SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Governo, agricoltura e Mezzogiorno.

Governo, agricoltura e Mezzogiorno.1

        Il mio venerato maestro Senatore Enrico Cocchia — che la serietà de' suoi dotti studi rivolge anche alla pratica risoluzione di importanti problemi moderni, senza mettere affatto in seconda linea quell'Irpinia di cui il suo ingegno è fulgida espressione, e che egli ama, pur quando ne sembra immemore, per viverne lontano col corpo e con lo spirito immerso nella tradizione romana classica—, nel più recente volume degli l' Atti della Società Storica del Sannio ,, tratta di La questione agraria del Mezzogiorno con speciale riguardo alla detta regione. E, dopo aver applicato all' attualità gli antichi precetti de' didascalici dell'agricoltura latina ed anche di alcuni stranieri , insiste in particolar modo sull'utilità dì costituire capitali collettivi, privati e pubblici, per formare consorzi che diano incremento alla socializzazione (= estensione a molti proprietari e coltivatori) dei rischi e vantaggi agrari, ad industrializzare l'agricoltura, a sviluppare le varie specie di armenti. Il tema è talmente importante per la nostra Provincia e per quelle limitrofe, che ai suoi dotti studi e ricerche credo necessario aggiungere altre osservazioni.

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1 Dal Corriere dell'Irpinia, Avellino, 13 dicembre 1924.

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        Per industrializzare la nostra agricoltura, occorre certo una viabilità migliore che , con lo sviluppo del nostro traffico, con l'importarci concimi ed anticrittogamici , permetta pure di esportare rapidamente i nostri prodotti, specialmente se frutta facilmente deperibili. È noto che la provincia di Avellino ha pessimi e scarsi mezzi di comunicazione. Per migliorarli si è proposta , da molti anni , una elettrovia Napoli-Avellino-Barletta, che rapidamente avrebbe collegato il mar Tirreno all'Adriatico, con grandissimo vantaggio, non soltanto economico, nazionale. Forse non fu solo la guerra, che fece abortire i vari progetti , a maggiore o minore portata, che ora tornano a carezzarci almeno con le promesse. Scrissi allora che, quando Avellino si fosse contentata di un progetto ridotto Napoli-Avellino, senza richiederne, come sembrava, l'estensione fino a Barletta, sarebbe perciò somigliata a Saturno divoratore dei propri figli , col non tener conto di tanti altri Comuni che ne formano parte e che sarebbero rimasti ancora, così — chi sa fin quando — privi di buoni mezzi di trasporto. Stanco delle promesse, in cui la fiducia va , col passar degli anni, sempre più diminuendo, sarei, invece, ora ben lieto se almeno la nostra provincia ottenesse presto un miglioramento stradale, in qualsiasi tratto di essa, perchè in fondo, il bene della madre o de' fratelli, del capoluogo, cioè, o de' comuni associati, è bene di tutta la famiglia irpina. E non vorrei che si finisse col nulla ottenere per esso e per i Comuni che ne dipendono. La vita dei capoluoghi è, anche, un po' la nostra vita; perciò ci dispiacquero la soppressione del tribunale di Ariano di Puglia e la trovata ancora più strana di aggregarlo tempora neamente al tribunale di Benevento , come se non avessimo avuto una Provincia nostra. Ma tre popolosi mandamenti, Frigento, Grottaminarda e Castelbaronia, avrebbero ben diritto tanto più che la loro viabilità è tra le peggiori almeno ad un pio ricordo, ad un lenocinio — magro conforto! — di parole nel memoriale presentato ultimamente al Presidente de' Ministri.
        Invece , anche questo spirituale e non materiale sollievo ci fu tolto , e quel memoriale sembra abbia dimenticato che nel piccolo numero dei circondari di Avellino c' è anche quello negletto di Ariano di Puglia, non del tutto indegno di menzione; contrada questa certo non più prospera delle altre, anche perchè quegli che la illustrò come statista, tenero più d' altrui, che di sè stesso, col disinteresse che tanto ci distingue, privò il suo paese natio di linea ferroviaria, permettendo che l'Avellino - Rocchetti attraversasse invece altri paesi. Pure , questo circondario fece , in guerra e in pace, per la Patria, sempre, non meno degli altri — nè alludo solo all'Irpinia — il proprio dovere.

