GERARDO DE PAOLA - ZINO e MOLOK - Prefazione II

Prefazione II.
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        Sfogliare e leggere le pagine di «Zino e Molok» significa tuffarsi nel passato. riemergere nel presente e prendere la rincorsa verso il futuro.
        Il lavoro è semplice e complesso, discorsivo e profondo, dolce e amaro, blando e caustico, al tempo stesso, come la personalità dell'autore Zino-Gerardo De Paola.
        L'ambiente è quello semplice, autentico, laborioso di un piccolo paese, lontano dal capoluogo. Vi si respira aria salubre, si partecipa alla vita della natura, ci si conosce tutti, si gioisce e si soffre insieme, in una condivisione di vita che ha forgiato intere generazioni di uomini, dai sani costumi e dai valori umani, dall'immensa capacità di accettare e sopportare sacrifici e sofferenze.
        Su questo sfondo si svolge l'umana vicenda di Zino, sia da piccolo che da grande, il «mastro Zino», come ama definirsi il protagonista, nato per «costruire», operare fattivamente, aiutare singoli e comunità a trovare la via migliore per la crescita di ciascuno e, in quest'opera di «maieutica operativa», costruirsi egli stesso, migliorarsi, crescere, avanzare sulla via dell'infinita perfettibilità umana.
        La vicenda di Zino, come tutte le umane vicende, è intessuta di gioie e di dolori, di speranze e di delusioni, di vittorie e di smacchi, di sorrisi e di lacrime, di entusiasmi e di sconforti, poli contrastanti come il bene e il male, il vero e il falso, il giusto e l'ingiusto, il bello e il brutto, la Tesi e l'Antitesi, elementi, però, costitutivi della realtà umana. Zino, lottando accanitamente contro Molok, ha cercato di vincerlo, per realizzare quella Sintesi di Valori, che conferiscono la piena dignità alla Persona: aiutare a scoprire tutta la meravigliosa bellezza del vivere con l'altro e per l'altro, in un cammino terreno, diretto all'incontro eterno con la Divina Alterità di Dio. Nel Kronos, divenuto Kairos si decide l'Aion.
        Trovano posto nell'opera e si fondono in un tutto equilibrato, armonico, interessante, teologia e didattica, pedagogia e fede, catechesi e storia, filosofia e cronaca, a testimonianza del vastissimo orizzonte esperienziale e culturale entro cui si muove, con padronanza assoluta, l'Autore che sembra nato per educare dal pulpito della Chiesa come dalla cattedra della scuola, dagli spazi della strada e della piazza come dalla casa stessa dei parrocchiani. Si è sempre educatori, in tutti i luoghi e in tutti i momenti, con le parole e con le opere, con l'incitazione e con l'esempio, con il consiglio e con l'ascolto. Coloro che, per professione, fanno gli educatori e operano nell'ambito scolastico, hanno tanto da apprendere dalle staffilate pedagogiche di Zino: «Sedicenti educatori potrebbero meglio chiamarsi Genitori-Allevatori o Professori-Plasmatoci di statuine»... « È necessario imparare stupendosi e stupire imparando»... «Oggi non stupisce nemmeno la ridicola alchimia dei liturgisti», contestati da Zino che, quale uomo pratico e d'azione, libero e responsabile, non diventa schiavo del «rubricismo» ma nemmeno si appella ad esso «quando gli fa comodo»: ancora una grande lezione per tutti!
        Quanto all'aggiornamento, richiesto oggi in tutti i campi dell'attività umana, data la formidabile accelerazione del processo storico-tecnologico, che procede ormai a ritmo esponenziale, «basterebbe cambiare nomi a persone e località», lasciando il resto immutato: ancora oggi, infatti, come ieri, abbondano non i testimoni ma i predicatori di povertà.
