Santo Padre, allora, subito si attivò, dando mandato al Nunzio Apostolico 24 a Napoli, Ludovico Gualtieri 25, di indagare sul caso oggetto delle rimostranze del primo ministro. Il prelato già il 18 Dicembre scriveva al Capuano, biasimandone la scarsa cura rivolta alla istruzione della gioventù ed in particolare al seminario, con grave nocumento della stessa salvezza delle anime causato dalla ignoranza e dalla conseguente connessa malizia 26. Il vescovo esitò a confutare le circostanziate contestazioni che gli venivano mosse e solo nel gennaio dell’anno seguente cercò di discolparsi, sostenendo che le accuse erano in realtà solo calunnie in quanto il seminario non era stato ancora aperto per mancanza di fondi. Quanto alle ordinazioni sacerdotali, specifico oggetto di denuncia da parte del Primo Ministro napoletano, ribatteva che il numero dei soggetti consacrati ascendeva appena a sette individui, e che comunque tutti erano provvisti dei requisiti canonici necessari 27.
       Intanto il Nunzio inquisitore aveva richiesto ragguagli ai vescovi delle diocesi contigue. Se il vescovo di Catanzaro fu molto cauto, limitandosi a riportare solo alcune voci che accusavano Capuano di eccessiva avarizia, causa poi di “sordidezze troppo indecenti”, il prelato di Crotone lo accusò senza remore di aver ordinato soggetti non degni della consacrazione sacerdotale, persino un tale che, dopo aver dismesso l’abito talare, aveva convissuto per molti anni con una concubina con la quale aveva procreato ben cinque figli 28. Denunciava, inoltre, la mancanza di disciplina, gli scandali, il concubinato diffuso e l’indolenza di Capuano, sollecito solo nell’esigere le rendite della mensa episcopale, ascendente a ben duemila ducati annui, senza devolvere nemmeno un quattrino a beneficio della Chiesa o degli indigenti 29. Il vescovo di Santa Severina, di cui era suffraganea la diocesi di Belcastro, conclamava a sua volta apertis verbis che il motivo delle ordinazioni sospette andava ricercato nel fatto che Capuano aveva voluto provvedersi di “sudditi” pronti a difenderlo dal bandito Giovan Battista Lo Greco che infestava la zona. A questo scopo, aveva concesso ai nuovi sacerdoti la facoltà di portare le armi 30. Di fronte a tali evidenze, papa Benedetto XIV nominò, nel giugno del 1746, monsignor Nicola Micheli visitatore apostolico con ampi poteri e, alla morte di costui, il 27 Settembre 1748 nominò vicario apostolico della diocesi di Belcastro Francesco Saverio de Queralt y Aragona, che era stato appena creato vescovo di Squillace. Monsignor Queralt y Aragona esercitò il vicariato fino all’avvento del nuovo vescovo Giacomo Guacci il 27 Novembre 1752. Giovanni Battista Capuano, intanto, era stato privato di ogni prerogativa. Poté comunque rimanere nella sede vescovile, ove si spense l’8 Settembre del 1752 31.

____________________________________________________________________

1) “De docta ignorantia” è il titolo di tre volumi di Niccolò Cusano, pseudonimo derivato dalla città natale di Cues, (Nyklas Kryffts o Nicolaus Krebs, 1401-1464). E’ uno dei più celebri ossimori che caratterizzano la sua dottrina filosofica, secondo cui la finitezza della conoscenza umana non consente all’uomo di attingere l’infinità del divino e solo mediante la “teologia negativa”, altro concetto originale della sua dottrina teologica, può approssimarsi al concetto di Dio, negando gli attributi di quello che non è. (Filosofia e Pedagogia dalle origini ad oggi, AA. VV., Editrice La Scuola, volume secondo, pp.39-42).

2) Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 19 (1976), alla voce Capuani, Giovanni Battista, di Francesco Raco.

3) Annotazione di don Bartolomeo Caruso. Libro 5° dei battesimi, foglio 64.

La carica era stata conferita dal Vicario generale don Andrea Fasano, per ordine di mons. Tommaso de Rosa, originario della città di Cava, vescovo di Bisaccia “pro tempore”. La “presentazione” del nuovo Arciprete era stata fatta da donna Giovanna Della Tolfa, duchessa di Gravina, principessa di Solofra, contessa di Muro ed utile padrona di Vallata. In calce è riportata la notizia del trapasso a miglior vita di don Bartolomeo Caruso.

4) Il 25 Ottobre 1656, per la prima volta don Bartolomeo Caruso si firma come primicerio ed economo. Nella stessa pagina vi è il drammatico resoconto della peste. Si tratta di uno dei pochissimi documenti relativi alla terribile pestilenza di quell’anno.

