SCRITTI VARI - Tommaso Mario Pavese - Poeti d`Irpinia.

Poeti d`Irpinia*

        Un mio dotto professore, Michele De Angelis, pubblicò su la " Poesia irpina „ un opuscolo vi¬brante di fede e di entusiasmo per il natio loco. Ma, per essere quello stato stampato nel 1907, e per essersi fermato l'autore, nel suo studio critico, a molti anni prima, non si potè tener conto della maggior parte de' poeti cui accennerò in questa mia breve rassegna. Comincia il De Angelis dalla lieta primavera della vita italiana, in cui tutto un po¬polo era cavaliere, al dire del Carducci, ed accenna a Giacomino Pugliese ed a Rinaldo d'Aquino, per finire, tra i più noti, a Paolo Emilio Imbriani da S. Martino in Valle Caudina, dopo aver sorvolato, nel mezzo, dal Parzanese, " apostolo di educazione morale e civile in favore delle classi sociali meno fortunate ,, a Francesco De Sanctis che, anche nella critica, seppe far vibrare un'anima delicatissima di poeta.
        La fiaccola più luminosa della poesia irpina è però, senza dubbio, Pietro Paolo Parzanese, il poeta del villaggio, il sacerdote buono e pio, cui gli scritti inediti, recentemente pubblicati dal professor Fran¬cesco Lo Parco, conferiscono sempre maggior luce e maggiore importanza, così che egli, a poco a poco, si eleva a dignità di poeta nazionale. Infatti, il Par¬zanese, oltre che come poeta popolare, che ritrae le intime gioie, gli affetti, i sentimenti tutti, le ansie e le pene delle classi meno agiate di questo o di quel villaggio, il suo amor patrio, il devoto e sin¬cero suo sentimento religioso, l' affetto per i suoi cari e per gli sventurati, apparisce come un poeta genialmente esperto in più di una lingua, che e¬gregiamente traduce dal francese, dal latino, dal tedesco, in ben torniti ed eleganti versi italiani.
        Dopo il Parzanese da Ariano di Puglia, gode me¬ritamente la maggiore rinomanza, tra i poeti irpini, Carmelo Errico da Castelbaronia, che canta armo¬niosamente l'amore ed i dolci affetti familiari di sposo e di padre; ed intorno a lui ha scritto una breve e pregevole monografia il prof. Antonio D'A¬mato.
        Una nota di dolore domina nei Convolvoli, spe¬-cialmente nella " Capinera ,, che fa ricordare il « Passero solitario „ del Leopardi; da cui Carmelo Errico differisce anche perchè, nel suo dolore ras¬segnato , mite e semplice , non accusa-, non sì ri¬bella, non impreca alla natura , al fato, alla divi¬nità. Intanto spera; e risplenderà per lui una no¬vella aurora, quando nel 1889, troverà il raggiun¬gimento del suo ideale con lo sposare Giulia Co¬stantini da Nocera Umbra, che gli diede, per po¬chi mesi, una bambina; sposa e figliuola che egli aveva, sognate, sperate, presentite " nella luce, nell'aria, nel profumo dei fiori ,, .
        Meritarono pure una certa lode l'arciprete Mar¬ciano di Leo da Frigento, per un suo poema inti¬tolato il Tempio della sapienza o L' uomo disin¬gannato diviso in cinque parti , specie di enci¬clopedia prolissa, a sfondo filosofico; Euplio Andrea e Gerardo Scola e Giovanni Malleone da Trevico, autore di numerosi e buoni versi lirici e satirici, in gran parte inediti.
        In strofe talvolta stentate, non prive di arcaismi, che rivelano però maturità di idee e seria preparazione di studi, l'arciprete di Sorbo Michele Palumbo pubblicò, nel 1862, il volgarizzamento di " Il libro di Giobbe ,,.—Luigi Cassitto da Bonito , nei " Versi „ pubblicati nel 1879, sparla, in facil metro, di governanti, di deputati, di senatori, di tasse, di liberali e della nuova Italia. Solo i pochi versi non politici hanno un contenuto più sereno, meno volgare, meno borbonico, meno esagerato, prolisso monotono. Talora Cassitto è ironico, satirico, sar¬castico : imita specialmente il Giusti , assai meno Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Manzoni, Leopardi, Parzanese, e chi più ne ha, più ne metta ! Alcuni buoni versi pubblicarono anche Alfonso Novia, Eliodoro Villanie Nicola Cataldo, di Vallata, sebbene, in generale, difettino per l'ispirazione poetica e per il labor limae.
        Tra i contemporanei, sono degni di nota il pro¬fessor Angelo Acocella da Andretta , del quale già mi occupai alcuni anni or sono sul Giorno di Na¬poli. Egli ha pubblicato vari opuscoli e libri di versi, a cominciare da Diva immortale (1896), Nel turbine, liriche (1898), fino a Sacra è l'ora, (inno agli Stati Uniti d'America), (1919). Ha buona ispirazione, lin¬gua e stile corretto, immagini non di rado elevate colorite, doti queste che conserva anche nella sua prosa oratoria.
