Vallata - poesie -
A cura del Prof. Severino Ragazzo
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'na ciòla (una cornacchia)

 

Il primo di dicembre, al pomeriggio,
volava sopra il ciel di casa mia
una cornacchia priva d'allegria
come per annunciar brutto presagio.

Un volo di andata e di ritorno,
girando su San Vito tutto intorno.
Sentivo dal suo canto: 'acqua', 'acqua'
come campana triste sotto Pasqua.

A circa due miglia da Vallata
udivo tuoni in aria, nel frattempo,
una disgrazia, eccomi annunciata,
il vento era arrabbiato e pure il tempo.

Guardavo il cielo scuro, senza luce
e il diluvio con i danni fatti,
pensando a quel che dicono i "matti"
sulla cornacchia che disgrazia adduce.

Ma riflettendo bene con la mente,
non trovo colpa nel suo canto e volo,
la pioggia ci annuncia solamente,
e non è lei che ci porta il dolo.

Ripenso a quante volte la natura
manda i segnali da interpretare
e se vogliam notizia più sicura, ci
e basta andar sul web e controllare.

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Le gru sopra Vallata

 

Nel tardo pomeriggio son passate,
mercoledì, il sei di novembre
nel cielo di Vallata, tutte alate.

Potevansi contare più di cento
che dalla Puglia, come una squadriglia,
a semicerchio andavano a ponente.

Verso Castello, erano dirette;
calava a Santo Stefano il tramonto,
in un sol gruppo erano ben strette.

Udivo, io, dal basso il canto loro,
come un’orchestra, mentre s’accordava;
guidava il branco, il capo, da corsaro.

Da noi il tempo già si sta cambiando
e loro vanno via in luoghi caldi;
l’inverno è alle porte e sta arrivando.

Il caldo del camino e del sifone,
a noi umani, per il freddo occorre
nei rigidi geloni di stagione.

Nell’armadio all’occorrenza stanno,
cappotti, sciarpe e scarpe con pelliccia
per affrontar l’inverno anche quest’anno.

Da un continente all’altro se ne vanno,
le gru, a stormi, secondo le stagioni,
in cerca del conforto che non hanno.

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Lu Natal’

 

Vene Natale
   la nascita re Criste
Ijo la carne a la chiànca
   appesa l’agghije vista
Ra rindo re putèje
   rijàle in quantità e re tutte qualità
Pe re vie re lu paese
   luminèrije ca te ènghijene l’ucchi
Ma se vene n’ote Natale cumm’a quist’
   pover’a nùj, povere Criste!

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Il Natale

 

Viene Natale,
   la nascita di Cristo
Io la carne alla macelleria
   appesa l’ho vista
Da dentro i negozi
   regali in quantità e di tutte qualità
Per le vie del paese
   luminarie che ti riempiono gli occhi
Ma se viene un altro Natale come questo
   poveri a noi, povero Cristo!

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Vallata nostra

 

Noi siamo di Vallata
   e andiamo alla scuola media,
noi stiamo proprio inguaiati,
    ci manca l’istituto.

Ci chiamano cafoni,
   perché siamo poverelli,
a tutti questi signori
   mandiamoli alla pressa.

Siamo rimasti soli,
   vecchiette e creature,
i migliori sono andati
   all’estero per fortuna.

Vogliamo il lavoro
   vogliamo la dignità,
vogliamo il lavoro
   per poterci campare!

In volgare
 

Vaddàta nustr’

 

Nùje sìmmo ri Vaddàta
   e sciàmm’ a la scola media
nùje stàmmo pròpr’ ‘nguajàt’
   c’ mànca l’istitut’.

C’ chiàm’n’ cafùn’
   p’cchè sìmmo povirìdd’
a tùtti ‘sti signùr’
   mannàmm’r’ o stringitùr’.

Sìmmo r’most’ sul’
   v’cchiètt’ e criatùr’
li mègli’ sònco sciùt’
   a l’èster’ p’ furtùn’.

Vulìmm’ lu lavòr’
   vulimm’ a dignità
vulìmm’ lu lavòr’
   p’ c’ putè campà

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Il Contadino

 

Spunta già l’alba
   si annuncia il bel giorno
il contadino si affretta
   al suo lavoro diurno.

Prepara gli arnesi
   con tutta la spesa
s’incammina col peso
   al campo disteso.

Ha pensieri di gioia
   nel cammino tranquillo
soffia un bel vento
   il fiume scorre lento.

Il basco ritrae
   asciugando il sudore
la sua mano ancor lesta
   fa gran gioia di festa.

La falce tagliente
   assapora il frumento
la cicala si leva
   cantando contenta

Ha seminato sapiente
   Con la pioggia e col vento
raccogliendo il bel frutto
   che egli dona a noi tutti.


 

Carro che Stride

 

vieni dai campi
   col carro che stride
il lavoro che bello
   dai mille colori

t’allontani dal prato
   per vedere i sentieri
coperti dal verde
   ma con aria serena

lungo il cammino
   col carro che stride
vedi quegli alberi
   e la natura è fiorita

ti attrae quel canto
   di passeri liberi
vorresti anche tu
   cantar come loro

di non essere solo
   e patire nell’io
ma amare e scoprire
   che senti in natura


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