Emilio Paglia - LAMPAMI E TRE - La scommessa

La scommessa
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        Alfonso, giovane vallatese, scapolo, era il tipo più gioviale nella cerchia degli amici che spesso invitava a casa per partitine a carte o "sfiziose" cenette.
        Coltivava da anni una passione per i canarini riuscendo finalmente a selezionarne uno dal bel piumaggio e ancor più bel canto. Esso rappresentava il suo orgoglio di ornitologo, e non mancava di farlo notare in giro.
        Per gli amici questo suo debole era motivo di frecciate ironiche e di "sfottò". Le punzecchiature con botta e risposta si protraevano durante tutte le serate.
        Vito, un suo caro amico che più di tutti non sopportava questo smisurato orgoglio, alla fine gli lanciò un'insidiosa frecciata:
        "Alfò, ma a chi aspitt' r' t'mangià stu piccion arrustut' o vev' ?"
        (Alfonso, ma a chi aspetti per mangiarti questo piccione arrostito o vivo?)
        Per risposta:
        "Vurria v'rè s' tu n' fuss' capace!"
        (Vorrei vedere se tu ne saresti capace!)
        "Scummett'?"
        (Scommetti?)
        "Si!"
        Con scatto atletico, Vito si diresse verso la gabbia col prezioso canarino, aprì la porticina, vi infilò la mano e, afferratolo, se lo portò alla bocca staccandogli con un morso deciso la testa dal collo, inghiottendosela con breve masticazione.
        Esterrefatto, con gli occhi fuori dalle orbite, Alfonso restò a guardare la macabra scena e…….. quando gli rivenne la parola ai "Chi t'è murt' e stramurt"' segui poi una capitale inimicizia.


Trevico: uno dei vichi (foto Italo Mustone)

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