Vallata - un isola nel mare dei dialetti meridionali -

BIOGRAFIA

Cicchetti Domenico Maria nato il 01.01.1925,a Vallata (AV) piccolo centro agricolo dell'interland Irpino, da famiglia piuttosto modesta e laboriosa, come d’altronde era tutto il gruppo sociale.

In tenerissima età è orfano della Madre, figura che resterà ben incisa e presente nella sua vita di uomo e di padre.

Compie il ciclo delle elementari nel paese natio. E’ proprio durante questi primi approcci di studio è portato ad avere letture libere.

La sua vivacità cd acume è notata de un membro di una famiglia facoltosa del paese Don Ciccio Tullio Cataldo e viene da questi assunto in qualità di lettore.

Legge giornali, riviste, libri all’anziano Tullio. poiché colpito da cecità precoce.

Col passare degli anni il "lavoro" che ha lo porta ad essere uno della famiglia, sino ad occuparsi degli affari della famiglia stessa.

Si ritiene essere fortunato, ed invidiato dai coetanei e compaesani tutti. Fortunato perché il suo piccolo impegno era da ulteriore sostentamento alla propria numerosa famiglia; invidiato in quanto aveva la possibilità di poter essere informato su quanto avveniva nel mondo e godeva non solo del materiale messo a sua disposizione, ma anche di essere il primo, se non l’unico, ad assistere ai movimenti letterari del tempo, dato l’aggiornamento della ricca e varia biblioteca.

Questa sua mansione lo porta ad essere maturo sotto l'aspetto culturale ed arricchirsi intellettualmente.

Detto bagaglio lo adopera non solo nella contabilità della famiglia Tullio, ma anche nello scrivere lettere personalissime.

Don Ciccio fa in modo che il piccolo "Mimì" non si perda nel marasma della quotidianità e lo invoglia allo studio o quantomeno a mettere in pratica quanto appreso dalle varie letture ed esercitazioni pratiche.

Gli fa conseguire il diploma di licenza media. Gli studi sono personali,è perfetto autodidatta.

Gli ulteriori impegni che gli vengono affidati della famiglia Tullio lo allontanano dall’amata lettura, e lo portano a Lago Patria (NA) per mettere ordire a certi "affari"dell’azienda. E’ contabile.

La grande volontà e l’entusiasmo è tale e tanto da fargli affrontare la maturità Magistrale ad Avellino presso l’Istituto Magistrale "Imbriani". che consegue con lodevole successo.

Nel giovane "enfant prodige" matura l’idea di uscire da quel guscio "sponsorizzato" e vedersi libero da ogni impegno, per esprimere al meglio la propria personalità e vivere più da vicino alcuni problemi sociali, che quei piccoli "Baronetti" trascuravano per lievitare i propri interessi.

E' il periodo in cui si dedica alla vita Politica attiva.

Conosce eminenti figure politiche che a Vallata vengono confinate e vengono a tenere discorsi di un certo fervore.

Si scrive al P.S.I. nel 1944 e vi rimarrà iscritto tino al 1972 aderendo all’ala di sinistra capeggiata da Lombardi.

Dal 1949 al 1953 è corrispondente de l'Unità.

Le sue lotte non hanno nulla di intenta, ma sapore di cambiamento e di crescita democratica.

Nel frattempo — nonostante le teorie acquisite — lavora ancora in casa Tullio, dove la fiducia, invece di scemare si accresce.

Nel 1952, sposa la sua compagna degli anni giovanili, che purtroppo perderà prematuramente.

Nello stesso anno si licenzia dalla famiglia Tullio per andare a lavorare in Foggia presso l'azienda Rosa Rosa, in qualità di ragioniere.

Cosa è che allontana il promettente Domenico dal paese natio? Sono successe molte cose. Innanzitutto il suo modo di politicare che contrasta nettamente con le idee di qualche "baronetto" del paese; la delusione più cupa e cocente è il mancato concorso a Segretario Comunale presso il Municipio di Vallata, certamente non per la sua preparazione bensì per non essersi affiliato ad un’altra corrente politica.

E’ costretto quindi ad "emigrare".E da emigrante vive a Foggia dal 1953 a1 l955. Anche presso la su indicata azienda di legnami sì conquista la simpatia e la stima, per il suo senso di responsabilità e di fiducia, che lo porteranno a scalare tutti i grandini della scala gerarchica, da semplice impiegato a ragioniere in seconda.

