Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - Emigranti

Emigranti
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        Il 1945 che segnò la fine della seconda guerra mondiale, lasciò distruzioni e un triste bilancio di 55 milioni di morti fra militari e civili, 35 milioni di feriti, 3 milioni di dispersi.
        E, come per il passaggio d'una trave di grandine sul terreno ognuno guarda il danno alle proprie colture, così in un paese come Trevico con circa un migliaio di abitanti, si cominciò a contare chi tra i giovani chiamati alle armi aveva fatto ritorno a casa.
        I nomi dei morti forniti dall'anagrafe comunale furono scritti su d'una lapide del monumento ai caduti della prima guerra mondiale.
        Alle abitazioni di piazza Nicola Ferrara, ove abitavo, non ritornarono Erminio Rossi, Ferdinando Paglia, Michele Cuoco e Giuseppe Di Marco.
        I reduci trovarono desolazione e miseria per cui chi aveva braccia valide, non trovando lavoro in patria, pensò di emigrare con la speranza di miglior fortuna all'estero. Ci fu un bando di accoglienza di contadini nelle lontane terre del Brasile, col vantaggio del viaggio gratuito e ci furono le prime partenze di intere famiglie: un'esperienza amara come quella che toccò alla famiglia di Vito Bortone che dopo alcuni anni di duro lavoro, per poter rientrare al paese dovette vendere quello che gli era rimasto in proprietà, la casa, per racimolare i soldi per il viaggio di ritorno.
        Altra porta aperta, le miniere del Belgio cui approdarono validi giovani e padri di famiglia. Il ritorno in paese, dopo anni di sudato lavoro nelle viscere della terra ad estrarre carbon fossile, fu drammatico perché l'inesorabile silicosi abbreviò la vita a tutti.
        Altre porte spalancate, le vicine Germania e Svizzera e qui partenze in massa delle migliori braccia. Arrivarono anche nelle famiglie i primi frutti di tanto lavoro... ma quanti incidenti invalidanti o mortali si cominciarono a contare e altrettante famiglie disgregate per abbandono.
        Molti giovani, durante le ferie estive, apparvero in paese con fiammanti Mercedes: uno schiaffo alla passata miseria, ma furono arcobaleni di illusioni.
        Solo chi possedeva integrità morale e programma d'intenti potè guadagnare successo a costo di duro lavoro e grandissimo sacrificio, basti pensare all'alloggio in baracche provvisorie. Due esempi fra tutti: Mario Morra che vidi partire per la Svizzera, con la cordicella alla valigia, da "mezza cucchiara" cioè appena uscito dall'apprendistato, poi il suo ritorno in patria, dopo 35 anni, felice di godere una buona pensione e di edificare una villa in paese; Peppino Steriti emigrò in Germania col mestiere di muratore: altro miracolo del lavoro e della dignità, che ha permesso ai figli la piena realizzazione nello studio e nella professione.
        Il terremoto del 1980, pur nella sua catastrofica calamità, favori il rientro in patria di tanti per le opportunità di lavoro nella ricostruzione: una svolta in Irpinia per i generosi aiuti che favorirono, con la circolazione della moneta, la creazione di piccole industrie, impulso al commercio e alle banche in centri popolosi.

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