Il Fiero Popolo di Vallata - Mariuccia la janara

"Mariuccia la Janara"

Soltanto a Gesù, perché figlio di Dio, fu concesso di nascere il ventiquattro di dicembre, la notte di Natale. Invece, gli uomini e le donne, che venivano al mondo durante questa nottata, subivano una disgraziata sorte: se maschi, diventavano da grandi "lupinari", ossia, licantropi, se femmine, "janare", ovvero, streghe. La loro trasformazione in "maligni" si verificava, appunto, durante la notte di Natale, ma, qualche volta, poteva avvenire anche nelle notti di "luna piena". A queste sfortunate persone, improvvisamente, veniva l’asma, si allungavano i capelli e le unghie, si ingrossavano gli occhi e la bocca, la voce diveniva un feroce ululato, ed una volontà perversa e distruttiva si impossessava della loro mente. Una forma di cieca follia le spingeva a correre per strade e campagne per sfogare rabbia e crudeltà su persone, animali e cose, che incrociavano il loro cammino. Cosi accadeva per Mariuccia, una donna giovane e robusta che, nell’arco dell’anno, conduceva una modesta esistenza da contadina, lavorando i campi ed aiutando la famiglia nelle faccende domestiche. Già dal pomeriggio della vigilia di Natale, Mariuccia avvertiva uno strano ed oscuro cambiamento, una possessione frenetica: le sue pupille si dilatavano, fino a sembrare due palle di fuoco, mentre le sue chiome diventavano ispide e lunghissime; mani e piedi si trasformavano in artigli orribili ed il timbro della sua voce si convertiva in un acuto gracidio. Ma, prima che la trasformazione si completasse, Mariuccia abbandonava, di nascosto, la casa e correndo, scompariva tra i sentieri del bosco. Con l'avanzare della notte, la metamorfosi si compiva. Perdute le sembianze di donna, Mariuccia diveniva la strega terribile, la "janara" crudele e sanguinaria, che seminava distruzione e morte, nelle solitarie contrade. Alcune persone l’avevano vista arrampicarsi, come un gatto, lungo i muri delle "masserie campestri", per raggiungere le colombaie: qui, la "janara" strappava dai buchi i "piccioni" e li sgozzava tutti, con inaudita ferocia. Quella notte, Mariuccia la strega, dopo aver sfogato parte della sua bestiale collera, fece ritorno in Paese. Con violenza isterica graffiò e bussò a tantissime porte, urlando il suo macabro "verso". Nessuno osò aprirle, per il terrore di essere sbranato. La "janara" si arrampicò, quindi, sui tetti, cercando un comignolo sufficientemente largo, per potersi calare in qualcuna delle case. La gente era spaventata ed aveva sprangato porte e finestre. Inoltre, si erano adoperate, per sistemare le scope capovolte, nei pressi dei camini, perché era credenza diffusa che le "janare" provassero una curiosità morbosa, per gli innumerevoli fuscelli (pagliuzze) di miglio, che componevano le scope, cosicché venivano prese da una incontenibile voglia di contarli. Ma, essendo questa operazione molto laboriosa e difficile, succedeva che le "janare" impiegassero moltissimo tempo, anche fino al mattino che, con le prime luci del giorno, provocava la fuga delle indemoniate "janare". Quando Mariuccia ebbe trovato il comignolo a deguato, come un lampo, vi discese, per consumare la sua vendetta. Rizzatosi minacciosa, diede un’occhiata alla cucina, poi guardò verso la porta della camera da letto, dove intendeva compiere il suo misfatto. Ma, ecco che i suoi occhi di brace si posarono, magneticamente, sulla grande scopa, appoggiata al muricciolo. La "janara" si avvicinò ad essa e cominciò a tastarla. Il suo pensiero correva, ormai, alle migliaia di pagliuzze, che componevano la scopa. Le urgeva di sapere quanti fossero, esattamente, quei sottili fuscelli. Mariuccia cominciò la meticolosa operazione, partendo da quelli di destra. Verificò, più volte, il numero delle prime tre fiIe, ricavando sempre la sensazione di aver sbagliato, per cui ricominciava da dove era partita. Conta e riconta, il tempo passava in fretta e già il chiarore dell'Aurora segnava l’orizzonte, che si intravedeva dal piccolo squarcio della finestrella. La "janara" capì di non aver più tempo a disposizione. perché il giorno l’avrebbe riportata alla sua primitiva natura di donna, privandola dei poteri malefici. Perciò, imboccò di corsa la salita del comignolo e spari tra i tetti, per far ritono alla sua casa. Una scopa aveva evitato la tragedia, in quella notte misteriosa.

Erika Branca

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