In questi anni non abbandona gli studi.

E'il periodo in cui studia e si prepara, con serietà e serenità, per il concorso magistrale che partecipa per la provincia di Foggia.

Concorso che supera in modo brillante, occupa il terzo posto della graduatoria generale.

E’ di ruolo nel 1955 presso la scuola elementare di S. Agata di Puglia (FC).

I suoi ideali non si sono spenti. Maturano sempre più le sue convinzioni politiche. I suoi interessi non si rivolgono solo alla politica bensì anche come educatore e pedagogo dove la sua professionalità si evolve e si accresce attraverso corsi di perfezionamento e di aggiornamento che lo portano alla interiorizzazione e correttivi ai nuovi programmi dal 1955 che applica con entusiasmo ed una forte carica emotiva.

Al paese natio ha la possibilità di rientrare come educatore, nel 1960.

Esercita la sua professione con generosità e più rigorosa modestia.

Diventa punto di riferimento per tutti: capi d’Istituto, colleghi ed alunni. Mai si è sentita una espressione di rifiuto. La sua disponibilità lo a1loca alla mansione di Segretario della Direzione Didattica del Circolo di Vallata:

In lui sono maturate tante esperienze didattiche tali da poter dare suggerimenti sempre più validi.

I suoi orizzonti sì allargano; vive nel tessuto sociale ed è artefice di tante manifestazioni: culturali, ricordiamo la programmazione di recite — Sangue Romagnolo, Biancaneve e i sette nani —: il primo carnevale vallatese con sfilata di carri allegorici: sportive: è presidente della Polisportiva Stella Rossa con cui consegue numerose vittorie in campo calcistico, organizza il primo giro ciclistico della Baronia, il primo torneo dì dama; e politiche:

è Consigliere Comunale per ben venticinque anni, stando all'opposizione.

La sua Voce di minoranza è sempre accettata dalla maggioranza in quanto non "nemico" da combattere, ma da ascoltare e vagliare per la sua spiccata intelligenza e discrezione, in quanto il suo esprimersi non è per il gusto di farsi sentire ma di focalizzare l’argomento e mettere a nudo i problemi più scottanti, senza raggiri e mezzi termini.

Proprio il suo modo di parlare ed esporre la sua figura incute timore e rispetto nello stesso tempo.

Dal 1975 al 1987 è iscritto al P.C.I. ricopre incarichi di segretario di sezione, nel Comitato Provinciale,e consigliere della Comunità Montana Valle Ufita più volte candidato al collegio Provinciale.

Il suo vivere sociale si completa con un mensile da egli stesso fondato, dal titolo "Vallata 30 giorni", sulle cui pagine sono delineate in modo evidente la sua coscienza matura e gioviale combattività.

Ogni manifestazione da lui organizzata diventa occasione di trascinare e coinvolgere tutta la cittadinanza di ogni età ed estrazione sociale e il segreto del suo successo e da ricercarsi nella dedizio e passionalità che riusciva a trasmettere, persino ai più scettici.

Si immedesima non solo nei momenti di relativa piacevolezza, ma anche di lotta.

E’ ìn prima fila in manifestazioni di rivendicazione, qualunque essa fosse: è con i pensionati, quando egli non è pensionato; è con i contadini, quando egli non è contadino: è coni gli operai, quando egli non è operai:

e con gli studenti, quando egli non è studente; è con i disoccupati, quando egli non disoccupato.

E certamente una figura di variegati interessi e lo dimostra il fatto di essere sempre pronto e disponibile a guidare a lottare sempre con lealtà e parità di altri, senza maì farsì intimorire ed affrontare qualsivoglia ostacolo con coraggio e fermezza di intenti.

Esempi elencati e tangibili sono suoi lunghi discorsi tenuti durante le varie campagne elettorali. La sua oratoria non è mai fatta di appelli discriminatori nè tanto meno di aspre invettive. La sua è una voce ammaliatrice, con tonalità pacata e suadente.

Ma gli "interessi" non fanno maturare i "frutti" sperati e questo non lo scoraggia affatto, anzi lo rende più combattivo, senza mai demordere.

Un ulteriore interesse lo porta ad avere esperienze nuove.

Le reminiscenze giovanili e l'entusiasmo gli fanno scaturire l’idea di un ritorno, "legittimo" del suo tempo andato: forma il "Gruppo Folk Vallatese" a cui dà il compito di revocare le tradizioni del Paese con canti, balli e costumi.

