Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - ‘‘Mazzacan’’ (grossi sassi)

“Mazzacan”
(grossi sassi)
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        Passava e ripassava, la vicina di casa di don Francesco, nel disbrigo di faccende, sotto il suo balcone, con prudente distanza dalla parabola di sputi di saliva dell'accanito fumatore di sigarette che personalmente confezionava a mano con tabacco trinciato per risparmiare.
        Il sacerdote non poteva permettersi di fumare sigarette di migliore qualità: in una parrocchia di paese che si reggeva con poche rendite dovute a lasciti, gestite dall'Arciprete, al vice parroco andavano solo una prebenda molto parsimoniosa ed eventuali offerte di messe votive.
        Risparmio, quindi, anche sul tabacco che, essendo di pessima qualità gli “amareggiava la saliva” al punto di liberarsene, sputandola, con lunga traiettoria, sulla strada su cui spesso transitava appunto la vicina di casa che, infastidita, richiamò con stizza, il sacerdote:
        "E che è, don Francè!?"
        (Ma che diamine, don Francesco!)
        Ma lui, con più arditezza la apostrofò:
        "E che! Manch' s' miass' mazzacan"'
        (E che sarà mai! Manco gettassi grosse pietre!)

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