SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Brevi cenni intorno ad altri Comuni della Baronia.

Brevi cenni intorno ad altri Comuni della Baronia.

        Trevico è, trai Comuni della Provincia, quello che siede in posizione più elevata, a 1090 metri. Orazio (Satira 5a, libro I) soggiornò in una locanda situata in uno de' tre vichi donde ebbe il nome. Sul culmine del borgo vi sono parte delle mura e ruderi di un forte castello eretto nel medio evo. Trevico era anticamente in luogo prossimo, se non precisamente identico, a quello di oggi : sino alla metà del Medio Evo si chiamò semplicemente Vico, e ripigliò il nome primitivo quando divenne feudo di Consalvo di Cordova. il suo nome, più che da un tempio dedicato al culto della dea Trivia=Diana, di cui non vi è traccia, deriva — come ho accennato innanzi — da tres vici, perchè, altrimenti, Trivia avrebbe conservata la sua quantità originaria, e ne sarebbe risultato Trivicum, e non Trivicum, sua vera pronunzia, che ha, quindi, dato Trevico. Nel suo territorio furono trovati molti oggetti . antichi, dell'epoca romana. Nell'anno 1805; su relezione del vescovo di Trevico , l' arciprete curato del detto Comune , o chi per lui , ebbe ordine di procedere all'erezione in parrocchia della chiesa di Anzano, per dare a quella popolazione un proprio parroco. Nel 1793 il vescovo di Trevico si dolse contro l'abate generale di Montevergine , che fece visita nella terra di sua residenza, senza presentarsi a lui, come avrebbe dovuto. La sede vescovile di Trevico fu poi aggregata a Lacedonia. Feudatari di Trevico furono i Del Balzo; suoi ultimi feudatari furono a Loffredo, tra i quali Ferdinando (1548) ebbe il titolo di marchese. Nel 1078 Roberto Guiscardo mosse da Ariano, per espugnare Ascoli e Trevico della Baronia (montem de Vico). Il suo vecchio castello che, costruito da' Normanni, vide correre alla conquista i Saraceni di Federico II di Svevia e del .biondo Manfredi, sprezzò e subì l'onta della soldataglia di Carlo d' Angiò, accolse e difese i feudatari del Medio Evo e del Rinascimento, ripete ora a sè stesso — in mesta rovina — storie d' amore e morti di vittime innocenti. Abitanti 4638.

        San Sossio Baronia è sulla sinistra della Fiumarella de' Vranchi, a metri 660 di altitudine. Fece sempre parte della Baronia .di Vico , ed ebbe gli stessi feudatari che ebbe Trevico. Ebbe fortissimi danni per la peste. Abitanti 3004.

        Flumeri è situato sulla sinistra della Fiumarella de' Franchi, a 638 metri sul livello dal mare. Avendo i Flumeresi ucciso il loro barone Riccardo, figlio di Guarivo Normanno, il di lui congiunto Guglielmo duca di Puglie, distrusse Flumeri — nell'anno 1122 —, che pare sia stato edificato da' Longobardi. il 9 febbraio 1799, con la legge sui dipartimenti, il Comune di Flumeri fu ascritto al Cartone di Mirabella, nel dipartimento del Volturno. Verso il 1793 i conventuali di Carife e di Flumeri reclamarono contro la tassa loro imposta per il mantenimento del seminario di Trevico. Nella seconda metà del XVIII secolo, a proposito del " Giacobinismo irpino ,, Francesco Scandone, negli Atti della Società Storica del Sannio, ricorda, fra le altre, le seguenti famiglie di Flumeri: Biccarino (Piccarìno?), Boscero , Melchionna e Salza. Nel 1771 , su relazione del vescovo di Trevico, ed anche per or- dine del Re, il sic. Domenico Olivieri di Flumeri fu severamente punito, perchè appena ritornato dagli esercizi spirituali, fatti di Real ordine, era andato a trovare una sua ganza, moglie di un zappatore , con la quale aveva pratica disonesta. Nel 1798, il sacerdote Filippo Pizzano di Flumeri si trova carcerato nel carcere arcivescovile di Napoli, perchè imputato di omicidio in persona di D. Michele Conte, di Deliceto. Nel 1805 ebbe condanna ad essere sfrattato dal regno, pena 10 anni di carcere, e sfratto a vita, definitivo, se osi tornare senza il Reale permesso. Feudatari di Flumeri furono i Del Balzo , Consalvo di Cordova , D'Aquino, Di Valles, De Ponte, il cui figlio Trifone (1629) fu fatto, duca di Flumeri, Caracciolo. Credo che Flumeri derivi da flumen, fiume. Abitanti 2021.

