CENNI STORICI - Conoscere l'Irpinia

QUARTA ESCURSIONE.

    La quarta giornata ha avuto come meta Torella dei Lombardi (castello con annesso museo) e Sant'Angelo dei Lombardi (Goleto).
    La prima tappa è stata fatta aIl'abbazia del Goleto. Guidati dalle esperte e da un ospitale monaco, i ragazzi hanno potuto ammirare questo bellissimo complesso religioso, fondato da San Guglielmo che nacque a Vercelli intorno al 1085. Pellegrino verso la Terra Santa, conobbe l'Irpinia e vi scoprì la sua vocazione d'eremita e, allo stesso tempo, di fondatore dei monasteri e missionario tra quelle popolazioni. Nel 1114 dette vita alla comunità maschile di Montevergine e nel 1133, giunto al Goleto, dopo aver vissuto nella cavità di un grosso albero, iniziò la costruzione del monastero femminile. Al Goleto passò gli ultimi anni della sua vita, anche se, di tanto in tanto, se ne allontanò: morì il 24 Giugno del 1142.
    La struttura primitiva del complesso religioso, nella fase della sua storia detta "epoca delle monache" comprendeva la chiesa posta al centro e con la facciata volta ad occidente, il monastero grande delle monache a fianco dell'abside e quello più piccolo dei monaci davanti alla facciata. I monaci avevano il compito della guida spirituale e dell'assistenza economica delle monache, che vivevano in stretta clausura. Sotto la guida di celebri badesse - Febronia, Marina I e Il, Agnese e Scolastica - la comunità crebbe e diventò famosa per la santità delle sue ospiti e il monastero si arricchì di terreni e di opere d'arte. Il periodo d'oro abbraccia circa due secoli, poi - dal 1348, anno della peste nera - inizia la lenta e inesorabile decadenza. Papa Giulio Il, il 24 gennaio 1506, ne decretò la soppressione che, di fatto, avvenne con la morte dell'ultima badessa nel 1515.
    Con la fine della comunità femminile goletana inizia l'epoca dei monaci e il monastero fu unito a quello di Montevergine.
    Iniziò così una lenta ripresa, che ebbe un impulso determinante da papa Sisto V, già superiore del convento francescano di Sant'Angelo dei Lombardi.
    Il periodo migliore fu tra la metà del Seicento e la metà del Settecento e culminò con il restauro completo del monastero e la costruzione della chiesa grande, opera di Domenico Antonio Vaccaro.
    Nel 1807 il sovrano di Napoli, Giuseppe Bonaparte, soppresse l'Abbazia. Il corpo di San Guglielmo fu traslato a Montevergine e le suppellettili del Goleto furono divise tra i paesi vicini.
    Dal 1807 al 1973 il monastero restò abbandonato e gli appelli di alcuni per il recupero del venerato monumento risultarono vani. Così chiunque poté trafugare portali e pietre; i tetti e le mura crollarono, i rovi diventarono padroni incontrastati insieme ad animali d'ogni tipo. Solo il casale dei contadini continuò la sua vita secolare.
    Nonostante l'usura del tempo, il vandalismo degli uomini ed il susseguirsi dei terremoti, ancora oggi possiamo ammirare alcuni tesori artistici che resero famoso il Goleto.
    Vero capolavoro d'arte romanica è la torre Febronia che prende il nome dall'ultima badessa che ne dispose la costruzione, nel 1152, per la difesa del monastero. Essa presenta incastonati numerosi blocchi con bassorilievi provenienti da un mausoleo romano dedicato a M. Paccio Marcello. La torre era a due piani e al secondo si accedeva tramite un ponte levatoio. Nella parte superiore si conservano alcune sculture simboliche, caratteristiche dell'arte romanica.

    Al centro del complesso monastico, si conservano le due piccole chiese sovrapposte, che stanno a segnare il passaggio tra l'arte romanica (chiesa inferiore, 1200 circa) e quella gotica (chiesa superiore, terminata nel 1255). La chiesa inferiore nacque come cappella funeraria. Presenta una pianta a due navate, separate da due colonne monolitiche che terminano con capitelli bassi dai quali partono gli archi che sorreggono la crociera e raggiungono le semicolonne emergenti dalle pareti laterali.

