Studi Sociali e Giuridici - Tommaso Mario Pavese

2. — Pretese riforme al diritto di famiglia

         Fra i socialisti — che sono tutti d’accordo nel richiedere una migliore distribuzione delle ricchezze —, vi sono alcuni che vorrebbero anche modificare il diritto di famiglia, sostituendo all’ attuale educazione dei figli in famiglia, un’educazione in comune a spese dello Stato; ed al matrimonio vigente alcuni (Bebel e la maggioranza degli anarchici) vorrebbero sostituire il libero amore; altri (fra i quali Fourier) vorrebbero la poligamia o la poliandria; e tralasciando qualche altra proposta, alcuni infine vorrebbero stabilire il matrimonio collettivo, cioè l’unione sessuale fra tutti gli uomini e le donne di un dato gruppo o ceto. Ma varie ragioni biologiche, psicologiche, politiche, morali e sociali sconsigliano ora, e forse sconsiglieranno sempre, di ammettere tanto il libero amore ed il matrimonio collettivo, quanto la poligamia e la poliandria. Solo il matrimonio monogamico, distribuendo abbastanza equamente i godimenti venerei, può produrre nel campo della vita sessuale una condizione simile a quella che si produrrebbe nella vita economica, se si distribuisse ugualmente la proprietà e si abolisse il diritto di successione. Il libero amore, invece, può paragonarsi alla libera concorrenza, alla libertà del contratto ed a simili istituzioni economiche che, sotto la parvenza della libertà, servono al dominio dei ricchi e dei potenti. Bellezza e robustezza fisica, istruzione, potenza, ricchezza, abilità, nel la concorrenza all’ amore, farebbero — se non giuridicamente, praticamente — prevalere quelli cui la sorte largì tali doni, più o meno escludendo gli altri dal godimento sessuale. Se dunque, come osserva benissimo il Menger, proprio i più spinti fra i socialisti ed anarchici predicano il libero amore, essi — senza rendersene conto — agognano in materia sessuale, l’identica condizione di cose che in economia combattono accanitamente.
         Il libero amore, cioè la libertà di scelta — intensificando il già potentissimo istinto venereo — aumenterebbe inoltre smisuratamente la vita sessuale, a danno del benefizio fisico ed intellettuale; e si trascurerebbero elementi morali preziosissimi, quali la comunanza di vita e la reciprocità di aiuto tra figli e coniugi. La migliore esplicazione della vita sessuale si ha, dunque, solo in un matrimonio monogamico, non consigliato da interessi puramente economici, e dissolubile col divorzio — com’ è già in quasi tutti gli Stati più potenti e più civili — per motivi e ragioni gravi.
         Ma che cosa è il divorzio? Il Planiol, professore di diritto civile alla Facoltà di Parigi, definisce il divorzio: la rottura di un matrimonio valido, mentre vivono i due sposi. Si badi: se il matrimonio contratto non è legalmente valido, e se gli sposi non sono entrambi ancora in vita, non può parlarsi di divorzio, bensì di nullità, annullamento o annullabilità del matrimonio. Divorzio deriva dal latino divertere: andarsene ciascuno per conto suo.

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