Molti giovani vivono con lui momenti orgogliosamente entusiasmanti.

I successi si susseguono: si compete con gruppi di fama internazionale.

I membri del Gruppo trovano, in questo frangente, motivo di riscoprire un passato che gli appartiene.

E in auge la parlata dialettale.

E grazie all’inventiva e fantasia dell’autorevole animatore del Gruppo, che qualcuno è stato invogliato — in questo perioda — a raccogliere e trascrivere vari canti - serenate,invettive, maitinate — e storielle tipiche di vita vissuta di ogni sorta.

Materiale,questo, che sussisteva solamente in forma ora1e e che mano a mano era, ed è, destinato ad una morte lenta ed inopportuna

Il Gruppo in questi anni - dal 1973 al 1978 - diventa portavoce di usi, costumi e tradizioni popolari di Vallata.

La vivacità dell’esecuzione dei balletti e la varietà scenica fanno del Gruppo Folk il baluardo della Baronia, che rappresenta in varie manifestazioni, in Provincia e fuori Provincia. Vive questa esperienza in modo intensa ed orgogliosa. Profondo è il suo rammarico quando vede sfaldarsi ciò che aveva creato per scommessa e che si era rivelato un gioco affascinante e travolgente, il cui destino aveva riservato ad alcuni — molti —membri del Gruppo una vita diversa, lontana dal proprio ambiente,

Nonostante tutto non si esaurisce. Forma un nuovo Gruppo Folk che, purtroppo, non possiede lo stesso interesse e spirito di continuità.

Non si lascia sfuggire l’occasione di raccogliere appunti, anche se in modo disordinato. Trascive tutto ciò che gli capita di sentire: un aneddoto, un espressione, un modo di dire.

Inconsciamente mette insieme tanto di quel materiale da far invidia ad un vero professionista in materia. La malattia, un infarto lo colpisce nel 1984, lo allontana dal suo tavolo di lavoro, E il momento di mettere ordine ai suoi appunti. Ciò che lo aiuta è la sua spiccata capacità memorizzativa. Viene a galla, spillato dalla memoria della sua esperienza giovanile materiale più riposto. Egli non vuole solo questo, cioè trascrivere, ma trascendere, andare al di là della parola e della forma. Si propone, così, di scrivere, di fare e non di ripetere, una grammatica della lingua "parlata" Valletese.

E' una "parlata" come sappiamo che si contraddistingue dalle altre viciniore; e una "isola" dei dialetti circostanti. Sino a questo momento nessun intellettuale ha mai messo per iscritto una grammatica che rappresenta la quotidianità di ogni individuo, quale membro della comunità.

Ha intrapreso una strada apparentemente senza uscita e piena di inganni che ha saputo incamminarsi e raggiungere la meta senza fretta. Il suo lavoro è metodico. minuzioso e di continui confronti — sia sotto l’aspetto morfologico che sintattico —.

Enorme è il suo sforzo ed enorme la sua passione e generosità. Proprio, per le caratteristiche che presenta il "dialetto" Vallatese definì il titolo, pensato e travagliato, "Un’isola nel mare dei dialetti meridionali".

Purtroppo dopo aver curato con intelligente metodicità. non ha potuto vedere la pubblicazione del libro poiché la morte lo coglie prematuramente nel 1987.

I1 testo edito nel l998 dalla tipografia Cautillo con la prefazione del più illustre italìanista: Tullio De Mauro, della Università "La Sapienza" di Roma.

E, fuori discussione, un testo che a Vallata e a tutti i Vallatesi, ovunque residenti, mancava. Esso rappresenta una parte di ognuno dì noi. E una enciclopedia tascabile: è piena di parodie, quartine, motti, soprannomi ed altro ,materiale capace di richiamare alla memoria dei più aneddoti di Vita quotidiana, dove essi restano i veri protagonisti più schietti e genuini.

Per la ricchezza di argomentazioni il testo si rende un vero scrigno, dove sono racchiusi tesori di estremo valore.

A questo punto, — anche se le parole non sono mai sufficienti ad esprimere sentimenti ed emozioni — noi tutti non abbiamo altro da dire che: Grazie! Grazie per averci donato una siffatta opera; grazie per averci ricordato; grazie per averci onorato della sua presenza.

