GERARDO DE PAOLA - ZINO e MOLOK - Verrò all'altare di Dio...

Verrò all'altare di Dio....
__________________________________________

        Dopo lunghi anni di trepida attesa, attraverso svariate esperienze di vita, che la Provvidenza aveva disseminato lungo il faticoso cammino di preparazione al sacerdozio, Zino, quasi non credendo a se stesso, in una chiesa gremita all'inverosimile, riceve, tra l'emozione di tutti, l'Ordinazione Sacerdotale.
        Aveva espresso al Vescovo il desiderio di ricevere il Sacramento nel suo paese, in quella chiesa parrocchiale che, per tanti motivi, considerava la sua seconda casa. La richiesta è benevolmente accolta, e la grande famiglia parrocchiale partecipa in massa alla cerimonia, verificatasi per la prima volta in Caterina.
        Il momento più toccante del rito, sia per lui che per la gente, è quello della prostrazione davanti all'altare al canto delle Litanie dei Santi.
        Egli rivive in quel momento, sulle ali della preghiera di tutta la comunità, la travagliata ed esaltante storia della sua vocazione, per la quale esprime il suo vivo, profondo e sentito grazie al Buon Dio, al cui servizio, non tanto con le parole, quanto con il gesto della prosternazione, si consacra, per essere uno strumento della Sua Pace nel mondo, ministro di salvezza fra gli uomini.
        Quando si leva da terra, non senza aver... ingoiato qualche lacrima di troppo, non è difficile leggere sul volto di tutti la profonda emozione, «tracimate» in lacrime persino dagli occhi del papà: padre e figlio, incontrandosi con gli sguardi, si dicono repentinamente tante cose...
        Penso che ognuno abbia fatto l'esperienza di questi momenti irripetibili che, nella fulmineità, lasciano un segno indelebile nella propria esistenza. Nessun discorso, per quanto lungo e confidenziale, avrebbe potuto esternare, con tanta travolgenza, tutta la piena dei sentimenti espressi in uno... sguardo fulmineo! Nemmeno l'emozionante abbraccio finale, sia col padre che con la mamma, sarà così significativo come quello sguardo.
        Del resto, il Vangelo è ricco di questi sguardi «travolgenti», che, penetrando nei meandri più profondi del cuore umano, in tutto il suo mistero, segnano radicalmente la vita di coloro, che ne fanno l'esperienza.
        In uno studio dettagliato della «pedagogia del Vangelo», potrebbe essere interessante cogliere il messaggio «toccante» degli sguardi di Gesù, sia quelli ricordati esplicitamente dagli Evangelisti, sia quelli, e sono tanti, sottesi al loro racconto. La meravigliosa pedagogia del Vangelo non ha nulla da invidiare alle profonde intuizioni della pedagogia mondiale.
        Nel fascinoso primo periodo di ministero sacerdotale (anche il sacerdote ha la sua... luna di miele), il neo-sacerdote faceva fatica a sentirsi chiamare «Don Zino», anche se il «Don», dicono, spetterebbe esclusivamente al sacerdote, per ragioni, non certo evangeliche, ma, «cabalistiche», che non lo hanno mai convinto.
        Il titolo gli «puzzava» di nobiltà categoriale, cui era congenitamente allergico: la sola nobiltà, che lo ha sempre affascinato, è la «nobiltà d'animo». che alberga indiscriminatamente in qualsiasi ceto sociale.
        Egli si sentiva profondamente umiliato, nel vedersi «cartellinato», con una delle solite convenzioni sociali che, truffaldinamente, faceva violenza ad una radicata convinzione, ormai collaudata dal tempo, di sentirsi più «mastro», che «Don», e nemmeno «maestro», perché «uno solo è il vostro Maestro».
        Il titolo a lui più congeniale sarebbe stato quindi «mastro Zino», in quanto nato nella famiglia «mastro Laterizio», costruitosi in «clima laterizio». con un «ideale laterizio».
        Zino (continueremo a chiamarlo così, per semplificare tutto) si accinge adesso ad iniziare la sua «missione laterizia», nutrendo la viva speranza di portare all'umanità il suo piccolo «mattone da costruzione», nel tentativo di renderla più «umana».
        Dopo un breve periodo di vacanze, dedicate in massima parte ai ragazzi.
        Zino è destinato al Seminario diocesano, con mansioni di insegnamento e di disciplina. All'insegnamento si dedica con particolare passione, che cerca di trasmettere anche ai ragazzi, sottoponendoli a «tour de force» con tutti i mezzi. anche coercitivi, di cui «quasi tutti» gliene saranno grati, per una crescita umana e culturale della loro personalità.
        Dopo un primo periodo in cui si «mordeva il freno», i diletti discepoli si mettevano in «gareggiata», gratificati dai risultati acquisiti, nonché sollecitati dall'esempio del professore che, non si vergognava a dirlo, studiava più di loro. nel confrontare testi diversi e nel correggere.
        .. cataste di compiti, fino alle ore piccole.
