EROI GLORIA D'ITALI - Tommaso Mario Pavese - Il merito degli eroi.

1.- Il merito degli eroi.

        Donne gentili, Militari, Signori,
        nel considerare che la nostra vittoria ed i nostri gloriosi eroi avrebbero quì oggi ottenuta una solenne commemorazione, io son tornato col pensiero alla più antica orazione che sia a noi pervenuta per encomiare i caduti sul campo di battaglia, nella quale Pericle, l'insigne oratore ateniese, afferma tra l'altro: « I valorosi, io così giudico, hanno la lode loro nei fatti. E perchè porre a rischio le lodi di tanti nella bocca di un solo, elle potrebbe o non aver fede, o non dirle con la dignità che richiedesi ? Chi conosce i fatti ed ama chi li operò, affermerà che si disse meno di ciò che fu e ch'esso vorrebbe; chi no, griderà, per invidia, che si eccedette nelle lodi; perchè viltà di cuore ritrae altrui dal credere in quelle sovrane virtù che egli non potè, mai conseguire.
        Ciò non pertanto, poichè gli avi nostri giudicarono che questo sia ottimo instituto, io non debbo tacere » .
        Il pensiero dell'illustre oratore è, come sempre, assai giusto ed assennato, e ben si adatta ai tempi nostri, anche perchè l'eroismo de' soldati italiani caduti nell'ultima guerra è talmente ricco di splendori, ha così larga eco di consensi e di plauso ottenuto nella coscienza del mondo intero, che non ha bisogno di eloquenza alcuna che lo metta in rilievo ed in luce, giacchè esso è vivo, parlante, fortemente impresso nella niente e nel cuore di tutti.
        La cerimonia odierna, intanto, ha un triplice significato: di omaggio riverente ed affettuoso alle sacre memorie dei caduti per la Patria; di glorificazione della nostra stirpe che, ispiratasi alle grandi sue tradizioni millenarie, con gesta che sembrano leggenda, e sono invece storia documentata di ieri, si è ora superbamente riaffermata sul campo di battaglia col sacrificio e con l'eroismo; ed infine di auspicio perchè l'Italia, che seppe vincere la guerra, superi tutte le difficoltà di quest'ora triste e grave, e trionfi nel mondo, sia mediante il rivolgersi delle sane energie alla produzione ed al lavoro intellettuale e materiale; sia ripartendo equamente fra tutte le classi sociali, la ricchezza e la giustizia, di cui fu una volta madre alle genti.
        Col suono degl'inni nazionali, e col canto delle patrie canzoni, Signori, s'inneggi ai caduti, viva l'Italia!
        A quelli che nobilmente morirono per la difesa della patria, mandiamo oggi un reverente omaggio ed un commosso saluto. li ricordo di essi è e sarà sempre presente alla nostra memoria ed al nostro cuore, d'onde nessuna forza, nessun volgere di tempo potrà cancellarlo mai.
        Dopo di aver eroicamente combattuto sili campi di battaglia, dopo aver sacrificato per la Patria il loro sangue ed i loro anni migliori, quando essi, ne' loro sogni e nella foro fantasia già vedevano spuntare il sogn radioso e fatidico della nostra vittoria, una mano forte e tremenda li strappò alla vita e, consacrandoli alla gloria, volle eternamente congiunti il loro nome a quello de' grandi benefattori e degli eroi d'Italia. Fino a quel giorno essi avevano avuto dei nomi ignoti, oscuri, ma, d'allora in poi, la loro vita nobilmente vissuta li additò all'ammirazione ed alla riconoscenza nazionale.
        I caduti nell'ultima guerra, rinnovando il valore degli antichi legionari romani, e rivendendone l'eroismo con novelli allori, ingrandirono materialmente e moralmente l'Italia nel mondo. La gratitudine e l'ammirazione generale volano sulle loro sacre ceneri non spente, che saranno mai sempre fecondo lievito ammonitore per spingere le future generazioni sulla fulgida via del progresso: e più che il sole, la gloria irradia il loro monumento costruito con le rocce de' sacri monti bagnati di sangue e coi bronzo de' cannoni tolti al nemico, eretto da fede di popolo, animato eternamente dagli eroici spiriti immortali. Pei mari, per la terra, pel cielo, chiamarono, sognarono:
        Italia! Le nostre cento città, i più che mille borghi, e le grandi ombre degli avi tutti risposero, scotendosi: Italia ! Crollò per essi la potenza del secolare nemico: tornò stimato fra le nazioni straniere il sacro nome d'Italia. Con questo nome sul labbro, con questo ardente palpito nell'animo, morirono stretti in un triplice affetto: la patria, la famiglia, la fede. E la patria, che or si simboleggia ed assurge nella vittoria, raccoglie sotto le sue grandi ali le loro storie ed i loro nomi, e li incide, a perpetua memoria, nel bronzo e nel marmo; la famiglia, non più ristretta a quella civile soltanto, ma comprendente tutta la nobile razza latina, è orgogliosa di averli nutriti nel suo seno; la fede li avvolge nella luce e, nelle celesti melodie, dove splende più che la luce, tu eternali con te, Dio! (1)
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        (1) Pensiero inscritto nell'albo offerto agli emigranti, quando fu inaugurato il monumento.

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