SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Per una direttissima Napoli-Adriatico.

Per una direttissima Napoli-Adriatico.

        Per la verità.—Bene a proposito, in questi giorni, si è osservato che Avellino, nel contrastare—secondo il suo vecchio sistema—le aspirazioni degli altri Comuni d'Irpinia per l'attuazione della direttissima Napoli- Barletta, rinnova l'esempio di Saturno che voleva divorare i propri figli. Ed è sciocca la risposta avversaria che i Comuni Irpini vogliono rinnovare l'esempio di Saturno in senso inverso , opponendosi cioè agl'interessi del Capoluogo. Desta meraviglia che non si comprenda, o si finga di non comprendere sino a tal segno. La Baronia e molti Comuni della provincia non desiderano affatto che Avellino sia priva di una nuova ferrovia: ma vogliono soltanto che quella ferrovia giovi non esclusivamente al Capoluogo, ma anche a moltissimi Comuni di Puglia e d'Irpinia. Si desidera anzi che Avellino abbia nuova e più rigogliosa vita dall'affluire del commercio pugliese e conterraneo, di transito per le nostre regioni verso Napoli. I Comunì, i figli, vogliono, così, il maggior bene del Capoluogo. È possibile che noti comprenda questo il popolo di Avellino ? Non lo crediamo : fingono dì non comprenderlo solo alcuni imbrattacarte, noti sappiamo per quale protervia, o per quali mire ignominiose. — E dopo che quasi tutti i comuni d'Irpinia, con molti Comuni di Puglia, si sono nobilmente collegati per far valere i loro voti , per far sì che una linea direttissima congiunga i due mari, l'Adriatico ed il Tirreno, Campania e Puglia; dopo che questi Comuni cercano di rivendicare i propri diritti sempre misconosciuti; e, rivendicando i propri diritti, a nessuno nuocciono, a molti invece desiderano giovare, bramando una ferrovia d' importanza non solo regionale , ma anche nazionale; d'importanza non solo commerciale, ma pure strategica, come dimostreremo : dopo tutto questo escono in ballo, a fare il ballo degli stregoni, alcuni ottusi e ciechi nel vedere il bene, per dire ai popoli d'Irpinia e di Puglia che queste sono aspirazioni da pazzi. Sembrerà ciò incredibile, ma è vero !
        Andate via, bestie da soma, facinorosi ributtatiti, cui non ci abbasseremmo affatto a rispondere, se quelle offese non riguardassero popoli interi.
        Dicono che le aspirazioni appulo - irpine non sono assennate. Non sapevamo che dovessimo andare a prendere il senno da questi luridi imbroglioni ; di cui ignoriamo , e forse non per colpa nostra, i grandi meriti letterari, scientifici, ecc. Chi sono questi grandi assennati, che offendono popoli interi ? ! Ma che volessimo paragonarci con loro? E non sarebbe un grave insulto per noi stessi anche E permettere solo il paragone ? E non facciamo quistioni di senno quando, anche a voler ricordare un pò di storia, Parzanese, Mancini e De Sanctis, le sole più alte glorie intellettuali della Provincia, nacquero assai più vicino a noi, che ad Avellino. Del resto, vi è qualcuno dei Comuni offesi che non ricusa di misurarsi, per senno e per cultura, dove e quando essi vogliono, con questi rodomonti dell'intelligenza e dell'assennatezza che poi , quando scrivono, o sì fanno redigere gli articoli che firmano col proprio nome dalle mogli professoresse d'italiano, o spropositano grossolanamente. Noi sappiamo pure che costoro sono insegnanti.... di capriole, e non.... di senno. Ma chi ha loro regalato un sigaro per indurli a scrivere in questo modo ? E non andiamo oltre : sebbene sia giusto rispondere in tal modo a chi, falsamente credendo di tutelare gl'interessi di un popolo, li conculca invece e li opprime.
        In conclusione, noi vogliamo il maggior bene di Avellino, ma non si disgiunga dal bene nostro: i Comuni, i figli, mirano a proteggere per quanto più possono il Capoluogo, il padre ; ma il padre non deve dimenticare e opprimerei figli : i doveri debbono essere reciproci. Non è un danno per Avellino l'avere la direttissima con qualche anno di ritardo, quando cioè potranno averla gli altri Comuni della Provincia : allora il Capoluogo , i! padre, avrà nuova vita dal benefico influsso che gli recherannno altri Comuni, suoi figli, nonchè altre vigorose genti di Puglia.