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        Sebbene l' agricoltura abbia capitale importanza per l' economia del nostro Mezzogiorno e per il bene d'Italia in generale, non sembra che i governi abbiano finora dedicato ad essa sufficiente cura. Anzi, il continuo aumentare di numero e di intensità delle imposte che la gravano, continuamente ne mina il progresso e l'esistenza, e rendevano il lavoro degli agricoltori per l'ingiusta ed insopportabile pressione tributaria. Non bastava la più onerosa imposta fondiaria base, quella di ricchezza mobile e la filza di tasse comunali e provinciali sull' industria de' vari allevamenti ; molte altre ancora imposte accessorie si dovevano aggiungere, quali quella di previdenza sociale, d'assicurazione, sul chinino, sugli infortuni, sul reddito agrario, la tassa sul vino, ora soltanto abolita, e quella sul patrimonio. La tassa sul vino — almeno — non avrebbe dovuto essere sempre uguale, ma avrebbe dovuto variare, secondo la debole o forte gradazione alcoolica, secondo l'attitudine o meno che i vini hanno ad essere lavorati ed accresciuti di volume ; anche perchè gli ottimi vini , oltre ad avere un prezzo maggiore , possono dare dei sottoprodotti o vinelli, che i vini deboli non riescono a produrre. E sebbene la moda contro l'uso di bevande alcooliche non ne faccia sentire la opportunità e la necessità, i nostri paesi di provincia hanno per di più , in generale , anche scarsa attitudine e disposizione a sofisticare , tra l' altro, vini ed olii.
        Il valore reale degli immobili, poi, dovrebbe qui stimarsi da competenti, in base al reddito effettìvo, e non si dovrebbe presumere un valore venale, attribuito talvolta , negli ultimi anni, dagli arricchiti di guerra o dagli emigrati, a cui l’alto cambio fa accettare con disinvoltura i nostri prezzi ritenuti vili per l'aggio, mentre il danaro riscuote presso alcuni pure scarsa simpatia; perchè quel valore oggi non si ottiene più, preferendosi investire il capitale contante in titoli di stato, che sfuggono a ogni contributo erariale e ad ogni controllo, e non sottostanno ai vari pericoli, incertezze e spese cui è soggetta l'agricoltura.
        Pur essendovi , nelle contrade a regime tirreno, campi feraci di canape e tabacco , prosperi orti e frutteti, e quei lussureggianti vigneti ed oliveti che allietano anche le Puglie; tuttavia la scarsa capacità de' piccoli proprietari e de' coltivatori incapaci, apatici e sprovvisti di mezzi adeguati, la poca feracità del suolo, l' irregolarità delle stagioni (per la insufficiente ed ineguale precipitazione atmosferica e per la prevalente situazione in zone montuose e lontane da corsi di acqua perenni, che possano attenuare i danni della prolungata siccità estiva), il predominio di venti impetuosi, caldi, essiccanti, il clima instabile , inoltre la natura stessa dei terreni a regime adriatico, argillosi, compatti ed a forte declivio, la scarsa mano d'opera, e spesso i deleteri agenti atmosferici e le innumerevoli malattie sottratte ad ogni possibile previsione rendono l'agricoltura meridionale ben poco remunerativa. Tutto si chiede, anche ingiustamente , all'agricoltura; ma nulla ad essa si da, e per poco non viene distrutta. Invece, sì dovrebbero creare istituti di vero credito agrario, senza lo scopo precipuo di utili immediati, e migliorare le cattedre di agricoltura. Bisognerebbe sistemare il suolo, impedendone il dilavamento, il continuo smottamento, l'inondazione de' piani per la corsa alluvionale delle acque. Bisogna rendere il terreno più disgregato e soffice, affinchè l'acqua, meglio penetrandolo, consenta alle piante di approfondire le radici per trovare l'umidità necessaria: così la pioggìa potrebbe, penetrando, costituire una riserva per il periodo di siccità. Inoltre, occorre emendare il terreno, eminentemente argilloso, con abbondanti e ripetuti sovesci di perfosfato e calce.
        Mentre l'economia nazionale se ne avvantaggerebbe, anche lo Stato guadagnerebbe, monopolizzando la fabbricazione e la vendita dei concimi chimici organici e delle sostanze anticrittogamiche, per avere unità di prezzo ovunque, giacchè l'agricoltore finisce per non comperare, a causa della lontananza del prodotto e degli scali ferroviari, soffrendo e pagando di più in queste regioni infelici, oltre che per il clima e la scarsa feracità del suolo , anche per la loro situazione lontana dalle ferrovie e dai grandi centri.
        L'abbondanza de' raccolti, in annate in cui la pioggia non manca e l'ambiente idro-climatico è favorevole, dimostra che gli scarsi prodotti non sono dovuti ad esaurimenti della terra, ma a contrarietà dell'ambiente aereo. Le coltivazioni potrebbero rendersi più redditizie, adibendole a frutteti che meno soffrano di tali condizioni ambientali, se le frutta, con buona viabilità, potessero smaltirsi facilmente, essendo altrimenti, di regola, delicate e deperibili. Occorrerebbe, perciò, migliorare le strade ed aumentare le ferrovie , premiando così pure la tenace e santa lotta che il contadino sostiene per rendere feconda la terra arsa del Mezzogiorno. La cultura del grano dovrebbe essere intensificata e resa più rigogliosa con sapienti avvicendamenti, con impiego di sementi selezionate e con appropriati lavori: anche alle foraggiere ed al conseguente allevamento del bestiame andrebbe data maggior cura. Pertanto, occorrerebbero capitali ma come procacciarseli, dopo un assalto fiscale così imponente ? Mentre, dunque, l' industria agricola dà tante amare disillusioni, ed è l'unica che dia più sinceramente (anche perchè non può occultarsi) i propri tributi allo Stato, gli Agenti delle imposte, invece, l'hanno sempre di mira e si sforzano d'aumentare, sia pure di poche lire, i redditi ed i valori, per fare entrare i contribuenti in una categoria qualunque di tassazione o in quella immediatamente superiore. Il Governo ripartisce, fissandola, la somma delle impost , per provincia; e l'agente deve poi tirare la corda fino allo stabilito, anche o specialmente perchè ne ha un tornaconto morale, con la promozione nella sua carriera, ed economico. Così l'attività agraria viene scoraggiata o repressa, con grave danno dell'economia nazionale, di cui pure è tanto benemerita.

