SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Per nozze.

Per nozze.

        Quando i palpiti di due cuori si fondono armonicamente in un solo, e l'affetto di due anime gemelle trova la sua legittimazione in quella soave poesia che è il matrimonio, si desta nei petti una ineffabile letizia, e dalla natura emana un inno, dalle stelle un raggio piú fervido, di speranza, di pace e d'amore. Oggi che Imene intreccia il sua eternamente florido serto di mirto su la serena fronte di due giovani sposi, ai quali mi legano saldi vincoli di parentela e di affetto, con l'inno della natura, s'effonde una voce piú debole, ma non meno sincera che, germinata spontanea nel mio cuore commosso di giubilo, augura a gli sposi ciò che le stelle col loro vivido raggio dicono: speranza, pace, amore !... E la speranza sia coronata dalla realtà della letizia; la pace e l'amore perpetuamente arridano, cospargendo ad essi di fiori il sentiero della vita. Posi la gioia sui nitidi calici dei convitati; brilli continuamente negli animi vostri, o sposi cari e gentili; e vi dia quella forza, quella serenità necessaria per correre fiduciosi e sicuri alla conquista dell'ideale e dell'avvenire. (Maggio 1905).

        Ad A. N. — Su le verdi rive dell'Egeo sonante, sotto il folgorio dei limpidi raggi del sole, al mite chiaro di stelle o di luna, fra il suono delle cetre e le danze, salivano al cielo, col volo d'allodole a maggio, i canti sublimi del giovane popolo greco, augurando la pace, benedicendo l'amore. Erano inni fervidi che, generati dalla forza e dall'ingegno esuberante, destavano nei petti il palpito e l' entusiasmo per le cose belle. Era l'ode di Anacreonte che, cinto il crin di pampini e di mirti, immergeva gli animi nella gioia, come in un nimbo di inebbrianti fiori: era l'inno alato dì Alceo e di Pindaro, che celebrava l'epinicio: era l' estro di Saffo che, con .gli occhi erranti nel cielo, nel cielo cercava Venere, nel corpo e nel sangue sentiva Venere. Così, inni di forza, di pace e d'amore echeggiarono, palpitarono, fremettero sulla fiorente gioventù greca ; e formarono le preziose sorgenti a cui bevvero, sitibondi ed avidi, i figli di Romolo e di Numa. Inni della gioia, salvete anche nell'età novella! Trionfate sugli odii e su tutte le bieche umane passioni, e spandete a piene mani i vostri tesori sul mondo. O Amore, ai giovani che a te accorrono col cuore proteso, come ad una fonte inesauribile di ebbrezza e di ineffabili gaudii: o Amore, a chi ti sente nel sangue germogliare e crescere, come una fiamma vivida ed irresistibile, dona i tuoi tesori e le tue grazie, dona le gioie serene, dona il folgorìo di eterne speranze, dona colma la tazza de' tuoi soavi piaceri ! O face splendida, noi t'adoriamo !...
        Ma tutte le gioie d'Amore e le serene dolcezze della Pace, oggi, principalmente si posino sul cuore, nelle menti, nel sangue de' giovani sposi. Se io avessi la facoltà di domare, nel sonante verso, l'inno di Pindaro tebano o la melodica strofe di Anacreonte di Alceo; se alla veemente fantasia che dettava a Saffo sublimi parole, congiunger potessi la divina dolcezza de' carmi del cantor dì Lesbia, vorrei degnamente, oggi, cantare l'epitalamio all'amico. Mar poichè i moti concitati del cuore non possono sostituire quelli del pensiero, e l'ali del mio ingegno non reggono, quindi, ad un cosí arduo volo, cercherò di esprimere, come meglio mi è dato, i miei sentimenti e gli auguri per quella che è e sarà indubbiamente la più gran festa della vita di A. N. . La sua festa è, senza restrizioni egoistiche, festa mia non solo, ma di tutti quelli che, qui convenuti, nutrono, come me, per lui un affetto leale e sincero. Io, perciò, rendendomi interprete di sentimenti comuni, insieme con essi, porgo allo sposo ed alla sua diletta sposa che, con le giovanili grazie, formerà il suo fascino eterno, il suo unico miraggio, gli augurii più schietti e più fervidi di ogni prosperità di ogni contentezza. Ella — ornata de' pregi che maggiormente rendono adorabile la donna — sia per lui una fonte continua ed inesauribile di gioia di piacere; ed egli l'accompagni, amorosa scorta, attraverso il sentiero della vita, cospargendole, ad ogni passo, di gaudio e di fiori il cammino. Che gli sposi vedano il loro amore germogliare e crescere sempre, come in una rigogliosa e sempiterna primavera; e che quest' amore si concreti con la nascita di figli che diano loro perenne gaudio e diletto, ed in cui essi sentano rinnovellato e compiuto il palpito ardente de' loro desiderii e delle loro speranze. (Maggio 1905).

