GLI ORSINI DI GRAVINA. Rocco De Paola

VALLATA E GLI ORSINI

“GLI ORSINI DI GRAVINA”

A cura del Prof. Rocco De Paola

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        Con Beatrice Ferrella (o Ferrilli o Ferrillo), dal 1554 gli Orsini sono i novelli padroni di Vallata, in quanto la suddetta Beatrice è la vedova di Ferdinando ( o Ferrante) Orsini duca di Gravina, deceduto nel 1549(1). La Ferrella aveva concepito cinque figli e volendo assicurare una successione indolore, “ doppo la morte del quondam duca Ferrante suo marito”, per “evitare le lite o discordie haveriano potuto succedere tra li cinque fratelli”, come si legge nella domanda rivolta alla Maestà regia nel 1558, “fo facta transazione et firmata concordia cum Regio Assensu”(2). A Ferdinando, figlio del primogenito Antonio, precocemente defunto, ed agli altri suoi eredi sarebbe toccato il Ducato di Gravina con tutti i beni feudali e burgensatici, mobili ed immobili già di proprietà del defunto Ferrante, con l’eccezione di ducati annui 425 per il pagamento degli oneri fiscali dovuti, invece, dal quartogenito e quintogenito Ostilio e Flaminio. Al secondogenito Flavio ed al terzogenito Virginio, che avevano intrapreso la carriera ecclesiastica, erano stati assegnati tutti “li beni paterni existeno nel stato de la Chiesa Romana”(3). Ad Ostilio e Flaminio, a parte i detti ducati per il pagamento delle tasse gravanti su Gravina, la supplicante afferma che intende provvedere con le sue proprietà,avendo comprato la Terra di Vallata dal Magnifico Paolo Poderico e similmente la Terra di Solofra dalla Regia Corte, site entrambe nella Provincia del Principato Ultra. Tanto premesso, “ha determinato per via de ultima volontà et disposizione dare al prefato Ostilio la predetta Terra de Solofra ut sopra comperata: Ed a Flaminio la subscripta Terra de Vallata comperata ut sopra dal Magnifico Paolo Poderico con la condizione che le predette Terre siano in persona de li predetti Ostilio et Flamino feudi materni et non feudi novi”(4). Nonostante la supplica,Beatrice Ferrella ottiene dal re Filippo II di Spagna il permesso di disporre liberamente di quei feudi solo il 22 dicembre del 1564, con lettere sottoscritte in quella data, che ricevettero il regio “exequatur” dal duca d’Alcalà, Viceré di Napoli, il 15 settembre del 1565. Forse è a causa di tali lungaggini burocratiche che i medesimi attori stipulano un concordato, con successivo testamento della stessa Ferrella, rogati entrambi dal notaio Prospero Caso di Napoli. Gli atti di cui sopra si possono leggere nell’Archivio Storico Capitolino e riportano entrambi la data del 22.09.1559(5).

        Nel 1560 Beatrice e l’Università di Vallata firmano le Capitolazioni che avranno il regio assenso il giorno 27 del medesimo mese(6).

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(1) Della Ferrella e del marito Ferdinando esistevano due pregiati ritratti opera del Tiziano. Vedi: Gisela Rübsamen, The Orsini inventories, Burns Lithograph, Santa Monica, 1980, pag. 50.
(2) E. Ricca, op. cit., vol IV, pag. 453
(3) Idem ibidem, pag. 454
(4) Idem ibidem, pag. 455
(5) Archivio Storico Capitolino, segnatura II A 25,012, n° catena 2349, regesto Pressutti, e segnatura II A 25,010, n° catena 2348, regesto Pressutti.
(6) G. De Paola, op. cit., pag. 169



