Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - P’tutt’ li tui martirii

P’tutt’ li tui martirii
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        Trevico, dall'alto dei suoi 1094 metri, è circondato a valle da quelli che, al tempo dei feudatari, erano chiamati casali ed ora sono dei paesi ridenti per posizione geografica ed ubertosità del suolo ricco di frutteti. Uno di questo apparteneva alla famiglia del reverendo don Francesco il quale vantava la bontà del prodotto dei suoi ciliegi impareggiabili.
        Oltre all'ufficio sacerdotale, don Francesco dedicava parte del suo tempo libero a vigilare la sua proprietà e all'insegnamento della religione nella scuola media. E qui, in periodo di scrutini ed esami, che capitavano per la metà di giugno, gli alunni portavano a turno, un panierino di ciliegie per farle assaggiare ai professori.
        Don Francesco, dopo averne assaporato alcune, concludeva immancabilmente col giudizio:
        "....Ma r' c'ras' meie so' nata cosa!"
        (Ma le mie ciliegie sono un'altra cosa!)
        I professori, indispettiti per tanta presunzione dell'assaggiatore, decisero di combinargli un tiro mancino.
        A prima sera andarono a cogliere un paniere di ciliegie dal miglior albero del suo frutteto, affidandolo alla complicità di un alunno per portarlo a scuola.
        Don Francesco, da intenditore, dovette ammettere che quelle ciliegie avevano la bontà delle sue.
        Nella sua mente però si fece strada un dubbio che senz'altro meritava di essere dissolto. Così, la mattina seguente, dopo la messa mattutina, smise l'abito talare e s'incamminò alla volta del suo frutteto, ove ebbe la conferma al suo sospetto.
        Tenne per sé questa scoperta che però pure doveva venire alla luce e l'occasione l'ebbe quando, in processione con il parroco e il capitolo rientrava in chiesa dopo il giro solito del paese, in onore di San Vito martire.
        Qui trovò, di primo impatto, il motivo di scaricare il suo veleno contro il professore Nufrio Vitantonio, maggiore indiziato.
        Incrociatolo, sebbene avesse già iniziato la litania del Santo;
        “....E per tutti i tuoi martiri……” s'interruppe per apostrofargli:
        "Totonn' Sacconi Sapev'n' bon' r' c'ras' meie?"
        (Totonn' Saccon' (è il soprannome) erano buone le mie ciliegie?)
        Il parroco vicino a lui, di botto fermò il passo, indirizzandogli un'occhiataccia. Don Francesco, ripresosi in fretta, terminò la litania:
        "Abbi o Dio, di noi pietà!"

Vallata: Chiesa di S.Vito (foto Massimiliano)

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