        Castelbaronia è sulla destra dell'Ufita, a 640 metri sul livello del mare. Il suo territorio è irrigato da' torrenti San Nicola e Macchione. La popolazione è dedita all'agricoltura e al commercio di pettini. Fu patria dell' illustre giureconsulto e statista Pasquale Stanislao Mancini e del poeta Carmelo Errico. Ebbe origine al tempo della dominazione Normanna. Il paese sorse intorno ad una quercia, sulla quale, nel freddo mattino del 2 febbraio 1137, dietro le tracce di un toro disperso, fu trovato, inchiodato ad un ramo , un quadro della Vergine, detta poi delle Fratte. Intorno alla quercia, faciente parte di una fitta boscaglia , sorse una Chiesa , e poi il paese di Castelbaronia. Ne furono dominatori, nel 1070, Gradilone, poi altri Normanni, i D'Angiò, gli Affossa, la regina Sancii, i Del Balzo - Orsini, Isabella Del Balzo, moglie di Federico D'Aragona, Consalvo di Cordova , poi altri sino ai Caracciolo di San Vito, ultimi feudatari. Fu casale di Vico sino al 1515. Nel novembre 1789, il Re scrisse al Padre Abbate Generale di Castelbaronia di richiamare due frati verginíani del monastero di S. Giovanni, per la loro scandalosa condotta. Nel 1797 l'università di Castelbaronia si oppose all'apertura del Seminario di Trevico; ma Sua Maestà dispose che si fosse aperto il seminario, salvo a sperimentare le ragioni nei tribunali ordinari. A proposito del giacobinismo nell'Irpinia, tra le famiglie di Castelbaronia , fra le altre, troviamo ricordate quelle di Andreotti, Capobianco e Mancini, verso la fine del secolo XVIII ed il principio del XIX. Abitanti 1615.

        Carife è sulla destra dell'Ufita, a 740 metri dal livello del mare. Nei primi anni della dominazione normanna , fu posseduta da Gradilone , nipote di Roberto Guiscardo, cui successe Riccardo, indi altro Riccardo ed i di lui discendenti, fino a che nel 1269 Carlo d'Angiò diè Carife ad Ada de' Bruveriis. Seguirono nella signoria del feudo i Del Balzo, indi i Del Balzo-Orsino, indi di nuovo i Del Balzo, fino a che Isabella Del Balzo , sposando Federigo d'Aragona, portò a costui in dote gl'immensi beni paterni. Nel 1507 Ferdinando il Cattolico donò Carife a Consalvo di Cordova; successero poi i Como, i Capece Galeota, i Braida, i Miroballo, Vecchione, ed i Capobianco, fatti marchesi di Carife nel 1667. I tremuoti e la peste del 1656 vi fecero stragi. Il terremoto dell'8 settembre 1694 uccise 86 abitanti, ne ferì 100, e lo rovinò tutto. Alfonso Brayda ebbe il titolo di conte di Carife. Sempre riguardo al giacobinismo irpino, tra le famiglie di Carife, troviamo indicati i Capobianco dei marchesi dello stesso Comune, Ciampone e Tedeschi. Anche Carife fu assegnato al Cantone di Mirabella, nel dipartimento del Volturno, il 9 febbraio 1799. Nel 1806 al preside di Montefusco fu ordinato di fare un'acre riprensione ai quattro fratelli Ciampone per le violenze usate ai PP. Conventuali. Abitanti 2550.

        San Nicola Baronia fu casale di Vico fino al 1515, nella quale epoca, con Castelbaronia , ne fu staccato e venduto, insieme a Flumeri, ad altro barone. Ebbe gli stessi feudatari di Castelbaronia, e quasi tutti quelli di Flumeri. Metà de' suoi abitanti fu distrutta dalla peste del 1656, ed i terremoti del 1694 e 1785 vi arrecarono gravi danni. Ha una bella chiesa. Altezza metri 610 sul livello del mare; abitanti 1255.

        Sempre secondo il censimento del 1° dicembre 1921, la provincia di Avellino ha complessivamente 440710 abitanti, così ripartiti : Circondario di Ariano di Puglia, abitanti 109432; circondario di Sant'Angelo dei Lombardi, 133609 abitanti; circondario di Avellino, 197669 abitanti.

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