Cenni storici di Vallata



 

Introduzione


    La presente guida rappresenta solo una parte del progetto per la realizzazione delle condizioni di base per un turismo culturale nei Comuni aderenti al G.A.L. Ufita. Progetto che, attraverso tabelle informative collocate nei singoli Comuni, la guida, ed un sito web, tende a valorizzare, con strategie e strumenti diversificati, le testimonianze storiche, architettoniche, culturali e paesaggistiche dell'area attraverso l’individuazione di tre itinerari tematici. Questi, dedicati rispettivamente al periodo romano-sannitico, alla presenza nel territorio dei normanni e ai tratturi e vie storiche, si propongono di mettere in luce le radici storiche e culturali dell’area cercando di tratteggiare un profilo complessivo certo non esaustivo perché limitato ad un arco di tempo determinato che caratterizza gli insediamenti del territorio.
    La speranza è che tale progetto possa sia incrementare l’interesse turistico di un turismo colto ed interessato verso un patrimonio inestimabile e poco conosciuto, sia presentare un volto diverso, tatto di storia, tradizioni e ricerca a chi già conosce e frequenta il territorio per le sue potenzialità paesaggistiche, gastronomiche e artigianali. Con questa iniziativa, unitamente alle altre intraprese, il G.A.L. Utita spera di poter contribuire allo sviluppo e allo crescita del territorio in una dimensione europea, di quell’Europa cioè fatta di piccole realtà ricche di tradizioni.

Il coordinatore
ing. Guido Di Paola

VALLATA

       Numerosi sono i reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Vallata risalenti al periodo osco-sannita: monete, capitelli, maschere, anfore, cippi sepolcrali, tombe ed epigrafi funerarie, vasi in terracotta e in pietra. In contrada Mezzana Perazze è conservato, presso la casa colonica “Manfurro”, un pregiato capitello a base quadrata, sulle cui facce sono scolpiti a bassorilievo figure di animali. La chiesa parrocchiale, dedicata all’Apostolo San Bartolomeo, conserva un magnifico mascherone in pietra, forse uno dei reperti più antichi conservati a Vallata, il quale fu successivamente scanalato sulla festa per farne un’acquasantiera. Nella cripta è stato ritrovato un cippo, inglobato nel pilastro centrale, con una sola faccia scoperta che riporta un’iscrizione funeraria scritta in latino, ma la forma, la cimasa e gli scandagli lasciando supporre che esso sia composto da quattro facce. Anfore romane di varia forma e consistenza sono state rinvenute in contrada Padula, al Piano delle Rose, e a Macchialvino la quantità di cocci rinvenuti fa pensare ad una fabbrica di terracotta.
        Alcuni resti archeologici sono posti all’interno della Chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo Apostolo, tutti gli altri non sono visibili se non attraverso i privati che li custodiscono.

CARIFE

   


       
La documentazione archeologica più completa sulla storia di Carife si riferisce al periodo compreso tra il VI e il III sec a. C. I copiosi ritrovamenti di età sannitica hanno consentito di affacciare l’ipotesi, sostenuta da alcuni storici, che nel territorio di Carife sorgesse l’antica Romulea città dei Sanniti, distrutta dai Romani nel corso della terza guerra sannitica. Presso l’Ufita, in località Piano La Sala, è stata localizzata una necropoli dove sono state scavate fin'ora 75 tombe di cui la maggior parte a fossa, non inferiori al V secolo a. C., in parte a tegola del IV secolo a. C. e un "ustrinum" degli inizi del III sec. a. C. L'inumazione è sempre in posizione supina e per le sepolture degli adulti è di norma, in tali periodi, la frammentazione rituale di una tazza per bere prima della chiusura della tomba. Nelle tombe maschili, come segno distintivo, appaiono generalmente un’arma da offesa e il rasoio oltre al cinturone in lamina di bronzo. Le fibule (fibbie o spille) scompaiono del tutto dalla prima metà del IV sec. nelle sepolture maschili mentre continuano a caratterizzare il costume femminile insieme ad altri ornamenti che forse intendono sottolineare lo stato sociale.

        Sito nelle immediate vicinanze del paese, in località Piano La Sala. La necropoli non è visitabile e i reperti saranno esposti al museo della Civiltà Preromana, in fase di allestimento. 

       In località Addolorata è stata rinvenuta una necropoli sannita di cui sono state ad oggi esplorate 22 tombe a camera databili tra la fine del V e gli inizi del III secolo a. C. La necropoli presenta le sepolture addensate soprattutto nella parte più bassa del pendio. Mentre le tombe del VI e V sec. a. C. presentano solitamente 5 vasi, in quelle della fine del V e del IV sec. a. C. il corredo è composto in genere da uno o due vasi tra cui una coppa in vernice nera o di bronzo posto verso i piedi del defunto. In quattro tombe sono presenti esempi di cremazione che forse rappresentano un segno di distinzione sociale, come lo strigile, strumento metallico ricurvo usato per detergere il corpo dopo il bagno o dal sudore, rinvenuto in queste 4 sepolture.
        Posta nel centro di Carife, in località Addolorata. La necropoli non è visitabile e i reperti saranno esposti nel Museo della Civiltà Preromana, in fase di allestimento.



