Vallata - un isola nel mare dei dialetti meridionali - Misure e Valori -

        ANTICHE MISURE E VALORI

        Le misure ed i valori, usati prima dell'adozione del sistema metrico decimale, variano rispetto al luogo ed al tempo. Anche i "nostri" sono, perciò, mediamente approssimativi.

        Misure di lunghezza

        Lu pòrmo (lat. palmo): il palmo. Pari a circa m. 0,223 a Roma ed a circa m. 0,263 nel napoletano ove, ancora oggi, 10 palmi danno una pertica. Qui il palmo si misura dall'estremità del mignolo a quella del pollice con la mano aperta e le dita stese.
        Lu père (lat. pede): il piede. Varia da m. 0,333 circa a m. 0,296. Il piede romano, equivalente a quello greco, valeva circa m. 0,304.
        Lu hùto (lat. cubito = gomito): il cubito. Corrisponde alla lunghezza dell'avambraccio umano, dal gomito alla estremità del dito medio e pari ad un piede e mezzo o a 25 dita, cioè, in media, circa cm. 44,4 (cm. 29,6 + 14,8 = cm. 44,4). Nell'antica Roma il "cubito" equivaleva a cm. 44,36 e si identificava col "braccio".
        Lu vròzzo (lat. brachiu): il braccio. Corrisponde alla lunghezza media del braccio umano con valori che vanno da metri 0,53 circa a m. 0,60, a m. 0,70. Un braccio più un cubito (m. 0,53 + 0,444 = cm. 97,4) valeva circa un metro. Fino a qualche tempo fa, da noi, la tela, la stoffa e simili si misuravano col "braccio" che correva dalla presa dell'indice e del pollice, lungo il braccio disteso, fino alla punta del naso voltato dalla parte opposta.
        La cànna (lat. canna): la canna. Misura che valeva comunemente da noi e nel napoletano 8 palmi (m. 0,263 x 8 = m. 2,104), cioè, m. 2,11. In Sicilia valeva m. 2,00. Era l'unità di misura più usata per tele, stoffe, tavole, pietre, ecc., ed il suo sottomultiplo era la "mèzza cànna".

        Misure di peso e di capacità

        Lu rùtilo (ar. ratl): il ruotolo o rotolo. Misura equivalente a circa Kg. 0,800.
        L'ònza (lat. oncia): l'oncia. Corrispondeva presso i latini ad 1/12 di libbra e dell'asse. Nel medioevo era pari a circa g. 28,5. L'asse, invece, corrispondeva al peso di una libbra.
        La lìbbra (da voc. pre-rom.): la libbra. Come misura di peso ebbe i seguenti valori: libbra italica g. 341, osco-latina grammi 279,87, umbra-etrusca g. 255,85, sicula g. 208,30. Successivamente fu divisa in 12 once ed ebbe un valore pari, complessivamente, a g. 342 circa.
        Lu candàro (ar. quintar): il quintale. Equivalente nel napoletano a Kg. 89, in Sicilia a Kg. 79. Il nuovo "candàro" (100 yeni okka turchi) vale 100 chilogrammi come l'attuale quintale. Sottomultipli: 1/2 candàro, 1/4 di "candàro", ecc.
        La carràfa (ar. gharràfa): la caraffa. Misura per vino ed olio pari a 1. 0,70 o a kg. 0,70 circa.
        La pignàta (lat. pinea): la pignatta. Misura per vino ed olio equivalente a I. 6,5 o a kg. 6,5 circa.
        Lu varrìlo (voc. long.): il barile. Misura per liquidi ed aridi variante da I. o kg. 34,38 a 79,50 circa. Qui da 34 a 36, a Napoli da 43 a 44, in Sicilia da 34 a 38 circa. Il barile francese (baril) conteneva 1000 aringhe o kg. 126 di sapone (dial. vuttòzzo) -
        La misùra (lat. mensura): la misura. 1/24 di tomolo, pari a kg. 1,900 o 1,950 1. 2,000.
        Lu quòrto (lat. quartu): il quarto. 1/4 di tomolo, pari a kg. 11,5 o 12,0 =1. 12.
        La quartàra (da quartu): la quarta (parte). Misura romana di capacità (1/4 del lat. sextariu) variante da 1. 4 a 1. 17. Da noi 1. 12,00 circa.
        Lu mizzètto (lat. mediu): la mezzetta. 1/2 di tomolo, pari a 23 o 24 chilogrammi circa.
        Lu tùmmilo (ar. thumm): il tomolo. Unità delle misure di peso e di capacità pari a kg. 46 o 48 circa ed equivalente a litri 50 circa.
        Lu sòcco (voc. osca): il sacco. Misura per granaglie e simili pari a 3 tomoli e variante da kg. 138 a kg. 144 circa.

