Vallata - brevi cenni storici -
PREFAZIONE

      Questa nostra rassegna storica vuol significare un modesto tentativo di inserimento nel vasto rifiorire della storiografia socio-religiosa, in atto da tempo soprattutto nel Meridione, per sollecitare una lettura della storia dal basso, nel suo innesto col contesto umano, che prende forma e sostanza dal territorio, dalla toponomastica, dalla cultura locale, dal sistema socio-economico, dalle strutture civili ed ecclesiastiche, dalle tradizioni, dal folklore, da espressioni dialettali significative, ecc.

      Il lavoro di ricerca, pur partendo da un ambito prettamente religioso, ha dovuto necessariamente allargare i suoi confini, sino a comprendere i fermenti vivi e più significativi della popolazione, nella molteplicità delle sue componenti, e nel suo stile di vivere, in un certo modo il "religioso", nella sua accezione più ampia.

      L'indagine, condotta con ricerche minuziose e rigorosamente documentate, su quanto del passato siamo riusciti a reperire, non ha la pretesa di essere esaustiva, ma vuole offrire un umile contributo, atto a prevenire facili e fantasiose teorizzazioni, ed a provocare ricerche più dettagliate ed approfondite in ogni campo, da parte anche di gruppi, sulle numerose fonti ancora da scoprire, per una ricucitura più completa ed organica degli avvenimenti, che sono alla base della travagliata storia del popolo vallatele.

      La ricerca, pur essendo stata condotta personalmente sugli aridi registri parrocchiali, non certo prodighi di notizie, e sui pochi documenti dell'Archivio di Montevergine e di Avellino (per quanto ci riguarda), non è stata condotta personalmente, per ovvie ragioni pastorali, sulle fonti esistenti negli Archivi di Stato a Napoli, a Roma, a Mantova, e negli Archivi Vaticani.

      A tale deficienza ha supplito, con ammirevole passione di ricercatore, l'impegno generoso e costante dell'Appuntato di  S. Giovan Battista Zamarra di Eduardo che, diventato un vero "topo di biblioteca "' è riuscito a fornirmi oltre 850 copie fotostatiche, tratte da opere da lui consultate, dietro semplici mie indicazioni. Gli giunga pertanto il nostro più vivo e sentito ringraziamento, per l'opera svolta con tanta passione e con tanti sacrifici economici, dedicandovi tutto il tempo libero da impegni professionali e familiari.

      Puntualizzando i due aspetti fondamentali della ricerca, in chiave civile e religiosa, l'elaborazione di tali documenti storici e dei beni culturali ci aiuterà a scandagliare il fondo dell'anima popolare, da cui potremmo esumare valori umani e spirituali, atti a qualificare ancora oggi cultura e vita, nella prospettiva di sviluppo della persona in quell'alveo naturale, che le è congeniale.

      L'art. 9 della Costituzione Italiana, dopo un richiamo al dovere della Repubblica di promuovere lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnica, la impegna esplicitamente a tutelare paesaggio e "Patrimonio storico e artistico della Nazione " .

      Da questo articolo dovrebbero prendere le mosse uomini ed organi responsabili, per una effettiva e convinta tutela dei cosiddetti "beni culturali", per i quali abbiamo, al Centro, un apposito Ministero e, negli Enti locali, degli Organismi a ciò addetti.

      La Costituzione inserisce questo impegno trai suoi "Principi fondamentali", non certo per organizzare dei muti, inutili ed, a volte, fatiscenti "Cimiteri del passato", a cui sono ridotti tanti nostri Musei, ma per sollecitare e favorire il pieno sviluppo della persona umana, centro di tutto l'ordinamento, come "principio, soggetto e fine di ogni istituzione

      Anche il Papa Wojtyla, oltre che con la sua enciclica "Redemptor hominis", nei suoi continui viaggi fra i popoli richiama l'attenzione di tutti alla centralità della persona umana, nel rispetto delle culture locali.

      Sappiamo che l'uomo, oltre ad avere una dimensione personale ed individuale, ha anche, e forse prevalentemente, una dimensione comunitaria, con una conseguente incidenza, positiva o negativa che sia, nell'ambiente in cui egli nasce e nella trama dei rapporti in cui si forma come "persona storica". Di conseguenza anche la comunità, in cui questa persona storica si trova ad agire, secerne una sua specifica cultura (complesso di comportamenti e giudizi, memorie ed opere, oggetti e prodotti letterari, artistici, religiosi, tradizioni, folklore, ecc.), che la distingue dalle altre, con una sua caratterizzazione ben precisa.