        Nel 1572 Vallata passa nelle mani della famiglia Del Tufo. Beatrice Ferrella cede il feudo per 25.600 ducati a Paolo Del Tufo, con atto rogato per mano di Annibale Battimello di Napoli. Lo strumento sarà approvato il giorno 8 marzo di quell’anno dal Cardinale de Granvela, Viceré del Regno(7).A Paolo Del Tufo, nei feudi di Vallata e di Vietri, subentra il figlio Cesare, che paga la tassa di successione alla Regia Corte nel 1575(8). Cesare cede il feudo a diversi vassalli. Secondo il Giustiniani (9), avrebbe venduto Vallata al Duca di sant’Agata, per poi essere riscattata nel 1610 da Francesco De Tufo. La notizia è del tutto attendibile ove si consideri che il Signore di Vallata era stato il destinatario di una “significatoria” da parte della Regia Camera della Sommaria il 27 marzo del 1610, per il pagamento del “relevio” su Vallata. E’ il segno delle difficoltà finanziarie in cui versavano i Del Tufo. Altre vendite sarebbero avvenute nel 1580-82 a favore di Beatrice de Rupt, marchesa di Quaranta, e nel 1582-1638 a pro di Scipione Carrafa, conte di Morcone. Erede di Cesare, deceduto nel 1587, è il primogenito Francesco Del Tufo il quale riesce a riscattare definitivamente il feudo nel 1639 e l’anno successivo stipula un contratto con le autorità di Vallata, in base al quale l’Università gli concede il diritto di riscuotere talune tasse, per soddisfare un debito di 700 ducati versati dal Del Tufo per pregressi debiti fiscali della comunità vallatese(10). Il povero Francesco sembra assumere quasi la funzione di curatore fallimentare e della famiglia e del paese. Il 12 aprile del 1644 muore in Vallata, lasciando i suoi beni alla figlia Fulvia Del Tufo, duchessa di Grumo, essendo stata dichiarata sua erede universale dalla Gran Corte di Vicaria il 17 giugno di quell’anno. Il pagamento del “relevio” viene effettuato in data 22 maggio 1645(11). Della baronessa Fulvia sono noti gli “statuti” stipulati con l’Università di Vallata riguardanti talune imposizioni ed i diritti usurpati sui territori di Maggiano, della Mezzanella ed i Piano delle Rose(12). Inoltre, dovette “soddisfazione e pagamenti fatti a’ creditori sovra Vallata” e stipulò una transazione con gli eredi Scotto per un censo di mille ducati imposto sulle rendite di Vallata(13).Per oltre un trentennio, con la baronessa Fulvia, Vallata è, sia pure nominalmente,un feudo dei Del Tufo. In realtà, le persistenti ristrettezze economiche rendono insostenibile l’onere di corrispondere i balzelli feudali dovuti alla Regia Corte, se è vero che sin dal 1639(?), quando ancora era feudatario Francesco Del Tufo, e fino al 1700, come risulta dai Cedolari, le tasse per Vallata furono pagate da Giovanna Frangipane della Tolfa. Costei sembra essere ormai la vera “Domina”, in vece della madre Fulvia Del Tufo, essendo proprio la “Duchissa Gravinae” che “preest intemporalibus”, ossia esercita il potere di fatto, come si legge in una relazione “ad limina” del 1663(14).
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(7) Idem ibidem, pag. 170
(8) E. Ricca, op. cit., vol IV, pag. 598
(9) Lorenzo Giustiniani, “Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, Napoli, 1805, tomo X, pag. 7.
(10) G. De Paola, op. cit., pag.170
(11) E. Ricca, op. cit., pag. 599
(12) Severino Ragazzo, Alcuni statuti o convenzioni regolanti i capitoli tra l’Università di Vallata
        -Chiancone e la sua feudataria la sig.ra Fulvia del Tufo, articolo in Vallata.org.
(13) UCLA, Orsini family papers, anni 1583-1702 e 1655, box 157, folder 5,box 158, folder 2.
(14) G. De Paola, op. cit., pag.173



        Figlia di Carlo, secondo Duca di Grumo, e della nominata Fulvia Del Tufo, baronessa di Vallata, nel 1647 sposa Ferdinando III di Gravina ed ha sei figli, due maschi, Pietro Francesco e Domenico, e quattro femmine, che faranno tutte vita claustrale. Essendo morto Ferdinando nel 1658, il titolo di Duca di Gravina passò al primogenito Pietro Francesco, sottola tutela materna, essendo in minore età. Tale tutela sarà esercitata fino a che egli non divenne maggiorenne, o, almeno, fino a quando, nel 1669, fa atto di formale rinunzia all’eredità in favore del fratello Domenico, per essere ordinato monaco domenicano, con il nome di Francesco Vincenzo Maria, essendo già entrato nel convento di Venezia sin dal 13 novembre 1668. Pietro Francesco sarà poi papa Benedetto XIII,con la consacrazione avvenuta in Roma il 29 maggio 1724(15). Al munifico pontefice dobbiamo delle ricche donazioni alla Chiesa Madre di Vallata, come calici in oro e preziosi paramenti sacri.