    Il gioiello dell'abbazia è la cappella di San Luca. Si raggiunge da una scala esterna il cui parapetto termina con un corrimano a forma di serpente con un pomo in bocca.
    Il portale d'accesso è sormontato da un arco a sesto acuto e da un piccolo rosone a sei luci. Sul fronte dell'arco alcune scritte ricordano che la chiesa fu fatta costruire da Marina II per accogliere le spoglie di San Luca.
    L'interno è costruito da una sala piccola a due navate coperte da crociere ogivali, che poggiano su due colonne centrali e su dieci mezze colonne immerse nei muri perimetrali. Le basi ottagonali delle colonne e i capitelli decorati di foglie ricurve, su due ordini asimmetrici, richiamano - secondo molti studiosi - la residenza fatta costruire da Federico II a Castel del Monte, in Puglia.
    All'esterno completano la struttura due piccole absidi sorrette da mensole e, tutt'intorno alle pareti, barbacani con teste di animali e motivi ornamentali.
    Dei numerosi affreschi cinquecenteschi che arricchivano la chiesa non restano che due medaglioni, raffiguranti le badesse Scolastica e Marina, e qualche episodio della vita di San Guglielmo.
    Pregevoli gli altari, soprattutto quello costituito da una lastra di marmo sostenuta da quattro colonnine munite di eleganti capitelli e di basamenti tutti diversi tra loro.
    La pluralità ben amalgamata di forme artistiche diverse, l'architettura gotico-pugliese, le forme cistercensi, la scultura irpino-sannitica, fanno della cappella di San Luca uno dei monumenti più preziosi dell'Italia Meridionale.
    L'architetto napoletano Domenico Antonio Vaccaro edificò tra il 1735 ed il 1745 la chiesa grande detta del Vaccaro. Pur priva, oggi, della copertura e di altre parti importanti, conserva tuttavia un fascino incredibile. La pianta è a croce greca, sormontata - in origine - da una cupola centrale. All'interno si sono salvati solo alcuni stucchi, mentre si può ammirare in tutta la sua bellezza il disegno del pavimento, recentemente restaurato.
    Oltre ai blocchi con bassorilievi incorporati alla Torre Febronia, al Goleto si possono ammirare altre pietre scolpite. Pregevoli le figure di animali e le decorazioni del portale principale (sec. XII), anche se alcune sono molto rovinate.

    

        Due figure romane ornano le facce visibili di un grosso blocco di pietra, oggi inserito nel muro che fa angolo con il recinto del giardino.
    Altra bella scultura, che si fa risalire al periodo augusteo, è posta sul campanile, a fianco dell'ingresso alla chiesa inferiore. Si tratta di un'opera funeraria e questo spiega la sua attuale ubicazione. Infine, merita di essere segnalato il sarcofago poli-cromo che custodi il corpo di San Guglielmo.
    Nel 1973, padre Lucio de' Marino, monaco benedettino, con caparbio amore volle riportare alla luce l'antica abbazia.
    Durante la visita il monaco accompagnatore ha invitato i ragazzi ad osservare alcuni minuti di meditazione dopo aver loro ricordato il valore della semplicità e del silenzio. La visita, arricchita da questo momento d'intensa spiritualità, è stata vissuta con molta partecipazione dai ragazzi.

    La seconda tappa della giornata è stata Torella dei Lombardi dove siamo giunti circa alle ore 17,30.
    La fondazione di Torella risale all'epoca longobarda quando, nell'848 si formarono i Principati di Benevento e Salerno. Il confine tra questa due realtà politiche era segnato dai gastaldati di Conza e Frigento. Per difendere questa linea il Principe di Salerno fondò la fortezza di Torella, insieme a quelle di Sant'Angelo e Guardia.
    Intorno al maschio si addensò in breve tempo un agglomerato urbano abitato dai contadini del luogo che cercavano protezione dalle incursioni degli irrequieti confinanti e dei temibili Saraceni. Torella passò ai Normanni dopo che, nel 1076, Roberto il Guiscardo conquistò Conza e gli altri gastaldati del Principato di Salerno.
    Torella diventò, secondo gli usi normanni della divisione del territorio, una baronia che faceva parte, forse, della contea di Sant'Angelo. Si alternarono nel castello vari feudatari e le dinastie mutarono in sincronia con gli eventi del Regno delle Due Sicilie: i Saraceno, i Della Rosa, i Caracciolo, il cui ultimo discendente, nel 1959, donò il castello al Comune.

    I ragazzi hanno potuto visitare l'interno del Castello Candriano. Particolarmente apprezzata è stata la visita alle poderose torri cilindriche oltre che al grande cortile e al portale cinquecentesco. Il Castello è anche la sede del Museo civico e qui i ragazzi hanno osservato numerosi reperti archeologici (piatti, brocche, olle, monete) recuperati nel corso degli scavi di restauro dell'edificio.
    Durante gli scavi di restauro effettuati nei castello sono stati rinvenuti numerosi manufatti di ceramica da cucina e da mensa, per lo più d'epoca tardo-medioevale e dei secoli XVI e XVIII. Nelle maioliche più antiche, del XIII-XIV secolo, si notano soprattutto motivi decorativi vegetali e geometrici; decorazioni a stella caratterizzano le smaltate di transizione, mentre la produzione successiva appare decorata con maggior estro di forme e colori.
    Legate alla storia del castello sono i piatti con lo stemma dei Caracciolo su fondo bianco.
   Gli scavi hanno anche restituito oggetti in vetro, metallo, terracotta e pietra.

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