        Intanto, più che agli scribacchini, al resto del popolo sano e sereno di Avellino facciamo notare che se ora, dopo aver atteso tanto, dopo che sono trascorsi ben dodici anni dal progetto Cucciniello, si approverà una linea Napoli—Avellino, è perchè a questo primo tratto si vuole indissolubilmente connettere il secondo, Avellino — Mare Adriatico. Infatti, solo ora che l'ingegnere Cucciniello ha modificato in tal senso il primitivo progetto, s'è trovata una società disposta ad assumere la costruzione dell' elettrovia. Prima , nessuna società si voleva rendere concessionaria esclusivamente del primo tronco, e a ragione, perchè il primo tronco poteva dare un reddito appena sufficiente per garentire un piccolo saggio d'interesse al capitale impiegato per la costruzione, e forse non bastava a sopperire per intero anche a le spese di manutenzione della linea. È il secondo tratto che, sia perchè da costruirsi in pianura, e quindi con minore spesa; sia perchè più redditizio, per il traffico dei prodotti pugliesi ; sia perchè da gestirsi in luoghi dove non vi sono altre linee, mentre nel primo tratto ve ne sono già tre, che farebbero concorrenza ; è il secondo tratto, dico, che può allettare la società con una speranza ben fondata di utili. Ora, potendo avvenire che il secondo tratto si assegni a società diversa da quella che ha costruito il primo, nessuna agenzia vuole rendersi impresaria di questo soltanto, che è certo più improduttivo, se non anche passivo.
        E sfido a smentirmi : sfido a dirmi quale società, da ben dodici anni, aveva mai fatto sin'oggi trattative serie e concrete per la concessione del primo tratto. Fino a circa tre mesi fa, Cucciniello stette a Parigi per cercare, come Diogene cercava l'uomo, una società assuntrice dei lavori : come Diogene, Cucciniello non trovò però quello che cercava. E dopo che , solo per il progettato prosieguo sino alle Puglie, si è ora trovata una società, vogliono contrariare noi, che siamo stati origine del loro bene. Chiamare gli oppositori melensi , ingrati e perfidi, è poco. Ma abbiamo ferma fiducia che a questi rari nantes non farà eco la coscienza della grandissima maggioranza di Avellino : tanto più poi perchè pare accertato che la società che è in trattative, non accetterà il primo tratto, senza avere pure il secondo. Avellino è un ponte di passaggio per l'elettrovia: è un mezzo, non è un fine. Solo concedendosi il secondo tratto, si costruirebbe una linea ad armamento simile a quella della Napoli—Roma, perchè così richiesta dal maggior traffico ; mentre, costruendosi solo il primo tratto, si avrebbe una meschina tranvia elettrica a scartamento ridotto.
        Ora , perchè dovrebbe con urgenza riunirsi il nostro consiglio provinciale, se la società non è pronta ad accettare il solo primo tratto ? A chi si farebbe la concessione ?
        Speriamo, quindi, che coloro che inconsultamente hanno lanciato offese alla Baronia ed alle Puglie rientrino in senno essi, e non contrastino le legittime aspirazioni di quelli che desiderano giovare a tutti, senza nuocere ad alcuno.

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Da un foglio del 20 maggio 1913.

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        La Società operaia di Vallata ha presa finalmente una nobile iniziativa : quella di rendersi propugnatrice entusiastica di un'elettrovia direttissima fra Napoli ed il mare Adriatico.
