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NATALE IN BARONIA

Sarà perché da tempo son lontano ma quando a dicembre, io, lo sento quel suono di campane, in un momento, avverto la carezza di una mano. E' come se su me lei si posasse con un calore fatto di dolcezza, è come se pian pian m'accompagnasse dove trascorsi la mia fanciullezza. E viaggio, in volo, lieve trasportato, tale alla piuma dal volo sospinta in quel paese dove sono nato senza opporre forza a quella spinta. Rivedo come in sogno un paesello, con luci colorate, addobbato, pieno di neve, pare ancor più bello, con il Natale che viene annunziato. Sarà l'odore buono di castagna o il suono triste di una cornamusa tra tanta gente che gira confusa a riportarmi su quella montagna. Mi vedo nella piazza, con amici, dove a mezzanotte, in un'antica chiesa, piena di gente, per la Messa attesa, ci accoglieva ed eravam felici. Vedo la neve che bianca e copiosa, mentre noi, contro vecchi muri lanciamo mortaretti e “colpi scuri”, scendere, imbiancando ogni cosa. Poi la campana, in cima al campanile col suono che nell'aria si diffonde ci annuncia che in un fienile, Gesù nasceva con un bue di fronte.

La gente usciva dalla chiesa, a frotte, ti dava gli auguri e t'abbracciava e poi ognuno nel freddo della notte a casa sua se ne ritornava. A questo penso mentre sto girando, tra mercatini, fiere e tanta gente, al mio paese io sto ritornando con cuore e nostalgia...solamente. Ritorno a casa, adesso, solo e stanco senza auguri dati e ricevuti, sopra il presepe, l'ovatta imita il bianco di quei Natali che si son perduti. Mi allontano presto dal mercato con un ricordo in mano della festa: un pastorello e un bue comprato fatti di legna e di carta pesta. Così in quest'altro ultimo Natale tra mercatini e gente assai confusa, che passa in fretta, presto, bene o male mi illudo al suono di una cornamusa. E mi rallegro solo col pensiero se torno col ricordo a casa mia e penso a quel Natale, quello vero, sopra quei monti della Baronia. Gennaro Ciampolillo