        Altri indovinelli, proverbi e detti popolari. —Seguito di pagina 165. — Campo bianco , semenza nera : (carta e penna che scrive). Cinque tenenti e una corrente : (le cinque dita della mano, che tengono la penna per scrivere). Tutti la tengono sotto ; chi I' ha sana e chi l'ha rotta : (la mutanda, la sottoveste). C' è un bianco botticino, con due specie di vino,(il torlo = rosso, ed il bianco); l'o rompo nel piattino, e lo dò al mio piccino: (l'uovo), Sono piccola moretta, passo il mar senza barchetta, Vado a pranzo pur col re, sopra il naso salto a te : (la mosca). Distillo, d'aprile un bianco liquore, quand'è l' estate cambio colore, mi mangia, mi beve e mi pesta chi vuole : (l'uva). Alta quanto un castello, ha la zampa d'un anello : (la canna). Gira girando, volta voltando, fa quella cosa (=apre), e poi si riposa : (la chiave). A mezzanotte barbuto si fa (perché canta), tutto barbuto (i bargigli), e mai la barba fè, ha gli sproni ai piedi e cavalier non è, ha la corona in testa (la cresta), e non fu mai re : (il -gallo). Indovina indovinaglia, chi fa l'uovo nella paglia ? (la gallina). Porta la soma ed asino non è, pitta i muri e pittore non é, ha le corna e bove non è : (la chiocciola). Due lucenti (gli occhi), due pungenti (le corna), quattro mazze (le zampe) ed una scopa (la coda) : = il bove. Se sei un dottore fino, dimmi qual'è quell'animale che non cammina : (il lendine). Li metti duri (a cuocere) e li cacci mosci : (i maccheroni). Ve lo dico, ve lo detto; ve lo metto sopra al petto, anche il viso vi copriste (copre), cosa è non lo capisci: (il velo). Il primo fa, il secondo va, il tutto è, un frutto : (fava). Chi la fa, la fa per vendere, chi la vende non se ne serve, chi se ne serve non la vede: (la bara). Quando scende va ridendo, quando sale va piangendo: (il catino nel pozzo). Tre fratelli stanno tutti incatenati, e fanno una vita da dannati: (i piedi del treppiede). Il giorno sta piena e la notte sta vuota : (la scarpa). Lungo come una fune, e ha i denti come una scrofa: (il rovo). C'è una cosa che dietro allunga e dinanzi ammanta : (la strada per arrivare ad un posto). E' rosso e non é fuoco, è tondo e non è mondo, è verde e non, é erba : (il mellone, l'anguria). Ieri a casa mia facevo gran festa, vennero i soldati a carcerarmi; da casa mia entrai per una finestra, misero me, carcerato resto ! : (il pesce nella rete). Vengo da Montemarano con uno scatolino in mano, tutto pieno di rubini, né son falsi, né son fini; sono tutti d'un colore, indovina, gran signore : (il melogranato). Cento fratelli si orinano addosso l'un con l' altro : (i rivoli che scendono giù dal tetto). Sopra un monte c' è uno con un cappello in fronte, e con un' anca si mantiene: il fungo. Sopra un monticino, c' è uno col ,cappellino, che miagola come un gattino (il campanile e l'orologio che vi suona le ore). Dammi un po' di metti in quello per mischiarlo con quello (nel pane), e poi te lo torno a dare : (il lievito). La vacca (la vacchetta) fa la casa, il bove fa le fondamenta (le suole), il porco (le setole) esce ed entra per mezzo di ferramenti : (la lesina nel confezionare le scarpe). Dietro una meta (la pancia) c'è una quaquaraquaglia (donna grossa) con quattr'occhi e quaranta dita : (la donna gravida). Intorno intorno è un orto (un recinto, una balaustra), il vivo tocca il morto, e il morto canta : (l'organo = il morto che, toccato dal vivo, = dal suonatore, canta, cioè suona). Son bianco e rosso e di marmorea spoglia, mia madre mi fè per meraviglia : (l' uovo). Son monte, son fiore e son colore : (monte Rosa). Il mio primiero è calzo, il mio secondo è laio; il tutto fa le .scarpe a dieci lire il paio : (calzolaio). Alta quanto un palazzo, cade a terra e non si scazza: (= ammacca, la noce). E' bello a vedere, è caro a comprare, è pieno dì carne, e lascialo stare : (l'anello). In mezzo a una montagnella, ci sta una casarella (1a bocca), con tante sediolelle (= i denti), e una signora che balla in mezzo : (la lingua). Tondo tondo, e bicchiere non è, è bicchiere e fondo non ha, indovina ciò che è: (l'anello). Ha gambe e tacchi, ed ha persin gli sproni, con quaranta milioni di per— sane, galleggia come nave in mezzo al mare, è un paese o è proprio uno stivale? : (l' Italia).
        A Pasqua Epifania (6 gennaio, in tal giorno, durante la messa, sono annunziate le feste mobili che capitano nell'anno) tutte le feste pigliano via ; .ma risponde Sant'Antuono (17 gennaio) : aspetta, aspetta, che c'è la mia. Avere un braccio lungo ed uno corto, (di chi é esigente nel chiedere e avaro nel dare). I guai non càpitano mai soli. Bandiera vecchia, onor di capitano. Il buon vino é buono sino alla feccia. Il vino buono si vende senza frasca,. Gallina vecchia fa buon brodo. Uscire di trotto; mettersi in candeliere : = mettersi in vista, Aria serena non ha paura di tuoni : riferito a persona sul cui conto non c' é da dire. Chi la fa l'aspetta: chi semina spine bisogna che sì faccia le scarpe di ferro, (per non pungersi poi, camminando e raccogliendo malanni), L'acqua torbida va avanti e la chiara va appresso, (dopo le bugie, si fa strada la verità). Fare come i ladri di Pisa , che di giorno litigano, e di notte appaciano; e poi rubano insieme,. Vizio di natura fino alla morte dura. Il lupo cambia il pelo, ma non il vizio. Malizioso come la volpe; volpe vecchia. Dimmi a chi sei figlia , che ti dirò a chi somigli : della vigna devi pigliare (= considerare) il sito, della figliuola devi pigliare il casato. Chi troppo la fila la spezza. Fa bene e scorda, fa male e pensa. La troppa confidenza diventa (= produce) cattiva creanza := le persone ineducate abusano della confidenza che loro si dà. Chi si corica con le creature (coi bambini), al mattino si trova sporcato : l'aver da fare con i ragazzi procura degli inconvenienti, perché le loro parole, i loro proprositi non sono attendibili e fermi. " Casette di creature „ si dicono da noi quelle idee, quei contratti, che si concepiscono e poi si distruggono in un momento , come quelle casettine che qui i ragazzi costruiscono a ciottoli mobili , e poi subito disfanno, altercandosi. Giovedì degli amici, giovedì de' compari, giovedì de' parenti, (povero chi non ha niente !), giovedì lardaro, si chiamano così rispettivamente qui gli ultimi quattro giovedì del carnevale. Carnevale scialacquone e quaresima risparmiatrice. Carnevale fa i debiti, e quaresima li paga. Ti manca il chiodo , (si dice spesso a qualcuno, mettendo l'indice sulla tempia, per indicare che è uno stupido). Di qua mi entra e di qua mi esce, (sì dice indicando, successivamente, prima l'uno e poi l'altro orecchio, per dinotare che si è indifferenti ad una notizia). Per riasparmiare un cucchiaio di sale, si guasta la minestra : per il poco si perde il molto. Chi non risica non rosica : = non lecca, non mangiucchia , non guadagna. Avere le voglie di provare (= assaggiare) tutto, come se fosse prieno (=pregno, gravido, si dice ai golosi). Imbrattaletto = persona inutile. Carne di vaccina svergogna cucina : perchè diminuisce molto, cuocendo , in confronto di altre carni. A tavola di avari ficcati in mezzo : fà di tutto per pigliar parte , perchè ci si trova sempre qualche cosa di buono. li cornuto è l' ultimo a sapere quel che gli accade. Fingersi matto per non pagare la corda : per non avere grattacapi , e per non sopportare le conseguenze del male fatto. Avere la còtica tosta : = cotenna dura, per resistere alle parole o alle malattie. Il diavolo ci ha messo la coda : per non far riuscire o per far andare a male un affare. Menare la mazza in piano : essere equanime, giusto. Mettere il piede su ogni pietra, — badare ad ogni minuzia. Fare da coperchio : di uomini , specialmente di mariti, che servono di paravento sulle malefatte di altri, specie. delle mogli. Un padre campa cento figli , e cento figli non campano un padre. Possa campare quanto campa il pane e il vino ! Possa essere alto (riferito a persona, elevato) quanto il sole! Persona avvisata mezzo salvata. Monaca di convento, di mariti ne vuole cento : riferito a donna che vorrebbe fare la ritrosa o farsi addirittura monaca, pur non avendone. il temperamento adatto. Quando due vogliono, cento non ci possono : non riescono a distruggerei i loro propositi. Quando il gatto non può arrivare al lardo, dice che sa di rancido. Cose rare, a succedere : sole d' inverno e nuvole d' estate, amore di donne e pietà di frati, femmina fuggita e poi tornata. Di occhi torti : frigge il pesce e guarda il gatto. Fortuna, fammi fare felice fine. Chi rompe paga, e chi perde consegna. Fare la guardia al lupo, cioè a cose che è difficile poter impedire. Non si può trattenere il carro per la discesa: non si possono impedire le cose naturali. Avere panno e forbici in mano ; avere carta bianca : avere la possibilità di agire liberamente. Chi parla innanzi (o chiaro) non è chiamato traditore. Fuoco di paglia poco dura : riferito anche ad amicizie o amori momentanei. Abito non fa monaco e chierica non fa prete : l' entità delle persone non deve giudicarsi dall'apparenza e dal vestito. Sopra il morto si canta la requie ; per via si aggiusta la soma ; il primo solco non è solco : le cose si regolano di mano in mano. Mettersi in porte di ferro: premunirsi. Maccherone senza pertugio, vacante: vuoto, stupido. Mettere la testa in bocca al lupo: esporsi a grave pericolo. Voler bene per quanto una formica alza un piede, come l'acqua al lupino, come l' occhio al fumo. Mettere ,pietre di punta, = mettere ostacoli , liti , inciampi. Stare come colombi appaiati : insieme, affettuosamente. Sotto la neve è il pane : un buon raccolto vien dopo un inverno nevoso. Due topi non possono stare in un buco : non si può convivere in molti. Asini, preti e muli stiano cento miglia lontani da... noi. Col matto ci devi fare il patto prima d' entrarci in relazione. Febbraio febbrarulo (apportatore di febbri) porta sempre la neve in... gola. I bandisti (i musicanti) per la fame perdono la vista. Il cattivo ferro se lo mangia la mola: nell’affilare le lame ; la malignità sè stessa macera. Appiccar fuoco all'erba verde, attaccar briglie per nulla. Essere come la castagna, che è bella di fuori e dentro c' è la magagna. Mettigli il dito in bocca: a chi non è ingenuo , per vedere se morde o no; ironicamente. Scoppia (dispaia) qua : si accoppiano l'indice e il medio della mano , e si invita la persona che si vuol assodare se ha detto la verità a discoppiarli ; se ha detto la verità può dispaiare i diti, che rappresenterebbero simbolicamente i piedi inchiodati di Gesù. Dopo rubato a Santa Chiara, le porte di ferro : premunirsi inutilmente dopo aver sofferto il danno, Si rispetta il cane per il padrone. Chi a, tempo si provvede ad ora mangia. Chi vuole a Cristo se lo prega. Ognuno pensa per sè,, e Dio per tutti. Stare con l'aria : con alterigia. Salutare è gentilezza,, rispondere (sempre al saluto) è dovere. Aprile, dolce a dormire, l'uccello a cantare, l'albero a fiorire. Aprile piove piove, a maggio una (pioggia) e