''Le Guerrigliere Curde.''. Di Antonio Forgione. A cura di Giovanni Nufrio.
''Le Guerrigliere Curde.''
di Antonio Forgione.
A cura di Giovanni Nufrio.

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''Le Guerrigliere Curde.''. Poesia di Antonio Forgione. Videopoesia di Giovanni Nufrio.


Le Guerrigliere Curde.


Belle e indomite, come fiori selvatici nati dalle rocce,
figlie del sole, dal profumo di rose, con lo stendardo
nella mano serrato, nell’altra baionetta con lama,
capelli al vento, del rosso della propria bandiera,
e del sangue di mille battaglie.
Voi,, valchirie della luce, cavalcate nell’aria e sulle onde,
nel vento e nelle stelle, nell’azzurro ciel, e il pianto
dei popoli, per la libertà.
Valchirie guerriere, dai dorati capelli che correte
in tramonti rossi, tra folate di giovani foglie, dando vita,
a morenti rami di fuoco, che fendono l’aria, che geme
di dolore.
Nella loro gloria, il fuoco delle stelle, alimenta la torcia
della libertà, che un giorno fermerà il rombare dei
cannoni, in quelle terre dove il sole non splende mai,
e le albe dorate sono sempre lontane.
Si sognano sere silenti, senza battaglie, dove le stanche
braccia non accoglieranno più la fiamma dell’ultimo
respiro, e il sangue delle vergini, al tremor delle stelle.
Vorrei essere sordo e non sentire più, il pianto dei bimbi
martoriati, e cieco per non vedere più violenze e stupri.
Nel cielo del Kurdistan, un giorno, colombe bianche,
voleranno libere nel ciel, e le loro imprese scrivevano
la storia.
Non ci saranno corpi, su quelle terre, dove di notte zefiri sereni
danzavano sinfonie di aspre battaglie, e la luna versava
lacrime, per lavare quei capelli d’oro, di eroine e bimbe.
Bimbe,, che correvano incontro alla vita, con sogni e fiori
tra i capelli che nelle notti serene contavano le stelle,
e con loro cantavano l’amore.
Gigli di pace piangeranno su tali orrori,
e i canti gireranno il mondo, con mille poeti che,
narreranno le vostre gesta, e su quelle pietre del martirio,
popoli e stagioni, poseranno sorrisi e rose.
Un giorno, io potrò dire con orgoglio, Cappuccio rosso
era mia figlia, tu Asia Ramadan, era mia sorella,
e lui Rehana,era mia madre.

Antonio Forgione     

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