LE FESTE RELIGIOSE A VALLATA NEL PERIODO ESTIVO. Prof. Severino Ragazzo

LE FESTE RELIGIOSE A VALLATA NEL PERIODO ESTIVO.

La Madonna del Carmine il 16 luglio,
San Rocco il 16 agosto,
San Bartolomeo Apostolo il 24 agosto e Santa Maria il 12 settembre.


A cura del Prof. Severino Ragazzo

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LA MADONNA DEL CARMINE.

Dalla ricerca del prof. Vito Palumbo “Cappellanie a Vallata”, pubblicata sul sito www.vallata.org, si storicizza la data di costruzione della cappella della Madonna: gli inizi del 1600 da parte della famiglia Dattilo, fuori le mura, in un luogo chiamato “L'arenaria” e attualmente via Madonna del Carmine, sotto il titolo di “Dive Marie de monte Carmelo” e con atto notarile dell' 1/2/1635 la cappella medesima divenne patronato perpetuo di detta famiglia.
         Nella mappa redatta dal Villani nel 1723 su commissione del feudatario di allora, la cappella non risulta, forse perché troppo distante dal perimetro urbano del paese.(1)
         Essa però è presente nel catasto onciario del 1753 sotto forma di beni del beneficio “Gesù e Maria” che era il beneficio concesso dai Dattilo prima che la chiesa fosse edificata.
         Altri benefici si aggiunsero nel 1786.
         Non stiamo qui a descrivere tutto il contenzioso che si è svolto per l'attribuzione del diritto patronale dopo la famiglia Dattilo.
         La struttura odierna della cappella dovrebbe essere il percorso di vari ampliamenti nel tempo.
         Oggi si presenta a forma di capanna, con soffitto a botte e con una sola navata.
         Ha subito nel tempo diversi interventi, l'ultimo dei quali con i fondi del terremoto del 1980.
         Nel passato la festa fu celebrata anche in giorni diversi dal 16 luglio.
         Da un manifesto del 1928 la Madonna del Carmine o del Carmelo fu celebrata il 29 agosto.(2)
         Da dopo la seconda guerra mondiale la data del 16 luglio è stata sempre rispettata. Nel passato i doni alla Madonna, a San Rocco, ma anche agli altri santi, per le grazie ricevute o ancora da ricevere, consistevano in arredi o paramenti sacri, bracci, mani, dita, gambe, orecchini, anelli, collane in oro, argento e corallo nonché in derrate alimentari raccolte dai maestri di festa.


SAN ROCCO.
         La devozione verso San Rocco a Vallata si pensa che si sia sviluppata a partire dal 1656 anno in cui la peste fece 1200 morti decimando i due terzi della popolazione.
         Essendo San Rocco protettore per antonomasia contro la peste, i vallatesi pensarono, a partire dalla seconda metà del 1600, di erigere una cappelletta nel luogo dove oggi c'è la piazza omonima.
         Nella mappa del Villani del 1723 troviamo la presenza di essa, fuori le mura.
         La peste del 1764 che fece 500 morti a Vallata fu forse il motivo per riprendere la devozione verso il Santo ed ampliarne la chiesa.
         Pensiamo che l'ampliamento sia stato realizzato alla fine del 1700 dato che il portale di ingresso porta la data esatta del 1800 “AVE ROCHE ANGELICE A.D. MDCCC”.
         D'altronde il nome Rocco comincia a diffondersi a Vallata agli inizi del 1800, a riprova della rinnovata devozione verso il santo.

         La chiesa presenta una struttura a capanna, con una sola navata e soffitto a botte.
         Nell'interno, entrando, all'ingresso a sinistra c'è un'acquasantiera che porta la data del 1803 donata da Bartolomeo Cornacchia procuratore “D.O.M. ERI IN PESTE, PATRONUS. BARTOLOMAEUS CORNACCHIA PROCURATOR ANNO DOMINI 1803”.

         A destra un'altra acquasantiera donata da Clemente Stanco per ringraziarsi dello scampato pericolo dal colera del 1854 che a Vallata fece più di 200 morti compreso l'arciprete di allora. La scritta non è tanto leggibile.
         Sempre all'ingresso, sopra una balaustra, un bel organo a canne molto antico che ha funzionato fino agli anni 60' del 1900 e di cui il suonatore era Emilio Malgieri detto 'l'urganista', termine questo diventato poi il soprannome di famiglia. Lo scrivente insieme ad altri ragazzi della sua età, abitanti nelle vicinanze, spingeva qualche volta i mantici per far entrare l'aria.