buona-Chi vuol fare buon mosto zappi la vigna d'agosto. La grandine non porta carestia, (perchè colpisce solo qua e là). Sopra l' ingannator casca l'inganno. Cane che abbocca (abbaia) non morde. Guarda di fiumara muta (che fa poca rumore) non passare, chè porti pericolo di crepare: riferito specialmente a persone che parlano poco. Marcoffio (la faccia che appare) nella luna, senza calzette e senza calzuni: pantaloni , riferito a viso grossolano e senza espressione. Ognuno si balla la sua: ciascuno provvede a sè stesso. Capelli ricci, cervella pazze ; ogni riccio un capriccio. La roba della campagna é di chi se la magna : de' contadini che se la mangiano, se la prendono, trovandosi sul posto, a danno de' proprietari. A chi piace la rosa ed a chi il giglio , a chi piace la madre ed a chi la figlia. Chi la vuol cruda e chi la vuol cotta, chi la vuol sana e chi la vuol rotta. Schioppetta vacante, (schioppo, ancorchè vuoto) fa paura a quaranta. La paura fa novanta : nella smorfia , cioè produce il massimo effetto in chi ne è preso. Chi non ha paura è solito dire : mi si è schiantato (mi si è intimorito) il cuore nella tasca. La roba degli altri caccia la tua,: la frode a gli altri è punita da Dio (ma solo talvolta !) facendo perdere il proprio Uomo a cavallo, sepoltura aperta; è pericoloso andare a cavallo. Casa in piano, (senza scalinata, entrano persino) porci e cani. Chi disprezza vuol comprare: si finge di disprezzare le cose che si desiderano, per ottenerle più facilmente. Poco spendi e poco ti rende : le cose acquistate per poco, poco valgono. Cuocersi nel brodo suo stesso : pentirsi e castigarsi da sé. Fare lo scrupolo del vaccàio: il quale ebbe scrupolo che, in giorno di magro, una stilla di latte gli fosse andata casualmente in bocca, mentre mungeva. Quando il diavolo ti accarezza, vuole l' anima: quando uno ti fa soverchie gentilezze, le fa per qualche scopo. Chi va diritto, campa afflitto: chi procede onestamente, vive miseramente. Per un' ora che non ti vedo , cento anni non ci penso : si dice a persona che non è curata. Chi ride il venerdì piange il sabato. Mettere una macchia ad unotre d'olio : dir male di persona già nota per cattiva fama. Passare da carceriere a carcerato,- andare per avere e rimanere a dare. Con un si me ne consolo, con un no me ne spensiero. Con un si t'impicci, con un no ti spicci:, col sì prendi, col no, sciogli subito gl'impegni. Figlio di gatto i topi piglia, e se i topi non piglia, di gatto non è figlio. Dare 1a lanterna in mano ai ciechi: fornire un mezzo a chi non sa servirsene, In aprile di panni non t'alleggerire: perchè la temperatura è ancora incostante; maggio a tuo bell'agio. Non essere dolce di sale : essere permaloso , cattivo. Avere i diavoli in corpo: essere malizioso, avere l'argento vivo addosso. Fatto con l'accetta, o coi piedi : grossolanamente. Chi rompe paga e chi perde consegna. Chi va al mulino s'infarina. I danari si attaccano anche alle mani de' santi : tutti cercano di appropriarsene. Avere il serpe nel manico: avere un nemico insidioso ed occulto. Comprare il gatto nel sacco: comprare una cosa senza sapere che sia, senza prima vederla. Marzo pazzo, non bastandogli il mese per lui stabilito, si fece prestare altri cinque giorni da aprile, per sfogarsi ancora. I predicatori dicono: fate come dico io, e non fate come faccio io. Menare polvere negli occhi, empire gli occhi d'arena: illudere, ingannare. Fare la passata della lana: far cosa inutile, non conchiuder nulla. Uscire in tredici: mettersi in mezzo a parlare di affari che non riguardano. Tenere la candela , o la torcia: di persone che assistono ad intimità di innamorati, senz'accorgersene. Fatto conosciuto, candela non mantenuta. L'occhio del padrone ingrassa il cavallo: è bene guardare direttamente i propri interessi, senza affidarli ad altri. Chi vuole (ottenere qualche cosa) va, e chi non vuole manda. La lingua batte dove, il dente duole: si parla spesso di ciò che vivamente interessa. Scegli scegli, e la peggiore ti pigli, (dopo tanto, sposandoti). Marzo è mulo: or fa buon tempo, ed ora cattivo. Il basto si deve mettere a chi se lo tiene: le offese possono farsi impunemente a chi le sopporta, non a chi le ritorce. Medico pietoso fa la piaga cancrenosa. Non entrare per la finestra, ed entrare per la porta: di chi cerca d' introdursi di soppiatto, di straforo, con sotterfurgi. Ridursi alla mazza : diventar povero, tanto dar dover chiedere l'elemosina. Il motto, se non 'è vero mezzo, è tutto : le dicerie sono vere in parte, se non interamente. Meglio un asino vivo, che un dottore morto. Voce di popolo , voce di Dio : il giudizio del popolo risponde a verità. Mazzate e corna, guai a chi ne ha prima : perchè è difficile poterle restituire poi. Le corna de' poveri sono di noce, quelle dei ricchi sono di bambagia quindi, le prime fanno rumore e sono note, le altre facilmente si nascondono. Quando tuona di marzo, esce la seppia sul mare. Non fare appuntamenti, che non ne trovi: gl' incontri amorosi si hanno quando sono predisposti. Sotto la gregna (il covone, quando si miete) la fame regna : perchè il grano vecchio sta per finire. Il cavallo alla stalla piglia di vizi :,quando non lavora. Una legna non fa fuoco, due legna ne fanno poco, con tre un focherello, con quattro fuoco bello; variante: mettine tre o quatto (quattro), e il fuoco è fatto. Chi campa, vede: ciò che avverrà. Chi cammina lecca (guadagna), chi siede secca: perchè non guadagna nulla. A chi non piace il buono, l'ammacca lu truono, (lo schiaccia il tuono). Chi s' alza mattino guadagna il carlino, (già moneta napoletana del valore di quarantadue centesimi), chi si alza a giorno si busca un corno. Chi vuol gabbare il suo vicino (riuscendo negli affari), si corica presto e si alza mattino. Meglio il sambuco innanzi casa tua, che un pero moscaritolo (di qualità squisita) alla vigna, (lontano). Chiudere gli occhi : morire, non badare. A Santi non far voti ed a creature (bambini) non promettere perchè bisogna mantenere poi voti e promesse. Possedere il capo di zio Vincenzo, o di Napoli, o di ombrello: aver nulla. Tre volte impazzisce l'uomo, nella gioventù, nella vecchiaia e ai mezzi tempi, (età media, matura). Mazzate di (schiaffi ricevuti da) donne, onor di cavaliere. Non saper tenere tre ceci in bocca : non saper mantenere il segreto. Corto e male cavato: chi è basso, è cattivo. Va piano, ma la giornata la fa ; non cerca pane la notte: di chi ha l' apparenza bonaria, ma è invece astuto e maligno. La roba degli altri caccia la tua : chi si profitta di beni altrui , perde i proprìi. Quando scappa dalla tasca a tempo indeterminato, pagare il più tardi possibile. Dove tanti galli cantano non fa mai giorno. Tre sono i potenti, il papa, il re e chi non ha niente: di quest'ultimo è detto ironicamente, perchè , citato in giudizio o moralmente, nulla ha da perdere. Senza danari non si cantano messe. Fare il conto senza il tavernaro, (albergatore, l'oste). Avere panno e forbici in mano : avere la facoltà di agire liberamente. Essere l' asino dei monaci : sul quale si riversano tutti i pesi e tutte le colpe. Menare la fune nel pozzo sondare, tastare il terreno. Menarsi in campana; menarsi a indovinare. Andare per avere e rimanere a dare : andare per aver ragione , per accusare, ed avere, invece, torto, tanto da essere persino ripreso dal colpevole. Ogni carne mangia, ogni fungo fuggi. Carne mette carne , amicizia mette corna. Tre c pericolosa per l'onore: compari, cugini e cognati. Ogni pane leva fame, ogni acqua toglie sete. Macchie che si tolgono al bucato : cose di poco conto, inezie. Uomo geloso, mezzo cornuto, (e chi non è geloso, può diventarlo, con facilità, interamente, non per disgrazia, ma volontariamente). A uomo vecchio fune nuova, (moglie giovane); a gatto vecchio sorcio tenerello. Broccoli , zoccoli e predicatori, passata che è Pasqua non valgono piú. Fare la via battuta: fare il va e vieni da un posto. Più grande è il portone, più grosso è il centrone, (lungo e grosso chiodo: più grande e più ricco è il casato, maggiori sono i guai che l'affliggono). Neppure se tú fossi lardo ed io gatto: si dice ad una persona con la quale non si, vuol proprio avere relazione. Bove pasce e campana suona: non curarsi. Di una cosa che non succederà: tutto è possibile fuorchè l'uomo prieno (pregno, gravido): oppure, succederà quando il papa va vendendo casse, o quando fiacca la neve nera, o quando il lupo suona la chitarra, o quando piove pàssoli (uva passa) e fichi. Di persona difficile a persuadersi : è una galletta che non si spugna. Frusta, gatto, che la padrona é matta: si dice della padrona disaccorta, che si lascia rubare dal gatto. La gallina fa l' uovo ed al gallo arde il... becco e canta : di chi si dispiace o s' irrita per fatti altrui. Femmina abortita é mezza gravida, (é prossima ad essere di nuovo ingravidata), Fare a scaricabarile: accusarsi reciprocamente, Figlio di vedova, cavallo di demonio. Nebbia alla valle e sole alle spalle: segno che farà bel tempo. Lampi e tuoni : tagliatelle e fagioli cotti insieme. Chi ingiuria vuol fare, ambasciatore si finge : per non dire parole offensive in nome proprio. Pure le pulci hanno la tosse : il farsi avanti di persone che non meritano considerazione. L'uccello che sta in gabbia non canta per amore, canta per rabbia : si fa finta di essere allegri, anche quando non si é. Le chiacchiere sono come le ciliege, l' una tira l'altra. Meglio oggi l'uovo, che domani la gallina. Chi ha buona moglie tardi va e presto viene. Chi tiene buona moglie sempre canta, chi tiene danari assai sempre conta. Matrimoni e canonicati dal cielo sono destinati. Sull'opera si conosce il maestro. Il troppo soverchia ed il poco basta. Mettersi dentro la sacca, = tasca , burlare , ingannare. Grasso come un chiodo, ironicamente magro. Gli si contano le spancelle, le costole. (Possedere) di case quanto abiti, di terreno quanto scopri = vedi, assai più terreni, che case. Lo fai a barro, lo ricevi a colmo, = rendere pan per focaccia: (le misure di capacità, piene di derrate fino all'orlo, si dicono barre quando vengono piene e poi spianate con una sbarrella; si dicono colme quando, senza sbarrarle per togliere il di più, sono ripiene e colme in modo che niente altro vi si può aggiungere). Bello di faccia e brutto, di cuore; santo in chiesa e diavolo in casa, ipocrita. Stare tra le pere cotolate = scrollate , stare fra i disagi, tra i guai. Non essere dolce di sale, si dice di chi non è tanto semplice , ma è piuttosto permaloso. Avere una sorte grande quanto un serro, quanto una montagna, ottima. Ognuno tira l'acqua al proprio mulino , pensa per sè. Cacciare la castagna col piede (con lo zampino) del gatto, servirsi di altri per riuscire nei propri propositi. Se fosse stata castagna, sarebbe scoppiata: (alludendosi a quelle castagne che si mettono ad abbrustolire sotto, la cenere, senza sbucarle prima, e riferito a persona che arriva proprio nel momento in cui è nominata). Con amici e compari si parla chiaro. Stare