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        Col tiepido sole della primavera, sorride la gioia ed il tripudio nella casa dove, per lungo tempo, alle opere attive e feconde del lavoro maschile si sono unite quelle non meno proficue e necessarie delle donne, che alle faccende domestiche hanno dedicato il loro pensiero e le loro assidue cure. L'egregia famiglia che ha avuto e che auguro continui ancora ad avere per molti anni a capo N. S., si è sempre distinta per cortesia di modi e per benevola amicizia verso tutti, giacchè ha cercato di esplicare sempre le proprie utili attitudini nel campo della vita privata ed in quello della vita pubblica.
        Alla bionda e leggiadra sposa ed al distinto sposo, che anch' esso si nobilita, non con l’ozio. che abbrutisce; ma col suo lavoro, opera d' ingegno e di forza, vada oggi il nostro augurio sentito, fervido e sincero. Possa la salute ora rifiorita mai più mancare alla gentile sposa; possa la gioia domestica ed il sorriso de' figli rendere continuamente lieta quella nuova famiglia che andrà a formare domani nella non molto lontana Candela. Il carattere mite e gentile degli sposi, la serietà de' loro propositi, le loro virtù dànno quasi la sicurezza che quell'era di felicità che oggi comincia, sarà per molti anni lietamente continuata, com' è nostro desiderio, e come tutti auguriamo dal profondo del cuore. (Aprile 1920).

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        In questo fausto giorno in cui voi, o giovani sposi, realizzate il vostro sogno d' amore lungamente sospirato ed atteso; ora che la vostra unione è stata sanzionata dalla legge e benedetta da Dio, con tutta l’ anima io inneggio alla vostra felicità, augurandovi una vita lunga, prospera e ricca di bene. L'avvenire per voi sia sempre lieto e sereno come un giorno di primavera ; e nessuna nube di tristezza offuschi mai la vostra gioia che, in nome anche di quanti sono qui riuniti, auguro sempre a voi completa, continua, perenne. I figli allietino le vostre nozze, e perpetuino il ricordo delle virtù che hanno reso sempre benemerito il nome de' vostri congiunti, ai quali mi sento cordialmente unito per affettuosi sentimenti. La prospera sorte vi sia sempre compagna nel cammino della lunga vita che ora, o sposi, vi accingete a percorrere insieme; e della vostra contentezza possano allietarsi anche i vostri figli, i vostri genitori e le persone tutte alle quali, come a me, siete e sarete sempre sommamente cari. (Gennaio 1921).

