Fiori del vento ''l’anèmone''. di Antonio Forgione.
Fiori del vento ''l’anèmone'' di Antonio Forgione.
A cura di Giovanni Nufrio.

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Fiori del vento ''l’anèmone''.

State andando via venerandi, in fila, senza salutare,
in un silenzio irreale, in molti, in solitudine,
legati da un unico destino, tutti senza un affetto.
Su un terrazzo, dove riposano tramonti turchini,
un giovane con lacrime di sale, carpisce dal suo violino
aloni di musica e li affida al blandire del vento.
Quella musica dice che, quando spariranno le lacrime,
tu mamma,avvolta da vapori di malinconia, e al suono
di un flauto che viaggia per il mondo, verrai da me,
e nell’ombra dolce della sera spalmerai ambra
sul mio cuore, che illuminerà il mio dolore dietro
il tuo sorriso, ed io mamma, tra tulipani pallidi ondeggianti
nell’aria del mattino, e i loro canti, suonerò per te, solo per te,
ovunque tu sarai.
Questo suono mamma, accarezzerà quel tuo volto
segnato dalle rughe, che parla della tua vita, e di aurore
al canto di mille uccelli, e di quei tratturi erbosi, dove
giovanetti fior, cantavano la vita al fremito del vento.
Tu prenderai la mia mano, come tanto tempo fa,
e mi porterai là,dove fiori del vento e farfalle azzurre,
barattano i loro colori, per riscattare l’agonia del mondo,
e dove l’uomo barcollante sotto il proprio fardello,
cammina tra i chiodi intrisi del sangue di Cristo.
Questo dolore, mamma, da quando sei andata via,
mi porta tanto freddo, e nei nostri campi di grano al sole,
ancora verdi, dove pulsava la nostra anima, e il nostro canto,
nelle albe dorate e tra i ciliegi in fiore, su per la colline,
volano ancora le rondini tra i nostri rossi frutteti.
Qui non si sente più l’eco delle tue canzoni,
delle tue risate, e dei tuoi baci, ma solo il pianto,
che erra nel silenzio, tra l’erba che ondeggia
ai sospiri del vento, e tra i fiori selvaggi dei boschi,
che sono tutti appassiti dal dolore, nella natura muta.
Io sono tornato, mamma, ma tu non mi hai aspettato
sei andata via con il tuo, e il mio strazio.
Il nostro distacco vivrà tra le stelle, con il suo grido,
che correrà tra i cieli infiniti e notti eterne.
Tu mamma il mio libro di storia, immolato
sulla pira della morte.

Antonio Forgione                

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