con la coda bassa, = umiliato; stare con la coda alta, — superbo. Allo squagliarsi delle nevi si vedono... le porcherie, = dopo si scoprono le magagne. Volere il porco ed i sei ducati : di chi é incontentabile, volendo F una e l' altra cosa, e spendendo pochissimo. Stare come l' asino fra i suoni , = incerto, ignaro, istupidito. Gli asini litigano ed i barili si scassano (si rompono); chi sparte (divide) riceve la miglior parte : in mezzo ai litiganti, spesso le prendono gli estranei. Grasso come un porco. L'arte del padre è mezzo imparata. Prima al dente e poi al parente, pensare prima a sè stesso e poi a gli altri. Mettere le mani fra le assi della porta : esporsi a cose dubbie e pericolose. Se non hai il pane tuo, da altri non ne hai : a speranza d'altri pignatta non ne metti. Chi ha compassione delle carni d' altri, le sue se le mangiano i cani. Squagliarsi come la neve di marzo : presto. L'asino porta la paglia e l'asino se l'ammaglia: ammagliare dicesi da noi il masticare de' quadrupedi : chi produce i beni se ne serve. Mettere il campanello in gola al gatto, o la pulce nell' orecchio: mettere in malizia , avvertire. Mangiarsi i maccheroni, equivale pure ad accorgersi. Chi stipa (conserva) trova (per l'occorrenza). Impara l' arte e mettila da parte. Nè di Venere (venerdì), ne di Marte (martedì), nè si sposa, nè si parte. Sembrare il mercoledì in mezzo alla settimana : è detto di chi si mette sempre in mezzo, nei discorsi o con la persona. Col gusto e còricati a terra : per cose che piacciono, son nulla i disagi. Fare con un colpo due fucètole (beccafichi); far l'orto salvo e la capra sazia : riuscire in due affari, contemporaneamente ; rubare senza farne accorgere. Il bove chiama cornuto all'asino : attribuire a gli altri l'epiteto che spetta a sè medesimo. I guai della pignatta (o della pentola) li sa il cucchiaio (o il mestolo) : ciascuno conosce i propri affanni. La donna ha sette spiriti, come il gatto: ammalata, facilmente si ristabilisce. Candelora (2 febbraio), inverno fuori; e se non nevica e non piove, inverno è ancora nel cuore, (= a metà, in pieno inverno). Quattro aprilante , giorni quaranta, (quando piove il quattro aprile , piove per quaranta giorni di seguito, e viceversa se è bel tempo). Dice la vecchia ardita : allora è inverno fuori, quando è San Vito (il 15 giugno); e risponde la vecchia arrabbiata : allora è inverno fuori quando vai col sacchetto a lato, (per mettervi dentro le spighe di grano che si spigolano). Il fuoco è buono (utile, necessario) tredici mesi all'anno. Febbraio, corto e amaro ; se i giorni suoi fossero tutti, farebbe gelare il vino nelle botti. A Sant'Antuono (17 gennaio) il giorno è soverchio e buono: perchè comincia ad allungare rispetto alle notti. Meglio metà a guadagnare, che tutto a perdere. Donne e buoi de' paesi. tuoi. Lanciare la pietra e nascondere la mano: cercare dì offendere, senza farsi accorgere. Passato il santo , passata la festa : passato il giorno opportuno per fare una cosa, è inutile farla più. Nel giorno di San Michele e di San Silvestro papa (l' ultimo dell'anno), nè pettine in capo (altrimenti vi fanno gl'insetti), nè filo all'ago. Mettere cani e porci in un branco ; fare di ogni erba fascio. Fumo senza arrosto : apparenza senza sostanza, superbia senza ragione. Parente che non ti ama e vicino che non ti presta, fuggilo come peste. Vicino mio, specchiàle mio : il vicino è come uno specchio, per tutte le cose che accadono, e puoi trovarlo all'occorrenza. Da chi non ha figli non andare nè per fuoco, nè per consigli : rifiuterebbe darne, perchè è cattivo. La fretta fa fare i figli ciechi. Dare orzo al verro ; portare sale a Salerno : aggiungere a misura già colma, far cosa superflua. Chi non è nato in casa, non ci trase : non deve entrarci, perchè non deve trovarsi, a cattivo scopo, un falso pretesto per cercare amicizie e relazioni. Andar trovando case cadute : cercare il male altrui. Possa cadere quella casa che sta quieta : non cade perchè non esiste, non essendoci famiglia senza qualche affanno. Mazzate e corna guai a chi ne ha prima, perchè è difficile poterle restituire poi. Cornuto e mazziato : bastonato, maltrattato. Chi pascola i propri porci non è chiamato porcaro. Tanto è chi scortica, quanto chi mantiene : sono entrambi rei e complici. I preti di carità son privi, cantano i morti e spogliano i vivi. Capitare come la padrona che voleva dalla gallina due uova al giorno : la rimpinzò tanto, che crepò. Fare come il cane di Esopo : che, per correr dietro ad un altro pezzo di carne, che aveva visto riflesso nell' acqua, perdette anche quello che aveva in bocca. Fare come il lupo all' agnello ; questo gli aveva intorbidato l' acqua, quando non era ancor nato : fare il prepotente. La moglie è mezzo pane : è di conforto e di aiuto. Nozze e maccheroni caldi caldi : bisogna far presto. La compagnia fa l' uomo ladro e la femmina... puttana. La gallina si spenna quand'è morta: i beni a gli eredi non debbono darsi prima di morire. Quando Cristo andava per terra: quando i tempi erano migliori, più felici. Nè donna, nè tela (bisogna valutare) a lume di candela. Fare come il pidocchio, che prima mangia su la persona e poi la svergogna, (facendola apparir sudicia). Chi ne fa una, ne fa cento e una. Chi va a letto senza cena, tutta la notte si dimena, (perchè non dorme); tutta la notte mastica e sputa : cena mia, ti ho perduta. Accio (sedano), che bella bevuta che faccio; finocchio, due bevute a coppia ; ravanello, son poverello, con un pò di-pane e un pò di caso (formaggio), una bella bevuta ci trase (entra, ci va a proposito). Parla poco e ascolta assai, che giammai non fallirai. Chi ha il comodo e non se ne serve, neppure il confessore l'assolve. Il diavolo lo fa fare (il male), e il diavolo lo fa scoprire. Chi sa filare, fila allo spruòccolo (ramoscello, frammento di virgulto). A speranza d'altri pignatta non ne metti : bisogna provvedersi da sè. Fare come il pezzente, che a poco a poco si ficca in fondo : vi è la popolare leggenda di un povero che, di notte, chiese ospitalità a due coniugi, perchè lo facessero riposare almeno per terra, in casa loro ; ma quello, entrato che fu, chiese di essere ricoverato in posto meno freddo, sotto il letto ; non contento, chiese ancora che lo facessero dormire da piedi, nel letto; ed infine chiese di starsene a fianco a loro. Ti dà il dito, e vuoi prenderti tutta la mano. Chi l'ha sentito (un fatto), di là è uscito. L'acqua si perde ed i cani si arrabbiano : prendono la rabbia, riferito a cosa che sembra mancare per il momento, e che invece abbonda. Ogni giorno è nu latuorno: è una seccatura, di cose che si ripetono spesso. Il pazzo fugge e la casa resta. Cadere con gli angeli, = senza farsi male. A chi vuole servirsi di altri per fini propri : vuoi cavare la castagna con lo zampino del gatto ; chi ha la rogna se la gratti. Capitare a proposito come il formaggio sui maccheroni. Si dice il peccato, non il peccatore : si narra il fatto, non chi l'ha commesso. I panni sporchi si lavano in famiglia: le proprie vergogne non si raccontano ad altri. Fare come la formica, che si provvede nell'estate per l'inverno : essere previggente. Stipa e metti in cuore, quando è inverno lo cacci da fuori conserva l'odio per l'occasione propizia a sfogarlo. Mantenersi pei fili : debolmente, reggersi sui trampoli. Chi si piglia collera, muore presto ; non bisogna affliggersi troppo, nè spesso. Bisogna provvedersi di legna per tutto maggio, di grano per tutto agosto. Aver paura delle gatte (de' gatti) nude: per nulla. Alta quanto un gallo, ha la zampa d'un cavallo : (la pignatta). Dove vede e dove ceca: quando bada e quando no. La vigna è tua, ma i pali, sono metà per ciascuno : si dice a chi offende, ed é sul punto di essere offeso. Il troppo praticare l'amor congiunge. Del pollo (è preferibile mangiare) la pelle. Chi ha naso (grosso) ha creanza. Chi va alla cantina e non beve, neppure il diavolo lo crede. Fino a che il parente corre, il vicino si trova arrivato. Guadagnare la causa e perdere la lite : quando la parte perdente è insolvibile, o quando la sentenza ha colpito più d' uno. Quando si chiàita (si litiga, si chiede in giudizio) e si vince, tutto è niente. Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia e non sa quello che trova. Chi bella vuole apparire, pene e guai ha da patire : bisogna stentare, per raggiungere la meta. Vizio di natura fino alla morte dura. Mazze (bastonate) e panelle (pagnotte) fanno i figli belli, (educati). Chi va a caccia a peli (allusione alle donne) ed a penne. niente si compra ed il suo si vende. Dimmi con chi pratichi e ti dirò chi sei. Chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Il bottegaio quello che tiene vende : come si. è, così si pensa. Se te la pigli troppo bella , devi farle fare la sentinella (per non farti tradire); se te la pigli troppo brutta, te lo senti dire da tutti. Il rotto porta il sano, (riferito ad una favola popolare, in cui si narra che il lupo e la volpe penetrarono insieme in una dispensa: la volpe però, sempre accorta, andava di tanto in tanto a misurarsi, per vedere se poteva uscirne; il lupo invece, più ingordo , si rimpinzò tanto che, sorpreso, non gli fu facile uscire, e prese nel frattempo molte legnate. Quando il lupo venne fuori, la volpe si lamentava come se fosse stata battuta, e pregò il lupo di portarla addosso; ed intanto lo canzonava , ripetendo : il rotto (il bastonato) porta il sano, = quella che sta bene. Si usa dire quando uno più debole, anche economicamente, aiuta uno più forte): Dallo scarso (avaro) hai (cose da mangiare), e dal goloso no. Quando luce (quando apparisce il sole, dopo neve o pioggia), adduce (vien giù altra neve od acqua). Ciechi , zoppi e rossi, in Paradiso non entrano questi (costoro). Dal mattino si conosce il buon giorno. Non c'è chi l'alza da terra : chi gli dia retta, chi lo prende in considerazione. E' tanto ricco, che butta l'immondizia per la finestra : ironicamente. Nè casa vicino a portone, nè fondo vicino a vallone : per non subire prepotenze, o perdite di terreno. Pizzicotti e baci non fanno pertugi : non danneggiano l'onore. E' tanto buono, che non chiede pane la notte : si dice ironicamente a chi finge di essere buono. Stare come la foglia sull'albero : lì lì per cadere, (anche moralmente). Chi la fa, la paga : chi commette il male, ne sconta la pena. Chi pecca e poi si emenda, salvo resta. Brunetta tira affetto. L'ambasciatore non porta pena. Si sà dove si nasce, e non si sà dove si muore. Se porto la croce, non suono la campana : è difficile fare due cose diverse, contemporaneamente. L'acqua mi asciuga ed il sole mi bagna: scherzosamente. Ognuno si balla la sua: ciascuno provvede a sè medesimo. Chi cerca trova. Con preti, monaci e cani, devi star sempre con la mazza in mano. Pazzi e muli cento miglia lontani da... te. Quando il gatto non c' è, il topo balla. Aria sincera (serena) non ha paura di tuoni. Chi ingiuria vuol fare ambasciatore si finge. Acqua passata non macina mulino.2

