SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - “Il Mahàbhàrata” di Enrico Pappacene.

“Il Mahàbhàrata” di Enrico Pappacene.

        Riassume, con narrazione avvincente, in poche pagine, il contenuto dell' omonimo poema indiano, di cui il nostro '' Orlando Furioso „ è quasi la dodicesima parte. Passano così, attraverso l'assai più che bimillenario ricordo, beghe, bizze e guerre fra cugini contendentisi la successione al trono, intrighi e perfidie di ministri, avventure di amore, anche tra uomini e dee, magiche arti, esilii ed eroiche imprese, pensieri sulla morte, che '' non ha in sè nulla di triste e dì terribile, perchè priva assolutamente di quella realtà, che falsamente l' ignorante s' immagina, altro non essendo se non il semplice passaggio ad un' altra forma di esistenza. E con la morte ha termine ogni male ! ,, — Non sempre, però, i principii. ammessi dal Pappacene o dal poema possono trovare il pieno consenso di tutti gli animi; giacchè si può dubitare, ad esempio, che la vittoria '' doveva essere dei Panduidi, ossia della causa giuridicamente e moralmente giusta ,, perchè così, invece, veniva manomesso il diritto della primogenitura e premiata la illiceità de' mezzi adoperati ; più difficile ancora è il persuadersi della ''dimostrazione della provvida necessità di ciò che stimasi male e tale non è obbiettivamente rispetto all' ordine meraviglioso e fecondo dell' universo ,, perchè non sempre, invece, si può dimostrare, caso per caso, l’ esistenza di quest' ordine ; può ammettersi che '' dal dolore nasca la sapienza ,, e può non ritenersi che '' dal male derivi la purificazione ,, più che il contagio del cattivo esempio ; può disconoscersi, infine, che al desolante esercizio dell' odio debba preferirsi sistematicamente '' quello placido e dolce della tolleranza e della bontà ,, che darebbe, pertanto, luogo al più rigoglioso trionfo del male, dell' ingiustizia e della iniquità impunite. Contro tutto questo, c'è, invincibile ed irresistibile, l’aspirazione al trionfo del bene in molte anime, con il conseguente doveroso ed irresistibile impulso ad abbattere il male. Impulso necessario e generoso, che specialmente le anime buone, come quella del Pappacena, debbono intendere e fortemente propugnare. Santo è il perdono, solo se -- anziché incoraggiare a continuare nel male con la soverchia bonomia! — riesce, invece, a metter fine alla perpetrazione di esso. Possono il bene ed il male necessariamente coesistere ai sapienti e supremi finì del tutto, specie se così la natura si rinnova, eliminando le forme inferiori, perchè lo spirito trasmigri (che Dio lo voglia !) in forme superiori; ma certo, doverosamente, le frodi, le ingiustizie, le violenze vanno riparate, punite, represse; altrimenti una bontà falsa, confondibile con la pusillanimità, regnerebbe a danno della giustizia, rendendo pernicioso l’ esercizio della stessa bontà.
        Nel libro, non mancano dotti raffronti con altre letterature antiche e moderne e, nonostante le surriferite discutibili asserzioni, esso si fa leggere con piacere, perchè vivacemente, senza far mai stancare, riassume, con la solita chiarezza ed eleganza dì forma gareggiante con la gentilezza del sentimento del Pappacena, il contenuto d' uno de' più lunghi e de' più meritamente famosi poemi.

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