      Ogni comunità quindi, nel corso della sua storia, esprime una cultura, le cui tracce vanno scoperte e nel cuore dei suoi membri, soggettivamente, e nei beni culturali, oggettivamente: sono questi il "segno" della vita e della cultura della comunità passata, e la "traccia" da seguire per i membri della comunità d'oggi.

      I beni culturali vengono così ad assumere il ruolo di uno strumento dinamico per un congeniale sviluppo della persona di oggi, inserita in una comunità viva, che gli offre lo "humus" naturale per tale sviluppo.

      Di qui il riconoscimento e la promozione delle autonomie locali che, con un'intelligente tutela e con un'attiva fruizione dei beni culturali, sollecitino uno sviluppo democratico delle persone e delle comunità, nel rispetto del pluralismo culturale, e nella prospettiva di un effettivo impegno di tutti alla costruzione del Paese.

      Il "Patrimonio Storico e Artistico" non può essere ridotto a riserva di caccia per gli "addetti", oppure a mera curiosità intellettualistica per i turisti, ma dev'essere, nella dinamicità e continuità del movimento culturale, un elemento vitale di sviluppo per il Paese e la sua gente.

      Questa valenza "popolare" dei beni culturali, che non ha nulla a che vedere col dilettantismo folkloristico popolare, è decisamente puntualizzata dalla volontà costituzionale che, con l'art. 117 Cost. affida "musei e biblioteche di enti locali" alla responsabilità legislativa della Regione, ed il dpr. 616/1977 localizza ancora di più tale competenza, in prospettiva di reciproca integrazione fra centro e periferia, in modo che non ci sia soltanto una conservazione dei beni culturali, ma anche una "fruizione" di essi da parte di tutti.

      La Scuola, la Chiesa, tutte le componenti educative dovranno poi sollecitare ed aiutare la gente a conoscere ed amare i suoi beni culturali, e riconoscervi la sua storia e la sua cultura.

      In tale prospettiva appare evidente che non è da considerarsi come bene culturale solo quanto si conserva nei musei, ma tutto ciò che, disperso un po' dovunque nelle case, nelle chiese, nel territorio, presso amatori, è "segno" della vita e della cultura di un popolo, come una "voce" da inserire nel concerto del pluralismo culturale, della storia e della cultura complessa del nostro Paese.

      Alle diverse Autonomie locali dovrà essere affidata la raccolta di questi beni in piccoli musei dei piccoli centri, avvicinandoli ai sostanziali titolari ed ai naturali fruitori, anzicché seppellirli nei "cimiteri" delle grandi Gallerie, in attesa che siano "riesumati" soltanto da studiosi e amatori.

      Solo così il museo, luogo della "memoria" della cultura e della storia di una comunità locale, uscirà dalla sua condizione attuale di "cimitero del passato ", per assumere il ruolo di strumento vitale e dinamico di autentica promozione umana.

      Questo intervento educativo, da parte della Scuola e della Chiesa, per "coscientizzare" i giovani inseriti nell'ambiente scolastico ed ecclesiale, e per "sensibilizzare" l'intero ambiente in cui scuola e chiesa operano, si basa sul principio elaborato dalla didattica moderna, sulla scorta delle leggi naturali dell'apprendimento: e cioè che il punto di partenza di ogni apprendimento è il nostro ambiente, ciò che ci è più vicino, concretamente sperimentabile, che anzi fa parte già della nostra concreta esperienza, per allargare il cerchio delle conoscenze al più lontano.

      Bisogna prima educare il ragazzo a leggere il proprio ambiente, per metterlo in condizione di capire e leggere ambienti diversi; altrimenti perdurerà il rischio di continuare a proporgli delle nozioni astratte, che molto difficilmente potranno trovare inserimento in quel complesso organico, che è la sua vivente esperienza in formazione.

