EROI GLORIA D'ITALI - Tommaso Mario Pavese - Il sacrifizio dei combattenti.

6.- Il sacrifizio dei combattenti.

        Ed ora i combattenti, umili eroi oscuri, sono ritornati ai consueti lavori de' campi e delle officine, o languiscono magari nella più deprimente e penosa disoccupazione, senza nulla più chiedere ormai a chi tanto aveva loro promesso allorchè essi sacrificavano la vita al fronte per la patria, conservando ne' molli agi coloro elle oggi, dimentichi delle promesse di una volta e della propria ignominiosa pusillanimità, usurpano e ritengono spudoratamente i posti carpiti in momenti in cui i più degni erano assenti, non per capriccio e per propria volontà, ma perchè il dovere tosi comandava a quelli che non credettero di nascondersi e d'imboscarsi, come gli altri, per vigliaccheria.
        Non ostante l'umana ingratitudine, grande fu il merito de' combattenti, e specialmente di quelli che morirono sul campo, ai quali --- perchè ormai da tempo non chiedon più nulla è accordato un plauso ed una riconoscenza più generale. Ed essi ben meritarono tanto lustro e tanto onore. Infatti, per lunghi anni, sostennero gli eroismi ed i tormenti delle trincee anguste ed umide, soffrendo i più gravi disagi, i più terribili pericoli: e la voce minacciosa e fiera del cannone, l'incessante scoppiettare dei fucili e delle mitragliatrici, il tremendo fragore delle bombe, elle sembrarono avessero voluto, di momento in momento, travolgerli nella più tragica morte, non servirono, invece, che ad allenarli a maggiori ardimenti ed a maggiori eroismi: soffrirono talvolta la fame e la sete, vegliando le notti insonni nel tremendo strepito dell'armi, ma l'idea di compiere un nobile dovere, la visione cosciente della loro grande missione infuse in loro continuamente nuova forza e nuovo coraggio. E morirono lontani dalle loro famiglie, che ora si onorano di aver dato loro i natali; lontani dal dolce paese natio che, a titolo di gloria, incide i loro nomi nel marmo. La loro tomba è ara luminosa, a cui trarranno le venture generazioni, anche in tempo di pace, per temprarsi nell'idea di dovere, di sacrificio, di vita veramente degna di essere nobilmente spesa e fortemente vissuta.

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