        L'arciprete Annibale Cerulli di Bellizzi esordi nel 1906 con " Avellino antica e moderna — canti,, ; pubblicò poi, nel 1913, altre poesie intitolate : " Pri¬mizie giovanili ,; nel 1918, " Tuonando il cannone — nuove poesie „ e " Nei giorni del trionfo ,; nel 1920, " Sbarco di Gabriele D' Annunzio a Zara nel 1921, a S. E. Alfonso Rubini ed un sonetto " In morte di S. E. Francesco Tedesco ,, nel 1922, " Nella elezione di S. S. Pio XI a Pontefice Massimo ,, so¬netti, ed " A Benito Mussolini ,, canzone. I versi sciolti per Avellino, in tre canti, tessono brevemente la storia della città , con accenni ai suoi principali personaggi. Ispirazione migliore e più schietta hanno le " Primizie giovanili ,, che possono dirsi il capolavoro del Cerulli : in queste specialmente risalta il sentimento e la nota affettiva personale del poeta. Nei versi " Tuonando il cannone , Nei giorni del trionfo, Sbarco di Gabriele D'Annunzio a Zara „ e nella canzone a Mussolini , emerge il vivace sentì mento patriottico dell'autore: l'Italia ed emeriti per¬sonaggi italiani sono entusiasticamente lodati, men¬tre non mancano accenti di sdegno contro personaggi e stati nemici, nonchè note di accoramento per al¬cune sventure nazionali. Pregevoli sono anche i versi a Rubini ed a Pio XI. Forse non sempre piace che l'ispirazione del Cerulli spunti fuori per inneggiare ai, personaggi più in voga, sebbene anche una tale ispirazione possa essere spontanea, sincera, vivamente sentita e non adulatoria : spiacciono alcune mende tipografiche ed alcuni rilassamenti del verso : tut¬tavia, però, il poeta ha facilità di concezione e spon¬taneità di pensiero e di rima, entusiasmo per il me¬rito, per il bello e per il buono.
        Infine , Mons. Domenico Marena ha pubblicato quest' anno de' buoni versi, quasi tutti martelliani: “Per un monumento in memoria de' caduti nell'ultima guerra”. Ha fervore di immaginativa, lim¬pidezza e fluidità di verso, doti queste che lasciano un po' meravigliati e perplessi quando , ciò non ,ostante, l'autore, anzichè mostrare i sentimenti e la ammirazione propria per i caduti e per i combattenti, segue invece, in modo un po' pedissequo, la com¬memorazione ufficiale fatta per i caduti di Guardia Lombarda. Così pure, la robustezza dell'idea e del sentimento perde di vigore, quando il Marena lascia di celebrare il merito de' caduti in guerra in genere, per scendere a troppi dettagli individuali.
        Da ciò risulta evidente che i preti sono stati fi¬nora alcuni de' migliori poeti d'Irpinia : Parzanese, Di Leo, Palumbo, Acocella, Cerulli, Marena lo con¬fermano. Buoni versi scrisse anche Alfonso Cerrati da Mirabella Eclano.
        Circa venti anni or sono, detti anche una rapida scorsa ad un opuscolo — se mal non ricordo —di sonetti giovanili e satirici , con prefazione del prof. Filippo Visconti, di un mio amico, ora anche egli professore, Giovanni De Caprariis, suo concit¬tadino. La lontananza del ricordo e la rapidità della lettura non mi consentono di entrare in dettagli : certo I' impressione fu buona. 1 versi avevano per titolo : " Il Commendatore” . Nè potrei dire di più, per le medesime ragioni, per un altro opuscolo di versi intitolato Sui banchi del liceo ,, pubblicato — mi sembra — da uno studente, Chiariotti, allora licenziato dal liceo di Avellino.
        Lo scrivente potrebbe accennare anche a due, libri di versi suoi, dei quali si occuparono bene¬volmente vari giornali e riviste, se non avesse avuto ora l'intenzione di scrivere delle rapide note e di parlare solo de' più noti e de' migliori, senza, menomare gli altri , de' quali , per avventura, non conosce nè libri, nè opuscoli, o che abbia, per caso, dimenticati , e senza voler offendere specialmente quei giovani che non hanno ancora riuniti i lord. versi, e che possono essere una speranza ed una promessa nella terra fertile d' ingegni del Mancini, del Parzanese e del De Sanctis.

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*Da L'Avvenire, Avellino, 1 -8 gennaio 1923.

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