- UN PO' DI STORIA DELL'APPROVVIGIONAMENTO DELL'ACQUA A VALLATA - A cura del Prof Severino Ragazzo

UN PO' DI STORIA DELL'APPROVVIGIONAMENTO DELL'ACQUA A VALLATA
A cura del Prof. Severino Ragazzo.

Veduta di Vallata dal lato nord

    Vallata, un paese situato su un promontorio quello della Baronia, circondato da una catena a corona dei monti dell'Appennino meridionale ha avuto da sempre acque abbondanti.
    Due torrenti (che nella storiografia vengono indicati come fiumi forse per la loro lunghezza ) l'Ufita il cui territorio viene poi chiamato della valle dell'Ufita e il Calaggio che forma la valle omonima attraversano il paese a loro volta ingrossati da torrentelli, rigagnoli che scorrono in valloni (Festole, Annuccia, Castello Vecchio e Nuovo, di Mezzo, di Torre, Serroni, di Chiusano, di Migliano, di Farullo, di Serra Campese, di Recupo etc...).
    Sorgenti di portata non indifferente; la più grossa alla base del monte Santo Stefano, in località Forma con un gettito di circa quattro litri e mezzo al secondo, e che fino agli anni 90 del secolo scorso ha fornito l'acqua a tutto il paese fino a quando è subentrato l'allacciamento col tronco proveniente da Caposele.
    La presenza di acqua abbondante ha sicuramente agevolato l'insediamento della prima comunità umana a Vallata, indipendentemente dalle ipotesi se prima a monte e poi a valle o viceversa.
    Le forme di raccolta si sono evolute storicamente, con l'utilizzo di chiuse, pozzi, peschiere, pile, fontane, invasi per arrivare all'acquedotto odierno.
    La comparsa dei mulini è sicuramente il momento storico in cui l'acqua viene sfruttata per mandare avanti le attività produttive.
    Si può ipotizzare la presenza di questi manufatti a partire già dal dodicesimo secolo.
    Un mulino viene donato alla chiesa Matrice (tanto che dopo sarà chiamato “il mulino della chiesa”)(1) dall'allora feudatario subito dopo la tragedia umana e materiale che toccò a Vallata il 6/maggio del 1496 con l'eccidio subito nella famosa battaglia che il marchese di Mantova Francesco Gonzaga, in una lettera inviata alla moglie definisce “l'asperissima bataglia de Vallata” .
    Il documento che storicizza la presenza di ben cinque mulini ad acqua è rappresentato dalla “Platea” degli Orsini(2).
    In esso ci sono le mappe, le località ove si trovavano e la descrizione di ognuno.
    La maggior parte di essi è collocata a valle della sorgente della Forma e va poi a caratterizzare anche la toponomastica del luogo; oggi contrada “Mulini” e nella volgata “Re mulene”.
    Gli stessi mulini sono riportati nella rileva del feudatario all'atto della compilazione del catasto onciario di Vallata nell'anno 1753(3).
    Gli stessi con l'aggiunta di altri due li troviamo nel catasto napoleonico compilato in tre versioni diverse (1808/1816/1824).
    Bisognevoli di acqua erano anche le fornaci(3bis).
    Di acqua abbondante avevano bisogno anche gli ortolani la cui presenza a Vallata troviamo documentata già nel 1700(4). Presenza massiccia di orti troviamo intorno alla località “Visca” dove fu impiantata una pila (vedi Platea), alla località Giardini, a San Giorgio, ai terreni sottostanti la Fontana pubblica, la Fontana maggiore etc...
    Ma un po in tutto il territorio con sistemi di chiuse, peschiere, pile, pozzi si destinava il terreno che fosse vicino a presenze di acqua alla coltivazione degli ortaggi, tanto che non c'era contadino che non si ritagliasse una propria quota.
    Ricordo come negli anni 50 i miei genitori, ma anche gli altri proprietari, a monte e a valle, sul limitare del vallone di Vallon Castello vecchio, nel versante di ponente, coltivassero ortaggi sfruttando l'acqua del corso medesimo.
    Dunque dove c'erano sorgenti, rigagnoli si cercava di imbrigliare l'acqua costruendo manufatti diversi che servissero all'uopo da irrigatorio o abbeveratoio per persone ed animali.
    Due Pile erano segnalate (sempre nella Platea) nella “Difesa di Maggiano”, una Pila nella “Difesa della Mezzanella o Mezzana valle donne” (forse definita Pila “Centarmi” o “Gentarmi” che, da racconto popolare, potrebbe essere stata rifugio di briganti ), una Pila alla località Pozzillo, la Fontana maggiore forse all'altezza delle cupe di San Paolo.
    Ma è la Fontana pubblica che, disposta già nel 1700 fuori le mura, la più vicina all'abitato, ha rappresentato la storia dell'approvvigionamento idrico per i vallatesi dell'area urbana, come acqua potabile, abbeveratoio di animali e lavatoio.
    Detta Fontana ha dato il nome anche al luogo che la circonda come Piazza Fontana e via Fontana.

