Vallata - F. Lucchetti - poesie -

L'innocenza del volo delle rondini a S Vito

  Il ripetersi del volo delle rondini a S. Vito nella debole luce del mattino,
 dalla memoria rifluiscono le orme dei padri
si dileguano attese in un cielo senza sofferenze apparenti.
  Negli orti il silenzio antico dei rovi,
l'odore dei fiori rampicanti,

  il pudore delle viole, la vanità innocente dei papaveri,
gli eucalipti nel sogno sconfinato di adolescenti
che la vita non ha ancora appassito nel fumo acre delle stoppie, cenere.
  Nelle campagne deserte i falò bruciano desideri,

si consumano nelle code di fuoco i tormenti e le passioni
estirpati dai rami di una giornata d'estate, da mani sudate.
  Il ripetersi di nuvole abbracciate sopra la chiesa di S. Rocco
in immutabili perdizioni,

nei prati il vento scuote i nidi sui rami delle acacie,
 non più desiderio, solo asilo di un'infanzia immortale.
  Nell'aria il riflesso delle campagne scava tra le anime inquiete orme invisibili,

 tra le siepi si rifugiano speranze depredate,
aspettando gli insicuri approdi senza riva di un nuovo giorno.

Luglio 2000                                                                           F. Lucchetti

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La dolce follia di Vallata

L’alba si sveglia dal sonno della notte,
Senza l’urlo del buio,
si alzano presto le rondini,
esuli occupano il rinnovato splendore
del cielo senza le nuvole.

Sorvolano quasi toccandosi,
le piante del tiglio,
in un abbraccio di ali
aperte con pudore,
per cogliere tra le foglie
meteore di luce fuggevole,
nel sogno non più desiderio dei padri.

Scorre il giorno con la luce ondulata,
quasi immobile,
le case a stento danno
segni di vita,
vive il pronunciarsi di nomi nei bar,
vivono i racconti di amori
mai vissuti tra le mura delle case,
vive il rumore delle posate
nel magico rito dei poeti
nella dimora di Rosario,
vivono le voci di un’anima collettiva
nelle parole impetuose di Lorenzo,
vivono sui davanzali di Titina i fiori immortali
colti in silenzio, dialogo di colombe, in volo,
vivono gli incontri improvvisi
a “lu Marzanu” di don Gaetano,
nel sogno di cogliere
sull’albero il frutto,
senza il peccato di Eva,
vive nel vino di Iazzano
il fuggente desiderio
dal gusto eterno.

Vivono in piazza, nell’immaginario stupore
Fiori dalle mitiche carnalità,
forse solo petali.

Rimane appesa tra i rami di un tiglio
L’innocente follia di un tempo,
forse è l’attesa di un miracolo,
forse è solo un sogno o
la certezza di un’illusione
che viene dalla memoria,
il luccichio delle lucciole.

Agosto 2002                                                                           F. Lucchetti

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La luce immortale di Trevico

Tornano di nuovo le lucciole
dallo splendore impercettibile,
sugli alberi nidi dai vocii inestinguibili
attendono l’ultimo alternarsi arrivo di ali.

Nei viali coperti di tenebre
Divampano deboli luci,
si spingono con lentezza,
danzano senza toccarsi,
dove la terra conserva
Il piacere imprudente nelle parole di Orazio.

Ritornano nella notte di S. Lorenzo le stelle,
con intatto splendore,
cade qualcuna tra le braccia dell’oscurità,
si allarga il bagliore
per adagiarsi come desiderio
sulle alte cime degli alberi
battuti dal vento,
dove uccelli attendono la luce dell’alba.
Nel cielo di un luminoso mattino
Il volo delle ultime rondini
partono per paesi più caldi,
forse in rifugi più sicuri.

Lontano dalla pineta, sui davanzali delle case
i fiori con gli stessi colori,
sulle finestre i gerani con gli stessi profumi,
negli orti le viole con gli stessi timidi battiti,
nei vicoli il nascere di nuove voci;
il pronunciarsi di nuovi nomi,
lo sfiorarsi di giovani labbra,
il congiungersi di ombre staccate dai corpi,
l’attesa di nuovi amori

in un’estate avara di sogni,
muore il desiderio di un vecchio,
una partita
una partita a carte e un bicchiere di vino,
muore a poco a poco con la fine dell’estate
anche l’anima del paese,
nelle malinconiche partenze.

Rimane il miracolo di sempre:
la luce immortale di Trevico,
l’infanzia ritorna ad essere sogno.
Nel cielo nuovi voli,
battiti di nuove ali

Luglio 2002                                                                           F. Lucchetti

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