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        L' amore, che della vita è l’astro più smagliante, che eleva e fortifica, destandosi, o gentili sposi, ne' vostri animi, cementa oggi una nuova fusione di nobili propositi e di belle promesse, perchè una costante tradizione di decoroso lavoro intellettuale e di pregevoli attitudini per le domestiche cure si assommano , con fiorente rigoglio, non solo nella linea paterna degli sposi, ma pure nella linea materna. Questi meriti egregi de' loro genitori promettono di affermarsi e di svilupparsi nobilmente in M. L. ed in A. T., che dànno sicuro affidamento di progresso per la nuova famiglia che stanno per formare. Un altro fiore qui nato è così raccolto dal nostro suolo; ed andrà ad espandere il miglior profumo della sua bontà modesta e gentile nel vicino paese al quale un vincolo di sangue già lo ricongiunge, e tra le mura dell' eterna città.
        Una nuova vita spunta oggi per voi, o cari sposi. Il provvido dio d' amore che presiede al matrimonio mette fine all' egoismo dell' individuo, per dar principio all' altruismo della specie: non si vive più solo per sè stessi, ma per una nuova generazione, che deve sorgere dall' amplesso di due vite che si fondono e che hanno un suggello, come dì religione, dall'intimo affetto del loro cuore, anche prima che in nome di Dio sia sancito dall' altare. È, infatti, proprio Dio che parla all' anima di due esseri amanti, quando l' innamorato dimentica sè stesso per vivere, come prigioniero, dentro un altro cuore: e non cerca e non sogna che quegli occhi celesti o di viola ; quei capelli neri e lucenti, o sottili e biondi come oro fino ; quelle labbra esangui, delicate e nervose, o ridenti e rosse come fior di melograno. — Parla oggi forte, o provvido Dio del matrimonio: oggi che il corso di due belle vite s'intreccia e canta nel ritmo ampio e solenne di quel fiume d' amore che avvolge ogni casta, ogni luogo ed ogni epoca: oggi che la rosa sta per andare a rifiorire nel paterno sito, nella cara al pensier mio Pescopagano e, come polline, rifeconda la terra che lo germogliò. Il matrimonio non è già il declinare, ma è invece il prorompere più nobile e più forte della vita, in quanto è l' estrinsecazione, il moltiplicarsi, il risorgere del proprio essere in nuove vite: è il sole al meriggio, che sembra cominciar a tramontare, ma solo per rispuntare e crear poi l'albe nuove.
        E levo alta la coppa, alta come un'insegna non il braccio solo, ma il cuore e l' animo anche la, reggono; la levo con l'augurio che dia non fugace sorriso, ma una felicità perenne, che duri quanto la vita. (Novembre 1923).

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        Le condizioni ancora un po' depresse in cui si trova il mio animo, per la recente perdita di una mia prossima congiunta, mi hanno fatto ben esitare ad intervenire, e tanto più a prendere la parola in questa lieta circostanza, che stringe sempre più i vincoli di affetto e di sangue tra due delle più distinte famiglie delle nostre contrade. Ma. colpa non lieve a me sembrava il rendermi assente in quella che è la festa del cuore di chi mi fu tra i più cari compagni, negli studi e nella vita, sin dalla prima età; che i legami di una benché lontana parentela rafforzò diuturnamente con la costanza di una cordiale amicizia, la quale non ebbe addentellati in opportunismi politici, che -- se mai — avrebbero potuto pure alterarla, ma trovò la sua salda base nella spontaneità ferma di un affetto sincero.
        Tale affetto gli anni, e starei per dire i secoli, avevano già consacrato tra le famiglie G., N. e la mia; ed io ricordo quasi ancora con commozione i dolci tempi dei miei studi secondaria, in cui, qui o altrove, mi giungevano, fasciate come di simpatia e di carezza, le voci amiche di V. G., di G., di N. e di E. N., che spesso mi si ripercuotono nel cuore e nella memoria con tenera eco melodiosa. Perciò,, se fu mia colpa intervenire, e tanto più parlare, una colpa pressoché uguale avrei avuto col cancellare ed annientare il ricordo di questi sacri affetti : giacchè, del resto, ho pensato pure che non è solo con la più o meno finta astinenza da certe — più che feste — cerimonie e necessaria riti civili, che si mostra la stima amorosa dovuta per la memoria dei propri congiunti.
        La bontà continua, metodica, costante di B. G. verso tutti, e specialmente nei miei rapporti, creò in me tale concordanza di sentimento, che mai neppure la scabrosità del mio carattere potè far impallidire. E due virtù io rilevai specialmente in M. N.: l' adattamento ad una vita di villaggio, quando le sue condizioni economiche ben potevano farle desiderare e richiedere la vita di città, e la lodevole cura con cui sempre accudì alle domestiche faccende.
        Se fosse vero che la vita di città è — salve le dovute eccezioni — più corrotta di quella dei villaggi, dovrebbe ricavarsi la conseguenza che chi si contenta di una vita di villaggio brama una vita più dignitosa e in sè stessa più seria ; sebbene io creda d' altra parte che la rettitudine dei costumi può trovarsi nei palagi e nei tugurii, ma forse in questi non meno che in quelli, nelle città più superbe e nelle borgate più umili. E, quando incontrai alcune volte per le vie di campagna M. N., con la fronte talora madida di sudore, essa non si abbassò, ma si nobilitò nella mia considerazione, perchè pensai che, se pur oggi prevalentemente la gioventù mira a divertimenti e a danze più o meno lascive, forse — come in altri tempi —ad una dignità laboriosa e seria di vita pensano ancor oggi, non di rado, persino le regine. — Due vedove meste che, per parità di condizioni, mi richiamano in mente colei che più mi vive da vicino, anch'essa in vigile attesa per il mio avvenire, due vedove meste, dico, sentono oggi sul loro viso taciturno scorrere un fremito di gioia per queste care esistenze che intrecciano i loro rosei destini. A gli sposi, anche a nome dei presenti, io auguro che una bella e lunga serenità di vita fiorisca sul loro cammino, come scia luminosa, oasi sempre ricreatrice, che i buoni sanno meritare, e che, perciò, han pure diritto di ottenere.