        Un miglio a nord della zona di Piano della Sala, in contrada Seritella, è stata rinvenuta una tomba sannitica alla cappuccina composta da tegoloni sui quali erano posti degli embrici a coppo. Ai piedi del cadavere è stata rinvenuta una patera di bronzo mentre all’altezza del braccio sinistro un’armilla di coralli.    
    
Sita circa 1 Km a nord dalla località Piano La Sala. La necropoli non è visitabile e i reperti saranno esposti al Museo della Civiltà Preromana, in fase di allestimento.  
         Di notevole importanza per Carife e i circostanti comuni della Baronia è l’allestimento di un Museo della Civiltà Preromana della Baronia, di prossima apertura, destinato ad ospitare i reperti di grande valore e pregio che documentano diecimila anni di storia.
        Posto nel centro di Carife, attualmente è in fase di allestimento.


CASTEL BARONIA


 

        A Castel Baronia in località Serra di Marco, proprietà Primavera, sono state rinvenute ad oggi 135 sepolture, la maggior parte del tipo a fossa risalenti al VI e V sec. a. C., sono presenti infatti anche un ustrinum, una cassa in tegole del tardo V sec. a. C., e due a cappuccina del IV sec. a. C. inoltrato. La tomba 58, maschile, databile alla metà del V secolo, si distingue dalle altre dello necropoli per l’uso dell’incenerazione. Il ricco corredo, oltre a due fibule, a un rasoio e a numerosi vasi, comprende un coltello, una cuspide di lancia e tre cinturoni che attestano l’elevata condizione sociale del defunto. La presenza infatti in alcune tombe di due o più cinturoni, dei quali uno steso, è evidentemente in rapporto con la consuetudine di togliere la cintura al nemico vinto e ha carattere prettamente ideologico che, insieme alla pratica dello cremazione, diviene elemento di distinzione sociale. La ricchezza dei corredi funebri, sia maschili che femminili, hanno consentito di assegnare a Castel Baronia un ruolo di rilievo in quest’area che, nell’antichità, si poneva come passo obbligato tra Campania, Puglia e Lucania.
        Sito circa 1,5 Km o sud-est del centro del paese, in località Serro di Marco. 
L’area non è attrezzato per potere accogliere turisti, ma è ugualmente visitabile.


 


SAN NICOLA BARONIA


 

 

        I reperti di età sannitica (IV III sec. a. C.) e successivamente romana sono concentrati soprattutto in località Acqua dei Salici, ai piedi di Trevico, dove sorgeva, con molta probabilità, un villaggio sul cui perimetro, in epoca imperiale, fu impiantata una grande villa rustica come dimostrano i continui ritrovamenti di frammenti di ceramica verniciata, pezzi di travertino, tegole di terracotta, anse di skifoi e resti di recipienti per la conservazione di derrate alimentari. Altre tracce di insediamenti pre-romani sono stati ritrovati nella zona adiacente l’ambulatorio comunale dove sono rinvenute terraglie risalenti all’età del ferro come recipienti posseduti da una civiltà di tipo agropastorale.
        Ad est di S. Nicola, a circa 2 Km dal centro abitato, in località Acqua dei Salici. L’area archeologica, che sorge in un’area paesaggistico estremamente affascinante, non è attrezzata per accogliere turisti, ma è ugualmente visitabile.








FLUMERI



        L’insediamento urbano individuato nel 1986 in località Fioccaglia, nei pressi di Flumeri, rappresenta una delle testimonianze più significative del periodo conclusivo, 133-120 a.C., della romanizzazione in lrpinia. Situato in un piano tra il fiume Ufita e la confluenza della Fiumarella, a circa 8 km da Aeclanum, lungo la via Appia, l’abitato, a pianta ortogonale con orientamento astronomico, si estende per almeno 12 ha in un’area già frequentata in età preistorica. Sono attualmente conosciute parti di tre isolati lunghi 148 m in cui sono presenti diversi edifici tra cui una casa ad atrio e ambienti di carattere commerciale. La strada che attraversa la parte centrale in senso Est-Ovest, pavimentata con lastre di pietra calcarea è munita di doppia fognatura mentre l’altro asse localizzato più a Sud, largo 9 m, è acciottolato e fiancheggiato da un fognolo ed un canale. La distruzione del centro deve essere probabilmente avvenuta nell’ambito della guerra sociale, probabilmente in rapporto alle vicende che coinvolsero Aeclanum. La caduta delle decorazioni parietali in stucco di primo stile pompeiano all’interno della casa ad atrio è testimone di un incendio che è forse la causa della fine della città.
        Sito a pochi Km dal centro cittadino, olio confluenza del Fiumarella e dell’Ufita, in località Fioccaglia.
L’area archeologica si può osservare dall’esterno del perimetro di scavo.