        Misure di superficie   

La misùra  = 1/24 di tomolo = mq. 138,8
Lu quòrto = 1/4 di tomolo = mq. 833,3
Lu mizzètto = 1/2 di tomolo = mq. 1666,6
Lu tùmmilo = 1/3 di sacco  = mq. 3333,3
Lu sòcco  = 3 tomoli/1 ettaro = mq. 10000 circa
          
        La cànna quadrata, unità di superficie, variava comunemente da mq. 6,88 a mq. 9,91. Una canna quadrata era data da 100 pertiche quadrate.
        Lu pòrmo come misura di superficie era pari a mq. 0,0499 a Roma e a mq. 0,0699 a Napoli.

        Osservazioni

        Possono considerarsi misure, diciamo così, empiriche: lu pùnijo (lat. pugnu)il pugno; la sciummèdda (gemella manu) giumella; la mizzìna (lat. mediu) la metà di un tronco d'albero segato verticalmente; lu pòsso (lat. passu) il passo; 'nu tòcco (voc. osca) un grosso pezzo di qualcosa; 'na hòccia; 'na vèppita, ecc.

        Misure di valori

        Rinàro (lat. denariu) denaro. Moneta argentea dei Romani antichi.
        Lu quattrìno (lat. quattuor) il quattrino. Moneta di rame del valore di quattro denari coniata in Italia fra il XIII e il XIX sec.
        L'àsse (lat. as) l'asse. Moneta romana del peso di una libbra (asse libralis) e del valore variabile da sei ad una sola oncia (asse onciale).
        La lìbbra. Misura monetaria dei Siculi e delle popolazioni italiche, si identificò con l'asse latino. In origine valeva g. 109,15, se di bronzo, e g. 0,84 se di argento. Nel 779, con Carlo Magno, la libbra assommava a 20 soldi e 12 denari.
        Lu rucòto (da Ducas) il ducato. Moneta d'argento o d'oro d'origine medioevale. In Sicilia fu detta "ducato" una moneta d'argento fatta coniare da Ruggero II (1127-1154). Nel 1472 il ducato valeva 6 lire e 4 soldi; nel 1543 lire 7 e 10 soldi; alla fine del '700 lire 22. Nel 1543 fu denominato anche "zecchino" e, perché "nuovo di zecca", valeva 2 soldi in più del ducato (7 lire e 12 soldi e non 7 lire e 10 soldi).

        A PROPOSITO

SUSONNA

        Susònna, povirèdda, s'èra crisciùto 'nu purcìddo cu' tànda sacrifìzij. Cik nè, quò quò scèva ricènne matìna e séra. Ma 'nu bèllo jùrno, Susònna, scìv' a la fèra e fùje custrètta, pi' nicissità, a vènne' lu purcìddu ca s'èra fàtto pùrco. Pòvira Susònna, quònno vinnìve lu pùrco avìve'na bòtta a lu còre e quònno turnòv' a la càsa nun zi putìve chiù mandinè' e cuminzàve a chiànge' a làcrime tònne.
        Zi' Michèle, 'nu vìcchio addrìtto, la virìve e rirènne fèce: – Chiànge Susònna, vulèva lu pùrco e li rùje rucòti.

***

        Lu carrìno (da Carlo d'Angiò) il carlino. Moneta d'argento sottomultiplo del ducato. Carlo d'Angiò, nel 1275, lo fece coniare anche in oro ed ebbe il valore di 14 "carrini" d'argento. Il carlino d'argento, comunque, fu il solo a sussistere, modificato nel valore, (10 carlini formavano un ducato) per tutta la durata del Regno delle Due Sicilie. Nel sec. XVII, il "carrino" venne coniato in argento anche dalla Zecca Pontificia e si ebbe così il papàle o papalino.
        La hràna (lat. grana) la grana. Sottomultiplo medioevale del ducato rispetto al quale era la centesima (1/100) parte.

        Osservazioni

        I valori sono approssimativi anche perché nelle zone interne campane, pugliesi e lucane il commercio e, quindi, gli scambi erano basati prevalentemente sul baratto per cui l'uso delle monete era limitato.

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