Vallata - brevi cenni storici - L'Apostolo delle Calabrie Ven. P. Vito Michele Di Netta - Capitolo II - Nuovi propositi di perfezione.

CAPITOLO V.

Nuovi propositi di perfezione.

SOMMARIO. - Sempre avanti - Il B. Curato d' Ars - Singolarità della virtù del Di Netta - Il secondo Noviziato e i nuovi propositi - Mostrano lo stampo di sua santità - Nulla gli sfugge: intenzioni, desideri, Messa, Ufficio - Sono minuterie - Minuterie che lo rivelano - Minuterie che lo faranno grande.


    Nella vita di virtù, il fermarsi indica sventuratamente andare indietro, ecco perché nella storia dei santi il riposo non si conosce: il prender respiro di tanto in tanto e l'adagiarsi, sono cosa aliena del tutto dalla loro indole e dal loro programma, ed essi vanno sempre innanzi a guisa di giganti, con la mira sempre alla loro meta. Il Beato Curato d'Ars soleva dire che i Santi vanno come va una palla di cannone, e non si fermano mai, come non si ferma la palla.
    Il nostro amato Venerabile in ciò si distinse singolarmente, e non rallentò mai un istante la velocità di sua iniziata carriera, per un impulso sempre costante che riceveva dalla divina magnete del SUO cuore. Era ornai Sacerdote; si cibava ogni mattina immancabilmente del suo Gesù; poi per ore intiere, come si disse, se la passava inginocchiato e con le mani giunte innanzi al Sacro Ciborio, stando senza appoggio e tutto assorto... ebbene dal Tabernacolo gli veniva continua là spinta. Come poteva dunque arrestarsi?
    E non solo. Nella vita Liguorina i neopresbiteri non si lanciano tosto nell'arena dell'Apostolato. Si troverebbero a disagio e impicciati, di tratto sbalzati nelle fatiche e nelle occasioni di un ministero laboriosissimo, qual'è appunto quello delle Missioni. Perciò son lasciati ancora per sei mesi sotto la guida di un Prefetto di spirito, e di un Maestro che li rafferma meglio nella virtù, e li adusa all'esercizio del confessare e predicare, di che avranno tosto bisogno.
    Il Venerabile Padre profitta di ciò, non perde un istante di quel tempo, e per rendersi più idoneo nel combattere le battaglie del Signore, non bada solo ad approntirsi gli scritti propri del ministero, ma pone mano a particolari propositi di che egli, santo com'è, vede tutto il bisogno nella vita vorticosa di missionario, onde mantenersi in quel fervore di spirito acquistato nella vita di Novizio e di Studente.
    Non è possibile privare i lettori di un tal prezioso documento, tanto più perché esso dimostra fino all'evidenza lo stampo tutto proprio della santità del Di Netta: << un tutto ordinato, sintetico, armonioso, cui niente sfugge... e che fa ammirare un cotal congegno misterioso, che è proprietà sola degli uomini di Dio >>.
    Comincia egli col fissare le intenzioni e il fine per cui agirà in tutti i giorni e in tutti gli istanti della vita, e scrive:
    << I. Dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina, con tutto intendo dar gloria alla SS. Trinità, con i miei pensieri, con le mie opere, e con le mie parole. Quanto farò e patirò, tutto per piacere al mio Dio. In me non avrà luogo nè la vanità, nè il rispetto umano, nè l'amor proprio, nè qualunque altra cosa che non sia Dio.
    II. Tutto offerisco al mio Dio in onore del Cuore del suo Gesù, in tutto il tempo di mia vita: eccetto il mercoledì che l'offerisco in onore di S. Giuseppe, mio caro Patrono, il sabato a Maria SS. mia carissima Madre, e le novene, i tridui, o altro giorno per qualche santo Avvocato >>.
    Dopo ciò, egli aggiunge alle intenzioni i desideri, che secondo S. Alfonso sono il mezzo più facile per far guadagni immensi nella vita spirituale. E continua:
    <<III. Intendo in tutti gl'istanti di mia vita far tutti gli atti meritori di vita eterna che si son fatti, si fanno, e si faranno dai Santi e dagli Angeli, con la possibile perfezione, e tante volte ripeterli in quel momento per quante sono le gocce di acqua, le arene del mare, le frondi degli alberi, gli atomi dell'aria, e gl'istanti della eternità. Tutto per piacere al mio Dio, e per onorare il Cuore amabilissimo del mio Gesù.
    IV. In tutte le mie azioni buone intendo avere tutte le intenzioni, le attenzioni, e divozioni che hanno avuto tutti i beati Comprensori, e guadagnare in ogni istante di mia vita tutte le indulgenze che si sono guadagnate e si guadagneranno dai Santi, e tutte applicarle in suffragio delle anime sante del Purgatorio, e tante volte vorrei soffrire il martirio per esse quante volte bisognerebbe per liberarle tutte. Tutto per onorare il Cuore amabile del mio Gesù. Ne applico però per me, e per quelli pei quali sono obbligato, quante ne vuole il mio Gesù >>. 
    E perchè non basta l'intenzione, e il desiderio per la perfezione dei nostri atti, sibbene occorre anche una somma purità, scevra da ogni difetto, perciò il fervoroso Padre aggiunge:
    << V. Intendo di scacciar le tentazioni, giudizi e sospetti temerari, distrazioni e tutto ciò che può dispiacere al mio Dio, subito che si affaccino alla mente; che anzi in quei momenti intendo ripetere un milione di volte di più gli atti meritori di vita eterna, or ora detti >>.
