'' San Rocco '' di Gennaro Ciampolillo

SAN ROCCO

I tempi antichi furon funesti
da guai che non erano curati.
Solo l'aiuto della religione
aveva la gente per guarigione.

La peste, senza sosta, flagellava
gli uomini colpendo ed animali;
fu salvo solamente chi pregava
il protettor di quegli orrendi mali.

San Rocco, al tempo, fu così invocato,
essendo, allor, la sola protezione.
Fu eletto dall'afflitto suo, avvocato,
che s'affidò a lui con devozione.

Da Francia arrivato pellegrino,
trovò l'Italia dalla peste invasa;
la morte era presente in ogni casa,
colpendo il signorotto e il contadino.

In una grotta il Santo dimorava,
colpito da quel male che curava.
Solo un cane l'andava lì a trovare,
portando a lui un pane da mangiare.

Sulla sua gamba c'era la ferita
che nella statua venne poi scolpita:
dall'infezione gli fu procurata
mentre assisteva la gente assai malata.

Col tempo passò pure quell'evento
ma, a ricordo, di quel momento,
pose il fedele scritta veritiera
che vedi incisa sull'acquasantiera.

“ERIS IN PESTE, PATRONUS”, in latino
recita così la scritta antica
a ricordare il Santo pellegrino,
l'amore suo e la sua fatica.

Solenne Messa viene recitata,
ascoltata con fede ed emozione,
nella chiesetta a lui dedicata,
prima di sfilare in processione.

Il bel mantello d'oro è addobbato,
coperto da offerte del credente,
d'avorio e d'argento cesellato,
per onorare il santo, eternamente.

La statua farà il giro di Vallata,
tra preci e canti sacri commoventi,
a spalla, come sempre, trasportata:
Ad essa va lo sguardo dei presenti.

Ritornerà, infine, sul sagrato,
prima d'essere in chiesa ben tenuta;
esploderà in cielo, con boato,
il fuoco artificial che la saluta.


Rino Ciampolillo

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