Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - ‘‘Arr’gucc’ ’’

“Arr’gucc’”
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        Era venuto al mondo, Arr'gucc', il primo gennaio del nuovo secolo, il Novecento.
        Previ accordi presi fra i genitori ed il parroco e dopo i preparativi in famiglia per la cerimonia battesimale, fu demandato alla levatrice il compito di reggere il neonato nel tratto di strada da percorrere da casa alla chiesa.
        Nel giorno stabilito si formò un piccolo corteo di familiari, coi genitori in testa e la levatrice che, a braccia distese, eseguiva un cerimoniale consueto con il neonato nel portainfante, bianco, inamidato con ricami a rilievo e una bella copertina anch'essa bianca e ricamata.
        Il neonato tutto avvolto nelle fasce, come consuetudine del tempo, anche le manine, aveva solo una piccola apertura fra tanta biancheria, per respirare.
        A conclusione della cerimonia battesimale, il piccolo corteo ripercorse la strada a ritroso per rientrare a casa dove tutto era preparato per i festeggiamenti.
        La strada da percorrere però, era stavolta in discesa e, subito dopo la chiesa madre, bisognava attraversare un arco lungo e spazioso che permetteva di procedere spediti, ma appena fuori ecco l'insidia di una lastra di ghiaccio velata dalla neve caduta di recente e lì avvenne lo scivolone della levatrice che, a braccia tese, non aveva appigli o destrezza di equilibrio e il bimbo, così "insalamato", cominciò a ruzzolare per la discesa fino a che s'adagiò sulla coltre nevosa più alta che gli fece da freno.
        Furono prodigati subito i primi soccorsi agli infortunati: la peggio toccò alla levatrice che ne uscì malconcia e con la bocca piena di neve.
        Al che, uno dei soccorritori:
        "Levatrè, nun t'aspettavi' stu sorbett' p'aperitev'!"
        (Levatrice, non ti aspettavi questo sorbetto come aperitivo!)


Vallata: Panorama con visione della Cattedrale

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