Il Fiero Popolo di Vallata - La ricamatrice

"La Ricamatrice"

L’arte del Ricamo ha origini nobili: è presente e diffusa, già nelle antiche civiltà del Mediterraneo e dell’Oriente, come simbolo mitico, nelle raffigurazioni fideistiche delle divinità, e come proiezione e tensione elitaria, verso la pura bellezza, che induce seduzione e godimento estetico. Lontano, dove svetta, con la creazione omerica, il Pensiero occidentale, si staglia Ia figura della principessa Elena, cinta dalla leggera tunica, orlata e ricamata con fili d’argento e d’oro. Per ricamo si intende "un tratto di filo tra due fori, in un tessuto", che segnano l’entrata e l'uscita dell'ago, per innumerevoli volte, fino a comporre un segmento, un disegno intenzionale e predeterminato. La finalità di quest’arte sofisticata e paziente consiste nella decorazione, tramite "rilievo e/o intaglio" di tessuti, a destinazione specifica: lenzuoli, cuscini, copriletti, tovaglie, centrini, ecc.. Le stoffe utilizzate erano: la "mussola" di cotone e la tela bianca di lino si usavano per i lenzuoli ed i cuscini  la "tela famiglia" (cotone telato e spesiso) e la "cotonella" (misto di cotone ed ovatta) si adoperavano per le tovaglie ed i tovaglioli. La prima operazione da eseguire sui tessuti era quella di "delineare una traccia, a matita, del disegno", facendo molta attenzione al "centraggio".. Dopo di che, i singoli capi di stoffa venivano, accuratamente distesi e fissati sul telaio. Quindi, si dava inizio al vero e proprio ricamo, con la perizia delle dita agili, che dirigevano, alacremente, il percorso dell’ago. La tecnica delle esperte ricamatrici si legava alle capacità di eseguire "punti" diversi: "a giorno , "a croce", "a filza", "a occhiello", "a smerlo", "a sbalzo", "a erba", ‘‘a ombra","a maglia", "all’inglese", "tipo assisi", "a giglio", "a reticolo". I lavori delle ricamatrici eccellenti riguardavano, prevalentemente, il ricamo dei corredi, per le figlie della gente ricca. Tuttavia, la pratica del "ricamo semplice" finì per diventare una moda diffusa e, qualche volta, "un vezzo", per le giovinette, per le madri, per le nonne, a datare dagli anni Cinquanta e fino agli anni Ottanta del secolo scorso. Ai nostri giorni, in Vallata, continuano a lavorare sei o sette compite ricamatrici, tra le quali Nunzia Nufrio, Grazina Scannello, Eva Stridacchio, Luigina, maritata Bove, che continuano ad eseguire anche raffinati lavori all'uncinetto. Sembra, quasi superfluo, ricordare che, nelle nostre zone, era molto praticato il lavoro "a maglia", che veniva eseguito con "due ferri", o con "quattro ferri", a seconda che si confezionassero maglie, calze, sciarpe, cuffie, gonne, scamiciati.

Ins. Teresa Guiducci

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