''Il porco e l'asinello '' di Gennaro Ciampolillo

Il porco e l'asinello
di Gennaro Ciampolillo

Presso un vecchio cascinale,
tra una stalla e un fienile,
pascolava, assai tranquilla,
una massa d'animali.

Mucche, pecore, galline,
oche, anatre e tacchini.
Chi saltava, chi brucava
e tra loro si parlava.

Ascoltavo, ben nascosto,
non ci credi, amico caro,
questo dialogo in quel posto,
tra un porco ed un somaro.

Era il primo, grasso e bello
con le setole lucenti
e diceva all'asinello
queste cose che or senti:

"Sai che penso, caro amico,
non t'offender, te lo dico.
E' una mia impressione
ma tu vivi da coglione.

Tutto il giorno a lavorare
per il monte e la pianura,
troppa roba da portare
e frustate da paura.

Oh che vita che tu fai,
penso spesso quando vedo
che non ti riposi mai.
lo, invece, non ci credo,

ogni giorno, "mangia mangia”
riposato, metto pancia.
Dentro il fango mi trastullo
Non son fesso, né citrullo".

L'asinello l'ascoltava,
stava in piedi e ci pensava,
poi ragliando, dolcemente,
gli rispose solamente:

"Caro mio, ti capisco,
tutto quello che dicesti
e i consigli che mi desti.
Due parole e poi finisco.

Tutto quello che hai detto,
ogni anno, l'ho sentito
o da altro maialetto
o da porco ben nutrito.
Come mai, mi sai spiegare,
tu che sai ben giudicare,
ogni anno bene o male
non lo dite più a Natale?

A gennaio, amico mio,
nella stalla, resto io,
tu, invece, che sai tutto
ti trasformi in un prosciutto.

Sono stanco e derelitto
come tu mi hai descritto;
ho le forme malaticce
ma di me non fan salsicce".

Che t'insegna il fatterello,
caro amico, amico bello?
Quando stai per giudicare
resta almeno un po' a pensare.

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