Comunità di Vallata tra Chiesa Madre, Cappellanie e Regia Dogana - Sergio Pelosi — Don Carmine Antonio fu Gaetano.

Capitolo VII
__________________________________________

7.5 Don Carmine Antonio fu Gaetano.

        Nacque a Vallata il 19 Novembre 1857, nella casa sita in  strada Fontana alle ore 12, figlio dei coniugi Don Gaetano Pelosi di anni 22 e Donna Erminia Araneo di anni 18 (Foto36). Il Battesimo si tenne due giorni dopo alla presenza dei due testimoni Don Biagio Gallicchio di 28 anni abitante in Strada Triunfo e Don Pietro Sauro di 50 anni, entrambi  proprietari e residenti a Vallata ed il relativo certificato fu firmato dal Sindaco Don Tommaso Pavese e dal Cancelliere Crincoli. Seguì le attività paterne sin da ragazzo e dopo aver frequentato le scuole superiori presso la Badia di Cava, s’innamorò della figlia di Don Andrea Melchionna di Flumeri e, dopo aver fatto le pratiche relative alla promessa di matrimonio con Donna Maria Vincenza, si sposarono nella Chiesa madre della “città del giglio” il 12 Maggio 1878. I due novelli sposi erano quasi coetanei, essendo la sposa di qualche mese più giovane e, comunque, a quella data non ancora maggiorenni ed ebbero bisogno dell’autorizzazione dei relativi genitori. Infatti, nell’atto di matrimonio che fu trasmesso dal Sindaco di Flumeri Don Gennaro Salza a quello di Vallata Don Michele Netta, fu scritto che il 28 Aprile 1878, alle ore 20 di sera, essendo pervenuto in data 27 Aprile un certificato del medico condotto di Flumeri dott. Bianchi Luigi, attestante che la sposa era affetta da “corizza” (= catarro )e che non poteva in alcun modo recarsi in Comune, il Segretario Domenico Mercurio ed il Sindaco in veste di Ufficiale dello stato civile andarono nell’abitazione dei Melchionna sita in Piazza, al numero civico N°30. In quella sede, ad aspettarli c’era il padre di Don Carmine Antonio, Don Gaetano, proprietario residente a Vallata ed i 4 testimoni, tutti residenti nel Comune di Flumeri furono:  Don Alfonso Brescia fu Marco, di anni sessanta, proprietario, Don Amabile Ranucci fu Felice di anni venticinque possidente, Don Giuseppe Montalbetti fu Pasquale di trentotto anni, possidente e Don Tommaso Siconolfi fu Giovanni Battista di anni quarantanove possidente, oltre a Don Andrea Melchionna padre della sposa, proprietario, e Donna Boscero Maria Luisa gentildonna proprietaria e madre della sposa. L’atto di assenso della madre dello sposo, Donna Erminia Araneo assente, arrivò tramite atto pubblico rogato dal Notaio Don Francesco Alfonso Del Campo, residente a Sant’Angelo dei Lombardi. Numerosi furono i figli nati da quel matrimonio, pochi quelli che sopravvissero; il primo di cui ho notizia fu Andrea Bartolomeo che nacque il 3 Febbraio 1880 ma, così come riportato all’atto di nascita N°14 di quell’anno nel Comune di Vallata morì all’età di 4 mesi; ne seguì un altro il 24 Giugno 1881 che portò lo stesso nome del primo deceduto che fu il primogenito, mio nonno (Foto 37), riportato nell’atto di nascita N°65 di quel Comune. A seguire nacquero Erminia il 19 Luglio 1882 e le altre 3 figlie,  in ordine cronologico di nascita, Eloisa che nacque l’8 Gennaio 1892 (Foto 38), Teresita(1893-1958) e  Rosa(1895-1972) così come evidenziato dalla seguente foto in cui compaiono in gruppo con i relativi mariti (Foto 39). Alla fine, nacque il piccolo di famiglia, Enrico (Foto 40) che nacque ugualmente a Vallata, pur avendo trascorso tutta la sua vita a Flumeri. Ma, tra i tanti figli si ricordano un primo Gaetano nato il 2 Febbraio 1885 e deceduto il 2 Giugno dello stesso anno, poi un altro Gaetano nato il 7 febbraio 1887, deceduto anch’egli dopo qualche mese, a cui seguì un altro Gaetano Giuseppe il 18 Marzo 1890, che visse per cinquantasei anni anche se gli ultimi tre li trascorse sulle montagne della Svizzera perché affetto dall’implacabile male del secolo, la tubercolosi.