Pila della Fontana nella via omonima

    Dalla Platea si nota il disegno di un percorso lungo il quale una donna porta in testa un barile (“nu varril'”) ed una persona a cavallo, ambedue che si recano alla Fontana (un bel manufatto, con tre arcate forse corrispondenti ad altrettanti scoli di raccolta).
    Intorno alla Fontana si sviluppa pure il dibattito amministrativo della prima metà del 1900(5). Una fontana di monumentale fattura viene inaugurata nel 1916, detta Fontana del re, a fianco della Fontana storica.
    Altre sorgenti d'acqua seppure di piccola portata erano a ridosso del paese e all'interno dello stesso abitato che il Pavese proponeva di allacciare con l'insediamento di fontanili.
    Sono stati ritrovati pozzi e grotte piene di acqua in case private (abitazione Bove a Chianchione, abitazione De Cicco ex proprietà Colella a via XX settembre) che sfruttavano l'acqua che permeava dal conglomerato roccioso impastato di brecce ed arena di cui è formato il sottosuolo del centro urbano.
    Ma dobbiamo attendere il 1946 perché a Vallata si sviluppi l'idea di un progetto di un vero e proprio acquedotto.
    Sulla scia del movimento di sinistra sviluppatosi in Alta Irpinia alla testa del quale c'era Nicola Vella di Monteverde, per realizzare un acquedotto di comuni uniti in consorzio, l'amministrazione di Vallata, l'unica della Baronia, guidata dallo stesso colore politico con il prof. Armando Cataldo all'avanguardia, ebbe la lungimiranza di aderire allo stesso organismo e dare poi l'opera in appalto e gestione all'Acquedotto Pugliese.
    La fortuna volle che il terreno ove era la sorgente, la Forma, fosse di demanio comunale per cui si ridusse pure l'aspetto burocratico.
    Bisognava costruire il deposito che raccogliesse l'acqua della sorgente e che poi con canalizzazione lungo la collina di Santa Maria arrivasse al deposito di sollevamento posto antistante la chiesa omonima.

Deposito di sollevamento in via Santa Maria con acqua prelevata dalla Forma

    Mancando la viabilità di accesso alla Forma se non con trasporto a dorso di animali, si ingegnò una funivia che dalla via SS 91 all'altezza del casino di Novia portasse alla Forma tutto il materiale occorrente alla costruzione del deposito.
    Nel frattempo era arrivata la corrente elettrica da quasi una decina d'anni (tanto attesa e invocata già agli inizi del secolo ).
    Gli anni 50, 60 e 70 saranno cruciali per dotare Vallata dei servizi essenziali (acquedotto, fognatura, elettricità, viabilità, strutture scolastiche ) e le amministrazioni che si sono succedute in quel periodo (lo dico per amore di verità )non hanno mai fatto mancare il loro interessamento, indipendentemente dal colore politico di appartenenza.
    L'acquedotto fu inaugurato il 12 novembre del 1955, ma dovettero trascorrere diversi anni (e nelle campagne decenni ) perché l'acqua arrivasse nelle abitazioni dovendo corredare il paese dei tronchi principali e secondari(6).
    Nel frattempo si decise di posizionare i fontanili nelle diverse vie del paese.

