Vallata - Elio Gerardo Tanga - UN GRIDO -

Elio Gerardo Tanga
"Un Grido"

"VERSO IL FUTURO"
C.E. MENNA - AVELLINO


PREFAZIONE

        Elio Tanga ha candida  e gentile anima poetica, che colpisce per la sua spontaneità espressiva.
L'incontro con le “piccole cose” appare con un approdo più che naturale nell'incipiente e pur sicuro itinerario poetico di uno spirito delicato,ma fortemente sensibile, qual'è quello del nostro giovane poeta, pervaso da una nativa forza di sentimenti e da una limpida freschezza di virtù contemplativa, dinanzi alla vicenda molteplice della natura e della vita che scorre.
        Non giunge inatteso, infatti, a chi ben conosce il Nostro, questo colloquio con le “piccole cose”, al quale la strenua e forte fedeltà a vita reale, vissuta e viva, chiede più libero spazio per questo suo primo e variegato discorso.
        Discorso che, nella sua concreta dinamica e dell’effettiva angolazione, si dispone risolutamente sui un piano di viva e cruda realtà.
        Aneliti, affetti, amori, desideri, sussulti sono presenza costante del Nostro, certamente alieno dall’esaurire la propria esperienza estetica.
        Il colloquio, esclusa la facile soluzione del puro abbandono alla poesia delle cose, si muove nell’area rischiosa del difficile equilibrio tra la candida auscultazione dei messaggi, ai quali l'anima non sa e non vuole rinunciare, e il gusto etico-psicologico e sovente d’apertura descrittivistica.
        Questa compresenza di elementi, indice della intensità e ampiezza degli interessi artistici e umani dell’Autore della presente raccolta, riesce, in genere, a trovare la sua pur complessa armonia nell’ambito di un discorso a volte, se proprio non sapido, sicuramente colorito, il cui denominatore comune è forse da ravvisare nell’appagamento della scoperta, compiuta in una gamma policroma, se pur difforme, di casi, tipi, costume d’ambiente sempre più spazianti.
        Il Tanga ci dona fiori poetici di eccezionale bellezza in quei componimenti in cui c’é la pensosa esplorazione dell'interiorità, lo scandaglio che lacera perforando zone di grave malinconia e di pessimismo talvolta esasperato in cerca di fiotti di luce e di sospirato colloquio con la realtà esterna, intaccata dall’occhio teso a cogliere le profonde vibrazioni che costituiscono le corde invisibili dell’universo - ambiente in cui vive il giovane poeta. Echi ed assonanze stile secco, nudo, spoglio e teso, come ago che si fa spazio, come voce senza morbide compiacenze, che sfaccetta l’aria, l’essenzialità, la “brevitas” della tenzione lirica sono la caratteristica della nuova voce che si spera maturi per un’apertura del discorso che renda meno faticoso l’intendere una certa filosofia del sentimento, la cui presenza si annuncia chiara in alcuni frammenti che dovrebbero determinare una decisiva svolta verso altre plaghe di indubbia originalità.

AURELIO POPOLI
PASQUALE MARTINIELLO

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Le Rondini

Rondini che volano
che vanno
senza tregua.
I miei pensieri
spuntano
all’ombra
del loro addio.

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La Partenza

Quanto è impaziente
l’ora della partenza.
Quanti sogni, illusioni.
E’ giunta!
Due occhi sconfinano
un orizzonte che non ha meta.
Lontano, non c'è
che ricordo di un abbraccio
e l’immagine di un piano nascosto.

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Senza Titolo

Recito la mia parte
di una commedia
senza titolo.

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Vorrei

Dio.....
Vorrei non pensarti.

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E’ La Tristezza

Le mie spalle soppresse
da un peso massiccio della sera:
é la tristezza.

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Materia e Spirito

Credo l’uomo...
In Dio        
            ho fede.

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Acqua Chiara

Un salto, e per un attimo
volo nell’azzurrità.

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Contadino

La tua pelle é brulla
come la terra
che nasconde
i tesori
e dischiude
i fiori dei sudori.
La tua fatica
é una preghiera,
quotidiana.

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Trapasso

Per un solo giorno
sanno chi sei.

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Raccontami

(Alla nonna)

Tante volte con la testa posata
sulle ginocchia ossute
passavi la tua mano
tra i capelli, per carezzarmi.
Ed io pigliavo gusto; mi appisolavo.
Diventò la consuetudine
dei miei pomeriggi profondi.
Mi sentivo bambino; ed ero felice.
— Il tuo bene era gelosia. —
Tu mi raccontavi una storia,
una leggenda, un’avventura.
Per te erano fatti,
realtà amara,
per me le facevi favole.
Ora quella voce lenta, chiara,
annovera le storie dell’eterno.
Solo una foto, assopita, mi fissa,
a cui io chiedo ancora favole,
storie,
e di sovente fo: “Raccontami.

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Paese Mio

Lontano. Ti cerco nell' ombra del ricordo
ti vedo scolpito su di una collina,
come tu vivi, e ti rilasci stanco
come un vecchio dal corpo irrigidito.
Dormi. E un chiasso fastoso ti sveglia
dal tuo profondo sonno, capriccioso.
Lontano. E la mia mente è lì;
 ti segue qual padre fedele,
all'ombra dei notturni passi, placidi,
serpente che striscia senza rumori.
Ti fruga fra vicoli oscuri, accessibili
agli sfoghi dei giochi infantili, di soppiatto.
Spira una brezza, fresca:
ma non è tua se non tua.
Lontano. Lontano, riscoprono la mia assenza,
paese mio, letto di nostalgia.

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