        Zino che intende occuparsi della liberazione «reale e vera» degli uomini, non ama il «Don», rifiuta il titolo di «maestro» e gradisce, invece, l'appellativo di «mastro», costruttore dell'umanità, facendo leva sull'esempio, sull'impegno disinteressato, sulla trasparenza delle azioni, sulla ricchezza «inesauribile della povera gente» contro Molok, l'Amministratore disonesto, l'Educatore ipocrita, il Cristiano da parata, il Politico corrotto e insensibile ai vari problemi della Comunità.
        Fra i tantissimi elementi di estremo interesse che si incontrano nella Opera, dalla costruzione dei mattoni alla giornata lavorativa della gente dei campi, dalla vita della donna di casa ai giochi dei bambini, dalla presentazione di personaggi caratteristici alla descrizione delle marachelle dei bambini di una volta, spiccano, per originalità e per una sorta di profetico messaggio rilevatore sulla funzione e sull'attività di Zino da grande, i disegni realizzati dal piccolo Zino, alunno, allora delle Elementari, riportati in copertina. Nel guardarli mi sembra di ripercorrere, misteriosamente, la vita di Zino fino ad oggi e, in particolare, i miei cinque anni trascorsi a Laterina, operando in sintonia con Zino contro Molok.
        L'anfora grande, finemente lavorata, decorata con un ramoscello fiorito, non rappresenta, forse, tutta la grande cultura, l'esperienza, la saggezza che una persona come Zino possiede? eppure, in quell'anfora di vita c'è tanta delicatezza, tanta capacità di capire l'altro, di condividerne lo stato di necessità, di comprendere la miseria e la debolezza altrui. Un sorriso, una buona parola, un incitamento, un aiuto... ma anche, all'occorrenza, uno strattone un po' più violento, un richiamo più crudo, proprio come il becco appuntito dell'anfora.
        I due ramoscelli, con foglie e frutti, possono rappresentare l'attività, il lavoro, l'opera di Zino che dà continuamente i suoi frutti. Si tratta, però, di frutti meritati che vengono in seguito a riflessioni, preparazione, notti trascorse nella ricerca e nello studio (le foglie). È dall'impegno e dal sacrificio che nascono i risultati. Niente ci è dato ma tutto va conquistato, anche per poterne capire ed apprezzare il valore.
        Se l'uomo comprende ciò, allora i frutti saranno abbondantissimi, come rappresenta il grande ramo, a sua volta ramificato, stracarico di frutti. Il costume di vita, il modo di essere, l'habitus comportamentale, se sono caratterizzati da autentica, concreta adesione ai grandi Valori umani, fanno dell'uomo un educatore autentico. I frutti che si producono, con il conseguente esempio, saranno tantissimi. Qui, forse, gli stessi sacrifici per ottenerli diminuiscono (assenza di foglie sui rami), in quanto non si tratta di comportamenti formali ma di autentici modi di essere, donde la vera educazione.
        Come tutti, però, anche mastro Zino ha bisogno degli attrezzi per il suo «lavoro». Bisogna, infatti, cercare di «troncare» o, almeno ridurre ad un meditato silenzio le «cattive lingue», ribadire concetti di fondo in chi, per la durezza della sua cotenna, non riesce o non vuole capire, chiarire malintesi, ricomporre situazioni familiari in via di sgretolamento... Le tenaglie, infatti, serviranno a «mastro Zino», soprattutto per estirpare pregiudizi, schematismi, atteggiamenti stereotipati, comportamenti non autentici. Si tratta, in fondo, di smontare un'impalcatura fatiscente e costruirne una nuova, più aderente ai grandi Valori, più umanizzata e umanizzante, a colpi di «martello».
        Gli attrezzi raffigurati rappresentano, senz'altro, l'armentario umano, teologico, culturale, esperienziale del nostro Zino che si nutre ai pascoli verdi della riflessione, dello studio, dell'analisi, dell'esperienza, della cultura, del Vangelo, per dare agli altri e a se stesso il frutto del suo «travaglio», anche interiore, come una mucca che trasforma l'erba in ottimo latte, per adulti e bambini, cioè per tutti. Sarà un caso ma la mucca raffigurata ricorda le migliori «razze» di mucche della Svizzera, capace di dare tantissimo latte, in cambio anche di poco nutrimento.