      Il "vicino" nell'ambiente è "l'attuale" nel tempo. Di qui, in sostanza; parte la provocazione, offerta già da alcuni anni, alla Chiesa Italiana, dalla introduzione dei nuovi Catechismi della CEI, che sollecitano tutta la comunità cristiana ad un impegno cosciente e responsabile, in un "itinerario di fede" in cui il bambino, come soggetto in crescita, dev'essere iniziato, a partire ugualmente dall'esperienza concreta di ogni giorno, per arrivare all'esperienza coinvolgente della fede. Quanto cammino resta ancora da fare ad ogni comunità cristiana, per realizzare questo intuito del Conc. Vaticano II?

      Di qui ancora la proposta offerta alla Scuola Italiana da alcune pionieristiche e feconde esperimentazioni, in essa operate, per un insegnamento che parta, non da un nozionistico ed astratto programma ma, con una coraggiosa inversione di marcia, muovendo dal concreto, dall'oggi, risalga il fiume della cultura fino alle sue origini, privilegiando non tanto un programma da svolgere (quante vittime di questi programmi!?!), quanto la personalità del ragazzo da aiutare nella sua maturazione, nel rispetto della gradualità della crescita.

      Questa nuova metodologia, sia in campo ecclesiale che in quello scolastico, ha avuto il merito di partire dall'attualità, da problematiche e contenuti attuali, espressi con linguaggio corrente ed immediato, suscitando vivo interesse nei giovani ed appassionandoli all'autentica cultura. Questa passione li mette in condizione di leggere il passato, con lo stesso spirito, per scoprire e selezionare quanto in esso ci può essere di valido per l'oggi.

      Il problema educativo di fondo è sempre questo: attualizzare la cultura per poi storicizzarla, in un processo dialettico mai esaurito.

      Ora, se è difficile "storicizzare" il presente, è certo più difficile "attualizzare" il passato, per cui comprendiamo che l'assunzione del "già attuale", come punto di partenza, facilita questo cammino di "proiezione nel futuro".

      E' stato detto che quando un libro esce, qualcosa comincia: sarei soddisfatto del mio modesto lavoro se, con la pubblicazione di questa Rassegna Storica, civile e religiosa, qualcosa, nella prospettiva indicata, iniziasse anche per Vallata che, nel concerto di sviluppo in atto nella Verde Irpinia, non deve far mancare la sua voce, dal timbro ben definito.'

        Vallata, settembre 1980


      p.s. Il lavoro era già in bozze, quando si è verificato il terremoto del 23 novembre 1980, che ha risparmiato il paese nelle persone, pur arrecando danni agli edifici, sicché questa raccolta di memorie può assumere ora il valore di una testimonianza, per quello che si è perduto e per quello che si spera di ricostruire.

      La pubblicazione ha subito il ritardo di alcuni mesi dal previsto, perché anche la "Valsele Tipografica" in Materdomini (insieme alla vecchia Basilica di S. Gerardo), presso la quale il lavoro stava per andare in macchina, ha riportato notevoli danni. Un sentito grazie al personale, che ha recuperato le bozze dalle macerie, permettendone la pubblicazione nel giro di pochi mesi. Ciò sia di buon auspicio per la rinascita civile e religiosa, materiale e morale delle nostre tormentate popolazioni che, come hanno fatto l'esperienza del Calvario, siano protagoniste della loro Risurrezione.

      Tale rinascita avvenga nei solchi profondi delle più pure tradizioni popolari dei nostri paesi, sviluppando e migliorando la loro fede, la loro sete di giustizia, la loro viva esigenza di sviluppo non solo economico, ma anche umano e cristiano.

        Vallata, Giugno 1981

L'autore

CAP. I
Un tuffo nel passato... remoto!

CAP. II
Prime pietre miliari

Prima Ipotesi
Seconda Ipotesi

CAP. III
Vallata bellicosa e cordiale

"Quando la cronaca diventa storia"

CAP. IV
Vallata feudale

Feudatari di Vallata

CAP. V
Vallata Sacra

Relazione 1610
Relazione 1663
Relazione 1669
Relazione 1738
Relazione 1765
Clero Locale
Ministri Minori
Mammane
Notai
Medici
Sindaci
Processione del Venerdì Santo

CAP. VI
Chiesa Madre. Cuore e cervello di Vallata.

Bibliografia

Abbreviazioni più frequenti

Finito di stampare
negli stabilimenti
della Valsele Tipografica
83040 Materdomini (AV)
marzo 1982


Battaglia di chianchione
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