        Don Carmine Antonio era legatissimo alla sua gente ed alla città di Vallata, tanto che fu varie volte eletto Presidente della Congrega di Carità di quella città assieme al tesoriere della stessa che era Don Vincenzo Pavese ma, una volta, nella loro qualità furono costretti a pagare “Lire cinque e centesimi venti” in virtù di una sentenza resa dalla Pretura mandamentale di Castelbaronia del 6 Aprile 1880 (repertorio N°299), con istanza fattagli dal Signor Francesco Saverio Crincoli di Vallata. Infatti, dopo l’unificazione del Regno d’Italia, le  varie istituzioni di beneficenza presenti in città, confluirono nella “Congregazione di Carità”  istituita nel 1862 ed amministrò tutti i beni che erano riusciti ad arrivare alle Cappelle Laicali. Nel 1937 la Congregazione di Carità fu soppressa ed al suo posto fu istituita la “Casa dell’ECA” (=Ente Comunale di Assistenza). Quando suo padre Don Gaetano decedette il 3 Gennaio 1886 in Via “Largo Mercato N°1”, attuale Piazza Garibaldi a Vallata, gli succedette anche nell’amministrazione della città, svolgendo la carica di Sindaco dal 18/01/1887  al 19/07/1896. Lasciò il testimone all’amico e parente Don Giacinto Cataldo (Foto41), che amministrò il paese per ben 23 anni, con al suo fianco Donna Filippina Travisano (Foto 42). Ma, sia pur per brevissimo tempo, toccò di reggere le sorti di Vallata a Don Oreste Brescia, cognato di Don Carmine in veste di Commissario Prefettizio dal 10 Giugno del 1919 al 5 Febbraio del 1920, poiché deceduta Donna Vincenza Melchionna, si risposò con  Donna Marietta Brescia. La parentela con la famiglia Brescia, si rinforzò per via del matrimonio di Donna Teresita, sua 4a figlia, con Don Gennaro Brescia, figlio di Oreste, portandogli come eredità la casa dove ancor oggi i Brescia abitano nella città di Flumeri. Quindi, l’attuale casa dei Brescia era stata una volta la prima casa di Don Carmine, sottostante all’attuale palazzo Pelosi di proprietà di Erminia ed Enrico Pelosi, che originariamente appartenne a Don Andrea Melchionna. Dopo un primo Commissario Prefettizio, a Vallata, ne arrivò un  secondo, nella persona dell’Avvocato Angelo Melchionna, cognato di Don Carmine e fratello di Donna Vincenza, prima con incarico Prefettizio dal 6 di Febbraio del 1920 al 22 Marzo del1920 ed in seguito nominato dal Re, dal 23 Marzo del1920 al 1° di Novembre sempre dello stesso anno. Don Carmine, per quanto fosse considerato un tipo eccentrico e lontano dai comuni canoni dell’epoca dalla gente comune, era un tipo molto rispettato dal popolo di Flumeri che gli riconosceva modi raffinati e gentili che uniti ad un grande senso dell’equilibrio, ne fecero un personaggio assai singolare (Foto43). Aveva notevoli disponibilità economiche anche  grazie a quelle della moglie Donna Vincenza, appartenente a discendenti di famiglia di fede giacobina. Donna Vincenza era una donna assai bella e conosciuta  che, oltre ad essere ricca ed appartenente a una delle famiglie dei Decurioni di Flumeri, deteneva anche un gran primato, quello della fecondità, partorì ben 24 volte, anche se i figli sopravvissuti furono soltanto sei e, rispettando la volontà del marito, li fece nascere tutti a Vallata. Ma, Don Carmine, nonostante stesse da tempo a Flumeri dove aveva acquistato altri terreni per effetto delle vendite fatte a Vallata, seguiva sempre con grande interesse l’evolversi della situazione politica a Vallata che continuava a frequentare per via delle visite a suo fratello Vincenzo ed a sua madre Donna Erminia Araneo. Quest’ultima andava spesso con lui a Flumeri anche perché assieme cercavano in tutti i modi di riabilitare la dibattuta figura paterna per via di diverse cause pendenti che venivano seguite dall’On. Avv. Pasquale Stanislao Mancini di Trevico che frequentava casa Melchionna. La mamma di Don Carmine, Donna Erminia Araneo, finì i suoi giorni a Flumeri, ma il figlio Vincenzo, avvertito di ciò volle trasportarla nottetempo a Vallata. In famiglia si disse anche che Donna Erminia non avendo con se un cambio con il quale potesse essere vestita per la funzione di rito, le fu prestato dalla nuora alla quale, pur non avendo nobili natali, non le mancarono mai doti di grande umanità ed anche quella volta era corsa a Flumeri con Don Vincenzo per poterla portare nel cimitero di Vallata dove attualmente riposa nella tomba Pelosi accanto a suo marito Gaetano.