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Dal Don Basilio, Avellino, 27 ottobre 1925.

        Riflettendo al matrimonio tra G. G. e G. S., ho sentito oggi, assai piú che il desiderio, quasi il bisogno di prender la parola, perchè queste fauste nozze non hanno in sè soltanto la nota saliente di un amore più o meno giovanile, ma maggiormente spiccano per la sacra unione che è per cementarsi fra due esistenze che hanno impresso come salda, e seria condotta della loro vita i. nobili sentimenti di virtù e dovere. Della virtù e del dovere gli sposi di oggi formano il fulcro, l'essenza della vita.
        Infatti cresciuta tra agi e ricchezze, G. G. ha menato una vita sempre ritirata e concentrata in sè stessa, schiva di frivoli divertimenti, esemplarmente dedicata alle cure di casa sua ed al proprio morale perfezionamento, riuscendo così ad essere un modello di condotta per le giovinette. — La famiglia dello sposo ha il pregio di dovere al frutto. del proprio lavoro tutto il merito di un notevole miglìoramento economico ; e lo sposo in particolare ha saputo a questo aggiungere il rendere ancora più distinta la sua famiglia con lo studio. Così sono di monito e di esempio a tutti, perchè la prora delle fortune materiali delle famiglie tenda onestamente ali di sempre migliori, e perchè il raggio che sprizza dall' ingegno si acuisca sino ad oltrepassare la meta raggiunta da' propri genitori.
        G. S. ha quindi dal canto suo l'invidiabile pregio di dovere tutto a sè stesso il secreto della sua prospera fortuna economica, procuratasi col laborioso esercizio di intellettiva occupazione, pur quando non aveva una guida, la quale lo incamminasse per la via del dovere, che egli liberamente scelse; adottandola in modo che la pubblica opinione lo sa. scevro da colpe, che pur troppo gli altri giovani, quasi tutti, più o meno hanno. E logico presagire che, animata da queste lodevoli abitudini, da tali nobili tendenze, la vita coniugale di G. G. e di G. S. non ha dubbi, e non teme che possa essere annebbiata la sicurezza e la tranquillità del domani, giacchè l'equilibrio, la serenità, la prudenza connaturata de' temperamenti la guidano, a proteggono, l'illuminano. La loro vita, quindi, non barcolla su futilità di sentimenti, ma ha salda base in propositi ed atteggiamenti sani e squisitamente virili.
        Ed il loro è per ciò un nuovo e più duraturo inno all'amore; ma non a quell'amore che è effimera carezza, o caricaturale e grottesco movimento di gambe in danze, che dà luogo a fatue e inutili moine, a sbiaditi sorrisi, a solletica che si arrestano all'epidermide; bensì a quell'amore dignitoso e forte che può rendere anche una donna di sentimenti virili, e che non rende l'uomo sdolcinata femmina; a quell'amore che penetra nelle più intime latebre dell'animo e scuote il profondo dell'essere; che è impeto gagliardo e abbandono; è sinfonico poema di due esistenze fuse in unità di palpiti; è argentina squilla che l'anima solleva, deterge e culla in una ineffabile, continua melodia ; è dinamica spinta a generosi e forti propositi, è incanto supremo che può, in ardente estasi, innalzare ad ebbrezze direi quasi più che terrene.
        Così, — se per gli ampi prati verdi il sole giocondamente sorride alla terra, quando gioisce primavera, germogliano nuove messi e nuovi frutti, ed un rinnovato rigoglio feconda la vita, e gli uccelli tra i rami più pispigliane d'amore, e le acque, sciolte dal gelo del verro, canterellano, gareggiando con le nuove fronda —, più soave scende, allora, il bacio su' rosei petali di piccole bocche porporine socchiudenti file di nitide perle, fra cui erra il sorriso, ed ha risonanze d'arpa il ricamo di parole dette da ugole melodiose.--Così, maggiore è il fiorire di liete e sicure speranze e di rigogliosa progenitura che noi auguriamo a gli sposi di oggi, quando e perchè essi hanno tracciato ed inciso come norma, come aspirazione, come diuturna meta alla loro vita, due splendide insegne, due fulgide stelle, che sole possono assicurare il maggior bene alla famiglia ed alla Patria immortale: virtù e dovere!
                      (Settembre 1927).