“Hi duo supra scritti infantes baptizati fuerunt a me Domno Bartolomeo Carusio Primicerio tempore pestis que cepta est hic Vallate in primo mensis Augusti 1656 usque ad principium mensis Decembris eiusdem anni in quo tempore periere amplius mille et ducente anime in hac desolata patria et precipue decem et settem sacerdotes duo diaconi unus subdiaconus et decem et septem clerici ac quinque doctores cum mulieris aliis hominibusque deligentibusque”.

5) De Paola, Gerardo, Vallata rassegna storica civile religiosa, Gennaio 1983, ristampa, Valsele Tipografica, pag. 271. Il 10 Settembre 1694 Giovanni Battista Capuano, che si trovava fuori Vallata per motivi di studio, delega lo zio a presenziare come padrino ad un battesimo in sua vece (Libro V dei battesimi, foglio 198).

6) G. De Paola, op. cit., pag. 272.

7) Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, cit

8) Ibidem.

9) Ibidem.

10) Registro dei battesimi, libro VI, foglio 73. La notizia è in G. De Paola, op. cit., pag. 272.

11) Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, cit.

12) Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d’Italia dalle loro origini ai nostri giorni, volume vigesimoprimo, Venezia, Giuseppe Antonelli, 1870, pag. XXXVI.

13) The Hierarchy of the Catholic Church. Current and historical about its bishops and diocesies. www.CatholicHierarchy.org. Umbriatico era una località della Calabria Citra, al di qua del fiume Neto. Fu sede vescovile dall’XI secolo come suffraganea della diocesi di Santa Severina, insieme con le altre suffraganee di Cerenzia, Belcastro, Isola e Strongoli. (La diocesi di Umbriatico nei secoli XVII e XVIII, sito web, www.ciroaltra.it; s.a.; s.d.).

14) Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, cit.

15) Dal Registro dei battesimi, libro VII, foglio 6. La notizia è in G. De Paola, op. cit., pag. 272. “Ill/mus et Rev/mus Episcopus Belli Castrensis D/s Joannes Baptista Capuano Vallatarius baptizavit filium gemellum eodem die natum ex Doctore Medico Alexio Patetta patre et Magnif/ca Rachela de Bufalo matre…levavit D/r Medicus Dom/s Nicolaus Capuano”. Idem per “…filiam gemellam…”.

16) Raffaele Piccolo, Chiese e conventi a Belcastro, sito web www.belcastroweb.com, 4 Settembre 2003.

17) Il feudatario di Belcastro nel 1729 era il barone Alfonso Poerio (1725-1746). Dal 1746 la signoria di quei luoghi passò alla famiglia de Mayda di Cutro, in seguito all’acquisto di quella baronia che detenne fino al 1755. (Da Raffaele Piccolo, Vescovi, feudatari e canonici di Belcastro, belcastro web, 14 Settembre 2008).

18) Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, cit.

19) Andrea Pesavento, La cattedrale di Belcastro, www.archiviostoricocrotone.it, s.d.

20) Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, cit. (Archivio Segreto Vaticano, Relatio ad limina del 1735, ivi). La relazione proseguiva con una serie di contumelie contro il popolo che: “nam primo est proditor, et raptor in primo capite, et adeo indevotus ut nec Ecclesia, et maxime Cathedralem, nec sacra frequentat, nec dios festos observat”. Inoltre, produceva false testimonianze, disprezzava la censura dei cattivi comportamenti, non si curava delle indulgenze, non serbava la fede, era uso rapinare e devastare i beni ecclesiastici, non prestava il dovuto ossequio al vescovo. Il climax ascendente si concludeva con gravi apprezzamenti sulla natura incolta, selvatica e ferina degli abitanti della diocesi.

21) Relatio ad limina del 25 Giugno 1739 in Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, cit.

22) Relatio ad limina del 25 Febbraio 1745 in Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, cit.

23) Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, cit.

24) La Nunziatura Apostolica nel Regno di Napoli, e poi nel Regno delle Due Sicilie, era una rappresentanza diplomatica permanente della Santa Sede a Napoli. Il Nunzio Apostolico aveva il rango di ambasciatore ed era generalmente prescelto tra il clero locale.

25) Ludovico Gualtieri (o Luigi Gualterio o Gualtiero) era stato designato Nunzio Apostolico presso il Regno di Napoli nel 1744, regnante papa Benedetto XIV. Era originario di Orvieto, dove era nato nel 1706 da famiglia patrizia. Ordinato sacerdote nel 1742, fu eletto vescovo di Mira nel 1743. Nel 1744 era stato nominato Nunzio Apostolico di Napoli e nel 1754 fu poi Nunzio Apostolico in Francia. Fu ordinato cardinale nel 1759. Morì nel 1761. (Catholic Hierarchy.org).

26) Enciclopedia Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, cit.

27) Ibidem.

28) Ibidem.

29) Ibidem.

30) Ibidem.

31) Ibidem.
__________________________________________

Pagina Precedente Home