        Al riguardo, un gustosissimo episodio.
        Una sera, dopo qualche partita con gli amici, nella stanza più grande e più arieggiata, assegnata allo «arbiter elegantiarium», indicata in gergo scherzoso «Piazza Plebiscito», Zino aveva lasciato la «seduta», per ritirarsi in camera.
        Un giovanissimo collega di insegnamento, laico, avendo notato che Zino era sceso in cappella per qualche minuto di preghiera, aveva programmato con gli altri di andare a stendersi sotto il letto, per dargli qualche «sommovimento tellurico» al primo sonno.
        Il poveraccio fu veramente sfortunato, perché Zino, entrando in camera, si sedette tranquillamente a tavolino, per correggere compiti.
        Il giovanotto, sperando che la correzione non pigliasse per le lunghe, rimaneva immobile, sotto il letto, in attesa del suo... momento! Anche gli altri colleghi, continuando a giocare, avevano gli orecchi tesi a... cogliere qualche segnalazione.
        Il tempo passava e, nel silenzio notturno, qualche sospiro mal controllato giunse alle «antenne» di Zino che, intuita la presenza dell'intruso, continuò, sadicamente, a correggere compiti, mentre qualche «delegato» del gruppo, ogni tanto, quatto quatto, veniva ad assicurarsi, se mai si spegnesse la luce della Manza.
        Il comico ormai volgeva in tragico, e Zino, verso l'una, alzandosi dal tavolo, con freddezza cinica, si avvicinò al letto, sollevò un lembo della coperta,
        puntando il dito verso lo «auto-condannato», intimò: «via di qui...» . Il resto è preferibile lasciarlo all'immaginazione.
        Il ricordo di quegli anni resta indelebile nella memoria di Zino, sia per il rapporto di fiducia stabilito con i ragazzi, nonostante i momenti di frizione, sia per il rapporto di reciproca stima e di autentica fraternità tra i docenti.
        Come in ogni famiglia, non mancavano motivi di attrito, che si superavano con sinceri confronti dialettici, ma anche con tanto spirito goliardico e... ludico. Sì, anche il gioco aveva la sua funzione di stimolo alla comunione fra docenti, incidendo beneficamente, come di riflesso, sul rapporto di armonia con i discenti.
        Il clima, che si poteva respirare, pur con tutti i limiti di ogni azione educativa, era piuttosto familiare, improntato a fiducia, lealtà, spontaneità, corresponsabilità.
        Negli scrutini trovavano armoniosa integrazione le valutazioni diverse, più o meno severe, dei singoli professori. In uno di questi scrutini, non avendo essi raggiunto una concordanza di valutazione del quadro generale di una classe, rinviarono le conclusioni a dopo cena. Trattandosi di una valutazione comparativa di insieme, per i casi dubbi della classe, da farsi nel giro di poco tempo, a conclusione di tutto il lavoro di scrutinio dell'istituto, si era provveduto a procurarsi delle bibite, per «sigillare» il tutto con una allegra bicchierata inserita, eventualmente, in una delle solite partite a carte.
        La discussione invece pigliò per le lunghe, perché, mentre si era raggiunto un accordo in positivo per gli interni, non si voleva usare lo stesso «metro» di benevolenza nei confronti di un «privatista», che era nelle stesse condizioni.
        E questo proprio non andava... a fagiolo al nostro Zino, sia per obiettività di valutazione, sia, con molta probabilità, anche se inconsciamente, per lo spiacevole ricordo di «discriminazione» subita personalmente, all'esame di licenza ginnasiale.
        Si trovò così a difendere «a spada tratta», da solo contro tutti, il mal capitato, fino al punto da chiedere ai colleghi la revisione degli elaborati di tutti i casi dubbi. In questo riesame la discussione si «arroventò» e non si pensò nemmeno di «smorzarla» con le bibite, stanche di attendere in un angolo della sala «consiliare», fino alle ore piccole...
        Alla fine, un po' per esaurimento di motivazioni comparative, un po' per stanchezza, si addivenne alla promozione di tutti. Forse nella storia della scuola italiana, sarà stato uno dei parti più «travagliati», per durata e per dialettica di valutazione singola e globale. La seduta fu sciolta dopo una bibita più... tracannata che... sorbita.
        Non fu difficile protrarre negli anni successivi lo spirito goliardico, cui si accennava, perché alimentato, inesauribilmente, da fantasiosi giochi, scherzi, parodie varie, autentiche imprese carnevalesche... Una di queste fu spinta fino al... parossismo!
        Un collega sprofondava totalmente nel sonno, per cui non fu difficile una volta trasformare, magicamente, il letto in cui tranquillamente russava, in... catafalco, con i quattro candelieri di rito, sormontati da ceri dalla fiamma tremolante e rosseggiante.
        Nel cuore della notte, il dormiglione fu bruscamente svegliato dal funereo canto del «De Profundis», benedetto con abbondanza di acqua Lustrale e sogghigni diabolici, e lasciato nelle braccia di... Lucifero, dispensandolo dal corteo funebre, non per la paura del... morto, ma per motivo di ordine pubblico!