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2 Quando ho potuto, senza alterare molto l'espressione, per correttezza, ho alle volte mutata qualche parola lubrica, inframezzando con...

        Altri cenni intorno alla Baronia. — La Baronia sorge su alti monti calcarei, tra le valli dell' Ufita, della Fiumarella e del Calaggio , ammantate da florida vegetazione. Il fondo delle vallate oscilla fra i 400 ed i 500 metri sul livello del mare. Per un certo tratto , l' Ufita è denominata anche torrente San Nicola, e la Fiumarella, Vallone. Monte Santo Stefano di Vallata è alto 1010 metri ; Serra d'Annunzio di Trevico 820. Le acque hanno, lungo il corso de' secoli, maggiormente inciso e scoscesi i terreni franosi di argille e di marne azzurre verso il basso de' monti , anzichè le brecce ed i conglomerati delle groppe tondeggianti verso l'alto di essi, più resistenti all'erosione. Come dimostrano anche i sabbioni ricchi di miriadi di conchiglie e di altri fossili, quando l'uomo ancora non era com- parso sulla terra, probabilmente nel periodo pliocenico, il fondo di un mare estendentesi da Ariano a Sant' Angelo dei Lombardi , con rive costituite dalle attuali colline di Anzano, Zungoli e Frigento, costituiva la Baronia ; la quale, col sollevamento dell' Appennino, emerse poi a poco a poco, verso la fine del detto periodo. I detriti delle rocce delle coste ed i ciottoli trasportati dai fiumi, col flusso e riflusso delle onde , l'ungo il dorso delle montagne , venivano accumulati e cementati in massi e blocchi durissimi di brecciame e di ciottoli. I terreni meno resistenti e più facilmente erodibili, trasportati dai torrenti , formarono le valli della Fiumarella, dell' Ufita e del Calaggio. — Al tempo degli antichi romani , la Baronia faceva parte del distretto di Aeclanum, ed era attraversata da due vie : l' Herculea , che lascia scorgere ancora per buon tratto le sue vestigia e che, seguendo il corso della Fiumarella , collegava la via Traiana a nord con la via Appia a sud ; e l' Herdonia che , attra- verso le valli dell'Ufita e del Calaggio, menava in Puglia. La Baronia, nel medio evo, comprendeva i feudi di Flumeri e di Vico, che ebbero varie for- tunos e vicende. San Sossio , San Nicola, Castelba- ronfa , Carife , Vallata e le loro frazioni furono formati , poi, quando maggiormente prosperarono, dal feudo di Vico, che già si era esteso su castelli, casali e grange benedettine, nel complesso, in numero di diciotto. Il primo vescovo di Trevico di cui si hanno notizie sicure é Amato (1136) , che sottoscrisse una donazione che Riccardo, toparca di Trevico, fece a Montevergine. Simeone Viglino (1702), vescovo di Trevico, fece collocare sotto l'altare maggiore della Chiesa cattedrale le ossa del dilaniato e crocefisso patrono di Trevico, S. Euplio, martire levita, sottoposto ai più duri tormenti durante le persecuzioni contro il Cristianesimo. A Flumeri il convento di San Francesco risale al 1420. A Castelbaronia è monumento nazionale la chiesa dedicata allo Spirito Santo, ed il convento risale al 1623. Nella quarta guerra di redenzione, Carife ebbe 39 caduti, Castelbaronia 27, Flumeri 23, San Nicola Baronia 9, San Sossio Baronia 44, Trevico 41, Vallata 78. Secondo Mannert, l'antica Romulea, esistita oltre due millenni fa, era Morra ; secondo Lapie era S. Angelo Lombardi; secondo Desjardins era fra Trevico ed Acccadia ; secondo Mommsen era precisamente sul monte Rumolo di Castelbaronia ; secondo lannacchino era sul monte di Guardia Lombardi.
        Cerimonie religiose. — Una ben commovente cerimonia fu quella che si svolse all'Asilo infantile di Vallata per la nascita del Bambino. Le suore, che all'educazione de' piccoli dedicano tutte le loro cure, vivendo nella povertà e nel raccoglimento religioso, l'avevano, con tutto zelo , lodevolmente preparata. È da anni che si forma lì l'unico presepe del paese. A mezzanotte furono celebrate due messe, precedute da alcune opportune parole di occasione , narratiti la nascita di Gesù , e fu spiegato il valore e l'importanza morale ed educativa della Sua incarnazione. Dal cembalo grave una pia suora effondeva intanto soavi melodie religiose, accompagnate dall' esile canto di un' altra suora e dalle voci di altre brave e diligenti giovinette che, sotto la sua accorta direzione, cercavano di dare forma d' arte ai motivi liturgici qui spesso rudi. Fanciulli e ragazze dettero anche una breve rappresentazione educativa, dopo che i sacri canti s'erano già sparsi pel cielo rutilante di stelle.
        Gloria. in excelsis Deo; gloria!