        Sin da tempi un po' lontani, si pensò ad unire con una rapida ferrovia la Campania alle Puglie. Verso gli ultimi anni della dinastia borbonica, l'ingegnere Melisurgo compilò, per incarico avutone da quel Governo, un progetto ferroviario che, movendo da Napoli attraverso quasi tutta l'Irpinia, e specialmente per le nostre contrade, voleva allacciare gran parte delle province occidentali a quelle orientali del Mezzogiorno d'Italia. Seguendo questa iniziativa, ed incitato dal Mancini, il Consiglio provinciale di Avellino si fece poi, nel 1889 e nel 1900, nonchè altre volte, assertore di una linea ferroviaria che, partendo da Napoli, ed attraversando, quasi tutto il Principato Ultra, avesse provveduta agl'interessi malversati di oltre centomila abitanti irpini , che si trovavano, allora come oggi, assai lontani dalle linee in esercizio. Tale grande idea, tale fervida aspirazione non fu mai dimenticata presso le nostre genti ; anzi, pochi anni or sono, l'ingegnere Dini redasse in proposito un progetta molto più ampio che, attraverso le fertili valli dell'Ufita e del Calaggio, voleva allacciare i due mari, l'Adriatico ed il Tirreno, i quali troppo vengono disgiunti dalle tortuose linee fin oggi gestite.
        Abbandonando queste idee veramente grandiose, da circa due mesi fa, si è con insistenza vociferato che il nostro Consiglio provinciale avrebbe ora voluto strozzare questo progetto, cancellando tutto un lungo passato di nobili aspirazioni e di magnanime lotte, ed invece si sarebbe voluto accontentare di un rachitico tronco Napoli-Avellino -Atripalda, che sarebbe per giunta quasi inutile, perchè già esistono la Napoli- Benevento-Avellino e la Napoli-Nola-Baiano.
        Questo progetto rachitico è poco utile commercialmente, politicamente e strategicamente. Poco utile commercialmente perchè, tra Napoli ed Atripalda, non si trova olio, vino e grano da trasportare, se non in piccola quantità ; poco utile politicamente, perchè quelle popolazioni già hanno altra ferrovia; ed anche poco utile strategicamente.
        Invece, si sa ormai da tutti che le Puglie, con l'Irpinia centrale e meridionale, sono il maggior centro i produzione granaria, olearia e vinicola del Regno; e che queste merci, esportate per l'importo di vari milioni, subiscono un grande svalutamento per il costo del trasporto attraverso linee immensamente tortuose e tardigrade ; ed in Italia hanno, per necessaria conseguenza, un prezzo più elevato.
        La Tirreno-Adriatico sarebbe utile politicamente, giovando essa a moltissimi Comuni, di due grandi regioni, sprovvisti di ferrovia.
        Utile infine strategicamente sarebbe tale linea, perchè i contrafforti d'Appennino costituirebbero delle ottime posizioni per fulminare dai monti e dalle colline il nemico; e perchè la direttissima in breve tempo potrebbe concentrare, nei punti deboli ed assaliti, truppe provenienti da altre regioni.
        Le guerre son rare, e forse più rare diventeranno ancora coll'incremento pacifista del diritto internazionale; ma, se non andiamo errati, pare che non siano ancora scomparse del tutto. Anche a questo dovranno riflettere gli uomini politici, non della nostra provincia soltanto, ma dell'intero Regno, se hanno veramente a cuore, come dovrebbero, le sorti ed il grande avvenire della Patria.
        Per quanto riguarda alcune competizioni sorte nella stessa Baronia, crediamo che non sia giunto il momento opportuno di discutere il progetto nei dettagli, quando per ora non siamo ancora sicuri che una qualsiasi linea ferroviaria od elettrica attraverserà l'Irpinia centrale e meridionale. Per ora, deve renderci concordi il volere che una direttissima passi attraverso le nostre contrade; che questa sia di qualche chilometro più o meno lontana da Comuni di secondaria importanza, è cosa che pel momento non deve preoccuparci. Gli sforzi siano concordi; non facciamo che, per pretender troppo o per lotte intestine , non ottenissimo neppure il poco, ciò che ci è, ad ogni costo, dovuto.
        Avellino poi non deve contrariarci, per il bene suo maggiore, che anche la Baronia vuole, per il bene dei suoi Comuni indissolubilmente congiunta al suo. Essa, approvandosi la direttissima due mari, molto guadagnerà : invece di avere una linea a scartamento ridotto, quale sarebbe certamente la Napoli-Atripalda, avrà una linea importante come la direttissima Roma-Napoli, di cui la Due Mari sarebbe un utile ed opportuno prolungamento; acquisterebbe poi maggiore utilità dal traffico pugliese attraverso le sue regioni. E Cucciniello, che finora è andato girando ed agitando invano per trovare una società assuntrice dei lavori di costruzione per la Napoli- Atripalda, resterà certamente egli stesso meravigliato, quando vedrà le società ed i capitali gareggiare per assumersi l'appalto della Napoli-Adriatico.