        Intanto Giovanna Frangipane della Tolfa aveva provveduto ad acquisire, per 33.900ducati, il feudo di Vallata. La data dell’acquisto è controversa, qualcuno la riporta al 1645, prima che sposasse Ferdinando Orsini, quando avrebbe avuto appena 20 anni, altri al 1653, vivente ancora il marito. Comunque, il Tribunale del Sacro Regio Consiglio aveva posto in vendita il feudo su istanza dei creditori del defunto avo Francesco Del Tufo e lo strumento di tale vendita risulta stipulato presso il notaio Giuseppe Montefusco di Napoli il 27 marzo 1677 ed approvato dal Marchese de los Veles, viceré del Regno, il 7 di aprile di quell’anno(16). Anche tale data appare poco convincente, nonostante i documenti la comprovino. Non si comprende, infatti, come il “Privilegio” con cui Vallata diventa Principato possa esser stato dato qualche anno prima che avvenisse l’acquisto del feudo. Giovanna,nel 1676, entrò nel Conservatorio di Santa Maria del Piede di Gravina e qualche anno più tardi divenne monaca con il nome di suor Maria Battista dello Spirito Santo. A Gravina fece realizzare numerose opere e, quando morì, il 22 febbraio 1700, spirando tra le braccia del figlio Cardinale, nel monastero fatto costruire da lei, la sua scomparsa suscitò unanime cordoglio nel popolo di Vallata, allorché la notizia giunse ivi il 5 marzo, come si legge in una nota del registro dei defunti dell’allora parroco don Bartolomeo Vella(17). Alla duchessa Frangipane della Tolfa succedette il figlio Domenico, che “soddisfece alla Regia Corte il “relevio” sulla Terra di Vallata nell’anno 1702”(18). L’Orsini, in realtà, era già 13°duca di Gravina, 4° Principe di Solofra, Conte di Muro Lucano, in conseguenza della rinunzia, di cui si è detto, da parte del fratello, e successivamente fu Signore di Vallata. Venne autorizzato a trasferire il titolo di Principe che aveva sul feudo di Galluccio, poi ceduto a Francesco Velluto, su quello di Vallata e divenne 1° Principe di Vallata con Privilegio dato ad Aranjuez il 1° maggio 1674(19). L’imposizione fiscale, particolarmente vessatoria, aggravata oltremodo dagli arbitrii dei riscossori, spinge i cittadini vallatesi a lagnarsi presso il Principe contro l’agente delle tasse, un certo Alessio Patetta(20).

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(15) E. Ricca, op. cit., vol IV, pag 457
(16) Idem ibidem, op. cit., vol. IV,pag. 599
(17) G. De Paola, op. cit., pag. 174
(18) E. Ricca, op. cit., vol IV, pag. 59
(19) Il libro d’oro della Nobiltà mediterranea- Gli Orsini di Gavina e Solofra
Davide Shamà, Genealogia della Dinastia Orsini, dalle origini ad oggi.
In“Genealogiae viginti illustrium familiarum” di Jabob Wilhelm von Imhof e Daniel De Milan-Vsconti, Amstelodami, MDCCX, il titolo di Principe di Vallata è attribuito a Ferdinando III di Gravina; così pure De Paola, in op. cit. pag.173. La notizia deve ritenersi inattendibile, essendo Ferdinando già defunto nel 1658.
(20) UCLA,Orsini family papers, anno 1700, Box 159, folder 2.



