PRIME LIRICHE 1901-1903 - EPOPEA GARIBALDINA - Epilogo - Tommaso Mario Pavese.

XI.
Epilogo.

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E quei che su 'l campo morirono, pugnando con Lui:
        e i reduci vittoriosi da le patrie battaglie,
        bronzea la faccia e 'l petto crivellato di ferite:
        le madri rimaste orbe di figli, le spose di sposi:
        sorgano da gli avelli, co 'l guardo ancor lampeggiante;
        lascin le case ove vivon pensando a le vinte guerre,
        memori de l' inno alato che il sangue loro accendeva:
        depongan la mestizia diffusa su' pallidi volti:
        e compongano il funebre corteo a l' Eroe glorioso.
        O venti che il profumo recate de' siculi prati,
        e l' armonia de 'l mar mormorante appo Nizza e Caprera:
        o canti de le legion con Lui accorrenti a la morte,
        un lugubre inno mesto componete a ‘l morto Duce.
        Vergini, recate i fiori aulenti ne l' alma sua Nizza,
        e le aromatiche erbe che verdeggiano su Caprera;
        cogliete i fior silvestri de la pampas americana,
        e intrecciatene ghirlande funeree a ‘l sommo Duce:
        vi sfolgoreggi la leggenda: « Venite a morir con me. »
        O zeffiri che, tra' prati, soffiate in primavera,
        spargete voi le ceneri de l' Eroe fecondatrici,
        oggi che Italia nuova il suo gran Nume indigete adora,
        e Roma, per Lui rinata, Romolo novel Lo chiama.

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