CENNI STORICI - Conoscere l'Irpinia

PRIMA ESCURSIONE.    

 La meta programmata della prima uscita è stata Rocca San Felice e la valle d'Ansanto. Dopo aver consumato una colazione a sacco nella piazzetta del paese, i ragazzi hanno iniziato la loro visita ascoltando una breve storia del luogo fornita da una delle guide accompagnatrici. Il centro abitato si trova in una zona nota anticamente col nome di Ampsanctus e oggi con quello di valle d'Ansanto.
    Le prime testimonianze di insediamento nella zona risalgono al periodo che va dal VII al III sec. a.C., intorno al lago d'Ansanto, luogo di culto della dea Mefite. Gli scavi condotti nella valle hanno portato alla luce la ricca stipe votiva del Santuario che ne testimonia l'esistenza almeno dal IV sec. a.C.. Nel museo Irpino sono conservate delle piccole statue fittili, alcune di tipo italico, altre di tradizione culturale greca. Sono state inoltre rinvenute tracce di abitazioni probabilmente usate dai coloni addetti al santuario ed un emporio. A seguito della dominazione dei Romani, la dea Mefite si trasformò gradualmente da divinità benefica in divinità degli Inferi. Il culto scomparve del tutto con l'avvento del Cristianesimo, tuttavia il sito conservò la sua sacralità ospitando il santuario di Santa Felicita. L'attuale Rocca San Felice ha avuto origine dalla divisione del Principato di Benevento da quello di Salerno voluta dall'imperatore Ludovico Il verso la fine dell'849, per porre fine ad una decennale guerra fratricida. A difesa dei confini dei due principati i principi costruirono alcune fortificazioni: da una parte i castelli di Guardia dei Lombardi, Monticchio e  Torella dei Lombardi, dall'altra S.Angelo all'Esca e appunto Rocca. Sul finire dell'era normanna era signore del castello un certo Rogerius de Castellovere, sostenitore di Tancredi. Nel 1300 Rocca appartenne a Landolfo d'Aquino, passò poi ai Saraceno, ai Caracciolo e, verso la fine del 1500, a Giovanni Battista che assunse il titolo di barone. Successivamente appartenne ai Capobianco, signori di Carife. Nel 1750 la compilazione del catasto onciario presenta Rocca come un paese dedito all'agricoltura ed alla pastorizia, attività in parte sviluppate ancora oggi.
    I nostri allievi hanno visitato dapprima il centro storico dalle caratteristiche rampe e le case in pietra, risalenti al '600 e '700. Quindi sono stati condotti al Museo Civico che espone i manufatti rinvenuti nel castello: fermagli e spille usate dalle dame dell'epoca e numerose monete; accanto a questi si notano anche utensili che risalgono addirittura al 2000 a.C. quali punte litiche di frecce preistoriche.


    Inerpicandoci per le caratteristiche scalinate in pietra bianca siamo giunti al castello medievale del 1100. Esso, in epoca longobarda, aveva funzione di vedetta ed è ricordato anche perché nella torre fu rinchiuso Enrico, figlio di Federico Il. Di esso restano soltanto la torre cilindrica in pietra ed alcuni tratti della cortina di cinta muraria. I ragazzi hanno potuto visitare l'interno della torre principale (Dojon) che ha una base di dieci metri e comprende, su quattro livelli, il magazzino, la cisterna, la cucina e ambienti di servizio e residenziali. I ragazzi, durante la spiegazione, sono stati coinvolti nel riconoscimento delle strutture architettoniche indicative dei locali e degli strati di costruzione.

 

 

    La seconda tappa della giornata è stata la valle d'Ansanto, un luogo posto nel cuore dell'Irpinia, dove dalle viscere della terra esalano vapori di zolfo: questi creano fenomeni naturali e una scenografia ambientale di grandissima suggestione. Si tratta di un'ampia valle del tutto priva di vegetazione, una ferita aperta nel verde di un paesaggio che un tempo fu prevalentemente boscoso e che oggi è agricolo. In questa ferita di un biancore rilucente si trova un Iaghetto di fango grigio, che sollecitato dai soffioni sulfurei, ribolle eternamente, creando vortici e gorghi che inghiottono tutto ciò che vi si getta per restituirlo talvolta in superficie completamente disidratato. Accanto al Iaghetto, in notevole pendenza, scorre, tra rocce annerite ed incrostate dall'acqua, anch'essa satura di zolfo, un ruscello, che attraversa l'intera valle per sparire nel suo fondo.
    In questo luogo, dove la natura si manifesta con tanta inquietante potenza, gli antichi immaginarono che si trovasse un passaggio tra il mondo degli umani e quello degli dei e lì si recarono per secoli, a venerare, interrogare e propiziarsi la grande dea che credevano abitasse quella valle misteriosa, MEPHITIS.

    L'interesse per la valle d'Ansanto ha, pertanto, origini assai antiche; il fenomeno naturale del fango ribollente rese questo luogo famoso già nell'antichità e numerosi scrittori, a vario titolo, ne trassero materia di studio e di ispirazione. Basti ricordare Virgilio.

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