Vallata - brevi cenni storici - Lettere del Venerabile Servo di Dio P. Vito Michele Di Netta

Percorsi di lettura e contenuti in sintesi
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    Le lettere sono state disposte in ordine cronologico per seguire e valutare l’evoluzione umana e spirituale del Venerabile Vito Michele Di Netta. Tuttavia credo che una lettura più fruttuosa potrà venire da percorsi specifici di lettura.
1. Lettere del cammino vocazionale: nn. 1-3-4-5-6-78.
    Sono poche, ma eloquenti testimonianze epistolari. E esse ci comunicano la tenace insistenza usata dal giovane Di Netta presso lo zio Don Felice Villani perché si desse da fare per farlo ammettere tra i Redentoristi; la sua puntualità nel comunicargli di aver ricevuto gli Ordini Minori, il Suddiaconato e il Diaconato; la gioia e la gratitudine verso i genitori per essere stato ordinato sacerdote. Allo zio finalmente annunzia la sua imminente partenza per le Calabrie, dove si realizzerà il suo sogno missionario.
2. Lettere ai familiari: nn. 2-6-20-43-85-93.
    Queste lettere rivelano una certa riservatezza, quel “giusto distacco” richiesto dalla regola professata, ma anche la vicinanza che conta. Da vero figlio conforta il papà per alcune perdite dolorose subite, rivela la sua gratitudine verso la famiglia per l’impegno economico sostenuto per la sua ascesa al sacerdozio, incoraggia l’educazione dei piccoli e partecipa alla preoccupazione per alcuni nipoti rimasti orfani. Fa sapere notizie della sua salute e chiede di quella dei familiari, ai quali manda raccomandazioni e consigli, come quelli circa la chiamata di un nipote alla leva militare.
3. Lettere sull’apostolato missionario: nn. 8-31 (nota) -53-54-56-57.
    Ci saremmo aspettati di trovare più abbondanti testimonianze epistolari a riguardo per esplorare attraverso la sua viva voce le gioie dell’apostolato missionario, cosa che invece emerge, con universale riconoscimento, dalla voce dei testimoni ai Processi: i suoi confratelli, gli amici e le sue penitenti lo decantano come il nuovo San Francesco Saverio, come “l’apostolo delle Calabrie”.
    Dalle sue poche e dirette testimonianze siamo informati sulle condizioni religiose della Calabria, sulla sua destinazione missionaria in Calabria e ci partecipano entusiastiche considerazioni sull’efficacia delle missioni redentoriste.
4. Lettere di ufficio, ai Superiori maggiori e Confratelli: nn. 12-14-15-16-17-18-21-22-23-30-47-51-56-90-91-95-99.
    Nei circa 37 anni di permanenza a Tropea P. Di Netta è rettore della Casa in vari periodi: egli testimonia l’armonia ritrovata nella vita comunitaria e nei rapporti con la città. Ai Superiori Maggiori fa umili osservazioni perché in questa Casa si sentono come abbandonati a se stessi e impossibilitati ad espletare certi compiti, come esigere alcuni censi difficili e suggerisce la possibilità di permutarli. Non potendo partecipare al Capitolo Generale chiede umilmente di essere rappresentato da un confratello. Accoglie con umiltà le decisioni dei Superiori e le osservazioni che gli fanno. Ad essi invia dettagliate osservazioni sulle missioni e sulla visita canonica fatta nelle Case di Calabria (qui è presente la sola relazione di S. Antonio in Corigliano). È puntuale quando risponde in coscienza alle informazioni richieste dai Superiori sugli atteggiamenti liberali di alcuni confratelli contagiati dalle notizie dei moti insurrezionali. Invita i confratelli più giovani alla santa perseveranza nella vocazione in Congregazione attraverso l’umiltà e non manca di partecipare al dolore per la morte di benefattori o di genitori di confratelli. Tra le testimonianze dei suoi doveri troviamo anche un certificato rilasciato ad un sacerdote sugli esercizi fatti nella Casa redentorista.
5. Lettere di amicizia e di gratitudine ai benefattori: nn. 10-11-13-24-25-26-28-29-31-32-33-34-35-36-37-38-39-46-48-49-65-68-69-70-71-81-83-84-89-94.
    Son numerose testimonianze epistolari rivolte ad amici e benefattori che rivelano gli atteggiamenti decisamente umani del Venerabile. Innanzitutto la sua delicata e sincera amicizia e gratitudine espressa, a nome suo e della comunità, senza barocchismi, e nello stesso tempo “senza sconto”, nel senso che egli non ha alcun timore riverenziale di richiamare gli amici ai propri doveri. Accetta, ringrazia o rifiuta i regali da queste persone nello spirito della regola redentorista. Chiede ospitalità per sé e per i confratelli e la offre a chi ne ha bisogno; agli amici chiede con fiducia di interessarsi per qualche affare riguardante la sua comunità (come ad es. l’olio) e si mette a loro disposizione anche per piccoli favori (trovare mattoni). Offre consigli spirituali utili alla vita familiare, manifesta la sua angustia per gli auguri di essere fatto vescovo, mentre augura importanti cariche a chi le può e le deve esercitare. Partecipa con sincero dolore alla morte che colpisce la famiglia amica e fa anche i suoi rallegramenti per la scelta della sposa dopo lunga ricerca.
6. Lettere di direzione spirituale: nn. 9-19-27-40-41-42-44-45-50-52-53-55-58-59-60-61-62-63-64-66-67-72-73-74-75-76-77-78-79-80-82-86-87-88-90-92-94-96-97-98.
    Le indicazioni di direzione spirituale date in queste lettere colpiscono, innanzitutto, per la brevità, per la essenzialità e per la forza decisionale con cui sono espresse, senza tentennamenti.
Esse, a volte, sono dirette a persone sposate, papà e mamme di famiglia, alle quali il Venerabile raccomanda gli obblighi del loro stato e il rispetto dei ruoli familiari. Altre volte sono rivolte a persone consacrate, o con voti pubblici o voti privati.
    I contenuti di questi indicazioni spirituali, in sintesi, riguardano la pratica dei sacramenti, in particolare la comunione frequente, l’obbedienza al confessore e direttore spirituale che hanno sul luogo, la fiducia e l’abbandono in Dio e nello Spirito Santo che è il vero Direttore spirituale e il Santificatore. Il Venerabile incoraggia al distacco dai beni temporali e dal mondo, l’uniformità alla Volontà di Dio soprattutto nell’accettare le croci e le malattie (che sono una vera grazia!). Raccomanda di non essere ansiosi del futuro, di ringraziare Dio per la vita, di fare le pratiche religiose in modo giusto (modi e tempi della preghiera e della penitenza); suggerisce la vigilanza e la perseveranza e come limitare le distrazioni nelle preghiere.
    Alle persone consacrate in casa (le “monache” di casa) il Venerabile espone la condizione vantaggiosa delle consacrate, la bellezza del “monastero domestico”, per cui occorre coltivare la vocazione e la perseveranza a questo monastero, superando anche le difficoltà familiari. In una lettera egli dà perfino le istruzioni su come effettuare il rito di vestizione delle “monache” di casa.
Sorprende piacevolmente come in qualche caso il Venerabile suggerisce di raccomandarsi e fare voto a fratello Gerardo Maiella, di cui circolavano in quel tempo notizie di miracoli.

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