        Don Carmine, a tarda età, e dopo aver perduta la moglie, cominciò a pensare che sarebbe stato più comodo per lui trasferirsi definitivamente in Valle Ufita, a Flumeri, che era stata da sempre sogno ed ambizione anche di suo padre Gaetano e quando prese la decisione era già il 1908, e Don Carmine aveva  i figli abbastanza grandi.
        Dopo aver avuto il primogenito cioè mio nonno, ebbe una femmina il 19 Luglio 1882 di nome Erminia che andò sposa al Dottor Ciampi medico chirurgo di Fontanarosa(AV), ( Foto 44)  e da cui ebbe due figli, Annina sposata con il Dott. Di Prisco di Fontanarosa,  Prof.re di Medicina Legale all’Università di Napoli ed Ubaldo Ciampi che esercitò le sue funzioni di Medico sportivo presso l’Università di Modena. Poi, arrivò Eloisa che sposò il Notaio Vitale di Bisaccia che esercitava le sue funzioni presso la città di Rocchetta Sant’Antonio,  trasferendosi in quella città. Donna Eloisa ebbe una sola figlia di nome Annina che sposò il Dottor Andrea Piccolo avendo da lui tre figli ma, essendo morto il marito, sposò il cognato Don Francesco Piccolo, dal quale ebbe altri tre figli, evitando così problemi ereditari ai discendenti.  Infine la 3° figlia di Don Carmine  fu Teresita sposata a Flumeri con Gennaro Brescia, figlio di Oreste che ebbe a sua volta 3 figli: Oreste, Elodia e Riego; la 5° fu Rosa Pelosi (1895-1972). Io ho avuto solo il grandissimo piacere di conoscere  quest’ultima che mio padre chiamava “Zia Rosina”, donna intelligentissima e tutto pepe che sposò Don Claudio Del Buono di Sant’Agata di Puglia, la cui figlia è Zia Giuseppina, ormai ottantenne, che vive nella sua masseria di famiglia conosciuta come “La Bastia” a Sant’Agata di Puglia, vedova del Prof.re Franciosi Vincenzo, docente di Scienze delle Costruzioni a Napoli nonché ex Preside di Ingegneria, un vero luminare di quella materia, ma che tutti noi nipoti conoscevamo per la sua bontà e signorilità e lo chiamavamo semplicemente “zio Cenzino”. Da ultimo, c’era il piccolo di casa, Don Enrico Pelosi nato anch’egli a Vallata, ma vissuto a Flumeri assieme a sua moglie, ossia a sua cugina Erminia Pelosi, unica figlia dello zio Vincenzo Pelosi che aveva avuto da Teodora Maffia(Foto 45).  Quando Donna Erminia passò a miglior vita, Don Enrico si risposò in 2 nozze con Donna Giulia Petrilli di Venticano, ma non ebbe altri figli all’infuori dei due che già aveva avuto dalla prima, cioè Vincenzina(Foto 46) e Carmine (47), nelle cui foto vengono ritratti nei loro rispettivi matrimoni. All’epoca, Don Enrico aveva un rapporto privilegiato con suo nipote Alberto, mio padre, nella cui foto viene ritratto ad Ariano nel 1941 quando cioè era iscritto a Napoli alla Regia Facoltà di Medicina Veterinaria (Foto 48).
