- Profili architettonici nella storia dei manufatti edilizi a Vallata. - Tesi di laurea di Moriello Antonella

Ipotesi d’intervento 1

    Il degrado della muratura, in caso di sisma, accelera il ribaltamento, favorisce la disgregazione del muro, impedisce il mantenimento della stabilità dopo l’apertura delle fessure in occasione delle azioni complanari. Primo scopo dell'intervento, quindi, è quello di risanare la muratura esistente per riconferirle l’originaria capacità meccanica e procedere, poi, alla messa in opera di tirantature e cordoli murari di sommità, al fine di conseguire un maggior grado di sicurezza dell’intero edificio conferendogli, il più possibile, un comportamento scatolare.
    L'intervento di ripristino delle originali caratteristiche meccaniche della muratura prevede l’utilizzo di iniezioni di malta di calce e pozzolana, la risarcitura delle lesioni non passanti ed interventi di scuci e cuci per ripristinare la continuità della muratura in presenza di lesioni passanti.
    Fanno parte dell’intervento anche la demolizione delle strutture realizzate a sbalzo, già parzialmente crollate, per ricreare, con una nuova muratura di mattoni pieni adeguatamente ammorsata all’esistente.
    Successivamente si procederà alla rimozione dell’intonaco e alla sigillatura dei giunti con malta di calce idraulica e sabbia per evitare la fuoriuscita della malta. Particolare cura sarà data al risanamento superficiale delle facce esterne dove la malta dei giunti di vaste aree di muratura si presenta polverulenta ed in alcuni casi assente. L’efficacia di tale trattamento che prevede la pulizia a fondo dei giunti utilizzando spatole d’acciaio, scalpello e getti d’acqua e l’accurata sigillatura delle connessioni, consiste, appunto, nel ripristinare il contatto fra le pietre dove si concentra lo sforzo in caso di tendenza al ribaltamento.
    Le lesioni passanti, dividendo la muratura in due porzioni che in caso di oscillazioni sismiche possono muoversi in controfase generando dannosi martellamenti, dovranno essere eliminate con un vero e proprio scuci e cuci. L’intervento consiste nello smontare la muratura per una larghezza di circa 40-50 cm lungo la lesione, cominciando dal basso e lavorando per tratti, e poi risarcire con pietra analoga a quella del muro o, se possibile, gli stessi elementi smontati. La malta sarà preferibilmente di calce idraulica e sabbia. Se la lesione interessa solo una faccia e non è molto ampia, si ricorrerà alla risarcitura: si stucca la fessura e quindi, perforando dai due lati della lesione in modo da attraversala nello spessore del muro, si inietta la malta.
    Per evitare o contenere gli spostamenti che si verificano in caso di sisma tra murature più o meno parallele e contrapposte o tra muri che s’incrociano, a martello o a croce, si ricorrerà agli incatenamenti realizzati con tiranti e lame d’acciaio al livello dei solai.
    I tiranti saranno realizzati con barre zincate Fe 360 ϕ24 di lunghezza pari alla distanza tra le facce esterne dei muri sui quali agiscono più 30 cm per l’ancoraggio: le due estremità verranno filettate per una lunghezza di 15 cm. L’ancoraggio verrà realizzato con piastre metalliche nervate 30x30 cm di spessore 15 mm. I tiranti saranno posizionati nello spessore del solaio ed il più possibile in aderenza al muro lungo cui corrono. Si dovrà tener presente che i tiranti che corrono sui muri più lunghi dovranno essere applicati leggermente al disopra di quelli che corrono sui muri trasversali più corti.
    Le lame d’acciaio avranno dimensioni 5x80 mm e lunghezza variabile: 80 cm per il fissaggio interno, più lo spessore del muro, più 11 cm per il bloccaggio esterno. Internamente saranno fissate, tramite chiodatura con chiodi forgiati alle travi ortogonali alle pareti esterne, secondo come specificato nelle tavole d’intervento, esternamente verranno ancorate con piastre 10x200x200 mm bloccate con cunei 40x50x160 mm. In questo modo anche le travi, in presenza di sisma, si comporteranno come catene contrastando lo spostamento delle pareti.
    La realizzazione del cordolo murario armato richiede il rifacimento della porzione ultima di tutte le pareti. Il cordolo avrà l’altezza pari a 5 filari di mattoni coi rispettivi giunti di malta di calce e sabbia e la larghezza pari a quella della muratura sottostante. Il muratore procederà alla realizzazione del cordolo disponendo in successione i filari di mattoni in modo tale da garantire lo spazio per l’inserimento delle barre longitudinali, 4ϕ16 FeB44K, e delle staffe, ϕ 8/20".