        I consiglieri provinciali del nostro mandamento si recarono pochi giorni fa a Roma, per conferire con le LL. EE. Tedesco e Capaldo sul problema ferroviario che tanto ci agita e ci interessa. Sembra che questi abbiano date delle buone assicurazioni.
        Perciò, mentre noi li ringraziamo della loro giusta e doverosa benevolenza verso le contrade di cui sono figli, attendiamo con fiducia che le parole diventino fatti, le promesse realtà.
        Intanto, come le madri spartane, ai figli ed ai mariti partenti per la guerra, presentando loro lo scudo, dicevano o con questo, o su questo, o vincere o morire voi Pugliesi, voi Irpini, con voce alta e ferma, con convincimento e con volere sicuro ed incrollabile, dite ai vostri rappresentanti politici ed amministrativi : O la direttissima Due Mari, o dimettetevi.

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Dal settimanale Dibattimenti, L'Eco di Roma, Roma, 8 Giugno 1913, e da l'Araldo, Napoli, 12 giuno 1913.

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        Per la Direttissima dei due Mari. -- Sebbene ìl " Mattino „ ed il " Giornale d'Italia „ abbiano tendenziosamente affermato che la Deputazione provinciale di Avellino abbia deliberato il prolungamento della linea Napoli- Atripalda fino alle Puglie, attraverso i Comuni della valle dell'Ufita e del Calaggio, una tale notizia ci risulta tutt'altro che confermata, è anzi smentita, perchè , se una deliberazione vi fu, pare che essa abbia riguardato solo la Napoli-Atripalda, senza fare neppure un voto platonico per il prolungamento.
        Non sappiamo spiegare la fretta avuta dalla suddetta Deputazione provinciale, che ha votato e deliberato assai difformemente da quanto avevano promesso ed assicurato due fra le più autorevoli personalità del Consiglio direttivo.
        Perchè, invece dì aver tanta fretta , e di deliberare alla chetichella in ore notturne, dando poi ad intendere colla stampa lucciole per lanterne , illudendo il pubblico, la detta Deputazione non ha atteso che fosse completo anche il progetto dell'Avellino-Bari, per votare 1' approvazione dell' uno e dell'altro tratto ?
        Che forse ci debbono essere preferenze tra i diversi Comuni della Provincia ; o se, come pare, è stato votato clandestinamente il solo primo tratto, ciò include un tranello a danno della Baronia e delle Puglie? Non vogliamo augurarcelo, e perciò facciamo avvertiti ì Comuni interessati di risentirsi a tempo, deplorando finora l'assenteismo ingiustificato della stampa pugliese.
        Il Consiglio provinciale poi pare che abbia addirittura dimenticato la vitale quistione, e che non sia prossimo a prendere alcuna deliberazione concreta e rassicurante a nostro vantaggio, in riconoscimento dei nostri diritti sempre infranti.
        Quello che ci meraviglia e ci dispiace pure è che gran parte del pubblico e degli stessi agitatori di prima si siano ora perfettamente addormentati; vi è anzi di più e di peggio : qualcuno ha cantato addirittura l'osanna a che ? Ad una ferrovia Napoli-Bari già in costruzione soltanto... sulle colonne del Mattino.
        Noi siamo d'opinione invece che la gente assennata non debba farsi meschinamente turlupinare, contentandosi di promesse futili e mai mantenute, ed anche di costruzioni ferroviarie aeree e giornalistiche , mentre finora non si è ottenuto neanche un formale voto platonico.
        Ma, se i pubblici rappresentanti sono tanto restii nel sostenere i nostri interessi , le Società operaie almeno ed i privati cittadini avveduti dovrebbero destare, in chi di per sè ne avrebbe il dovere, maggior entusiasmo di cose belle.
        Da noi invece è bastata un' assicurazione , una promessa verbale fatta a poche persone , perchè quasi tutti tacciano.
        Se veramente si hanno così buone intenzioni, perchè il Consiglio provinciale non si riunisce per deliberare quello che si vocifera esistere nel suo. animo ? Sia pure un semplice voto pubblico per la costruzione della Napoli-Bari; ed un incarico, un affidamento formale dato a qualcuno per il relativo progetto.
