Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - Presentazione

Presentazione.
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        Dopo i primi due Lampami, dopo Un anno a Conza della Campania e la raccolta di proverbi paesani, con i 46 racconti che compongono Lampami e tre Emilio Paglia ci consegna altri frammenti di un passato, quello della sua infanzia, della sua giovinezza, fino a sfiorare gli anni sessanta, che appare lontano, più vicino ai secoli scorsi, che a questi ultimi decenni. Sulla base di uno schema ormai collaudato, piccoli episodi costruiti attorno ad una battuta finale o semplici annotazioni su fatti paesani, note di cronache e di costume, Emilio Paglia continua in questo recupero di tutto un mondo, facendo rivivere uomini e donne in carne ed ossa, attraverso il velo della sua ironia, quella di uno scrittore 'ridicolo', che spesso è anche la loro ironia, perché l'autore e i suoi personaggi fanno parte dello stesso mondo, in cui la fatica era fatica, la fame fame e un cerchio di ferro poteva rappresentare occasione di gioco e di divertimento, in cui gli animali erano utili e più vicini alla Storia Naturale di Plinio che ai trattati di etologia.
        Personaggi reali, della piccola storia quotidiana. Se c'è qualcosa di estraneo all'autore, questa è l'invenzione, la novella, il racconto fantastico. La realtà, questa la stia profonda convinzione, è ricca di per sé, non ha bisogno di immaginazione. Anche la realtà di un paese. Basta saper osservare ed ecco allora passare davanti a noi i protagonisti di questa rappresentazione: Palangone, Pennetta, Francisch' Giacchin', Don Gallecch', Celestino, lu Pullitr', Ciccupaolo r'Pumpeo, Nicola, don Rocco, Marten', Ronn' Pepp, Don Arturo, Sipp'till', Arr'gucc', Mirro lu ruvagnar', Muscarin', Ronn' Aurelio, Francisch' lu furnar', lu scascion', zi' Carmela, Vicienz' r' pul'cen', B'zzurr', Angiulin' micasacc', Pasqualin' r' Unnella, Rusina la furnara, Rusinella, Patà 'nfarnata, Pataniell', Ciccill' lu scarpar'. Senza ambizioni letterarie, spinto da un bisogno istintivo, quasi un'esigenza fisiologica di raccontare, per fermare il passato, catturare suoni, voci, nomi, l'autore coglie i suoi personaggi attraverso istantanee (ché tale è una battuta) dietro le quali si intravedono destini segnati, vite bloccate, altre volte, invece, capaci di esprimere grande dignità, più spesso uomini disincantati, magari con la tonaca.
        Ma c'è altro. Il suo non è solo un album della memoria: presente fin dall'inizio, la sua produzione rivela nei suoi momenti migliori una ricca vena moralistica. L'autore, dismessi più di vent'anni fa gli abiti del maestro di scuola, ha idealmente continuato quel magistero, pensando sempre agli adolescenti come al suo pubblico ideale e divenendo, infine, maestro d'umanità.

Franco A. Meschini

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