    Il miglioramento sismico delle volte, in buono stato di conservazione e prive di dissesti, verrà realizzato limitandolo alla sostituzione dei rinfianchi e dei riempimenti, che spesso nei manufatti antichi sono stati realizzati con detriti di cantiere posti in opera senza alcun legante, polverulenti e disomogenei.
    I solai, laddove sono fortemente degradati o parzialmente crollati, devono essere rifatti. I nuovi solai rispetteranno le vecchie orditure con le travi appoggiate, in linea di principio, nelle vecchie sedi previa la sistemazione dei piani d’appoggio sui muri con l’introduzione di due o tre strati di mattoni murati con malta cementizia per meglio ripartire il carico trasmesso dalle travi. Le nuove travi saranno realizzate in castagno con sezione ca. 20x20 cm posizionate ad interasse massimo di 80 cm. Sulle travi verrà realizzato un doppio tavolato in castagno incrociato ed inchiodato di spessore 6 cm (3+3) sul quale si eseguirà il riempimento spesso circa 5 cm. Il riempimento sarà realizzato mediante un massetto di argilla espansa impastata con poca calce, per assicurare la traspirazione necessaria ad evitare l’imputridimento del tavolato ed, allo stesso tempo, per permettere la realizzazione, con malta di calce, dello strato di allettamento, di circa 2 cm, per la posa del pavimento.
    Nelle condizioni normali di esercizio il solaio affida il proprio peso ai muri d’appoggio ma, in presenza di sisma il ruolo si inverte, con le pareti che si affidano agli orizzontamenti per contrastare l’azione ribaltante. Affinché questi costituiscano un vincolo efficace, si realizzeranno dei validi collegamenti tra la muratura ed i solai di piano utilizzando particolari lame d’acciaio chiodate alle estremità delle travi o tra i due tavolati ed ancorate, esternamente, alla muratura con piatti d’acciaio. Le lame d’acciaio verranno utilizzate anche per la connessione dei solai di vani contigui, non tanto per migliorare le condizioni di vincolo dei muri interni, quanto per ricercare la collaborazione tra gli orizzontamenti di uno stesso piano. A livello della sovrastruttura, le lame saranno inserite in fori appositamente predisposti nella muratura e chiodate all’interno dei due tavolati.
    Il tetto, in avanzato stato di degrado con crolli parziali in più punti, dovrà essere rifatto. Le orditure della nuova struttura del tetto ricalcheranno quelle attuali, in quanto, entrambe, condizionate dalle dimensioni dei vani che coprono. Cambieranno, invece, gli elementi costituenti; in particolare, i falsi puntoni, adoperati quando la distanza tra il muro di spina e quello di facciata è minore della distanza tra i setti perpendicolari alla facciata, saranno sostituiti con delle mezze capriate lignee che garantiscono un comportamento sismico migliore trasferendo sia il peso della copertura sui cordoli sia perché, avendo le estremità della catena vincolate con staffe ai cordoli, ne aumentano l'azione di contenimento nei riguardi della parete.
    Sulle orditure principali verrà fissata, con squadrette d’acciaio, l’orditura secondaria, sulla quale verrà realizzato un doppio tavolato incrociato inchiodato. Superiormente il tetto sarà completato con la posizione della guaina bituminosa, di pannelli isolanti e del manto di copertura realizzato con coppi di recupero. La ricostruzione del tetto prevederà anche la ricostruzione della romanella, fissando con malta di calce e sabbia una prima fila di coppi leggermente a sbalzo dalla parete dove cade la falda. Successivamente, su tale fila se ne realizzerà un'altra ottenendo uno sbalzo totale di circa 30 cm.

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1 Verderosa A.(a cura di), Il recupero dell’architettura e del paesaggio in Irpinia, Avellino 2005 - F. GIOVANETTI Manuale del recupero del comune di Città di Castello - Edizioni Dei Tipografia del genio civile - Roma 1992 - DE FEZ Consolidamento degli edifici – Riedizione del 1995 – Liguori Editore – Napoli 1998 - Belli A. Ricostruzione e cultura edilizia locale in Irpinia, in Casabella n. 470, anno XLV, giugno 1981

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