Fontanile in via Chianchione

    Durante l'amministrazione Toto (1986/90 ) si deliberò di aderire al prelievo dell'acqua proveniente dalla condotta di Caposele con innesto ai confini di Bisaccia.
    Venne creato il deposito di sollevamento nella parte alta delle “Cesine” ed oggi quello di Santa Maria è stato di fatto dismesso (peccato che una risorsa così importante resti inutilizzata quando poi altre comunità di paesi vicini ne sono carenti. Sarebbe poi necessario fare un discorso di gestione dell'acqua sul territorio che superi la divisione tra enti diversi e crei di fatto uno stesso trattamento tra costi e benefici che oggi non c'è ).

Deposito di sollevamento in contrada Cesine con acqua proveniente da Caposele

    A margine qualche parola va spesa sul ruolo che hanno avuto e hanno le peschiere, i pozzi, gli invasi e i lavatoi.
    Le Peschiere, che si perdono nella memoria del tempo, hanno avuto una importanza notevole specie per l'irrigazione; di forma alcune circolare, la maggior parte quadrangolare, alcune di ottima fattura, sono state citate già nei documenti del 1700 come quelle alla Madonna del Carmine una dal lato superiore e l'altra dal lato inferiore della strada (vedi Platea).

Peschiera in via Madonna del Carmine

    I Pozzi, specie nelle campagne, sono stati ottime riserve di acqua per i diversi usi, e con l'avvento delle pompe aspiranti se ne sono costruiti alcuni anche di grandi dimensioni.
    Gli Invasi: il più grande è quello in proprietà di Tullio Cataldo, in località Iazzano, alle falde del monte Toro, progettato dall'ingegnere Angelo Monaco forse a modello dei laghetti collinari costruiti in altri territori.
    Oggi è un oasi incontaminata di ambiente naturale ma che non ha alcuno utilizzo.
    I Lavatoi: generalmente a ridosso di fontane, pile, peschiere hanno svolto fino ad una trentina di anni fa un ruolo importante per il lavaggio di indumenti.
    Due si ricordano storicamente, quello delle Festole e quello a contrada Spannitoio.
    Atri due nel centro urbano, uno a San Rocco eliminato una ventina di anni fa ed un altro costruito nel 1961 che si trova nell'attuale Piazza San Bartolomeo che raccoglie le acque provenienti dalla Fontana pubblica.

Lavatoio in piazza San Bartolomeo

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(1) Arciprete Arturo Saponara- articolo pubblicato nella rivista “Economia irpina” 1963 con il titolo “CHIANCHIONE- l'asperissima bataglia de Vallata” pag 14 nota 73 pubblicato anche sul sito: www.vallata.org.
(2) “Platea” documento redatto nel primo ventennio del 1700 dal feudatario di Vallata della Famiglia Orsini, recuperato dall'archivio dell'università della California dal vallatese americano Antonio Crincoli a cui va un grato ringraziamento e pubblicato sul sito : www.vallata.org.
(3) articolo dello scrivente con titolo “Catasto onciario” pubblicato su www.vallata.org.
(3 Bis) ibidem.
(4) Giustiniani :”Dizionario ragionato del Regno di Napoli” del 1797 nelle pagine relative a Vallata.
(5) “scritti vari “ di Tommaso Mario Pavese .
(6) Bolletino di “Vallata notizie n° 1”, pubblicato anche sul sito: www.vallata.org.

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