        L'esplorazione dell’area archeologica dell’insediamento urbano sannitico in località Fioccaglia ha dato vita, in aree contigue a rinvenimenti di vario tipo, come sime con gronde leonine, talvolta fortuiti come la fontana presente nella frazione S.Vito in cui è stato inserito un sostegno circolare in marmo di una vasca del tipo tardo ellenistco. 
        Sito a pochi Km dal centro cittadino, ad est dello località Fioccaglia. L’area archeologica non è predisposto ad accogliere turisti, ma è ugualmente visitabile.

SAN SOSSIO BARONIA




        Continui ritrovamenti archeologici, nei pressi del centro urbano, testimoniano come il territorio fosse già frequentato stabilmente sin dall’antichità. In località Civita Alta sono state rinvenute tracce della presenza sannitica e  soprattutto romana. Strutture murarie, iscrizioni latine, tesoretti monetali, reperti vascolari e.tre pesi da telaio fanno pensare ad un insediamento pre-romano di grande importanza strategica come dimostra l’iscrizione di epoca imperiale, relativa al rifacimento della via Herculea, rinvenuta su un cippo miliare. In epoca romana nella zona doveva sorgere una città toccata dalla via Herculea e sfiorata dalla via Aurelia Aeclanensis. In località Frainile Pila Piani sono rinvenuti frammenti di ceramica come una parete e un piedino di coppetta di forma conica, e di un fondo di coppa a vernice bruno-rossastra, nonché una statuetta in bronzo raffigurante una ragazza. 
        Siti circa 4 Km ad est dal centro abitato, in località Civita Alta. L’area archeologica non è attrezzata per accogliere turisti, ma è ugualmente visitabile.
        In contrada Turri sono stati ritrovati resti di un ponte romano in “opus latericium”, nonché frammenti di bronzo e cocci di ceramica verniciata di nero. 
    Il sito, in contrada Turri, non è facilmente raggiungibile e non è attrezzato per accogliere turisti.


SCAMPITELLA




       Numerosi sono i resti archeologici di epoca romana di età imperiale recuperati nelle vicinanze del paese, anche se nell’area non è stata ancora effettuata una ricerca sistematica. Considerevoli tracce della civiltà pre-romana sono rinvenute presso il locale gessificio e nella contrada “Guardiola”. Sono state ritrovate anche numerose tombe databili tra l’VIlI e il IV sec. a.C., il cui corredo funerario, composto da crateri, olIe prive di anse e “oinokoe”, è conservato presso famiglie, locali, mentre un’oIla stamnoìde decorata a righe brune disposte orizzontalmente con motivo a ovoli sulla spalla rinvenuta da una tomba è esposta al Museo Archeologico di Ariano Irpino.
        I resti archeologici sono siti nelle vicinanze del paese, in contrada “Guardia” e presso il locale gessificio. L’area archeologica non è attrezzata per accogliere i turisti, ma è ugualmente visitabile.










TREVICO


        L'antichità di Trevico è testimoniata, oltre che dalla 5° Satira di Orazio FIacco, 3° libro, dove il poeta latino, narrando il suo viaggio da Roma a VenosA nel 20 a.C., racconta di una tappa nella località di “Trivici” presso una probabile stazione di posta detta “Taverna delle noci”, anche dai numerosi oggetti quali fibule, vasi, monete e statuette rinvenuti nel corso di alcuni scavi. Vero gioiello d’arte è la Cripta della Cattedrale che, realizzata tra il 455 - 534, doveva costituire il primo tempio, dedicato all’antica divinità pagana “Trivia”, nel quale pregavano i cristiani della zona, da qui la probabile derivazione del nome del paese. Altri studiosi, invece, fanno risalire il suo nome all’epoca sannitica, in quanto in questo area sorgevano villaggi sparsi detti "vici", come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici, e si ritiene che in quel luogo ne sorgevano tre da cui il nome “Tres Vici” e poi “Trivicum” diventando da allora un presidio di romanità in terra irpinia.
        I resti archeologici della Cripta della Cattedrale si trovano all’interno della Cattedrale dell’Assunta detta anche della Madonna della Libera. Visitabili tutti i giorni dalle 9 alle 12.

Villa archeologica in via P Scola. Visitabile tutti i giorni.






 

 

VALLESACCARDA




        I resti archeologici, ritrovati nelle vicinanze del centro abitato, consistenti in frammenti di ceramica, brevi iscrizioni e resti di colonne, attestano che la zona era già piuttosto frequentata in epoca romana. Sporadiche testimonianze di insediamenti, nati dalla colonizzazione romana successiva alle guerre sannitiche, si ritrovano lungo il corso della Fiumarella. In località Civita Superiore sono stati rinvenuti frammenti di ceramica italica, mentre a Valle detta un tempo Via Lappia, presso il mulino chiamato “Taverna delle Noci” è stata ritrovata un iscrizione e una colonna di forma lucana. 
        Le aree archeologiche non sono facilmente raggiungibili e non attrezzate per una visita turistica.




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