Noi tutti lo ricordiamo con riservata dedizione, e ben sappiamo di come ha saputo condurre una esistenza amministrata con equilibrio e decoro.

Il suo ricordo ci parla ancora tuttora con voce ,sommessa, accarezzata da un amichevole sorriso; e questo lo testimonia anche quanto è scritto sulla lapide:

"Tace la tua voce
non la sua eco,
imperitura"

PREFAZIONE

Un impegno di cultura

  1. Alla testata dell'Ufita, l'affluente del Calore, Vallata sorge alta tra le colline e i monti che segnano il confine tra le colline e i monti che segnano il confine tra l'Irpinia e la Puglia,sulla strada statale,91, che collega con un trotuoso cammino Benevento a Eboli.
    A una sessantina di chilometri da Avellino, è arroccata a quasi novecento metri sul livello del mare.

    Quando è sereno, vantano che lo sguardo spazi dai monti della costa adriatica al Vesuvio. Oltre la valle dell'Ufita,stanno paesi i cui nomi sono noti ai cultori di memorie desanctisiane: Morra, Andretta, Bisaccia,Calitri, Lacedonia. Ancora più lontana, verso Avellino Nusco.
    Ogni paese rivendica una sua fisionomia e presenta, in effetti, tratti di identità non confondibile. La parlata è un fattore importante di identificazione.

    Quella di Vallata non era stata oggetto di raccolte sistematiche e specifiche di studi. e già questo è un primo elementare  e decisivo merito del lavoro di Domenico Cicchetti, maestro elementare e per trent' anni consigliere comunale di Vallata.

    L'opera non è e nè poteva essere improvvisata. Essa presuppone non solo una lunga consuetudine col natio loco e il suo idioma, che ogni vallatese può avere, anche se le memorie del nucleo antico, più impervio, si vanno smarrendo. Ma presuppone tutto un amoroso studio, fatto di ostacolo e di attenzione paziente, di confronti, di annotazioni e correzioni: un lavoro non facile di estraniazione e distacco dall'immediatezza linguistica, proprio per poterla identificare con sicurezza nei suoi tratti e offrire ricomposta in forma ordinata, sistematica.

    Partendo da questo suo lavoro, Cicchetti cercò di aprirsi la strada verso il dominio di adatti strumenti di analisi. Lo specialista che dovesse rilevare qualche ingenuità nelle parti fonetica ed etimologio-dialettologica, abbia la bontà di riflettere autocriticamente su quanto poco si è fatto perché le tecniche più sicure di analisi di fatto linguistici fossero messe alla portata di tutti gli interessati, che sono ormai non pochi, e spesso lontani dai centri accademici. Del resto, queste mende della parte fonetica ed etimologica non toccano la molta buona polpa documantale che il libro ci offre.

    Cicchetti né era consapevole e avrebbe certamente provveduto egli stesso a toglierle, se la Morte non l'avesse impedito. Poco prima che un rinnovato attacco del male lo portasse via, egli aveva voluto scrivermi e mandarmi la monografia per metterla a punto ai fini della stampa. Mi scriveva nel luglio del 1987 :"Michele D'ambrosio, deputato della mia circoscrizione, mi ha presentato a mezzo telefono è mi ha chiesto (...) di leggere questa allegato monografia (..). Il contenuto di tale studio ed il mio intendimento sono esposti nella premessa. Mi permetto di chiedervi  un (...) giudizio e(...) una vostra prefazione. Questo e nei voti ed è il solo premio che mi aspetto per un lavoro di alcuni anni di ricerca (...)". Il testo esce purtroppo, ormai, postumo. Con gli eredi e l'editore abbiamo preferito lasciarlo intatto. Tanto il lettore comune e colto quanto lo specialista trovano qui ordinato un materiale prezioso per conoscere la parlata vallatese. Scherzando, come a Cicchetti piaceva fare, potremmo dire che è stata scritta per noi (me per primo, beninteso)la quartina di una delle più incalzanti "canzùni ri'ngiurije" qui, tra cento altre cose, ben trascritta e pubblicata:

    Stàtti cìtto ciùccio ca ragli, nun zàje rìce' mèzza paròla, vìni'ndò mè e ti fàzzo scòla, ti 'mparo bène nè'ri parlà'...