        Ma, secondo uno schema di famiglia assai noto, anche quando Donna Vincenza Melchionna passò a miglior vita, Don Carmine Pelosi, vedovo inconsolabile, per sanare le sue pene d’amore, pensò che non c’era miglior medicina che convolare nuovamente a nozze, e lo fece con  Donna Marietta Brescia, donna assai educata e colta. Quindi, anche la parentela con la famiglia Brescia di Flumeri si rinforzò e Don Carmine acquisì di riflesso anche altri parenti  della sua nuova moglie tra cui c’erano gli Olivieri, i Mercuro ed  i Salza  che già provenivano originariamente da Vallata. Nel frattempo, nella sua terra d’origine, a capo dell’Amministrazione comunale era andato il Cavalier Giacinto Cataldo, considerato persona di famiglia, perché oltre a precedenti parentele, c’era stato anche il matrimonio tra  il Dottor Fisico Don Pasquale Cataldo e Donna Michelina Pelosi, il cui figlio  Generoso fu persona assai fine e distinta. Mio padre Alberto mi ha riferito, in verbiis, che suo nonno Carmine che ricorda molto bene per essere stato molte volte a casa sua a Flumeri, era un vecchio massone e che  gli raccontava che lo era sin da quando stava a Vallata, la cui loggia era la Bruto I di Vallata”, e quando ho letto un articolo a riguardo scritto da Lutzenkirken31 nella cui nota n.7 riportò che di quella loggia si conoscevano solo 5 nomi, perché gli altri due risultavano abrasi e che per costituire una Loggia erano necessari la presenza in loco di non meno di  7 “fratelli”, ritengo che ai 5 conosciuti cioè: Giovanni Branca, Francesco Giardina, Gerardo Salvatore, Semplicio Tanga, Porfirio Zamarra, bisognasse aggiungerci quelli di Don Gaetano Pelosi e suo figlio Carmine.  Tra le operazioni che quest’ultimo condusse in porto per accorpare le sue proprietà, dopo aver venduto la sua quota a Vallata, si ricorda l’acquisto della “Masseria ai Piani” in Comune di Grottaminarda che già appartenne alla famiglia Grella ed altri terreni in “Contrada Pilone” appartenenti alla famiglia De Juliis, entrambe di  Sturno. Quando sua madre Donna Erminia Araneo, che tutti chiamavano “Mamminia”, passò a miglior vita, Don Carmine si dovette occupare anche di una causa intentata dagli eredi Frieri di Cairano, cioè i figli della zia Costantina Pelosi che possedeva molte terre ad Anzano di Puglia, che denunciarono, quando era ancora vivo suo padre Don Gaetano, che aveva falsificato un testamento olografo e, quel giudizio, nonostante fosse defunto, stava ancora in piedi e grazie alle sue capacità d’intermediazione, non si giunse mai a sentenza; in quel testamento tanto contestato Costantina, sorella del padre avrebbe nominato suo erede universale il fratello Gaetano. Nel mentre Don Carmine Antonio era alle prese con tutti quei problemi lasciati dal padre, in ciò accompagnato sempre da sua madre finché fu in vita, il fratello Vincenzo a Vallata, era continuamente in movimento per i problemi di salute che affliggevano la moglie Teodora e, dal tenore delle lettere che scriveva a suo nipote Andrea, cioè a mio nonno, che abitava come studente universitario a Via Largo dei Miracoli  42 a Napoli, era seriamente preoccupato e spesso la portò a consulto dai migliori specialisti di quella città. Entrambi i fratelli, Carmine e Vincenzo avevano ricevuto un’ottima educazione da parte, prima della madre e poi dalla maestra Domenica Del Campo che era una maestra assai famosa a Vallata. Ma i fratelli erano molto diversi tra loro e, come sempre accadeva a casa Pelosi, avevano anche idee politiche tra loro differenti, come diverso era il loro approccio alla vita, (Foto 49),Carmine, come primo figlio  era stato educato alla massima responsabilità e sentiva per