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Dal Corriere dell' Irpinia, Avellino, 3 Gennaio 1925.

        Canti religiosi a Vallata3. O San Rocco, nostro avvocato, Proteggete i figli vostri ; Siam sicuri ai piedi vostri Dalla peste e dal peccato. — Sant'Antonio, giglio divino, Facci grazia col Bambino , Facci grazia in tanta gloria, Facci grazia, sani' Antonio. Sant'Antonio, giglio giocondo, Sei adorato in tutto il mondo; Chi lo tiene per suo avvocato, Da sant'Antonio sarà aiutato.--Nella processione del Venerdì Santo, cantatori col capo coronato di spine, cantano i versetti sacri di Pietro Metastasio per la Via Crucis ; tra gli altri, i seguenti : " Se il mio Signor diletto A morte hai condannato, Spiegami almen, Pilato, Quale fu il suo fallir. Che se poi l'innocenza Error da te s'appella, Per colpa così bella Potessi anch'io morir. Chi porta in pugno il mondo A terra è già caduto,. Nè gli si porge aiuto, Oh Ciel, che crudeltà ! Se cade l'uomo ingrato, Tosto Gesù il conforta, Ed è per Gesù morta Al mondo ogni pietà... Tomba, che chiudi in seno Il tuo Signor già morto, Sin ch' Ei non sia risorto, Non partirò da te. Alla spietata morte Allor dirò con gloria : Dov'è la tua vittoria, Dov' è, dimmi, dov'è ? ,, — Per la Vergine Incoronata si canta Nera sì, ma bella assai, Sei eccelsa alma divina Nella Puglia, qual regina, Sei chiamata e salutata Verginella Incoronata. La corona meritasti Come madre del Signore ; Dal pentito peccatore Sei chiamata e salutata Verginella Incoronata.... Finalmente ai piedi tuoi Tu proteggi i mesti figli, Nell'insidie e nei perigei Sei chiamata e salutata Verginella Incoronata. — Per la festa della Croce (3 maggio) si canta : Lodiam Gesù dal cuore, Ad una voce ; Gesú per nostro amore E' morto in croce.
        Per S. Vito si canta : E per tutti i tuoi martirii, Prega Dio per noi pietà. — Santo Vito, alla fede ritorna, Sempre all'eterno Dio si raccomanda. Allontanatevi da me, false donne, Voi premio non mi date con queste carni. Le donne dal padre fan ritorno : Non abbiamo potuto Vito far cascare a donne. Vito lo vogliamo lasciare ire, Si contenta innanzi piuttosto di morire. San Vito si trova la compagnia Di due fanciulli Modesto e Crescenzio. D'Italia hanno preso la via, Con riso e feste, allegramente. San Vito va a visitare Una figliola misera e innocente ; Le fa la santa croce con la mano, In nome di Dio onnipotente. E con la mano le toccava (toccò) la testa, Quella donna liberata (dai demoni) resta. Arrabbiato stava l'imperatore Per la sentenza che Vito gli ha data. Lo manda in un carcere in prigione, Mentre che (poichè) voi la fede la negate. E ora è giunto un martirio nuovo, La caldaia per voi è preparata : Da quelle fiamme vi faccio bruciare. Ed Nora è giunto un martirio nuovo, La catasta per voi è preparata. Con quella non ci ponno (possono) magherie, Manco (neppure) il Dio tuo ti può aiutare. Cacciatori che a la caccia andate, Appresso con i cani praticate ; Potete avere qualche toccamento, Non solo de' cani arrabbiati, Stiamo soggetti a tutti gli elementi. Scorpioni e serpi avvelenate, Stanno nascosti, e voi non le vedete ; Voi andate di fede a San Vito, E quello porta l'unguento per le ferite. — Alla Madonna si canta pure : La corona della Madonna tutta fiori, Tutta fiori e tutta gigli, Viva Maria coi suoi figli. Viva Maria e chi la creò, Senza pregare Maria salvare non si può. La lode a la nostra regina vogliamo dire, Che è madre Maria dell'Incoronata. Or s'inchina il cavallo alla sua presenza : questa è madre Maria, quant'è splendente ! Il nome di Maria quant'è bello ; Qua ci vuole una bella cappella. Scalzi ne vengono i Foggiani; Per penitenza vengono i Cerignolani. Le grazie che hai intorno sono un tesoro, Sono cose che non si possono nominare. Genti che venite da lunghe vie, Cantate un rosario a madre Maria. E ora che questa lode Le abbiamo detto, Gli angeli del cielo l'hanno scritta. Loro l'hanno scritta e noi l'abbiamo cantata, All'Incoronata l'abbiamo presentata. Evviva Maria, Maria sempre viva, Viva l'Incoronata, Che a piano di Foggia sta. — Per San Michele: La spada & San Michele Sopra un monte sta ; Ci piove e non si bagna, E' l'amore di Gesù. Noi preghiamo il cuore di Gesù ; San Michele, aiutaci tu. La spada di San Michele, Tutta d'oro, è brillantata ; quella Dio ce l'ha mandata, S. Michele se l'ha pigliata ; L'ha pigliata il cuor di Gesù, San Michele aiutaci tu! Evviva S. Michele, S. Michele santo, Evviva Dio che lo creò. — Per San Pasquale Baylon, in S. Nicola Baronia : O Pasquale in ciel beato, Tu rimiri il nostro stato, E soffristi in questa terra, Povertà, dolore e guerra. — Il 3 maggio, per l'invenzione della Santa Croce, si canta anche : Evviva la Croce, La Croce evviva, Evviva la Croce, e chi la salvò.—Quando si porta l'estrema unzione, un gruppo di donne segue il sacerdote, cantando : Sii lodato ogni momento, Gesù mio nel Sacramento; Oggi e sempre sii lodato, Gesù mio sacramentato.