    E passa indi a regolare le azioni più sante e sublimi per ogni sacerdote, che sono la Messa e l'Ufficio divino.
Per queste ha intenzioni e propositi speciali:
    << VI. Nel dire la Messa e l'Uflicio intendo far tutte le intenzioni che sono obbligato a fare, e son solite a farsi.
    VII. Quando mi metto l'ammitto, allora intendo fare tutte le intenzioni di obbligazione, se pure prima non abbia detto: ego volo celebrare, etc., in cui comprendo tutti quei fini e quelle intenzioni, che ha avuto Gesù Cristo nello stabilire questo gran Sacrifizio. Ed intendo offrirlo, come più piace al mio Dio. Vorrei nello stesso tempo offerire tutti i Sacrifici che si sono offerti e si offriranno, in una maniera perfettissima, dopo quello di Gesù Cristo: tutto per piacere all'Eterno Padre, al divino Verbo, allo Spirito Santo. E nello stesso tempo offerisco me stesso tutto tutto senza alcuna riserva.
    VIII. Nel dire l' Ufficio intendo avere tutte le intenzioni dovute, e perfettissime, e vorrei dirlo col maggior gusto di Dio e della Santa Chiesa. Questa intenzione la faccio per sempre, e la rinnovo sempre che mi faccio la croce, o quando dico: Domine, in unione, etc.
    IX. Quando nel primo Memento della Messa dico:
    Intendo consacrare la materia presente, intendo operare come vuole Dio e la Chiesa. Il frutto speciale va applicato per la Chiesa: il frutto medio secondo l'intenzione del Superiore: il frutto specialissimo parte per me, per quanto bisogna e piace al Cuore amabilissimo di Gesù, e parte ne applico per i miei genitori, fratelli e sorelle e nipoti, parenti, e per tutti quelli che hanno relazione con me, o pei quali sono obbligato, vivi e defunti.
    Quando io dico: Rinnovo i soliti Memento , intendo quelli che sono notati nella mia tabella: le solite raccomandazioni, intendo quelli e quelle che si sono raccornandati alle mie orazioni e sacrifici, e che saranno per raccomandarsi: le solite preghiere, intendo: 1° l'esaltazione della Chiesa; 2° il Sommo Pontefice, i Vescovi ,gli Ecclesiastici, i Religiosi; 3° La pace tra i principi cattolici e l'estirpazione delle eresie; 4° i peccatori e le anime del Purgatorio, particolarmente quelle per le quali son tenuto a pregare. E finalmente quando dico: Rinnovo le solite intenzioni, intendo tutte le suddette intenzioni, come anche di sentirmi tutte le Messe che in quel tempo si dicono, e di soddisfare il precetto; ma l'intenzione di soddisfare il precetto è compresa anche nel VII numero.
    X. In. quanto alle raccomandazioni di coloro che me ne chiedono, e cui io mi obbligo, come per es: quando si va nelle Missioni, e si promette ai popoli e persone particolari di raccomandarle al Signore, a ciò intendo soddisfare quando dico: nei Memento io : Rinnovo le solite raccomandazioni, come nel N. precedente, e prego il Signore a conceder loro tutto ciò che giudica espediente per la salute delle anime loro. E quando dicono: << raccomandatemi alla Madonna >> ciò intendo farlo quando dico il Rosario. Ma con maniera particolare intendo raccomandare i popoli, ai quali avrò predicata la divina parola, e quelli ai quali ne avrà fatta promessa.
    XI. Quanto fo di buono dalle ventiquattr'ore di sera alla mattina che dico la Messa, va per apparecchio, e quanto da dopo la Messa sino alle ventiquattro, tutto per ringraziamento; e tanto l'uno quanto l'altro vorrei che fossero perfettissimni, e l'unisco con quelli di tutti gli Angeli e Santi, anche con quelli che fece Maria SS. mia carissima Madre.
    Queste intenzioni le rinnovo tutte in ogni mio respiro >>. 
    Quanta pietà, quanta divozione al Cuore amabilissimo di Gesù, quanto studio di perfezione rivela qui il nostro giovane Sacerdote ! quanto impegno di conservarsi in quell'altezza di virtù, ove lo ponevano la vocazione religiosa e l'unzione sacerdotale!
    Griderà taluno: Sono minuterie... Si, minuterie, se si guardano con l'occhio di una volgarità profana, ma guardate con l' cchio della fede sono sapienza celeste. E poi, chi non sa che sulle piccole cose si basa la nostra perfezione? ed alle piccole cose è promesso il premio dell'eternità?
    Quia in pauca fuisti fidelis, intra in gaudium Domini tui.
    Queste del nostro Di Netta non sono minuterie, bensì scintille manifestatrici, che ci fanno conoscere il Venerabile chiuso ancora nei recinti del chiostro. E già sono scintille assai vive, assai luminose. Che sarà del Di Netta quando la voce di Dio lo chiamerà fuori, e lo lancerà in mezzo all'arena? A lui è riservato un campo assai vasto con un lavoro immenso, che gli formerà una corona immarcescibile, e che lo renderà grande davvero agli occhi della Chiesa, dell'Istituto Redentorista, e delle Calabrie, delle quali sarà appellato l'Apostolo per eccellenza.
    Ed è questo ciò che ora dovremo ammirare.

__________________________________________

Pagina Precedente Indice Pagina Successiva
Home