Il Fiero Popolo di Vallata - Lu scarpar

"Lu Scarpar"

Il calzolaio o ciabattino ha rappresentato, nei secoli, il valente artigiano che confezionava e riparava le scarpe, ma anche sandali, ciabatte e borse. Il suo lavoro, sostenuto da apprendisti, si svolgeva sia in bottega sia "a giornata" presso le famiglie dei richiedenti. Per costruire le scarpe. Il calzolaio prendeva, anzitutto, "la misura del piede" all’interessato (uomo, donna, bambino), con un metro elastico, o con striscioline di carta. Quindi, procedeva a tagliare e cucire le "tomaie", ossia, ¡ pezzi di cuoio che avvolgevano il piede. Sistemava poi le tomaie su di una "sagoma di piede in legno", corrispondente alla  "grandezza misurata", ponendo attenzione al "risvolto" della pelle, che doveva essere raccordata al sottopiede; continuava, incollando e cucendo i due/tre strati di suole (cuoio rigido) ed organizzava la struttura del tacco. Completava il lavoro, raschiando i bordi delle suole e chiodandole, a seconda dei casi, con "c‘ntredd’ o v’taredd" (chiodi a testa larga). Il mestiere dello "scarpar' ". dal secondo dopoguerra, è venuto, man mano decadendo con il diffondersi dei Calzaturifici industriali, i cui prodotti sono a più basso costo. I pochissimi ciabattini, ancora in attività svolgono solo modesti lavori di risolatura di tacchi e qualche raro incollaggio di parti in gomma.

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