        Nel vasto repertorio di programmazione non potevano mancare «battute notturne» del servizio segreto di indagine, su «ortodossia e ortoprassi» di parroci che, eccessivamente preoccupati della propria «posizione», facevano concludere l'ispezione, non sempre spontaneamente, per la verità, ma, tante volte, dietro furbesco pilotaggio, con abbondanti, e, accattivanti cenette, innaffiate da vini... definiti ortodossi, senza tema di smentita, da abili collaudatori.
        Altre battute eroiche, veramente degne di epopea, furono organizzate nei confronti di qualcuno «dal piede troppo libero» o «spasimante» di potere ecclesiastico... Tra queste si può includere una piacevolissima «stranezza» nei confronti di uno che, in estasi continua di «odore di santità», non percepiva più gli effluvi naturali, male-odoranti, costringendo altri a provvedere alla... nettezza pubblica, con «falò» inceneritore di indumenti troppo «olezzanti» e con «bagni-forzati», a base di soda caustica.
        Per un sentimento di pietà verso vivi e defunti, non si descrivono al dettaglio episodi «clou», alla cui riuscita contribuì anche la connivente collaborazione di alcuni prelati: alcune di queste imprese ebbero risonanza anche all'esterno, fino a diventare «favole» in bocca a tutti, in vari paesi.
        In questo spirito goliardico di entusiasmo, il gruppo cercava pure di integrare le mansioni interne al seminario, con impegni ministeriali nelle parrocchie.
        In una di queste sortite pastorali, dopo aver confessato fino a tarda sera, di ritorno al seminario, non trovano come al solito la cena pronta sul tavolo del refettorio. Si è verso mezzanotte e l'appetito si fa sentire.
        L'unica possibilità di accesso in cucina, chiusa per misure di sicurezza, era offerta dalla famosa ruota portavivande. Detto, fatto: uno dei colleghi, e nemmeno il più piccolo, si offre volontariamente per l'impresa. Si attorciglia alla meglio nella ruota, dalla parte aperta al refettorio, per farsi «girare» all'interno della cucina. Non è facile: la ruota, abbastanza vecchiotta, non essendo collaudata a quel peso, sta per bloccarsi a «metà strada»...
        Come Dio volle, con la mano di tutti, sollecitati dalle grida di pericolo di soffocamento del volontario «incassettato», e, con la ruota che gemeva in allarmante scricchiolio, si riesce a sbarcarlo in cucina, al grido di... vitt, vitt, vittoria!
        La porta di cucina viene spalancata, per l'irruzione dei leoni ruggenti. A tempo di record, con distribuzione automatica di ruoli, si prepara, e, allegramente, si consuma un gustoso spaghetto al dente, aglio e olio, una tenera fettina di vitello, con assortito contorno, formaggi vari, logicamente innaffiati da buon vino, frutta e... immancabile caffè.
        Il resto del lavoro è lasciato alle addette, con un bigliettino di ringraziamento.
        Zino era particolarmente affezionato a queste sortite pastorali, per le quali sfruttava in pieno i suoi tempi di spacco da impegni scolastici, in cui alle volte si faceva sostituire dagli amici, sempre benevolmente disponibili alle sue richieste.
        Poteva così passare con facilità dall'assistenza assidua di alcune sezioni di A.C., alla guida periodica di alcuni pellegrinaggi di massa a piedi (in uno dei quali, ebbe pure un incidente che lo costrinse a riposo per vari giorni), dalle confessioni «fiume» di lunghe ore, diurne e notturne, alla predicazione ordinaria dei vari periodi liturgici, o straordinaria di missioni popolari in aperta campagna, in paesini e città: tra i contadini della diocesi o i tagliaboschi del Cervialto, tra la gente povera di paesi del salernitano o quella ricca di zone turistiche delle Marche, dove ebbe il primo impatto anche con la... nobiltà, lui, povero figlio di campagna.
        È stato questo meraviglioso decennio, per la sua molteplicità di iniziative, a supplire a tutte le lacune del «chiuso» del seminario, offrendo a Zino la possibilità e lo stimolo di «auto-costruirsi», mattone su mattone, sacerdote, ministro di Dio, a servizio della comunità cristiana. Ancora una prova che è lo Spirito di Dio a guidarlo attraverso la vita. I fatti della vita, nelle sue varie fasi, sono le «parole» che Egli costantemente rivolge a ciascuno di noi: tocca a noi ascoltarle e verificarle, perché la vita sia il laboratorio del nostro futuro.
        Provvidenziale pertanto, se ancora ci fosse bisogno di puntualizzarlo, anche questo secondo periodo, non di tirocinio o propedeutica soltanto, ma soprattutto, di «auto-formazione» alla missione che lo attendeva in parrocchia, dove avrebbe cercato di mettere a tesoro queste esperienze comunitarie, proprio come nella formazione di ogni famiglia.

__________________________________________

Pagina Precedente Indice Pagina Successiva
Home