intero il dovere di  mantenere un certo equilibrio sia in politica che nei rapporti quotidiani con le persone e rappresentava, in altri termini, l’anello di congiunzione più forte tra il passato mondo del padre ed il rinnovamento dei tempi che imponeva modernità. Il secondo Vincenzo era più passionale, di idee più liberali, maggiormente attaccato alla madre rispetto al fratello, vero amante del bel mondo che la condizione economica posseduta gli permetteva, con l’hobby delle fotografie e della caccia che ne faceva un personaggio dei tempi moderni. A tal proposito, un articolo di Caruso32  circa le elezioni tenutesi il 26 Ottobre 1913 nel Collegio di Ariano Irpino, riporta erroneamente a pagina 83 che Oreste Franza, candidato del Partito Socialista a Flumeri “fu accolto con entusiasmo da Andrea e Carmine Pelosi alla testa di un forte e ben disciplinato gruppo di cittadini”,  nel senso che quell’atto era da ascrivere solo a mio nonno, Dottor Don Andrea Pelosi e non a suo padre che era contrario perché il suo candidato ed amico personale era Don Ercole Caputi del Partito Liberale e, quella sera a casa sua e non di  suo padre furono ospiti a cena l’Avvocato Ireneo Vinciguerra e Don Oreste Franza che si rammaricarono molto del contrasto tra mio nonno e suo padre, ma anche quell’azione, sia pur inconsciamente, era in linea con tutta una storia pregressa che a casa Pelosi vedeva contrapposti membri della stessa famiglia divisi tra conservatori e riformisti. Ad Ariano, non più di Puglia, ma Irpino, diversi anni dopo la seconda guerra mondiale, mio zio, il Dottor Carmine Antonio Pelosi, 1°fratello di mio padre, fece politica tutta la vita con l’ex Movimento Sociale Italiano, (Foto 50) schierato sin dall’inizio della sua attività politica cominciata negli anni 50’ con il Senatore Enea Franza ed attualmente il figlio Andrea, mio cugino anche lui medico come il padre, la cui madre è la ex preside Prof.ssa Donna Maria Zecchino, è il rappresentante di Alleanza Nazionale e, in qualità di vicesindaco di Ariano Irpino, continua l’ amicizia con il Dott. Luigi Franza, figlio del Senatore Enea. Nel 1955 il dottor Don Carmine Antonio Pelosi, non ancora quarantenne era già consigliere dell’M.S.I con il Sindaco avv. Franza e tra quei consiglieri si ricordano il dottor Carlo Flammia, l’avvocato Francesco Albanese, il preside Antonio Esposito, il prof. Vittorio Cappelluzzo, l’insegnante Corrado Pascale, il preside Gennaro Pastore, il geometra Giuseppe di Furia, l’ing. re Antonio Renzulli ed il prof. re Mario Ortu. leader indiscusso del P.S.I. fino a metà degli anni 70’. Poi, per rimanere all’articolo del prof. Caruso, mi fa anche piacere ricordare che, per un caso assai strano del destino, il Palazzo a Zungoli che fu dell’On. le Don Ercole Caputi è a me un posto che mi ispira molta tenerezza, perché lì vive ancora la cugina di mia madre, Donna Enrichetta Caputi sposata con zio Vincenzo Cardinale Ciccotti di Ariano, la cui madre, Donna Francesca(=zia Checchina), crebbe mia madre come una figlia, poiché la sorella, Donna Enrichetta Trombetti di Monteleone di Puglia, dopo averla partorita, passò a miglior vita. Sempre quella mia zia di Zungoli e mia madre, sono discendenti dei Rossi di Anzano e dei vari notai che tante volte ho incontrato nei documenti antichi della Regia Dogana e che si definivano di Trevico, poiché Anzano, all’epoca, era un casale della città conosciuta come Santa Maria d’Anzano ed appartenuta per centinaia di anni ai Loffredo, Marchesi di Trevico e Conti di Potenza, e rientrava nella local corte di quei feudatari.

__________________________________________

Pagina Precedente Indice Pagina Successiva
Home