        Per Zino il più grande nutrimento è la collaborazione dei parrocchiani, l'entusiasmo dei giovani, la condivisione della gente, una parola di apprezzamento e di incoraggiamento e, allora... il latte è abbondantissimo, magari dopo una corsa in America, dagli amici di Laterina, per la grande Chiesa Madre.
        Il disegno in basso, a sinistra, rappresenta il «cuore» stesso di Zino, la sua Chiesa, con campane, croci, orologio, scalini... La Chiesa guarda amorevolmente dall'alto gli abitanti di Laterina. Da essa si diparte la via che poi si ramifica in altre stradine, per raggiungere le profondità di ciascuno. La rappresentazione stessa delle numerose diramazioni, che non diventano certo più strette della strada principale, vuole indicare un'apertura esterna della Chiesa verso il mondo intero, sullo sfondo dell'Infinito. Zino, quando disegnava queste cose, non poteva certo immaginare di essere un tale strumento nelle mani di Dio.
        La scritta può tranquillamente essere riferita al Re dell'Universo, nostro Condottiero, a Cui bisogna credere con fede incrollabile, ubbidire con la devozione dei figli e rinunciare a tutto, anche alla nostra vita, in nome Suo, nella lotta del Bene contro il Male, dell'Amore contro l'Odio, del Perdono contro la Vendetta. Il povero Benito, nei disegni arcani del Signore, non ha alcuna relazione autentica con la scritta riportata da Zino.
        L'ultimo disegno di copertina, in basso, a destra, è la sintesi di quanto è stato raffigurato prima. Da notare la somiglianza estrema fra la porta della Casa di questa figura e il portone della Chiesa della figura precedente, a simboleggiare la stretta relazione se non l'identità tra la famiglia originaria di Zino e la più grande famiglia parrocchiale. In fondo è proprio vero che la Chiesa è la Casa di tutti, come la Casa deve essere una piccola Chiesa per ciascuno.
        La vita stessa è una sintesi dei nostri comportamenti, dei nostri pensieri, dei nostri eroismi, delle nostre vigliaccherie, dei nostri entusiasmi, delle nostre delusioni.
        Zino, oggi, continua a Laterina la sua instancabile e, certo, insostituibile attività pastorale, educativa, umana che, come il disegno in esame, è sintesi operativa, teorica e pratica, fatta di parole e di opere, di esempi e di stimolazioni, diretta ad una migliore vita terrena, ma, soprattutto, alla perenne felicità della Vita celeste.
        Questa è la mia interpretazione, alla luce di tante «pazzie», alcune delle quali sommariamente riportate nel VI capitolo, commesse a Laterina, nell'arco di 5 anni. Le «grandi» cose si fanno con persone «grandi» e Zino, nonostante la brevità del nome è un grande maestro. Il Molok di Laterina ne è cosciente e, sotto sotto, certamente Lo ammira ed è orgoglioso di averlo come Capo spirituale del Paese, anche se è misteriosamente costretto a combatterlo: non sarà, nei disegni divini, per stimolarlo sempre di più a far del bene?
        Nel piccolo Zino delle Elementari, figlio di Laterina, c'era già il grande Mastro Zino, maestro, guida, padre, adesso, di Laterina, come il Gran Dio aveva progettato: è scritto a chiare lettere in quei disegni di un ragazzino che, nel tempo, sarebbe diventato il grande costruttore Mastro Zino, con buona pace del Molok di turno.

        Laterina, Ottava della Festa di S. Bartolomeo Ap., 1992

Nino   
(Dott. Giovanni Formato, Direttore Didattico in Vallata negli anni 1986 90).

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