  2. Impariamo dunque ri parlà' l'idioma di Vallata. Esso appartiene al blocco dei dialetti "alto-meridonali" (Bertoni) o "meridolnale intermedio" (Pellegrin), che si estendono dall'Abruzzo non aquilano e dal Lazio meridionale fino alla frontiera calabro-lucana inclusa. Partecipa dunque dei caratteri di tutto questo vasto e vario gruppo di parlate: per esempio, la risoluzione del nesso latino -dv- (anche -d v-) in -bb-, cfr. abbàdde "a valle, giu", abbaijà' "avviare, iniziare", e di b- , -b-  antevocalica o intervocalica, o ante-, intersonantica, in v-, -v-, crf. vàgno, vògno "bagni", varulòre "barilaio", varivìro "barbiere" ecc. Si osserverà che, come in molte altre parlate, l'italianizzazione e l'influenza di dialetti urbani già regrediti stanno creando oscillazioni e regressioni:cfr., di fronte a vinì'ra l'òta vànna "...banda, parte", bànno "bando", e ancora Bàlla, bastunòta, bròro ecc.

    Il vallatese appartiene al gruppo irpino dei dialetti campani o, genericamente, napoletani (insieme ai laziali meridionali e, un tempo remoto, al romanesco antico, ai cilentani e ai laziali meridionali e, un tempo remoto, al romanesco antico, ai cilentani e ai napoletani in senso stretto): le vocalia, e, o sono indebolite e tendono alla vocale indistinta; i nessi latini (conservati in toscano e, quindi, in italiano standard) mp, nt, nc, mb, nd danno luogo, rispettivamente, a mb, nd, ng, mm, nn, (cfr. a Vallata iònda "giunta", landèrna, lùmmo, "lombo", ionnà' "fiondare, gettar(si)", mùnno; ma cfr. anche làmpa, scianca ecc.); serpeggiano le epentesi (saramènte "sacramenti", alitàre "altare", scalcinàto); d intervocalico dà r (a Vallata mìrico, miricìna "medico, medicina" ecc.).

    Di questi e altri fenomeni dan ben conto i testi e il glossario (nel quale converrà tenere da parte le indicazioni etimologiche, mentre accurate sono le notazioni di significato e la fraselogia e paremiologia)

  3. Un idioma non è soltanto un insieme di forme significanti e di regole. O, a dir meglio, lo è in quanto forme e regole, nel loro darsi, variare e oscillare, fanno corpo con la vita dei parlanti e della comunità. Un grande filosofo del linguaggio, forse il più grande del nostro secolo, il viennese Ludwig Wittgenstein, ha perciò detto che "descriver un linguaggio significa descriver una Lebensform, una forma di vita" Qui, anche il linguista esperto, col più raffinato apparato analitico, non ce la può, non ce la potrebbe con la consumata e appassionata esperienza di usanze e di vita del luogo che si è conquistato e ci restituisce mirabilmente Domenico Cicchetti.Entro la scansione del tempo vissuto,segnata dalla vita religiosa e dalla ciclicità naturale (lu calannàrijo nù stro), ed entro lo spazio urbano articolato nei suoi luoghi deputati, come lù lavatùro, lù fùrno, la fùndòna, attraverso canti, proverbi, cantilene, accuratamente raccolti e trascritti e asciuttamente e accortamente annotati, ripiglia vita la società pretelevisiva e preconsumistica, che qui ancora oggi sa resistere. Anzitutto, emerge prepotente il mondo produttivo: li màstri a jurnòta, frabbicatùri, cusitùri, scarpàri, i sicàturi "taglialegna", lu scarpillìnu, e lu valàno "bovaro" e, accanto, zappaturi e pastùri. Ora marito tradito ora infedele, lù pastòre a Vallata come altrove nelle regioni toccate dalla transumanza è un personaggio segnato, oggetto diammirazione e invidia come giramondo, ma anche di pena e aspro scherno per la sua errante solitudine.

    Non comune è la satira del pastore che riduce tutto alla sua misura:

    Quònno vàj'aMèssa lu pastòre
    la Chjsija le pàre | òj nè, oj nà!
    la Chjsija le pàre 'nu pagliàro.

     

    Mpònd'a re hràre  vère l'alitàre:
    Ke bèlla massarija | òj nè, oj nà!
    ke bèlla massarija pi' lu massàro.
     

    Pò sòtt'a 'n'àrco vère la Marònna:
    Ke bèlla lavannàra | òj nè, oj nà!
    Ke bèlla lavannàra pi'li pànni.