        Nel 1571 Domenico I° impalmò Luigia Altieri, nipote di Clemente X, ed in seconde nozze sposòIppolita di Tocco, dalla quale ebbe un figlio, Ferdinando Bernualdo Filippo(denominato Filippo Bernualdo), nato a Solofra il 1° giugno 1685(21).Domenico muore il 3 maggio 1705 e il giorno 11 di quello stesso mese Filippo Bernualdo I° è dichiarato erede di tutti i beni del padre dalla Gran Corte della Vicaria. Paga il “relevio” sui feudi di Gravina, Solofra, Muro e Vallatae consegue nel regio cedolario l’intestazione della terra di Solofra con il titolo di Principe(22). Filippo Bernualdo è anche 2°Principe di Vallata. A pro di d. Filippo Bernualdo Orsini, papa Clemente XI, con decreto in data 01.09.1708, ordina all’arcivescovo di Salerno ed ai vescovi di Muro Lucano e di Gravina di “pubblicare la scomunica” contro coloro che detenessero beni, crediti e scritture spettanti al predetto Duca di Gravina(23).Al 1711 data una istanza a Filippo Bernualdo circa l’esposizione di un debito residuo di Franceso Del Tufo, già Barone di Vallata, di 163 ducati, da pagare ad. Giuseppe Beghini(24). Dell’11 marzo 1717 è un compromesso stipulato fra il duca Filippo ed il Cardinale Orsini, suo zio Francesco, insignito della porpora cardinalizia il 1672, per la compravendita di Vallata, si ignora se a pro dell’uno o dell’altro(25). Reca l’anno 1723 il tomo VIII, di proprietà di Filippo Bernualdo, che contiene la platea di Vallata, con “descrizione della terra, iussi e prerogative, beni feudali e burgensatici, difese, rendite, nuovi acquisti ed altro”(26), il tutto corredato da un ricco apparato iconografico a colori, che comprende lo stemma degli Orsini, una mappa dettagliata della Vallata di allora, nonché 48 piante e vedute delle proprietà di quella famiglia. Con chirografo in data 05.09.1729, papa Benedetto XIII, zio del Duca di Gravina,ordina perentoriamente di trasferire tutte le carte degli Orsini presso Filippo Bernualdo, consentendo, tuttavia, ai creditori, di poterle consultare(27). Si trattava, indubbiamente, di una saggia decisione, al fine di salvaguardare dall’ingiuria del tempo e degli uomini preziosi documenti altrimenti destinati alla dispersione o alla scomparsa. Filippo Bernualdo sposò in prime nozze Giovanna Caracciolo, figlia del principe di Torella, ed in seconde nozze Giacinta Ruspoli, figlia del principe Francesco Maria. Dalla seconda moglie ebbe Domenico, destinato a succedergli, dopo la sua morte avvenuta il 4 gennaio 1734 nel celebre palazzo “Gravina” di via Monteoliveto a Napoli(28), ora sede della facoltà di Architettura, fatto costruire, nel XVI secolo, da Ferrante di Gravina per i familiari e per gli amici, come ancora si legge nel frontespizio. Domenico II Orsini duca di Gravina, conte di Muro e Principe di Solofra, nonché 3° Principe di Vallata, con decreto di preambolo della Gran Corte della Vicaria fu riconosciuto erede dei beni del genitore il 2 marzo di quello stesso anno(29).
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(21) E. Ricca, op. cit., pag. 457
(22) Idem ibidem
(23) Archivio Storico Capitolino, indice risorse digitali, Archivio Orsini, segnatura II A39.07, n° catena 1310, Regesto Pressutti.
(24) UCLA,cit., Box 159, folder 2.
(25) UCLA,cit., ibidem
(26) UCLA,cit., Box 267, folder 1.
(27) ASC,cit., segnatura II A 33,020, n° catena 1319, Regesto Pressutti.
(28) G. De Paola, op. cit., pag. 175
(29) E. Ricca, op. cit., pag. 457