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        Gli elementi che compongono le famiglie, pur tendendo per loro essenziale natura a riunirsi ed a fondersi, possono talvolta, per circostanze diverse, separarsi e disgregarsi. Ma, come la goccia d'acqua cerca associarsi all'altra goccia, per formare la benefica pioggia, la sorgente, i fiumi, gli oceani; come le varie cellule si uniscono tra loro, per formare l'organismo e la vita, così, se pure, per morte o per l'influsso di qualche altro speciale motivo, le persone che compongono una famiglia, una nazione, la società, sembrano o sono realmente separate, divise e scisse, cercano riunirsi — almeno in ispirito — poi presto, specialmente in certe circostanze, sotto i dettami imperiosi, che l'anima sempre vivente, il sangue, i vincoli comuni della storia. gl'interessi supremi dell'umanità sanciscono.
        Nella lieta circostanza di oggi, certo, mancano corporalmente alcune delle figure più indispensabili ed espressive: i genitori della sposa: forse perchè un triste fato spesso. avversa i nostri desideri e le nostre speranze, le quali, culminando, tendono ad una felicità quasi da sogno e sempre all'alto, e fanno ad ognuno vagheggiare eccelsi miraggi, che poi il volgere degli anni distrugge, come rosei petali infranti dalla sorte e dal destino. Forse, però, non completamente assenti debbono considerarsi i genitori degli sposi, perchè io veggo aleggiare oggi, come domani e come aleggiava ieri, intorno al velo verginale della sposa, de' genitori le figure care, invisibili, ma eterne nelle memorie e nel pensiero: sopratutto quella della madre morta, che protegge questo rigoglioso frutto delle sue viscere ora incenerite, che lasciò ancora bambina. E, come l'ha guidata sin'oggi in questo calmo villaggio, la guiderà domani a trovarsi ed a costituirsi una propria famiglia, a fianco ad un giovane egregio, che nobilita la sua figura di cittadino militando in quell'arma che prese nome dalla carabina, che fu, da lunghi anni, la benemerita di utili opere civili e dell' ordine pubblico, e che fece rinverdire di nuove fron de — combattendo in Libia e nel Trentino, ma specialmente nella Venezia Giulia — gli allori marziali di Pastrengo.
        Non, dunque, assenti, ma presenti — almeno in ispirito — sono oggi pure tutti i genitori degli sposi, a questo rito sacro e civile. I nostri genitori, col corpo che li rispecchia, li fa rivivere e li ricorda nelle nostre sembianze esteriori e nella nostra conformazione cellulare organica, generalmente, ci consegnano, per farcele tramandare, a nostra volta, ai nostri successori, anche quelle che sono le loro conformazioni interne, intime, spirituali: sic vitae lampada tradunt. Per il lato materno, figlia di gentildonna nata da una delle più distinte antiche famiglie del paese , che non acquistò , come altre , le sue ricchezze con intrighi e con mezzi loschi, in tempi più o meno recenti, la sposa dalla madre appunto ereditò il dono delle più belle virtù domestiche. Perciò la danza, spesso oscena, non l'ebbe tra le sue cultrici ostinate. Assenti gli zii, che sostituirono i genitori, morti i genitori, essa nello spirito di virtù che questi le avevano tramandato trovò la guida e la retta via , che tante altre volontariamente perdono, pur sotto il naso de' loro più stretti congiunti. La sposa è dunque un fiore germinato da sboccio di amor materno; però l'amor materno fu intempestivamente strappato,, non appena l'adolescenza stava per far dare i primi profumi. Assente di corpo, ma spiritualmente vicina, l'estinta sorresse, amorosa come in vita, il suo rigoglio per la via della virtù che essa aveva luminosamente tracciata. E lo sposo prende da oggi in consegna il sacro legato che i genitori della sposa gli affidano. — Il padre della sposa poi ha dato al genero l'esempio delle sue virtù militari.
        Così, un fiore di virtù de' nostri monti s'intreccia alla sciabola di un milite dell'arma benemerita, come simbolo di virtù domestiche intrecciate a virtù patriottiche. Amante della virtù, pur quando non sempre può seguirla, nostr' anima , che a Dio quasi è nipote , dà agli sposi una consegna sacra. Così queste due vite temprate nella virtù , e dalla virtù nobilitate, svolgeranno ancora la loro opera; l'una nella famiglia, l'altro come soldato, per preparare e per assicurare sani figli alla patria diletta. — Perciò anche a nome de' presenti, io formulo per gli sposi l'augurio che, scortati da tali auspicii, con le loro nozze un bene sempre maggiore venga a regnare nella loro nascente famiglia, e che mai possa impallidire la raggiante letizia che oggi inonda i loro cuori. (Dicembre 1927).

