Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - B’zzurr’

B’zzurr’
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        Andando con la mente a ricordi giovanili, rivedo persone che ancora mi affascinano, fra queste, m'è particolarmente viva la figura di B'zzurr'.
        Egli viaggiava giornalmente su di un postale come fattorino, attraversando i paesi della Baronia fino a Benevento. Era grande l'avventura del suo lavoro per la fantasia d'un ragazzetto. Il viaggio sul postale della ditta Raffio Raffaele, iniziava di buon mattino da Trevico con qualche passeggero per poi raccoglierne altri durante il tragitto, unitamente a sacchi postali dai paesi della Baronia.
        A prima sera, il rientro r' lu pustal' era, per noi ragazzini, l'avvenimento giornaliero più atteso e per questo ci davamo appuntamento davanti allo spiazzo del garage.
        Finalmente al capolinea, iniziava il nostro divertimento perché la manovra per parcheggiare il mezzo attraverso la stretta porta del garage comportava uno scambio di accesi messaggi vocali fra il "Vin', vi, venga!" di B'zzurr' e li "Murt'e stramurt'!" dell'autista Federico, anch'egli vallatese, soprannominato lu scascion' come il malandato mezzo che guidava con la carrozzeria dissestata sia a causa delle strade imbrecciate e piene di buche, specialmente quelle provinciali, sia per il rumore assordante del motore. Quand'esso si spegneva unitamente alla luci dei fari, calava il sipario sull'atto finale dello spettacolo che aveva il fascino della teatralità che sempre si rinnovava.
        B'zzurr' rientrava poi a piedi, a Vallata, con qualsiasi temperatura. A casa sua, attualmente ristrutturata, si accedeva attraverso scalini di pietra, tipici dell'architettura irpina, e si componeva di pochi ambienti con le finestre che davano, facendo angolo con la scorciatoia per Trevico, sulla piazza della Fontana, centro commerciale all'aperto durante il mercato del giovedì.
        Durissimo lavoro per B'zzurr' con magrissima retribuzione perché l'azienda Raffio era male attrezzata di mezzi motorizzati e mal gestita dal famoso "Ragioniere", imparentato col proprietario, che pensava più agli affari privati che a quelli della ditta.
        L'azienda non poteva così prosperare: ognuno tirava l'acqua al suo mulino, compresi i fattorini che si alternavano e che spesso intascavano in proprio il costo del biglietto che non veniva staccato. Avevano quindi vita lavorativa breve perché il "Ragioniere" sbucava all'improvviso e in punti diversi per il controllo dei biglietti.
        Solo B'zzurr' durò lunghissimo tempo per la sua onestà, malgrado ciò era sempre in conflitto col "Ragioniere" e non potè trovare di meglio che affibbiargli il soprannome di "Ragiunir' ca nu ragion"' (Ragioniere che non ragiona).

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