        Sposa nel 1738 Paola Flaminia Erba-Odaleschi di Baldassarre, duca di Bracciano, che gli muore pochi anni più tardi, dopo aver generato Filippo Bernualdo II il 9 agosto 1742(30).In considerazione del fatto che l’Orsini era ormai vedovo, il papa Benedetto XIV, nominato Cardinale da Benedetto XIII, lo promosse all’onore della porpora il 9 ottobre 1743(31). Fu l’ultimo Cardinale della famiglia Orsini. Ebbe l’alto lustro di essere nominato Oratore della regina di Napoli Maria Amelia e da Carlo III di Borbone venne insignito del titolo di Grande di Spagna. L’alto prelato, nonostante tali alte dignità, si distinse per la grande generosità nei riguardi dei poveri e fu zelante, liberale e munifico con le chiese assegnate alla sua cura. Amava trascorrere parte delle vacanze proprio nell’avito palazzo ducale degli Orsini a Vallata, in Largo del Palazzo, cui era annessa la chiesa del Purgatorio. Nonostante gli oneri connessi alla prelatura, conservò il “Patronatus”sui feudi di Gravina, Muro e Solofra e, quindi, anche su Vallata, che certodovette beneficiare della munificenza del Cardinale. Per l’amministrazione del paese si servì di intermediari di fiducia, tanto che nel 1752 Vallata risulta in podestà di Giulio Cesare Gualtieri di Napoli. Inoltre pagò le tasse feudali per Vallata e per Solofra dal 1732 al 1766(32). Quando morì, dopo un lunghissimo ministero, il 19 gennaio 1789, la Gran Corte dichiara suo erede, il 17 febbraio di quel medesimo anno, Filippo Bernualdo II ( ma battezzato Amedeo) Orsini, suo figlio primogenito, 4° Principe di Vallata. Egli “ottenne nel regio cedolario della Provincia di Principato Ultra l’ultima intestazione delle terre di Vallata e Solofra col titolo di Principe nel dì primo dicembre del1790”(33). Essendo, intanto, intervenuta la eversione della feudalità nel 1806, il Comune di Vallata, a riprova dell’atavico spirito pugnace dei suoi abitanti, sostiene una lite contro il Duca di Gravina riguardo alla esazione del terraggio sull’intero territorio e la “revindica della difesa della Mezzanella, detta Mezzana Valle donne, alla spettanza de’ territori denominati il Casale e Santalucia e di 380 tomoli di terreno del territorio di Maggiano etc.”(34). Da parte della Commissione feudale furono emanate due sentenze il 19 maggio del 1809 e il 6 luglio del 1810(35). Filippo Bernualdo sposò Maria Teresa Caracciolo, figlia di Marino Francesco Principe di Avellino, con la quale procreò Domenico III, nato il 19 ottobre 1765. Costui sposò Faustina Caracciolo di Giuseppe, Principe di Torella e morì prematuramente, prima del padre, il 18 luglio 1790(36). Il figlio Domenico IV nasce postumo, il 23 novembre del medesimo anno, e succede all’avo Filippo alla morte di costui nel 1824. E’, a titolo onorifico, il 5° Principe di Vallata. Anche Domenico è ormai oberato di liti con i feudi dismessi, come quella con l’Università di Solofra discussa presso la Commissione feudale di Napoli(37), che emanò ben quattro sentenze fra il 1809 e il 1810. Domenico IV fu Ministro della guerra, Luogotenente generale delle armate pontificie e Senatore di Roma. Nonostante tali prestigiosi incarichi ed i titoli magniloquenti ma meramente onorifici, il tramonto del regime feudale cagionava gravi difficoltà economiche, per cui si decise a trarre in moglie,nel 1823, Maria Luisa Torlonia, figlia del ricchissimo duca di Bracciano, Giovanni, dalla quale ebbe un maschio di nome Filippo, nato il 9 dicembre del 1842(38). Filippo succede al padre alla sua morte, avvenuta il 18 ottobre 1874. E’, sia pure nominalmente, il 6° Principe di Vallata. Muore a Roma nel 1924.
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(30) E. Ricca, op. cit., pag. 458.
(31) G. De Paola, op. cit., pag. 176
(32) Idem, ibidem, pag. 177
(33) E. Ricca, op, cit., pag. 458
(34) Idem, ibidem pag. 599
(35) Idem, ibidem, nota n° 20 di pag. 599:[le sentenze n.d.r.] “si leggono nel Bollettino del 1809 n°5 pag.98 e nel Supplemento n° 1 pag. 137. I documenti che i litiganti subirono si trovano nel vol. 549 de’ processi della predetta Commissione dal n° 3119 al n° 3124”.
(36) G. De Paola, op. cit., pag. 179
(37) E. Ricca, op. cit., pag. 458
(38) E. Ricca, op. cit., pag. 458



        Per la serie completa ed esaustiva di tutti i Feudatari e Signori di Vallata si rimanda al testo di Gerardo De Paola, più volte citato, da pag. 152 a pag. 181.

Rocco De Paola

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