        Le pratiche burocratiche sono lunghe da per sè; ma se non cominciano una volta, certo non finiranno mai.
        Le acque del Calore crediamo siano molto insufficienti perchè si possa costruire la linea Tirreno - Adriatico esclusivamente a forza idraulica. Ma ciò non deve impensierire; ove non basti l' acqua, supplirà il carbon fossile.
        Il progetto Allegretti, il quale del resto è ancora in compilazione, dovrebbe modificarsi in quella parte ove propone da Grottaminarda far capo poi a Taurasi, Guardialombarda, ecc. Questi due ultimi paesi già hanno una ferrovia molto vicina, che è loro più che sufficiente; perciò, dopo Grottaminarda, occorre far traversare dalla costruenda linea i Comuni di Flumeri, S. Sossio, S. Nicola, Castelbaronia, Carife, Vallata , attualmente sprovvisti di ferrovia, anzichè altri piccoli villaggi che ne sona già forniti.
        Poi non deve mai dimenticarsi l'importanza commerciale, politica , strategica di tale direttissima: sono varii milioni di abitanti che non possono —solo perchè non si vuole derogare da un' antica tradizione , da un inveterato malcostume — essere continuamente vilipesi nei loro più vitali interessi.
        Nutriamo quindi fiducia — e si renda almeno, una volta certezza quella che fu sempre una vana speranza — che i cittadini, le Società operaie, i rappresentanti amministrativi e politici facciano ciascuno e tutti , nei limiti delle loro attribuzioni , il proprio dovere , giacchè onestà , rettitudine, senno, lo impongono. Non facciamo che si dica che l'agitazione irpina e pugliese non abbia prodotto altro effetto concreto, se non quello di far ritardare la costruzione dell'elettrovia Napoli-Atripalda per qualche mese.
        Non fu questa la nostra intenzione; e gli animi vigili non debbono cadere in letargo, credendo di aver conquistati allori, che finora non hanno mai raggiunti: credendo falsamente che sia compiuto un fatto che non è ancora cominciato.

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Da Il Giorno, Napoli, 19 luglio 1913, e dal periodico l'Araldo, Napoli, 30 luglio 1913.

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        Per una ferrovia Napoli - Bari. — La costruzione dì una elettrovia che unisca il mar Tirreno all'Adriatico, la quale tanto entusiasmo destò nella Provincia dì Avellino e fuori, continua a tenere in vigile attesa gli animi dì quanti bramano il risorgimento economico e morale delle nostre contrade. Mi si assicura che l'ingegnere Allegretti abbia completata l'ispezione dei luoghi che la costruenda ferrovia dovrà attraversare , e che presenterà quanto prima il progetto tecnico integrale alle competenti autorità, le quali, speriamo, non ne ritarderanno la approvazione.
        Tutti i deputati d' Irpinia — in prima lista dovrebbero essere Tedesco e Capaldo — ed anche di Napoli e delle Puglie, rendendosi esatto conto dell'importanza economica, politica e strategica di una tal ferrovia che, ìn circa tre ore, allaccerebbe il Tirreno all' Adriatico , Napoli a Bari , attraverso la nostra provincia, siano concordi nel proteggere doverosamente i nostri vitali, legittimi e per tanto tempo vilipesi interessi.
        Le' società operaie di Vallata, Trevico, Carife, Castelbaronia, S. Nicola, S. Sossio, Flumerì, Grottaminarda, Bisaccia, Lacedonia, Candela, Barletta, Bari, per tacere di moltissime altre, con importanti comizii e con sennate deliberazioni, hanno fatto sentire il loro intenso desiderio che gl'indicati Comuni fossero percorsi da una ferrovia, che desse vita al commercio e fosse sorgente di civiltà, in queste contrade, che languiscono sopra tutto per la sistematica trascuratezza che governo ed uomini politici usano a nostro danno.
