Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - ‘‘Scioo’!’’

“Scioo’!”
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        Alle prime case di Vallata, sulla rotabile proveniente da Trevico, era ubicata un'officina meccanica condotta in proprio da Tenente, un bravo artigiano ma discontinuo nel lavoro da non poter avere discepoli fissi: se la cosa gli andava a genio s'impegnava nel lavoro e lo portava a termine, altrimenti chiudeva la larga porta del garage e lo si poteva trovare, seduto tranquillo, con naturale apatia, sul gradino di pietra davanti casa, poco distante.
        Lo trovai consenziente a riparare un guasto alla mia macchina, avendo assicurazione che me l'avrebbe consegnata entro un paio d'ore.
        Come passare questo tempo? Ecco don Francesco di ritorno dalla funzione in chiesa, in abito talare, che si dirigeva a passo svelto verso casa, pure nei pressi dell'officina, per uscirne con diverso abbigliamento: camicia sbottonata ai polsini, abbondante gilè sbottonato e penzoloni dal lato del taschino che conteneva il grosso orologio con pesante catenina di metallo bianco infilata in un'asola, pantaloni neri ad altezza di caviglia con rilevanti copponi alle ginocchia.
        Giornale in mano e occhiali inforcati a scivolo fin sulla punta del naso, si diresse alla seggiolina situata al margine di un grosso telone su cui era stato messo a seccare il granone al buon sole di settembre.
        Il pensiero preminente di don Francesco era per le notizie che rilevava dall'attenta lettura del giornale, pur tuttavia alla prima sbirciata che diede sopra agli occhiali, si accorse che alcune gallinelle beccavano il suo granone e, facendo ventaglio col giornale con l'intimazione "Sciò!" le fece allontanare dai bordi del telone.
        Tornò alla lettura con concentrato interesse. Alla fine dell'articolo gettò un'altra occhiata furtiva abbassando un po' la testa per lasciare più visuale al di sopra delle stanghette degli occhiali: le gallinelle erano tornate in accresciuto numero e sembrava facessero a gara nel beccare il granone. Anche questa volta ripetè la sventagliata col giornale, alterando sensibilmente la voce nello "Sciò!", rimuginando poi qualcosa fra i denti.
        Preso atto che le galline si erano un bel po' allontanate, spaventate dall'aggressività della sua voce, tornò alla lettura e, solo dopo un po' di tempo, abbassando il capo per controllare meglio la situazione ad occhio nudo, dal momento che usava occhiali per presbiopia, vide che un rinforzato stuolo di pollame s'ingozzava a spese del suo granone.
        Allora s'alzò di scatto dalla sediolina con le braccia per aria, coi fogli del giornale che gli svolazzarono via, gridando a piena voce:
        "Mannaggia chi v'è murt' e stramurt'! Sciò! V'agg' rett' sciò!!!"
        (Mannaggia chi vi è morto e stramorto! V'ho detto sciò!!!)

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