Pietro Tarchini - POESIA A GINETTA DEFUNTA (G.M.)

POESIA A GINETTA DEFUNTA (G.M.)

Immagine di giglio
dipingevi la strada
il cielo azzurro
di nostri ameni colli:
adolescente
nel candore di grazia
nella vergine luce di pupille
del parentado
di mia dolce madre.

T'incontravo nell'ore dell'estate
ai felici ritorni
al caro borgo
quando anni miei fiorivano
di sogni
e di pensosi studi,
talora presso il fonte,
più soave dell'onda che sgorgava
dai musici cannelli.

In te miravo la distesa pace
delle notti stellate al plenilunio,
serenità, di nevi in alpi estive,
paesaggio in fiore a primavera:
le cose belle del creato.

Mi rammento d'un cielo così puro
da non potersi dire,
prodigio d'un meriggio
d'oro e di sole....

Cantarellava l'acqua alla fontana.....

In quell'etereo lume ti specchiavi
vereconda nel raggio di bellezza.

Dicevi (ti ricordi?):
« Come fresca quest'acqua
e come chiara!
Appanna il vetro, vedi! »

La brocca mi tendevi
in sorrisi di perle
di parole,
« Ginetta, son più fresche le tue labbra»
scherzavo (ti ricordi?)
« sono rive odorose di corallo
più fresche d'ogni rosa le tue labbra! »

E tu scoppiavi a ridere
innocente
con trilli d'usignuoli
echi d'argento
e si perdeva quel tuo riso
ingenuo
per gli orti verdi
a i ceruli orizzonti.
....................
Accesa
ha lampada di pena
la mia memoria innanzi
al medaglione del tuo gemmeo viso
con quegli occhi di sante giovinette
raffigurati in quadri delle Chiese.

__________________________________________

Pagina Precedente Indice Pagina Successiva
Home