        S. E. Tedesco, nonchè l'onorevole Petrillo, che promisero di dare tutto il loro appoggio per la costruzione della ferrovia Napoli-Barletta, attraverso moltissimi Comuni della nostra Provincia, speriamo pure vorranno puntualmente mantenere la parola data, allorchè un così grande interesse per l'avvenire irpino e pugliese si discuterà prossimamente al nostro Consiglio provinciale. Napoli sarà pertanto congiunta in breve ora ai più lontani Comuni del Principato Ultra e di Puglia, i quali potranno attivare il loro commercio di prodotti agrarìi con la capitale del Mezzogiorno e con l' estero , per mezzo del mare. L' importanza anche strategica di una tal linea è poi dimostrata sopra tutto dalla facilità e dalla rapidità con cui le milizie potrebbero giungere, specialmente in casi di guerra, che speriamo non si verifichino mai, dall' uno all' altro dei più importanti mari che bagnano l'ltalia, mentre, se il mobilitamento delle truppe dovesse avvenire attraverso le tortuose e tardigrade linee ora esistenti, sarebbe indispensabile un notevolissimo sciupìo di tempo, allora più che mai prezioso. Si tratta quindi di un' immensa utilità commerciale e strategica, che importa non esclusivamente ad una regione, ma alla Nazione intera; e perciò anche il Governo dovrebbe con entusiasmo favorire la pronta attuazione di una tal linea.
        Sono inoltre gl' interessi e le aspirazioni quasi secolari di circa due milioni d'abitanti, i quali tributano sangue e redditi , più e meglio degli altri, quando la patria li chiede, che non debbono, ciò non ostante, vedersi più a lungo misconosciuti nelle loro più legittime idealità.
        Era perciò pur tempo che moltissímì Comuni di Puglia e d'Irpinia si fossero alfine risentiti per la riscossa dei loro interessi , perchè un alito di vita nuova li avesse resi presenti all'Italia ed al mondo.
        Ma se tanta e sì nobile agitazione per la ferrovia è stata per un certo tempo come sopita, si deve pur confessare e deplorare che ciò è accaduto principalmente per l' inerzia o per l'inettitudine de' corrispondenti di giornali di gran parte de' Comuni interessati, dove albergano de' mestieranti della penna, che si affrettano a far conoscere ai quotidiani di Roma o di Napoli ogni minima seduta di Consiglio comunale, che deliberi sia pure un irrisorio aumento di stipendio all' ultimo salariato, ogni nascita, sia pure la più illegittima, e cose simili; e poi non sanno, non hanno saputo scrivere un rigo allorchè si tratta e si è trattato di una quistione così importante. Ciò che del resto era facile prevedere, perchè se essi si fossero voluti lanciare in questo nuovo campo , avrebbero valicato i limiti delle loro consuete conoscenze grammaticali , avrebbero dovuto innalzare il loro ingegno (?) ad un gradino più alto. Compatiamoli !
        Ma non dimentichiamo che, se negli scribacchini ed anche in qualche onorevole si deve aver poca fiducia , i cittadini, appunto perciò, debbono fare da loro: comizii e proteste, deliberazioni ed agitazioni in piazza, voti di popolo facciano metter senno a chi spetta.
        Intanto, mentre altrove, e specialmente pel nord d'Italia, si vanno giorno per giorno approvando. nuovi importanti lavori anche ferroviaria, qui i lavori pubblici continuano a farsi sempre desiderare. Sembra che questo sia come un triste destino del Mezzogiorno, il quale, dai tempi antichi, continuò presso il governo borbonico , e non accenna a finire neanche oggi con la terza o quarta Italia. Nel nord i deputati hanno chiesto ed ottenuto i lavori pubblici per ovviare, si dice, alla grande disoccupazione; qui i lavori statali non si richiedono, perchè i nostri operai e contadini disoccupati, non trovando deputati che domandino per essi e trovino lavora in patria, fuggono in America.
        Bene o male è L’emigrazione ? Ne trattai sinteticamente altra volta sul Giorno di Napoli. Oggi però debbo aggiungere e domandare — siccome si afferma con insistenza che gli Stati Uniti specialmente poco più richiedono l’opera del braccia italiano — : quali provvedimenti intenderà adottare il Governo, in caso di un probabile notevole rimpatrio de' nostri lavoratori ?
        Li attendiamo.

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Da Il Giorno del 14 Gennaio 1914, dal periodico l'Araldo, Napoli, 25 Gennaio 1914 e da il martello, Palermo, 29 Gennaio 1914.

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