Sul soffitto, quasi al centro della chiesa, c'è un affresco raffigurante il santo.
         In fondo nel presbiterio e l'abside col pavimento rialzato di uno scalino c'è l'altare del santo.
         La statua di San Rocco si trova in una nicchia ed ogni anno, il 16 di agosto, viene prelevata per essere portata prima nell'antistante della chiesa per recitare in piazza il rosario e la messa, poi portata in processione per le vie del paese ed in fine torna nel posto di origine.
         L'altare, che oltre alla statua di San Rocco presenta ai lati altre due statue quella di San Lorenzo e quella di Sant' Emidio, porta alla base la scritta “A.D. 1917 PER CURA E SPESA DELLA CONFRATERNITA”.
         Nel passato la festa di San Rocco veniva svolta anche in giorni diversi dalla data canonica del 16 agosto.
         Nel 1928 troviamo da un manifesto che la festa fu celebrata il 30 di agosto.(3) Dopo la seconda guerra mondiale la data dei festeggiamenti sarà sempre quella del 16 agosto.
         La chiesa ha subito diversi interventi nel tempo.
         Uno sicuramente dopo il terremoto del 1930 che si evince dalle catene che furono apposte per l'occasione e che ancora oggi sono visibili.
         Un altro intervento abbastanza consistente di rifacimento del tetto è stato fatto dopo il terremoto del 1980 con contributi dello Stato.
         Oggi forse avrebbe bisogno di una nuova manutenzione e di una pitturazione sia all'interno che all'esterno.
         In qualche occasione, durante l'anno, la chiesa viene utilizzata per svolgere le funzioni funebri.
         San Rocco insieme a San Vito è protettore del paese.
         Per San Rocco si canta: “O San Rocco, nostro avvocato, proteggete i figli vostri, siam sicuri ai piedi vostri dalla peste e dal peccato”.


SAN BARTOLOMEO APOSTOLO
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Dai dati riportati dagli scritti di don Arturo Saponara e don Gerardo De Paola la scelta a Vallata di San Bartolomeo Apostolo come patrono è successiva ad un altro patrono: Sant'Andrea.
         Il culto a San Bartolomeo è legato strettamente alla storia della chiesa Madre che prende nome proprio dal santo.
         Lo scrivente non si sofferma sulla chiesa, avendola descritta mirabilmente don Gerardo De Paola nei suoi lavori letterari.
         D'altronde parlano di San Bartolomeo la statua antica, il sarcofago ai piedi dell'altare quale blocco marmoreo rappresentante la decorticazione del santo, il bel quadro pittorico del Lanfranco o della sua scuola, messo in fondo in alto al presbiterio.
         Oggi si è aggiunta una grande piazza, piazza San Bartolomeo, con al centro una singolare opera scultorea sempre rappresentante il santo.
         Ultimamente la chiesa Madre è stata chiusa al culto per un intervento all'interno deciso dall'arciprete don Gerardo Ruberto ed il 24 agosto di quest'anno, finiti i lavori, con la presenza del vescovo della diocesi, è stata riaperta al culto.


