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III.
O rus.

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Da la vasta pianura veniva un odore soave         di rose fresche, e il murmure de 'l rivo. Pascevano le pecore su l' erma alta rupe franata,         gigante immane lanciantesi ne l' aria: pascolavano i bovi: il tremulo ritmo sonante         de' campanacci portava il vento, fioco. Lontano il mare, immensa pianura azzurrina,         baciava il latteo cielo che era sereno e bello. * * * Io m' inoltro ne 'l campo. La scorza rossastra de' pomi         maturi il succo preme, su li alberi fronzuti: alcun d' essi, da 'l ramo, con lento stridore si stacca,         cade a 'l suol, roseo come il tuo volto, o Lidia: mentre, de gli agricoli la voce una flebil canzone         intuona, dolce come il tuo occhio, Lidia. * * * I casolari bianchi nascosti de li alberi a 'l verde,         qual vaghe ninfe, occhieggian tra s' inalza a spire il fumo e attinge lo splendido cielo,         — soffice nube, d' almo vapore priva. — Dentro, la madre vecchia la mensa a 'l figliuolo prepara,         che, ne la selva, spacca le legne verdi. Bella, giovine sposa, a 'l rezzo de 'l gelso seduta,         a 'l queto bimbo, turgida la poppa offre. Mormoran, presso, i pioppi; elevansi in alto i cipressi         immoti e mesti su la silente riva: vaghi augelli canori s' inseguono allegri tra' salici,         amoreggiando per le fiorite siepi. Ne la vicina selva, una vena purissima d' acqua         rispecchia i lauri ove il fringuello fischia: sgorga da 'l monte; nasconde dapprima il suo corso,         poi, serpeggiando, per la china sfavilla. Vengono quivi i colombi pacifici posano a 'l fresco         e il, rivo lene l' arse gole consola. Belle le contadine — a l' aura le chiome affidate,         nude le braccia —, vengono, attingon l' acqua I superbi pavoni, occhiuta la coda per l'ala         dispiegan, vaghi de la bellezza loro; e la gallina tronfia, che il fimo recente rovista,         con l' occhio vispo, il verde piano guarda.