    E ddà bbicìno vère a San Giusèppe:
    Ke bèllu pasturìddo | òj nè, oj nà!
    Ke bèllu pasturìddo  pi're stèrpe.
     

    E quònno tràse 'ndò la sahristìja:
    Ke bèlla pòsta pi' | òj nè, oj nà!
    Ke bèlla pòsta pi' la mòrra mìja. 

    Si vòlit' attùrno e vère li uagnùni:
    Ke bèlla murricèdda | òj nè, oj nà!
    Ke bèlla murricèdda  ri mundùni.

     

    A'liza l'ùcchj e vère la campàna:
    Ke bèllu caccavìddo | òj nè, oj nà!
    Ke bèllu caccavìddo  pi' quaglià(ne).

     

    Ndò la campàna vère lu vattàglio:
    Ke bèllu rutulatùro | òj nè, oj nà!
    Ke bèllu rutulatùro pi' lu quòglio.

     

    E ròtila casìro e mèna quàglio
    ca pùzzi fà' li vìrmi | òj nè, oj nà!
    ca pùzzi fà' li vìrmi a lu vattàglio.

     

    Attraverso i molti canti popolari, le filastrocche e i proverbi, le cantilene, nei tempi e nei luoghi che abbiamo detto viene ricollocata la vita di questa gente e se ne individuano i momenti e gli aspetti: la processione, col suo misto di sacro e profano; l'accasamento, spesso forzato non solo per le femmine; la visita; il mercato e la fiera; il carnevale; l'emigrazione; il sesso, ora esplicito e in primo piano senza mezzi termini, ora formicolante sotterraneo nel gioco delle allusioni. E, su tutto, pare dominare (e dovrebbero ricordarlo sempre i facili lodatori del tempo andato) la fame, una fame che cancella o colora perfino il sesso: alla bella, alla eccitante Trapinarella, una spregiudicata Angelica di Vallata, "Ke pùrti sòtto?" chiede un'incalzante serie di distici: "Pòrto fravile e prisotte" è la risposta. Le ghiottonerie sono il massimo del sex appeal...

    Così Cicchetti fissa e ci conserva le tradizioni e la vita della sua terra e ne assicura la conoscenza agli studiosi e, pensiamo, anche ai suoi conterranei. E' il risultato e la testimonianza d'un impegno di intelligente cultura durato una vita.

 

Tullio De Mauro
Direttore del Dipartimento di
 Scienze del Linguaggio,
Università di Roma "La Sapienza"

 

ABBREVIAZIONI

accr.
ant.
ar.
attr.
biz.
comp.
cong.
cond.
dial.
dim.
etim.
femm. 
fig.
fr.
germ.
ger.
got.
gr.
imp.
impf.
inc.
ind. 
lat.
loc.
long.
m.
mal.

= accrescitivo
= antico
= arabo
= attraverso
= bizantino
= composto
= congiuntivo
= condizionale
= dialettale
= diminutivo
= etimo/etimologia
= femminile
= figurato
= francese
= germanico
= gerundio
= gotico
= greco
= imperativo
= imperfetto
= incerto
= indicativo
= latino (1)
= locuzione
= longobardo
= latino medieval
= maledizione

med.
masch.
onom.
p.
p. est.
part.
pl.
pop.
pr.
prob.
prov.
ps.
ps. r.
rad.
rifl.
rom.
sch.
sing.
sp.
spr.
t.
top.
v.
var.
vezz.
voc.
volg.

= mediterranea
= maschile
= onomatopeica
= per
= per estensione
= participio
= plurale
= popolare
= presente
= probabilmente
= provenzale
= passato
= passato remoto
= radicale/radice
= riflessivo
= romana
= scherzoso
= singolare
= spagnolo
= spregiativo
= tardo (latino)
= toponimo
= volgare (latino)
= variante
= vezzeggiativo
= voce/vocabolo
= volgare

____________
(1) La sigla lat. = latino quando manca innanzi agli etimi è sottintesa.

INDICE
_______________________

Premessa

Parte Prima - Come si parla e si scrive -
(nozioni di fonetica e grammatica)

Le vocali

La "O" italica e la "A" latina

Le vocali epentetiche - La caduta delle vocali -

La metafonia

Le consonanti

L'articolo

Le preposizioni

Il nome

Gli aggettivi

Misure e valori

Aggettivi e pronomi

Le coniugazioni del verbo

I verbi irregolari

Avverbi e parti invariabili

_______________________

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