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3 Ho usato la lettera maiuscola dove comincia un altro verso.

        Canti popolari.- In mezzo alla strada c'é nata una rosa, Pel troppo odore non posso passare ; La domando al padrone, La meglio (migliore) rosa m'aggia capàre, (mi debbo scegliere) ; In petto alla mia bella la debbo portare. — Sotto un albero fiorito, Dov'è che dorme la bella mia, Tanto che s'era addormentata, Non la potetti risvegliare. — Tu sei nata dentro i fiori, Io son nato dentro le viole, Sei nata dentro l'amore, Sei nata, biondina, per me. — Sotto una piantolina, È nata l'erba frescolina, Dove riposa Teresina, Che piangeva per l'amor.

        Oggetti votivi che si offrono ai Santi, specialmente a San Rocco ed alla Madonna, per grazie ricevute, od anche da ricevere, consistono in arredi e paramenti sacri, bracci, mani, dita, gambe, mammelle di cera o d' argento, orecchini, anelli, collane, bracciali, monili, in corallo, in argento, in oro. Una volta venivano offerti anche vestiti. Formaggio, grano, galli, ovini, e qualche volta anche bovini, si offrono specialmente a San Vito, che una volta aveva sino a trecento vacche. Nel giorno di San Vito (15 giugno), a gli animali di ciascun proprietario, a scanso della rabbia, si fanno fare tre giri intorno alla cappella dà Santo, e della mandra viene offerto l' animale che primo entra nella cappella.
        A processioni penitenziali specialmente le donne prendono parte, a digiuno, scalze e, in vicinanza delle chiese, coi capelli sciolti, ed anche in ginocchi, raramente con la lingua per terra, dalla porta della chiesa, fino a gli altari.

        Ninnananna. — Vieni, sonno, vienici cantando, Vieni a cavallo, e non venire a piedi ; Vieni a cavallo a un cavallo bianco, La sella d' oro e la briglia galante. Santo Nicola a la taverna andava, Era vigilia e non si cammarava (mangiava carne). Disse al tavernaro : che c' è stasera? Un poco di tonnina senza sale, Tanto che è bella, che si può mangiare (squisita). Santo Nicola tre croci faceva, E tre fanciulli fece risuscitare : (erano tre bambini macellati e messi in un botticino).

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