        Frenesie e divagazioni d' amore. - Amore dà nuova vita alla vita. Un palpito, una carezza, un sogno è amore.
        Piccola bruna dall'ovale viso, bianco di gigli, soffuso di rose, piccola bruna dalle lunghe chiome, erratiti all'aria come una criniera, dalle tue piccole labbra il tuo respiro io colgo, per eternarlo in ritmi d'amore. Premo la tua fronte candidata, così che il pensier ne senta fluire; battere, ansare al dolce richiamo. E distendo i tuoi lucidi, lunghi crini, così che al mio braccio l'avviluppi com'egida di battaglia: come lacci infrangibili d'amore; mentre la fine, rosea tua carne... palpita tra le mie mani. Piccola bruna dal profondo sguardo nero, velato di languore e di passione, come un sogno soave tu vai via, e ritorni quando arde la stagione. Il canto che ti promisi or t'ho dato: breve, come frullo d'ala.
        Ma, tacita, uno nuovo me ne chiede l'efeba bionda dalle anella ricce: snella come spiga in sullo stelo; morbida come giunco che si piega, armonica come liuto, come mandola; che accorda... e cede ad una mano sola. Tra le tue ricce anella, dal tuo viso da' bronzei riflessi delle Vittorie alate; sul tuo corpo che vibra pria che stretto, io coglierò la più riposta nota; nota che evoca una mano sola, efeba bionda dalle anella ricce. Fremere ti sentirò; ti sentirò ansare; il respir sulle labbra ti sentirò finire; mentre dalle tue vene, dalle tue arterie strapperò del tuo sangue la più rossa stilla, per offrirla in turibolo all'amore. Sotto la mano esperta che l'evòca, geme, stride la nota, come in uno schianto d'anime. Stendo, strazio la corda, sí che tinnisca e squilli. Ma non la spezzo, perchè di nuovo trilli. La nota scende, in un ansare d'anime; e spunta un fiore da' ritmi dell'amore.
        L'amore non è, però, solo un palpito, un fremito di corpi e d'animi : l'amore è pure, forse è specialmente, un omaggio che l' ingegno rende alla bellezza. E la bellezza è essenzialmente femminile. Sebbene l' arte, nel rappresentare plasticamente la bellezza, abbia quasi sempre preferito raffigurare i corpi femminili, dando però loro la linea generale più snella della sagoma maschile, tuttavia nessuna rappresentazione anche plastica della bellezza muliebre ha potuto far sì che non prevalessero sempre - affinchè si destasse un fervido sentimento d' ammirazione e d' entusiasmo - quelle che sono le bellezze più particolari e più speciali delle donne. E. lo scalpello ed il colore si sono perciò, delicatamente inebbriandosi, fermati su muliebri visi, cui la grazia dell' atteggiamento e dell' espressione dava un ineffabile incanto; in modo che spesso, esteticamente, è avvenuto anche il contrario, cioè che visi maschili sono sembrati veramente belli solo allorchè hanno avuto riflesso un raggio di quella che è bellezza propria, esclusiva, muliebre. L' artista - scultore, pittore, poeta - ha messo in rilievo quei pregi : l'arte, della natura divina gemella, ha cercato di immortalare quei corpi che la natura aveva fatto mortali. Ed essa ritrasse, maga sovrana, garetti, fianchi, seni, snelli o rotondi, visi pallidi, bruni, o rosei, chiome bionde o nere, lisce o inanellate, armonizzando sempre il proprio col naturale fascino. —Così effigiato, fu reso eterno il raggio perituro della bellezza; se Fidia e Prassitele raffigurarono Venere trasvolante sul mare; se Raffaello dipinse il suo ed il viso della Fornarina; se Omero cieco, coi soli lumi dell' estro, vide la leggiadria smagliante di Elena argiva; se Virgilio, Catullo e Orazio ci tramandarono il regale splendore di beltà romane; se Dante ascese di cielo in cielo per udire ancora la gentile favella di Beatrice incitante a perfetta vita; se Petrarca vide Laura presso chiare, fresche e dolci acque; se Tasso sognò di Eleonora principessa, o di Erminia, ninfa tra i pastori.
        Raggio di Dio è la bellezza, ed alti sentimenti può destare, se la bontà la sorregge e l' ingegno la guida. (Gennaio 1928).