SANTA MARIA.
La devozione a Maria, a Vallata, è molto antica, forse è coincidente col nascere della stessa comunità cristiana che si va ad organizzare nei primi luoghi di culto.
         Molto devoti a Maria sono stati i Benedettini e la presenza di questi a Vallata, specie dei Verginiani facenti capo alla chiesa madre di Montevergine, la troviamo storicamente già a partire dal 1200; Maria venerata con i suoi diversi attributi: l'Annunziata, delle Grazie, Incoronata, del Carmelo, della Pietà, della Mattina e come Santa.
         Come Santa, Maria ottiene la sua chiesa sul colle più alto di Vallata che prende nome proprio da lei: colle di Santa Maria, a partire dal 1519.
         In data otto marzo di quell'anno, con l'assenso all'unione al monastero di Montevergine da parte di Nicola Volpe di Napoli, vescovo di Bisaccia, inizia per opera di Nicola Federico dell'”Universitas” di Vallata la costruzione della chiesa sotto il titolo di “Santa Maria”.
         Nel 1526 la costruzione è terminata ed è accudita da Fra Bernardino di Vico e quindi si potrebbe dire che già da quel momento fosse una grancia del monastero dei verginiani di Trevico. Alla chiesa sarà annesso un monastero dove vivranno i religiosi assegnati al culto di Santa Maria.
         Il monastero che nel 1594 aveva un priore, un chierico e un fratello laico fu chiuso forse dopo il 1628 con la bolla di Urbano VIII° che dichiarava soppressi i monasteri con un numero di religiosi inferiori a sei.
         Dalla relazione 'ad limina' redatta nel 1595 dal vescovo della diocesi di Bisaccia di cui faceva parte anche la parrocchia di Vallata si legge che Santa Maria era insignita del titolo di dignità primiceriale.(4)
         Secondo un inventario del 1594 il monastero di Santa Maria di Vallata aveva tra l'altro 109 tomoli di territorio in diversi luoghi, un orticello presso il monastero e 14 pecore lasciate alla chiesa in censo; v'erano due icone su tela, una rappresentante Santa Maria di Montevergine ed un'altra Santa Maria di Monserrato (si pensa che questa sia quella ritrovata negli scavi che saranno fatti a partire dal 1930 e depositata nei locali del tribunale di Ariano Irpino).
         Il terremoto dell' 8/9/1694 fece cadere il monastero di Trevico e si presume anche la chiesa e il monastero di Santa Maria di Vallata.
         Se si osserva la mappa del Villani del 1723, si nota ancora un nucleo di casupole ma non si vede la presenza della chiesa.
         Dopo la caduta, si convenne di costruire, di fronte alla collina di Santa Maria, lungo la strada che da Vallata va verso Carife, una cappella detta “Santa Maria la Nuova”, l'attuale Madonna delle Grazie e il portale della vecchia chiesa fu trasferito e messo a chiusura della nuova struttura.(5)
         La storia ufficiale non faceva menzione della vecchia chiesa terremotata e caduta nel 1694 se non fossero intervenuti i sogni di Giovanni Antonio Crincoli, sacrestano della chiesa Madre, che, nel 30 e 31 di marzo del 1930, dalla Madonna venne invitato a visitare i ruderi su Santa Maria e scavando poi si rinvennero il quadro, il Cristo in avorio, un ossario, monete, anfore e i resti delle vecchie strutture.
         Gli scavi prima, la messa della prima pietra della nuova chiesa (19/6/1932 attestata dalla lapide antistante la facciata con la scritta “SANCTAE MARIAE DEIPARAE POPULUS PERFERVENTER DICAVIT. IULIUS TOMMASI ARCHIEPISCOPUS SOLEMNITER BENEDIXIT A.D. MCMXXXII” -Il popolo ferventissimo indicò col nome di Santa Maria madre di Dio. L' arcivescovo Giulio Tommasi solennemente benedisse. Anno del Signore 1932) e il completamento dell'opera nel 1934 sono oramai storia documentata dal nostro valente letterato Tommaso Mario Pavese.(6)
         La chiesa completata all'esterno, restò disadorna all'interno, con la realizzazione del solo altare, per la verità alquanto modesto, per l'impegno della famiglia Tullio.
         Perché la chiesa restò disadorna all'interno non si è riuscito a spiegarlo.
         Da un accertamento sommario che l'estensore di questa ricerca ha fatto, prendendo in esame i bollettini di Santa Maria, specie quello del 1935, si evince che il costo finale dell'opera fu equivalente ai contributi in liquido che raccolse il comitato (vedi bilanci del 1933 e 1934) di cui era presidente Pietro Tullio.
         Ma a fianco al denaro offerto in lire e in dollari, furono raccolti circa 2000 (dico duemila) oggetti in oro ed argento che andarono ad occupare sette o otto “cristalliere” e che potevano essere l'equivalente di quello offerto in moneta.
         In un primo momento, depositario fu l'arciprete di allora Vittorio Novia e poi sembra che ci siano stati altri passaggi.
         Viene da chiedere a questo punto: che fine ha fatto “il tesoro di Santa Maria?”. Mistero direbbe qualcuno! Ed ecco perché le opere restano incompiute!
         La chiesa che noi oggi vediamo è composta di tre navate; interessante è la facciata che presenta uno stile classicheggiante di richiamo barocco (il progetto originario prevedeva anche una cupola).
         Il culto alla Madonna di Santa Maria durò per alcuni anni e poi si affievolì al punto da restare la chiesa abbandonata e chiusa fino a quando una quindicina di anni fa un comitato di devoti con in testa il presidente Ugo Crincoli decise di ristrutturare il fabbricato che era in stato di grave pericolo.
         Il primo problema è stato di consolidare le mura perimetrali e quest'anno è stato rifatto il tetto, e pitturato tutto l'esterno.
         Con il restauro è tornata la devozione verso Santa Maria che ogni anno si rinnova in modo canonico il 12 di settembre, con un anticipo di festa ad agosto finalizzato alla raccolta fondi.

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1) sito “Orsini family papers”-mappa urbana di Vallata
2) “scritti vari” di Tommaso Mario Pavese, pag. 254
3) come per il (2)
4) “Vallata:rassegna storica, civile e religiosa” di Don Gerardo De Paola
5) ricerca dello scrivente sui “portali a Vallata”, pubblicata su 'www.vallata,org'
6) “bollettini di Santa Maria” redatti, per la maggior parte, da T.M. Pavese dal 1930 fino al 1935

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