        Frammento. Precetti per donne. — Come l'uomo, anche la donna deve adattarsi alle abitudini del tempo e del luogo in cui vive, mettendo da banda. costumi orinai sorpassati. Pur così facendo però, la morale ed il decoro non debbono dimenticarsi. Alle volte le donne traviano, più che per loro colpa, perchè genitori, fratelli e mariti permettono, o guidano al male. Non, importa se la donna esca sola o accompagnata da persone di famiglia, purchè, uscendo, sappia ben tutelare essa stessa la sua condotta, l'onore suo e de' suoi. Del resto, anche in casa si possono commettere atti turpi.
        La donna studi e s'impieghi pure; ma non faccia la sgualdrina mai: nè a scuola, nè in casa, nè negli ufficii. Balli, se crede, purchè non serva di passatempo e di trastullo a vanesii o a viveurs imbecilli; che meglio farebbero a sorvegliare un pò le proprie congiunte.—E legga libri, poesie e romanzi, che non le guastino, però, l' animo. Deve essere ,elegante o decente, secondo la sua condizione sociale. Meglio fa a cercare il legittimo marito, anzichè... l'amico: e non tratti persone per lei non convenienti, o che possano menomarne la buona reputazione. Si consigli sempre coi suoi, allorchè questi hanno cervello; altrimenti si sforzi a sapersi ,consigliare da sè. Basta?!...

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